CAPITOLO 05 - Clair de Lune
Niklas afferrò Maël per un braccio e trascinandoselo addosso, scoppiando poi a ridere in modo convulso.
Maël si sollevò da terra fissandolo alquanto interdetto, stava per obbiettare quando Niklas appoggiò il volto nell'incavo del suo collo e trasse un profondo respiro.
L'intenso profumo dolciastro che l'amico era solito usare gli riempì le narici e non riusciva a coprire del tutto l'intenso odore del suo caldo corpo.
Quell'odore gli dava alla testa come un'intera bottiglia migliore di vernassa, ma al contrario dell'alcolico non gli lasciava quel senso di nausea, anzi...
Fu un attimo, Niklas chiuse gli occhi e lo vide. Era più giovane, i lineamenti erano più morbidi, meno spigolosi, ma erano inequivocabilmente i suoi, quello sguardo, quel sorriso, gli erano più familiari delle sue stesse mani.
Per un attimo udì la sua risata, i suoi capelli arruffati dal vento ed alle sue spalle c'erano due enormi ali trasparenti e delicate come il cristallo, Maël? Non poteva essere lui... eppure lo era, in modo inequivocabile.
Fu la voce di Maël a ritrascinarlo alla realtà, svegliandolo dal quel sogno ad occhi aperti, poteva ancora sentire l'odore del vento e della foresta. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che vi si erano avventurati assieme?
Il suo Maël, che lo fissava perplesso invocando il suo nome, che strano, adorava quell'immagine.
«Nik guardami...» gli chiese Maël scrutando il ragazzo, le pupille di Niklas erano dilatate così tanto che le iridi grigie erano ridotte ad un sottilissimo anello quasi invisibile.
Niklas non riusciva a capire cosa fosse reale e cosa non lo fosse, quello era davvero il suo Maël o soltanto un 'allucinazione? Data da cosa poi?
Maël sussultò e si irrigidì quando sentì le mani dell'altro insinuarsi sotto la camicia ed un brivido lo percorse mentre l'altro gli sfiorava la schiena, non fece a tempo a chiedergli nemmeno cosa stesse facendo che si ritrovò serrato tra le sue braccia.
Niklas lo strinse a sé e traendo un ultimo lungo respiro ed espirando soddisfatto «Sei tu... Sei davvero tu» esclamò ridendo felice.
«Perché? Chi dovrei essere?» riuscì a chiedergli Maël con un filo di voce ma Niklas non lo ascoltava. «Per un attimo ho temuto fossi soltanto un'allucinazione» continuò scoppiando di nuovo a ridere e lasciando scorrere la mano lungo la sua schiena, la pelle era liscia e morbida al tatto, non ci aveva mai fatto caso perché in effetti prima di quel momento non l'aveva mai toccata in quel modo, era una sensazione stranamente gradevole.
«Che stai facendo?» protestò Maël cercando di districarsi da quella salda stretta.
«Non mi avevi detto di avere una pelle tanto morbida» esclamò tra le risate Niklas, si sentiva la testa così leggera, eppure non aveva bevuto praticamente niente. Sapeva di sragionare, di dire cose senza alcun senso, ma non riusciva a trattenersi e trovava la cosa molto divertente, doveva assolutamente rivedere Jake, capire come aveva fatto a liberarlo in quel modo.
Ricordava di aver cenato assieme a Jake, ma poco altro. Che l'altro gli era stato così vicino e poi? Che era successo? Era tutto molto confuso, un attimo prima stava ridendo assieme a Jake e già la cosa aveva dell'impossibile, ridere? Con un quasi perfetto estraneo con manie suicide? Eppure era accaduto. E un momento dopo stava correndo a perdifiato con un solo pensiero stampato in testa, Maël.
Si era ritrovato davanti alla porta di casa sua e si era ricordato come aprirla, la testa gli pulsava, sentiva il cuore a mille fremere in petto e adesso finalmente era assieme a lui, aveva passato tanto tempo in passato, non era solo un amico, era il suo mentore, eppure tutto gli appariva così surreale.
Maël aveva indosso solamente una camicia di lino leggera, bianca, semplice, sbottonata, gli appariva così diverso, indifeso quasi.
Lo sguardo di Niklas indugiò di nuovo sul suo collo, pallido eccetto per una piccolissima macchia. Aveva sempre avuto quella voglia? Com'è che non l'aveva mai notata prima, eppure gli era stato vicino altre volte eppure non ci aveva mai fatto caso. Pareva quasi un piccolo cuore posto sul lato destro del collo.
Maël si liberò approfittando della distrazione dell'altro e tentò di sollevarlo da terra ma Niklas inciampò sui suoi piedi trascinandolo di nuovo giù e scoppiando subito dopo a ridere.
«Non ci credo... non riesco...» farfugliò Niklas non riuscendo a trattenere le lacrime dal troppo ridere. Era tutto così assurdo, era come se non avesse mai visto Maël in vita sua, improvvisamente trovava assurdo essere così impacciato con lui.
Niklas si raddrizzò ed osservò nuovamente Maël con maggior attenzione.
Prima il collo lungo, le orecchie, i capelli che le coprivano appena non riuscendo a nascondere del tutto quelle strane punte appena accennate.
Poi osservò la sua bocca, bloccata in una smorfia di disapprovazione, riusciva a intravedere i suoi canini appuntiti. Non erano inquietanti come quelli di un vampiro ma li aveva trovati sempre divertenti ed adorabili, Niklas era certo che dovessero lasciare un bel segno sulla pelle.
Niklas rise di quel pensiero, cosa gli prendeva? Non era mai stato ubriaco, ma sapeva anche di non essersi mai sentito tanto euforico in vita tua, voleva lasciarsi trasportare da quella inebriante sensazione, era dannatamente piacevole così gli si avvicinò, aveva questo insopportabile bisogno di osservarlo da vicino.
«Lo sai... Non ho mai capito di che colore fossero i tuoi occhi... Credevo fossero grigi come i miei con qualche venatura verde... ma adesso che li vedo da vicino sono... molto più scuri... Sono così tanto verdi» esclamò divertito Niklas mentre si avvicinava guardandolo negli occhi cercando di non sbattere le palpebre «Ma non sono solo verdi... sarebbe riduttivo dire solo verdi... No...Ci vedo dell'oro? No dai è impossibile... Guarda, una macchiolina più scura...».
«Stai vaneggiando!» esclamò Maël esasperato ma prima di riuscire a fare qualsiasi cosa l'altro annuì divertito dandogli un bacetto sulla punta del naso.
«Oh si, ma non mi sono mai sentito meglio» esclamò divertito Niklas, era libero da ogni pensiero e non voleva che quella sensazione lo abbandonasse mai più.
Era così estasiato da non accorgersi delle parole di magia che Maël stava scrivendo sulla sua spalla, si era perso osservando i capelli dell'amico che erano divenuti improvvisamente verdi.
C'erano tantissime cose verdi. Gli occhi di Maël, i capelli di Maël, le ali, non potevano proprio essere le sue, ma erano così verdi. Sarebbero state le prime ali che avesse trovato belle in vita sua, adorava il verde.
Niklas si svegliò, era troppo intontito per aprire gli occhi ma si sentiva avvolto da qualcosa di molto soffice, un lenzuolo di seta? Era in un letto e di certo non era il suo, non aveva lenzuola di seta.
Un respiro gli solleticò la pelle e gli fece sgranare gli occhi... Maël?
Maël dormiva beato al suo fianco, era nel suo letto?
Allora era davvero andato da lui? Era tutto così confuso...
Niklas si sfiorò la fronte e cercò di fare il punto della situazione.
Ricapitolando ... aveva cenato assieme a Jake, un ragazzo che aveva ritrovato al parco dopo averlo salvato dei vampiri, uno studente di danza e poi che altro? Ricordava di aver riso molto, ricordava il suono della sua risata e poi? Aveva davvero bevuto così tanto? Si sentiva maledettamente esausto!
«Maël... sei sveglio?» sussurrò Niklas esitante, Maël sbuffò e Niklas ebbe la sua risposta.
«Che ci faccio nel tuo letto?» chiese esitante.
«Sei svenuto» sussurrò Maël aprendo gli occhi «Ti sei presentato davanti casa mia e sei svenuto, dovevi riposare ed io ho un solo letto... senti, non pensarci e cerca di dormire» borbottò spazientito chiudendo nuovamente gli occhi, ovviamente intenzionato a dormire.
Le sue parole parevano quasi un ordine.
Niklas non riusciva a dormire, l'ultima volta che aveva dormito con qualcuno era stato con Mikhail, ma all'epoca avevano entrambi otto anni, Maël non era decisamente un ragazzino.
Maël, Non lo aveva mai visto in quel modo, non si era mai sbottonato in quel modo con lui, in tutti i sensi.
Era sempre stato chiuso nella sua impenetrabile corazza di abiti e parole.
Ogni volta che lo chiamava RAGAZZINO ergeva tra loro un'invalicabile barriera e adesso era li al suo fianco, apparentemente rilassato e seminudo. Niente aveva più alcun senso.
«Smettila di fissarmi e DORMI» esclamò di nuovo Maël.
«Scusa, stavo... pensando...»
«Smettila di PENSARE e DORMI» ripeté Maël spazientito.
Niklas sospirò, aveva ragione, doveva solo dormire, dopotutto si sentiva così stanco, come se avesse corso per ore... e forse lo aveva fatto davvero.
Il respiro di Maël si regolarizzò «Non ti avevo mai visto così...» inizialmente pensò di dire svestito ma nella sua mente poi apparvero parole diverse, fragile, non lo aveva mai visto così indifeso. Niklas si morse il labbro inferiore, che pensiero stupido.
Maël era tutto tranne che fragile, era indistruttibile, imperturbabile... eppure... adesso lo vedeva sotto un'altra luce.
Doveva dormirci su, all'alba tutto sarebbe tornato alla normalità.
Maël riaprì gli occhi solo quando fu certo che l'altro stesse dormendo.
Niklas parva molto più giovane ora che era immerso in un sonno profondo, la mano del ragazzo era pericolosamente vicina alla sua, la stessa che aveva percorso la sua schiena in cerca di cosa? Perché era li?
Lo scampanellio in terrazza attirò l'attenzione di Maël, sapeva cos'era e sentì il sangue gelarglisi nelle vene, era arrivato di nuovo, era di nuovo il momento.
Maël osservò Niklas sollevandosi dal letto, pensare che per un breve folle istante aveva addirittura pensato di dirgli la verità, svegliarlo e raccontargli ogni cosa, spezzare l'incantesimo e mostragli la sua vera natura, poi le campanule di vetro avevano suonato e la realtà aveva bussato alla sua finestra.
Il vampiro lo attendeva sul balcone come sempre.
«Non sei solo» osservò il vampiro avvolto in un ampio mantello con cappuccio, il tono pareva quasi divertito.
«Mi stupisce che tu lasci dormire quel piccolo umano nel tuo letto» sussurrò il vampiro, il cappuccio calato sulla testa celava il suo volto, ma Maël non aveva bisogno di vederlo per sapere chi fosse, chi si celasse dietro a quelle vesti, sapeva cosa volesse e sapeva anche che nuovamente non si sarebbe potuto sottrarre ma poco importava.
Il vampiro poteva iniettargli tutto il veleno che voleva, morderlo un'infinità di volte, era più forte di lui e presto avrebbe trovato un modo di eliminare quell'ingombrante presenza dalla sua vita. «Sembrava strano il tuo giovane cacciatore poco fa» proseguì il vampiro, Maël seppe che non avrebbe lasciato correre tanto facilmente, tanto valeva dargli una risposta e cambiare così argomento, distogliendo la sua attenzione dall'amico.
«Polvere di fata, deve essersi imbattuto inconsapevolmente in una fata... e la sua polvere magica sommata al mio...»
Il vampiro scoppiò a ridere «Se solo sapesse quanto è irresistibile la magia che ti avvolge...» sussurrò avvicinandosi «sai perché sono qui...»
Maël annuì, doveva solo stringere i denti e se ne sarebbe andato «Fallo, smettila di perderti in chiacchiere».
Il vampiro gli sfiorò il collo «Adoro la polvere di fata, riesce a liberare i più reconditi e inespressi desideri dell'animo umano... invece su di te...» sussurrò prima di affondare i canini nella candida pelle.
Quando il vampiro si distaccò rise divertito, le labbra scarlatte piegate in un sorriso divertito.
«... per te è soltanto una maledizione» sussurrò sollevando gli occhi purpurei sul cacciatore.
«Attenderò con ansia... mi darai i desideri delle fate di ghiaccio, ma ciò che attendo con maggior ansia è una cosa soltanto... Vedere il tuo cuore quando andrà in pezzi, sei ancora convinto che non accadrà? Vedremo...» concluse balzando giù dal balcone e lasciandolo finalmente solo nell'assoluto silenzio.
Mikhail inveì contro sé stesso, perché era così in ansia per Niklas? Non era insolito per lui sparire anche per giorni, ma quelli erano altri tempi, adesso che il loro rapporto si era fatto così teso tutto gli appariva incerto.
Ma uscire di notte era stata senza dubbio l'idea più stupida che potesse avere, erano le ore dei vampiri, nessuno lo diceva e tutti lo sapevano, c'era un tacito accordo, un condiviso coprifuoco di sopravvivenza.
Niklas solitamente lo avvertiva dei suoi progetti, ma era anche vero che non si parlavano da giorni.
Mikhail lavorava e lo evitava il più possibile, forse in parte lo accusava di averlo obbligato ad accettare quell'accordo. Aveva fatto leva sulla loro amicizia, Niklas ci contava che Mikhail si sarebbe sentito in colpa sentendo quelle parole e quella consapevolezza lo aveva reso sempre più furioso, ma non era il tipo da fare scenate così lo aveva lasciato a crogiolarsi nel silenzio.
Allora perché era uscito a cercarlo? Perché rischiare di morire? Se avesse incontrato un vampiro sarebbe scomparso nel nulla e nessuno avrebbe più ninte di lui, che stupido.
Si sentiva già braccato, non percepiva alcun movimento attorno a sé eppure era certo, lo stavano osservando. Aveva raggiunto il palazzo dove viveva Maël, probabilmente Niklas era lì e lui si stava preoccupando invano, probabilmente erano andati a caccia assieme.
Alla fine glielo aveva suggerito anche lui stesso, Maël lo capiva meglio di chiunque altro, meglio di quanto lo stesso Mikhail avrebbe mai fatto eppure adesso che fissava quell'edificio il pensiero lo riempiva di rabbia.
Cosa avrebbe fatto Niklas una volta ottenuto ciò che desiderava? Aveva plasmato tutta la sua vita su quella ossessiva ricerca, come avrebbe riempito quel vuoto se il suo desiderio si fosse realizzato?
Forse non odiava davvero Maël, forse odiava che Niklas condividesse con l'altro cose che non riusciva a condividere con lui.
All'inizio aveva immaginato che tra i due ci fosse un rapporto abbastanza unidirezionale, Niklas era l'allievo adorante e Maël il maestro terribilmente innamorato di sé stesso e delle proprie capacità.
Non si era mai sforzato di capire Maël, perché nella sua testa non c'era molto da capire, era tutto abbastanza evidente. Però la prima volta che Niklas era scomparso era stato Maël a ritrovarlo e quando quel giorno li aveva sorpresi a parlarsi aveva intravisto un'espressione diversa in Maël, Niklas non l'aveva nemmeno notata tanto era impegnato ad inveire contro il mondo e contro le fate.
Cosa aveva visto nel suo sguardo, preoccupazione? Ansia? Poi i loro sguardi si erano incrociati e Maël si era poggiato l'indice sulle labbra intimandogli di rispettare il silenzio, cosa pensava avesse visto? Solo un secondo momento aveva notato una singola lacrima rigargli il volto, dolore? Poi lo vide, un rapido battito, qualcosa fremeva alle sue spalle, la magia gli impediva di vedere ma Niklas era creatore e sapeva che Maël stava celando qualcosa agli occhi di tutti. Quella era stata la prima volta che Mikhail aveva sospettato che Maël celasse una natura non umana. Forse non era una fata, forse era uno spiritello? Un folletto? Un kelpie? Niklas era certo che Maël non fosse umano.
Non sapeva come dirlo a Niklas che di giorno in giorno si sentiva sempre più legato al compagno di caccia, doveva solo trovare delle prove.
La sua attenzione fu catturata da una figura ammantata poggiata su un balcone, stringeva qualcuno tra le braccia, Mikhail dovette strofinarsi gli occhi e ripulire gli occhiali, non credeva ai suoi occhi, Maël?
Quando la figura si allontanò Maël oscillò verso la parete del palazzo, se solo avesse inciso una parola magica per potenziare l'udito oltre che la vista sui suoi occhiali avrebbe potuto ascoltare quello che si stavano dicendo, ma anche se non percepiva le loro voci sapeva per certo che quello era un vampiro, e Maël era appena stato morso.
La cosa che a Niklas pareva incomprensibile era il fatto che Maël non avesse opposto resistenza, non era da lui essere così arrendevole.
Il vampiro se n'era andato e Maël si era appoggiato al corrimano del balcone e poi lentamente con un gemito, sulle sue spalle erano apparse delle ali. Grandi ali verdi. Manifestarle doveva aver comportato uno sforzo notevole, l'ala sinistra era lacerata e ogni sussulto faceva impallidire la fata. Quelle erano ali di fata, Niklas ne era certo. Maël era una fata e dava la caccia ad altre fate.
Ma soprattutto se Niklas l'avesse scoperto ne sarebbe stato devastato. Il suo mentore, una delle piche persone di cui Niklas si fidasse era un essere fatato.
Mikhail sapeva bene cosa l'altro provasse nei confronti di Maël, lo sapeva meglio di entrambi, quel sentimento lo avrebbe devastato.
La strada era avvolta in un silenzio surreale, non era solo, l'orribile sensazione di essere braccato si presentò di nuovo e non era da Maël che si sentiva braccato. Era debole, troppo concentrato sul proprio dolore per accorgersi di lui sotto al suo balcone.
Un vampiro, forse più di uno... si avviò a passo svelto, non importava se lo avesse notato, doveva sopravvivere a quella notte se voleva parlarne con Niklas e dirgli la verità.
Ad un certo punto sentì le gambe muoversi da sole, stava correndo con il cuore che batteva a mille nel petto, l'ansia crescente e il panico che lo pervadeva ogni secondo.
Prese quasi senza riflettere la strada che percorreva l'argine del fiume Teroul, doveva far presto, una volta a casa sarebbe stato salvo, il vampiro non poteva entrare nella sua dimora se non invitato, doveva solo essere rapido, molto rapido.
Ma davvero poteva essere più rapido dei figli della notte? Era stato uno sciocco a crederlo, lo sapeva bene, questo si disse quando sentì la salda stretta della creatura sul suo braccio, inciampò e cadde.
Quando si voltò incrociò i purpurei occhi luminescenti del Conte.
Il Conte gli sorrise divertito «il nostro comune amico mi ha promesso che avresti trovato le fate di ghiaccio... sono stanco di aspettare, dimmi dove sono» sibilò stringendo la presa sul braccio del ragazzo.
Mikhail tentò di divincolarsi invano ma la presa del vampiro era salda.
«Non so cosa ti ha detto Maël e perché ci creda, io non so di cosa sta parlando... ho quasi ultimato la gabbia, solo questo posso fare... ma non so come possa questo condurvi alle fate». Farfugliò il ragazzo con ansia crescente.
«Tu eri la, tu lo hai visto... hai visto le fate, hai visto la vera forma di Maël... devi solo ricordare...»
proseguì il vampiro.
La vera forma di Maël? Quelle ali... era davvero la prima volta che le vedeva... le ali...
Quel sogno, quelle ali, quella fata... Quella fata era Maël?
La fata del suo sogno?
Il vampiro su colpito in pieno volto da una manciata di polvere luminescente, polvere di fata?
La creatura ringhiò furiosa e lasciò la presa sul braccio di Mikhail che oscillò indietro e perse l'equilibrio, stava cadendo verso il fiume, chiuse gli occhi e trattenne il respiro.
Cadeva? No stava volando, un battito d'ali.
Il vampiro sollevò lo sguardo e sorrise divertito, sapeva che sarebbero apparse se avesse messo il ragazzo in pericolo, avrebbe dovuto farlo subito, non appena Maël gli aveva rivelato l'identità del ragazzo che li aveva scorsi quel giorno nel bosco, il giorno in cui era stato morso, il giorno in cui era stato abbandonato dal suo popolo, il solo che ricordasse il volto delle fate di ghiaccio, il piccolo Mikhail, perduto nel bosco ed incautamente entrato in un cerchio delle fate.
«Sapevo che ti avrei trovato» ringhiò il vampiro.
Yuichi sbattè le sue grandi ali bianche, Jake, Tuffy, Lionel erano li e stringevano il ragazzo.
«Dobbiamo andarcene» sussurrò Tuffy terrorizzato «ci ha visto, non potremo più nasconderci».
«Voi non andrete da nessuna parte, siete mie...» ringhiò il vampiro, ma la polvere di fata di Lionel iniziava ad aver effetto, la vista gli si stava offuscando e l'ultima cosa che vide fu il volto di Yuichi illuminato da una pallida luce lunare, i capelli corvini, la pelle pallida, le grandi ali di cristallo che si stagliavano sulle altre... la disarmante bellezza di quella fata fu l'ultima cosa a svanire.
Stava di certo sognando, solo che stavolta tutto era stranamente chiaro, ma silenzioso.
Mikhail non percepiva alcun rumore, quella piccola fata aveva forma umana, la forma di Maël.
Mikhail è di nuovo un bambino nei suoi sogni, un bambino smarrito.
Non sentiva alcun rumore eppure ricorda di averlo sentito piangere... ricorda di aver pensato di poter sentire il suo dolore, l'ala spezzata, la consapevolezza di aver perso ogni cosa.
C'erano altre fate assieme a lui... Ma il silenzio avvolge ogni cosa.
Maël li fissa mentre assumono forma umana e lo guardano con disgusto, lui implora, supplica, ma loro lo allontanano con sdegno. Se solo riuscisse a percepire le loro voci.
Perché lo odiano tanto? È ferito, ha bisogno di aiuto.
Si intravedono i segni di un morso sul suo candido collo, il suo corpo è scosso dai singhiozzi, è Maël, eppure in quel momento Mikhail non sente di odiarlo, vede una bellissima creatura ferita, lasciata sola in mezzo alla foresta.
Le ferite non lo uccideranno, non subito... Ma non potrà guarire, né riacquisire la sua forma fatata... Sarà costretto a vivere con quella forma così simile a quella degli umani, di giorno in giorno sempre più debole e fragile...
Ma non era il solo a fissarlo, Mikhail le vide, celate dalle fronde degli alberi quattro giovani fate, le grandi ali di cristallo... Yuichi, Lionel, Tuffy, Jake. Le quattro fate di ghiaccio, i suoi quattro amici... Non era la prima volta che le incontrava in quel parco...
Aveva passato un mese assieme a loro all'interno del cerchio delle fate prima che il cacciatore spezzasse l'incantesimo e poi? Come era tornato a casa?
Il sogno silenzioso stava svanendo... E Mikhail si svegliò in un letto a lui sconosciuto madido di sudore.
Yuichi lo fissava seduto al bordo del letto in silenzio.
«Sapevo che prima o poi ti saresti ricordato» sussurrò Yuichi senza guardarlo negli occhi «Speravo tanto che non si fossero accorti di te, il cacciatore dopotutto pareva essere morto... Nessuno poteva sapere... Avevamo perso fin troppo quel giorno. Maël, nostro custode e amico, trasformato dall'odio in una letale arma... Solo tu potevi trovarci, credevamo che l'incantesimo dell'oblio ti avrebbe aiutato... Mi sbagliavo. Il cacciatore non è morto e non avrà pace finché non avrà portato a termine il suo piano. Dobbiamo ritrovare i ricordi di Maël, deve volare di nuovo. Per fortuna solo noi soli siamo a conoscenza del suo reale valore... Se solo lo sapessero, se solo il Primo avesse immaginato cosa aveva tra le mani, probabilmente Maël sarebbe morto quel giorno».
NOTA dell'AUTORE:
Vernassa: vino liquoroso speziato prodotto nelle campagne attorno a Barça (non esiste nella realtà o meglio nella mia testa ha lo stesso sapore dell'Ippocrasso, un vino speziato che produce una Cantina di Figline di Prato! Provare per credere quanto dia alla testa ai poco avveduti)
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro