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CAPITOLO 08 - Skeleton Tree

Aveva mai desiderato farlo? Non lo ricordava. I suoi baci erano diversi, c'era affetto nelle sue carezze, non solo cieco desiderio. Lo desiderava in quel momento?
Niklas lo stringeva con garbo tutto quel desiderio però lo metteva a disagio, non poteva ricambiarlo, provava affetto... ma non quell'accecante desiderio che leggeva nei suoi occhi così si voltò.
La cosa sembrò non disturbare affatto il compagno.
Parchè doveva temere, gli si era offerto, perché doveva dubitare del suo desiderio?
Forse perché tra le sue gambe non appariva alcun segno di piacere? Niklas non parve farci caso, troppo accecato per comprendere.
Maël chiuse gli occhi, di nuovo la stessa sgradevole sensazione, un corpo premuto contro il proprio, delle meni che gli stringevano i fianchi e i gemiti che si intensificavano ad ogni spinta che lo faceva oscillare quasi tremasse.
Le loro voci si fondevano le une con le altre.
Sei bellissimo... Adoro farti mio, la tua pelle così liscia...
No, non lo aveva mai voluto, forse non lo avrebbe mai voluto in vita sua. Aveva creduto, quando Phosphoro lo baciava, di essere amato. Prima che gli rivelasse il suo odio, prima di perdere il suo nome, quando era ancora Kian.
Ma non aveva ancora rotto la sua ingenuità allora. L'amore era ancora puro nella sua mente e poi Phosphoro gli aveva mostrato il sesso.
Non riusciva ad uscire da quei pensieri, non riusciva a liberarsi, ma nessuno lo notava, nemmeno Niklas, troppo preso dal proprio piacere.
«Kian...».
Maël si paralizzò, Mikhail lo stava fissando, come quel giorno quando era corso da lui, i loro sguardi si erano incrociati per solo un attimo. Phosphoro incombeva su di lui e al terrore se ne era aggiunto altro. Paura che Phosphoro vedesse il suo giovane amico.
Maël smettila di fuggire...
Il suo grido parve lacerare la struttura della realtà stessa, le ali apparvero sulle sue spalle, immense e maestose Niklas cadde a terra e sollevò lo sguardo incredulo. La realtà si sgretolava travolta dall'immensa energia che il corpo di Maël improvvisamente aveva liberato. Un grido ferino, una creatura di tenebra svaniva tra atroci grida.
La mente oscura che li osservava, fuggiva pieno di terrore mentre la furia della fata gli strappava a quel mondo distruggendo il sogno.
Niklas si nascose il volto tra le mani, quella luce feriva i suoi fragili occhi umani.
Improvvisamente era certo di averle già viste, aveva già visto le sue ali, più volte aveva creduto di vedere alle sue spalle un verde baleno come quella notte, n cui era corso da lui in preda all'euforia, aveva dato la colpa all'alcool ma se le avesse viste davvero?
Quelle immense ali splendenti furono l'ultima cosa che vide poi l'oblio.



«Sveglia, Niklas... svegliati...»
Era la voce di Mikhail... aprì lentamente gli occhi, sopra di lui torreggiava il dolce pacato volto del Creatore.
Al suo fianco uno spaventato Jake gli sorrideva , era circondato da volti.
«Che diamine è successo... Ero a caccia...».
Vide il volto del giovane che Mikhail aveva chiamato Yuichi irrigidirsi.
«E lui dov'è adesso? »
Dov'era? Niklas si guardò attorno ancora stordito? Maël era stato davvero assieme a lui? Forse no... forse era stato tutti un gigantesco incubo. Doveva esserlo, anche se qualcosa di vero aveva portato alla luce. Adesso lo sapeva, lo amava veramente.



Maël aprì gli occhi, impiegò del tempo a capire dove fosse e a ricordare quanto gli era accaduto.
Gli doleva la testa e si sentiva debole e completamente privo di forze.
Sentiva il sapore del sangue in bocca, l'odore di terreno bagnato gli riempiva le narici.
Aveva un occhio semichiuso, il suo corpo piano piano tornava a farsi sentire.
Era di nuovo nel suo mondo, ne era certo.
Stupido... Aveva liberato la sua magia di fata e quel potere aveva spezzato quella dolce illusione.
Sentì le lacrime brufciargli gli occhi, stupido, voleva solo restare in quel mondo per sempre, senza dolore, senza quel senso di oppressione che non lo abbandonava mai. Che idiota, era ovvio, non esisteva un solo posto al mondo in cui si sarebbe sentito a casa e davvero libero.
Le ali erano sparite e al suo posto erano apparse le catene del primo. Certo, lo avevano catturato, non era mai stato davvero libero. Il vampiro era sempre stato su di lui.
Quando cercò di muoversi si accorse di essere immobilizzato, delle mani lo tenevano bloccato.
I suoi maledetti schiavi, i suoi succubi che lo imprigionavano lo trascinavano in quella orribile realtà di tenebra.
Davvero era spaventato? Non ricordava nemmeno l'ultima volta che si era sentito tanto terrorizzato, bloccato su una dura tavola di pietra. Perché non ricordava niente?
Si sforzava ma vedeva solo Mikhail che apriva la porta dello sgabuzzino e lo chiamava Kian, dopo tutto quel tempo il suo nome, il suo primo nome lo strappava a quel sogno e lo trascinava nella sua realtà da incubo.
Smettila di fuggire.
La voce rimbombò di nuovo.
Come poteva realmente aver liberato tanta energia da ferire se stesso in quel modo?
Gli tennero le braccia ferme, tentò di liberarsi ma delle parole incise sulla sua pelle trattenevano la sua magia.
«Inutile che ti dimeni pesciolino...»
Ewan, l'uomo si mosse rendendosi visibile alla fata. Lo fissò divertito, quasi eccitato pensò Maël quando lo vide chinarsi verso di lui.
Gli scostò alcune ciocche da volto «Sei davvero sexy così... Remissivo... avrei tanto voglia di mostrarti che quello è il tuo posto... in ginocchio».
La fata ringhiò furente e il cacciatore rise «Non avevi capito vero? Non avevi sentito il potere del mio maestro in me...Povero sciocco! Credevi davvero di poterlo sconfiggere?».
La fata provò pena per la sua stupidità, credeva di essere molto più intelligente, era stato supponente e per quello era stato punito. Aveva tentato di rifuggire in un sogno e non era mai stato libero dal suo controllo.
Ewan, e come lui forse quasi tutte le creature di quella lurida città, era sotto il controllo del Primo.
Niente, nemmeno la loro rivalità era stata veritiera? Una qualsiasi emozione, fosse stato anche l'odio sarebbe andata bene, una qualsiasi emozione che non fosse originata da quello schifoso vampiro.
«Oh, mio dolce amore... Mi hai deluso davvero tanto».
Un brivido corse lungo la schiena della fata, il Primo era li, non poteva vederlo, ma sapeva che la sua purpurea maschera gli velava il volto millenario.
«Ti ho dato così tanto, pensavi davvero di potermi tradire restando impunito? Fuggire in quel mondo in quel modo... Come se il tuo potere potesse davvero essere contenuto dalla forza di un albero morente».
La fata fremette confusa. Credeva che fosse finito in quella realtà fittizia di sua iniziativa? Allora non sapeva cosa stesse davvero tramando, del suo piano per sottrargli le fate di giaccio e i desideri.
Il dolore lo colse alla sprovvista quando una lama gli trapassò il braccio. La fata urlò a pieni polmoni e per un attimo credette di svenire.
Maël poteva vedere chiaramente il volto di Ewan che lo fissava impettito, era davvero inebriato dal suo dolore, quelle grida erano un afrodisiaco per la sua mente.
Ewan lasciò scivolare la mano sotto la cintura, era così bello e sofferente, non gli era mai capitato di desiderarlo tanto, Quando la fata gridò trapassato dalla seconda lama per un attimo non raggiunse l'apice solo per il suo urlo.
«Rallenta» intimò il vampiro con tono divertito osservando l'espressione estasiata del cacciatore «Goditela...» sussurrò chinandosi per carezzare la nuda schiena della fata.
«Dammi le tue ali...» proseguì incidendo parole di potere sulla candida pelle di Maël, che piangeva urlava cercando di divincolarsi da quella presa, ma era crocifisso su quel dannato tavolo, le spade avevano trapassato la pietra come fosse burro. Quel metallo che bruciava come l'inferno dentro la sua carne. Il ferro che intossicava la sua mente mentre il sangue dalle incisioni gli colava lungo il collo rendendone l'aria pregna di quell'odore.
La fata urlava senza alcun freno, ogni maschera era stata spezzata, il bruciore del ferro nelle sue braccia la magia che penetrava nella sua essenza più intima piegandolo al proprio volere. Maël urlava senza trattenersi minimamente, piangeva supplicava, non gli importava più niente, di certo non della propria dignità. Voleva solo che quel tormento finisse.
«Mi deludi...» la voce del vampiro era a malapena udibile sovrastata dalle urla della fata «Credevo di averti addestrato meglio di così, di averti forgiato nel dolore».
E alla fine accadde, le ali apparvero enormi e bellissime. L'ala spezzata fremette e quando gridò Ewan gli si avvicinò e la fata percepì i caldi frutti della sua eccitazione sulla faccia.
Il vampiro rise. «Vi lascio soli? Può giocare un po' con te, lo aiuterà a capire dov'è che deve stare».
Maël non riusciva a focalizzare una sola parola ma sapeva di dover fare qualcosa.
Era tornato in quella cantina umida e fredda, era di nuovo nella sua gabbia dorata dove il vampiro lo aveva trascinato il giorno in cui lo aveva catturato.
Quando il mondo aveva deciso che non era importante, quando lo avevano tradito e lasciato solo.
Si era ripromesso che nessuno avrebbe più avuto un tale potere si di lui e stava miseramente fallendo.
Non era più Kian, non era più una debole fata, era Maël Corbière, un implacabile cacciatore e tutti dovevano ricordarlo bene.
Poteva fare appello alla sua magia ancora una volta, non importava quali sarebbero state le conseguenze per le sue misere ali, non avrebbe permesso a nessun altro di toccarlo.
Ewan si avvicinò, pregustando i momenti di piacere che avrebbe passato con la sua preda, sogghignando soddisfatto.
Quello che tutti ritenevano un'implacabile arma era davanti a lui, quasi del tutto denudato e inerme. Il Primo glielo aveva sempre negato, il suo prezioso animaletto domestico, ma poi lo aveva reso geloso e furente.
Maël aveva attirato più attenzione del dovuto, il creatore stesso aveva voluto possederlo, ventilando che ci fosse spazio per lui nel suo regno di tenebra e questo per il Primo era stato un affronto imperdonabile.
Per questo glielo aveva dato con sdegno.
La logica perversa del vampiro sfuggiva alla sua piccola mente umana. Mostrare tanto amore per qualcosa e al tempo stesso fustigarlo a morte. Esserne geloso e nel tempo svenderlo come una puttana da poco.
Ma a lui non gli interessava, Ewan dopotutto voleva solo piantare il suo seme in profondità in quel corpo, lasciare il suo segno e dominarlo.
Era troppo assorto dai suoi pensieri per accorgersi delle mano di Maël strette. A pugno mentre la magia della fata riempiva l'aria. Non notò le lame che vibravano ne percepì le parole sussurrate dalla sua preda.
Quando Maël fu libero, sollevandosi da terra con un grido ferino lo trafisse al petto, il cacciatore lo fissò per un secondo. «Meraviglioso...» furono le sue sole parole osservando le scintillanti ali di smeraldo e il volto fiero di Maël, prima di stramazzare al suolo.
Maël lo osservò e stranamente il suo cuore ebbe un moto di dolore. Non voleva ucciderlo e si sorprese di quel suo pensiero. Lo aveva odiato, osteggiato. Si erano fatti la guerra per una vita intera e più volte entrambi erano arrivati molto vicini a quel momento e tutto era finto.
Aveva reciso i fili e la marionetta adesso se ne stava a terra immobile. Il burattinaio si era accorto di quanto era successo? Anche quello era tutto parte del suo piano per rinchiudere Maël nella sua prigione scintillante?
Oppure c'era ben altro in gioco. L'amore, ricordare i sentimenti di Mikhail, il suo nome.
Vedere Kian in quel riflesso aveva risvegliato in lui ciò che credeva perduto per sempre? Era davvero in grado di avvampare ancora? Che la vicinanza con Mikhail, le sue parole avessero risvegliato sentimenti creduti smarriti per sempre?
Lo aveva chiamato, aveva usato il suo vero nome, quello che il creatore gli aveva dato al loro primo incontro.
Il nome della sua anima di fata, il nome della sua stupida ingenuità.
Avanzò come sonnambulo oscillando con passo incerto.
Era successo davvero? Oppure era solo il suo desiderio che nel sogno si era manifestato?
Per tanto tempo aveva desiderato udirlo ancora, il suo nome... Kian. Lo aveva rinnegato eppure eccolo li, rispuntare fuori mai davvero dimenticato.
Si era ritrovato nell'atrio quasi senza accorgersene.
Si guardò incerto, una lacera maglia sporca, i pantaloni della sottoveste e poi le sue ali che gli lanciavano terribili stilettate ad ogni passo.

«Maël?» una voce ruppe il silenzio, sulla soglia erano apparsi Niklas e Mikhail. Dallo sguardo del creatore Maël capì, sapeva già la verità da tempo.
Un amaro sorriso comparve sul volto della fata. L'ala spezzata oscillava dolorosamente ma l'aura che riluceva attorno ad essa splendeva magnificamente e il giovane cacciatore vide la verità per la prima volta.
Il suo maestro, il suo mentore era una fata.
La fata cercò di muoversi ma capì che il controllo del vampiro era di nuovo su di lui.
E il Primo apparve mentre Maël crollava in ginocchio piegato dal dolore e dalla stanchezza..
Niklas lo fissava con disgusto e rabbia. Lo aveva tradito, la persona che più amava al mondo lo aveva tradito.
Il Primo si mostrò a loro con la sua maschera scarlatta calata in volto. E rise divertito. Aveva ucciso il cacciatore, era sempre l'assassino che aveva forgiato nel fuoco, non una fragile creatura dopotutto e ne era fiero. Tutta quella rabbia, era il suo degno compagno, doveva solo recidere gli ultimi legami che permettevano a Kia di vivere dentro di lui.
Gli si avvicinò affamato, poteva vedere la sua anima fremere davanti ai due umani, Mikhail colui che non ricordava di averlo amato e Niklas, l'inconsapevole cacciatore, un burattino che finalmente iniziava a intraqvedere la realtà che sempre aveva scelto di ignorare. Eppure la verità era sempre stata sotto i suoi occhi, aveva solamente scelto di non vedere.
«Lui non ti vuole più... ti ha usato, come tutti gli altri...Credevi davvero che ti amasse? Voleva solo che prendessi il posto di suo padre come mentore e poi entrassi nel suo letto come amante... Perché sei un bell'oggetto, nulla di più» sussurrò il vampiro all'orecchio della fata.
Niklas osservò quell'oscura creatura con la maschera scarlatta calata in volto.
Sembrava un'ombra proveniente dal passato, nessun vampiro si sarebbe mai presentato in quel modo assurdo, pareva quasi una burla, eppure il cacciatore percepiva la silente minaccia in quel tono divertito.
Aveva temuto che Maël fosse stato in pericolo e si era diretto alla Villa del Conte per chiedere aiuto, ma non potva immaginare...
La voce del vampiro era camuffata, gli era impossibile capire se fosse quella del Conte o meno, di certo aveva assoluto controllo su di Maël, e che quest'ultimo era una fata bugiarda. Una bugiarda fata morente, quell'ala spezzata non lasciava alcun dubbio. Il cacciatore sentiva di doverne gioire, odiava le fate, aveva dedicato tutta la suaq vita alla caccia... Ma era anche l'essere che più amava al mondo, il suo Maël.
Il vampiro rise di nuovo poggiando la lama del coltello sul collo della sua preda. «Povero Maël, vedi... Nessuno vuole mai un giocattolo e abbandonato...» .
Mikhail ebbe una fitta alla testa, perché quella strana sensazione...
Kian...
Perché quel nome gli rimbombava nella mente? Perché vedeva un giovane Maël, nudo e inerme sotto al corpo di un'altra fata dalle ali lapislazzuli? Cosa stava accadendo? Perché quegli incubi emergevano in quel modo?
La freccia saettò in aria mancando di un soffio il suo bersaglio e il vampiro scoppiò a ridere.
Il giovane cacciatore non si era neanche accorto di aver impugnato il suo arco, quando aveva visto la lama avvicinarsi alla gola dell'amato aveva reagito d'istinto, senza riflettere.
«Povero piccolo bambino, smarrito nella foresta oscura... Credevi che ti sarebbe sempre venuto a cercare vero? Che mai ti avrebbe lasciato solo».
Maël sollevò lo sguardo e non si sorprese molto di vedere Niklas incoccare una seconda freccia, si avvicinava lentamente puntando la sua preda. Le sue mani fremevano di rabbia, la freccia partì imprecisa mancando nuovamente l'obbiettivo, Maël lo sentì imprecare.
La fata ricordava la prima volta che gli aveva messo in mano un arco, insegnadogli a impugnarlo con determinazione, mostrandogli come uccidere. Se non altro sarebbe stato rapido, era insuperabile con quell'arma.
Niklas voleva trafiggere quell' uomo in maschera e strappargliela, per vedere chi si celava al di sotto di essa, ma nonriusciva a guardare Maël negli occhi, se lo avesse fatto il coraggio sarebbe venuto meno e sarebbe crollato.
«Ti serve maggior stimolo» sussurrò il vampiro divertito.
Maël sentì le gambe muoversi da sole mentre si frapponeva contro la sua volontà tra Niklas ed il suo bersaglio.
Il vampiro scostò la camicia di Maël e si pose alle sue spalle «Scocca la freccia, siamo qui, davanti a te... Mira ai nostri cuori, uccidilo! Non vuoi rendere fiero tuo padre? Scocca la freccia! È ciò che desideravi di più al mondo vero? Uccidere tutte le fate... Ti ha ingannato, ti ha fatto credere di amarti e si è preso gioco di te, come tutte le fate è falso e infido».
Niklas sentì i muscoli irrigidirsi, Maël chiuse gli occhi. Dopotutto c'erano modi peggiori per andarsene, nonostante il rimpianto del dubbio. Su Mikhail e su quel mondo di sogno.
La freccia sibilò nell'aria mancando di nuovo il suo bersaglio.
GUARDAMI, voleva urlargli contro Niklas mentre Maël serrava gli occhi, guardami un'ultima volta, dimmi che è stato tutto un inganno.
Trappole, menzogne, segreti eppure, la sola cosa che visualizzava nella sua mente era il suo volto, quel sorriso e quegli occhi velati da un alone di tristezza. La sua stretta salda che lo rialzava ogni volta e le parole «Torniamo a casa», solo pronunciate da lui avevano un significato. Neppure nella bocca di Mikhail potevano farlo ragionare. Solo quando le pronunciava Maël.
Perché gli si era concesso in quella realtà? Perché era solamente un'allucinazione? Perché lo aveva baciato con tanto trasporto? Solo per prendersi gioco di lui?
Aveva sempre creduto che le fate creassero solamente crudeli illusioni, eppure era stato un incanto di fata a permettergli di comprendere a cosa tenesse davvero. Ad aiutarlo a capire se stesso come nessun altro, a svelare la verità invisibile che aveva davanti agli occhi...
«Guardami» urlò con la voce carica di disperazione.
All'udire la sua voce Maël aprì gli occhi e gli sorrise «Fallo ragazzino». Niklas stentò a riconoscerlo, la sua voce tremava impercettibilmente, negli occhi brillava una cieca rassegnazione. Voleva morire?
Non era la prima volta che glielo chiedeva. Quel giorno lontano, aveva messo a repentaglio la propria vita per lui e lo aveva supplicato di lasciarlo morire. Aveva usato le parole di potere e lo aveva riportato indietro. Aveva infranto un grande tabù per lui.
Niklas non riusciva a tenere salda la presa. Doveva scoccare la freccia, doveva farlo prima che l'amore prendesse il sopravvento sulla rabbia. Tese la corda fissò Maël dritto negli occhi. I suoi bellissimi occhi di giada. Era davvero questo ciò che voleva? Era davvero come suo padre? Tese la corda e si preparò puntando dritto al cuore. Era un cacciatore e non avrebbe mai lasciato in vita una fata.
La freccia saettò a un passo dal bersaglio mentre Niklas cadeva a terra spinto da Mikhail urtando violentemente la testa e perdendo i sensi.
Quando Mikhail sollevò lo sguardo la fata vide una nuova vibrante consapevolezza nel creatore.
«Kian... » sussurrò improvvisamente. Le parole di potere apparvero in un attimo sul suo braccio e parte della parete crollò. Il vampiro urlò di dolore e si ritrasse mentre un raggio di sole colpiva il suo collo, le braccia ogni parte della pelle esposta ai caldi raggi del sole si riempì di piaghe all'istante.
Maël avanzò tremante verso il suo salvatore, lo aveva chiamato di nuovo... Aveva usato il suo vero nome?
Mikhail corse verso di lui e lo strinse in un abbraccio, sentiva di vederlo di nuovo per la prima volta dopo anni, la nebbia della magia si sollevava e liberava la sua mente. Il creatore chiuse gli occhi ed ispirò, sentendo la pelle della fata sfiorargli le labbra.
Riusciva ancora a sentire il suo profuso sotto tutte quelle astute costruzioni.
Kian... Il suo Kian era vivo e ora lo ricordava.
Il vampiro ringhiò e si ritirò, non solo il sole lo aveva ferito gravemente. Oltre la soglia, vedeva l'ombra di chi aveva spinto il Creatore a ricordare. Una figura si allontanava nascondendo un taccuino blu nella sua sacca da viaggio. Non era solamente un osservatore solitario dopotutto.


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