CAPITOLO 02 - Keep Talking
«È vero?» esclamò Niklas incrociando le braccia sul petto con aria di sfida, inarcò un sopracciglio e rimase in attesa di una risposta.
Quando era tornato a casa e l'aveva trovata vuota aveva iniziato a vagare pensando di camminare senza una meta precisa ma i suoi piedi l'avevano condotto nel solo posto dove avrebbe potuto rinfrancare il suo spirito ricolmo di brutti pensieri, la casa di Maël Corbière.
L'uomo lo aveva accolto con il suo consueto sorriso enigmatico, come se sapesse cosa il ragazzo gli avrebbe detto prima ancora che aprisse bocca.
«Ebbene?» incalzò Niklas impaziente, quando lo aveva spedito dal conte non aveva voluto indagare oltre, adesso voleva sapere di più di quella commissione, poteva essere la più importante della sua vita.
Maël si appoggiò al mobile, Niklas lo osservava impaziente che gli rispondesse, detestava quando lo teneva in attesa. Maël adorava mantenere la suspense e soprattutto avere l'assoluto controllo della situazione. Si sfiorò i capelli rasati sulla nuca spostando con un soffio le lunghe ciocche blue elettrico che viravano sul viola e parzialmente velavano i suoi occhi.
Maël riempì le due coppe di vino rosso, il sole stava tramontando e voleva prendersi tutto il tempo che gli serviva per rispondere, sapeva di snervare il suo giovane amico e la cosa lo divertiva alquanto.
Niklas picchiettò le dita sulla panca a cui era appoggiato, conosceva Maël da anni ormai, era stato lui farlo diventare uno dei migliori cacciatori esistenti, gli doveva tutto. Era dopo Mikhail la persona di cui si fidava di più al mondo.
«Perché credi che ti abbia attirato nella tana di un vampiro?» chiese infine con tono vago Maël.
«Davvero non me lo spiego, ma non rispondere ad una domanda con un'altra domanda! Rispondimi, è vero?» chiese nuovamente il giovane cacciatore.
Maël ignorò la domanda e continuò a parlare «Non ho potuto evitarlo quando ho capito cosa il Conte poteva offrirti, quanto tempo è che cerchi tuo padre? Che insegui il tuo desiderio? Brindiamo» concluse porgendogli il calice «perché la tua attesa sta per finire».
Niklas afferrò il calice, per nulla soddisfatto della risposta che l'amico gli aveva dato.
«Perché devi darmi ogni volta delle risposte così enigmatiche? Perché devi essere sempre così elusivo?» chiese con voce esasperata Niklas «Devi dirmi di più! Come puoi essere certo che fate di ghiaccio esistano? Che siano in questa città? Perché vuoi darle a lui? Perché non le cerchiamo per noi? Immergiamoci in questa caccia, tu ed io... Perché abbiamo bisogno del Conte? È un Vampiro! Non ci possiamo fidare!».
Niklas vomitò tutto fuori senza quasi prendere fiato e fissò il volto sghignazzante di Maël che stava sorseggiando il suo vino con aria divertita.
Niklas lo fissò negli occhi, in parte grigi, così simili agli suoi se non fosse stato per delle venature verde oro e quell'espressione divertita che gli si stampava in volto ogni volta, facendolo assomigliare ad un bambino dispettoso.
«Devi sapere solo che posso dirti come trovarle, anzi come il tuo creatore potrà trovarle, per il resto...» concluse Maël osservandolo con aria enigmatica poggiando il calice vuoto sul mobile a cui era stancamente appoggiato «temo che dovrai semplicemente fidarti di me».
«Che vuoi dire?» chiese Niklas «cosa c'entra Mikhail? Ha talento, è vero, ma perché credi che lui possa trovarle? Cosa sai?». Era esasperato, l'amico si limitò a fissarlo e ripetergli «Devi fidarti».
Alla fine Niklas capitolò, Maël non era un cliente facile, era pressoché impossibile estorcergli qualcosa se non era nei suoi piani farlo sin da principio.
«Sai che di te mi fido, non puoi giocare su questo... Che ti seguirei in qualsiasi missione, come in passato, ma questa cosa è dannatamente importante per me!» esplose crollando sulla panca.
«Sai meglio di chiunque altro quanto desideri rivederlo! Non so quanto possa sperarci, Non vorrei ritrovarmi a credere in una mera illusione... Come farà il Conte a strappar loro il desiderio? Quattro fate, quattro desideri... E come tu ben sai il loro singolo desiderio può essere solamente donato, come pensa di ottenerne ben quattro? Sai ci ho pensato per molto tempo... Se anche dovessimo trovarle e catturarle non ce la farà mai un vampiro a convincere delle fate a donargli il loro desiderio. È impossibile» proseguì il giovane cacciatore.
«Sei sempre stato così melodrammatico e pessimista» sbuffò il cacciatore anziano sollevando gli occhi al cielo.
Senti chi parla, voleva ribattere Niklas, stava cercando di farlo divagare era così evidente, il suo sguardo gli diceva fidati e basta, saprai tutto a tempo debito.
Niklas si sentiva un ipocrita ad insistere, aveva detto di fidarsi ed era assolutamente vero, nonostante fossero così diversi. Maël era così stravagante, misterioso e il giovane cacciatore lo riteneva la persona più leale che esistesse.
Niklas sollevò lo sguardo e si afflosciò sulla panchina facendo vagare lo sguardo lungo il giardino, a Maël piaceva stare in quella parte della sua casa più che in qualsiasi altro luogo. Non importava che clima facesse, stavano ore su quelle panche sotto il gazebo circondato dai fiori. L'uomo aveva una casa molto grande e bella eppure si ritrovavano sempre a parlare in quel giardino.
Era strano come quei fiori rispecchiassero la natura del suo amico, bellissimi e letali.
Il suo giardino era uno specchio della sua personalità, era ricolmo di fiori rari e preziosi che ammaliavano chi li osservava con la propria bellezza, facendo quasi dimenticare a tutti quanto fossero velenosi, così era Maël.
I suoi vistosi ed ingombranti vestiti, attiravano lo sguardo con i suoi sgargianti colori celando però numerose lame che l'uomo sapeva usare con spietata abilità.
A Maël la caccia alle fate rendeva talmente bene da potersi permettere di offrirne alcuni al giovane collega.
Niklas sapeva che se non fosse stato per lui non avrebbe lavorato poi molto e gliene sarebbe stato eternamente grato. Mikhail non era interessato alla caccia, viveva recluso nel suo laboratorio e Niklas alle volte si perdeva nelle sue interminabili ricerche seguendo microscopici indizi ed era Maël a riportarlo indietro e rimetterlo con i piedi per terra.
«Tutto questo è assurdo, perché dovrebbero essere qua, in una città poi? È un luogo pieno di insidie per loro come per noi lo sono le loro foreste, perché dovrebbero rischiare vivendo in mezzo a noi? In una città che pullula di cacciatori e umani che desiderano tenerle in gabbia, perché rischiare di veder rivelata la loro natura?».
Maël si versò generosamente un altro drink e lo osservò in silenzio, non doveva dire niente, il suo sguardo determinato diceva tutto, probabilmente non sapeva perché, ma sapeva che le avrebbe trovate.
Mikhail si era seduto sulla panchina di fronte alla fontana del drago, rimase a fissarlo con il blocco di carta in mano poggiato sulle gambe, era un normalissimo ragazzo, non la creatura magica del suo sogno, eppure era inequivocabilmente la stessa persona. Quel corpo aggraziato, quei lineamenti delicati, li avrebbe riconosciuti anche tra milioni di estranei.
Il ragazzo dopo aver salutato qualcuno in lontananza si era seduto e si era immerso nella lettura. Forse era uno studente, si disse Mikhail tra sé e sé, lo riteneva di certo molto più giovane di lui, si disse il creatore.
Non che si ritenesse un vecchio, aveva solo ventisei anni come Niklas, ma quel ragazzo ne dimostrava al massimo venti. Certo che il suo aspetto, quella pelle candida e liscia, i capelli nerissimi ed i suoi lineamenti orientali rendeva quasi indecifrabile la sua età, sembrava esistere fuori dal tempo.
Dai suoi movimenti sembrava quasi una statua di porcellana raffigurante uno di quei principi di cui Mikhail aveva letto da piccolo. Poteva quasi vedere la sua storia dispiegarsi davanti a sé, mentre sfogliava con estrema cura le pagine del suo libro.
Mikhail strinse il blocchetto e la penna si mosse quasi da sola, scorreva liberamente sulla carta, le parole fuoriuscivano da sole e con esse la magia e prima di rendersene conto la ballerina meccanica prendeva forma dal terreno formando un carillon.
Mikhail non si accorse che le sue parole avevano trasmutato le rocce sottostanti creando quel delicatissimo oggetto finché non sentì le prime note echeggiare nell'aria e quando abbassò lo sguardo vide cosa le sue parole avevano creato, la ballerina danzava leggiadra tra le braccia del soldatino di stagno, fluttuando sopra la pista del magico carillon.
Creare parole magiche gli era sempre venuto spontaneo, esse una volta scritte erano in grado di trasformare la materia circostante in modo incantevole piegandola alla volontà del creatore.
Mikhail ricordava quella melodia, proveniva dal suo passo, ricordava sua madre che ballava sul palco al ritmo di quelle medesime note. Rammentava la storia di quei giocattoli magici che danzavano sotto ad un albero addobbato in una giornata di neve, poteva ancora vederli se chiudeva gli occhi.
Un applauso scrosciante lo riportò alla realtà, la ballerina ed il soldatino volteggiarono assieme un'ultima volta prima che la musica terminasse e tornassero alla loro originaria forma di pietra.
Il ragazzo aveva poggiato il libro che stava leggendo ed era balzato in piedi con un grande sorriso stampato in volto ed applaudiva estasiato.
«Sei un creatore?» gli chiese avvicinandosi con cautela come se temesse di spaventarlo.
Mikhail gli sorrise di rimando, era la prima volta che mostrava la sua magia fuori dal laboratorio, era quasi terrorizzato dalla cosa eppure quel sorriso incoraggiante sembrava volergli dire ti supplico fallo ancora.
Mikhail lo osservò incuriosito, la stessa musica del sogno, la stessa che aveva evocato, era stata lei a guidarla in quel posto? Era stata lei a legarli in qualche modo?
Quando Mikhail scrisse nuovamente stavolta sapeva quali parole ricercare per dare nuovamente vita alle sue piccole creature. Era certo di quei ricordi della sua infanzia eppure la stessa musica in quel momento gli riportava alla mente solo quel sogno.
Nel suo sogno quel ragazzo era una fata e gli aveva promesso di esaudire un desiderio chiedi ed io lo esaudirò così aveva detto.
Ma la voce che aveva sentito in risposta non era la propria, era distorta, gracchiante, come se uscisse a fatica dai suoi ricordi.
Rammentava però come iniziava la storia delle due sue creazioni.
La ballerina, innamorata del soldatino di piombo, viveva in una bella stanza addobbata, sotto un albero assieme ad altri doni in una sera di feste quando un orribile mostro li aveva divisi, rapendola ed allontanandola dall'amato. E poi? Non riusciva a ricordare altro.
Zanne, tanto sangue, un'ala spezzata, dolore, un grido aveva lacerato l'aria ed un mortale gelo era calato su tutto, una coltre di tenebra aveva avvolto ogni cosa.
Le immagini gli erano balenate davanti a flash improvvisi, solo brandelli di immagini, da dove provenivano?
Quando Mikhail riaprì gli occhi vide il ragazzo fissarlo con aria preoccupata, era disteso per terra, doveva essere svenuto.
Si sollevò e il giovane gli si accostò cercando di aiutarlo.
«Non cercare di sforzarti» gli sussurrò gentilmente, Mikhail si massaggiò la testa disorientato, cos'erano quelle visioni? Di certo c'entravano ben poco con la storia che aveva invano cercato di ricordare.
Ciò che aveva visto dal Conte poteva averlo davvero sconvolto così tanto?
«Chiedo scusa per l'impertinenza, ma la musica era così bella e le tue creazioni così...» Mikhail vide che il ragazzo cercava le parole adatte non riuscendo ad afferrarle.
Alla fine si arrese scoppiando a ridere ed aggiungendo solo la parola «magiche».
«Scusa tu» rispose Mikhail «Io ti stavo osservando vicino al drago di pietra e le parole sono uscite da sole...» sussurrò Mikhail rendendosi conto solo dopo del significato delle sue parole.
Farfugliò mille scuse imbarazzato, doveva esser risultato davvero strano ai suoi occhi ma il ragazzo rise di nuovo e gli porse la mano «Mi chiamo Sugita, Yuichi Sugita».
Mikhail osservò la sua mano e la strinse subito dopo, doveva dire qualcosa ma le parole che gli uscirono di bocca furono «Chiamami Misha».
Maël mise via i due calici, la bottiglia di vino era finita da tempo e Niklas continuava a fissare il vuoto con aria meditabonda.
Maël si sfiorò i capelli che cambiarono colore all'istante diventando neri come la pece con poche ciocche di un rosa molto acceso. Poi si abbottonò la casacca coprendo il collo, il tessuto divenne nero velluto con ricchi ricami d'argento. I capelli si raccolsero da sé sulla nuca e vennero appuntati da una serie di piume di brillanti color pece.
Niklas lo osservò attentamente, ricordava che una volta l'amico gli avesse detto che i suoi non erano solamente vestiti scandalosamente belli, erano la sua corazza, gli permettevano di celare alle sue prede ciò che non dovevano vedere.
«Si prospetta una bellissima notte, limpida e senza alcuna nuvola...» esordì Maël «pensavo che sarebbe perfetto uscire per una caccia».
Lo sguardo di Niklas si accese di interesse e un largo sorriso si allargò sul suo volto «devo prenderlo per un si?» gli chiese divertito Maël.
Niklas annuì entusiasta, non perché avesse una voglia particolare di cacciare, ma per cavalcare assieme a Maël i suoi magici destrieri.
Maël li aveva creati trasmutando due alberi possenti, erano due stalloni neri ed ogni volta che li evocava per cavalcare il giovane cacciatore sentiva ogni pensiero scivolare via. In quel momento ne aveva un gran bisogno, voleva cavalcare al fianco del suo amico e lasciare che il vento gli soffiasse via ogni pensiero per qualche ora.
Non aveva mai discusso con Mikhail in quel modo, anche se la loro non era stata una vera e propria discussione, era tutto quel non detto a inquietarlo.
Di solito era con Maël che finiva per scontrarsi, perché il cacciatore più anziano non aveva mai peli sulla lingua e le innumerevoli volte che era dovuto andare a recuperarlo era stato costretto ad imporgli in modo non troppo cortese di recuperare la ragione.
Niklas non si illudeva certo di conoscere appieno il suo compagno cacciatore, ma Mikhail, lui era il suo amico fraterno, aveva sempre pensato che i suoi pensieri fossero chiari. Credeva di conoscerlo come nessun altro, ma quando in quel momento, ripensando alla sua espressione tetra dell'amico dinanzi a quel dannato tavolo aveva come l'impressione di non averlo mai compreso davvero.
Niklas si era sempre ritenuto esser lui quello cupo dei due, che si faceva trasportare dalla malinconia e dalla tristezza.
Quando Niklas aveva delle giornate particolarmente grigie, se ne stava con i capelli arruffati e lo sguardo perso nel vuoto stando sdraiato sul divano sul letto, quando non trovava la voglia di alzarsi era Mikhail a riscuoterlo dal suo torpore con le sue magiche danzanti creazioni, Mikhail era quello che irradiava positività.
Tutto era sempre stato chiaro per Niklas, adesso scopriva che probabilmente c'erano una gran quantità di cose che Mikhail gli aveva nascosto. Come aveva potuto celargli quella parte di sé? Era stato forse lui a non averla voluta vedere? Niklas scosse la testa, non voleva pensarci in quel momento, voleva solo cavalcare, avrebbe affrontato l'argomento con il diretto interessato il giorno seguente.
Maël si legò alla coscia la fondina e cercò il pugnale con lo sguardo sul tavolo, ne aveva estratti diversi.
Indossava pantaloni di pelle e alti stivali, Niklas lo scrutò un attimo e sorrise divertito, era certo che quelli li indossasse più per vanità che perché avessero una specifica utilità nel combattimento, specie quei tacchi vertiginosi.
Niklas si accostò al tavolo ed osservò i coltelli poi prima che Maël muovesse anche solo un muscolo Niklas afferrò un pugnale e glielo porse, conosceva le armi del compagno e sapeva quali prediligeva. I magici destrieri di Maël apparvero richiamati dalle parole del creatore cacciatore.
«In groppa ragazzino» gli disse Maël afferrando il pugnale scelto dall'amico e lo infilò nella fondina all'altezza della coscia dopo averne soppesato il bilanciamento nella mano. Il ragazzino aveva scelto davvero bene, come sempre del resto.
«Non chiamarmi in quel modo» sbuffò Niklas mentre afferrava le redini che l'altro gli porgeva.
«Come preferisci niño...» rispose Maël con aria maliziosa e Niklas scosse la testa mentre saliva in groppa al destriero. «Sai che non cambia molto se ti limiti a cambiare lingua...» borbottò il ragazzo, sapeva che il suo era tempo perso, Maël era dispettoso come pochi, si divertiva a provocarlo ogni volta.
Oltretutto non c'era poi questa gran differenza di età tra i due, all'apparenza apparivano coetanei, dopotutto c'erano solo sette anni di differenza tra loro due, Maël aveva solo trentatré anni, nonostante questo non perdeva occasione per rimarcare la cosa con svariati soprannomi.
In realtà Maël non lo chiamava ragazzino in senso dispregiativo, apprezzava l'energia e l'entusiasmo dell'amico e le volte che avevano finito per cacciare assieme lo aveva ammirato la sua abilità con orgoglio.
«Quindi accetterai?» gli chiese infine il cacciatore anziano «sarai al mio fianco anche stavolta?».
Niklas annuì deciso, come avrebbe potuto rifiutare in fondo, avrebbe accettato anche se si fossero ritrovati loro due contro il mondo intero.
Quando scattarono verso il cielo il sole era quasi del tutto tramontato, Maël osservò la sua magione svanire in lontananza. Sospirò fissando l'orizzonte, ormai aveva calato le sue carte, il meccanismo che avrebbe portato a compimento il suo piano era stato messo in moto, ma non aveva davvero voglia di pensarci in quel momento.
Voleva solo cavalcare, avere almeno un'ultima notte di libertà, che con il sole tramontassero per qualche ora anche i suoi segreti.
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NOTE dell'autore:
Vi spiego un attimo il funzionamento della magia nel mondo di Mikhail e compagni. Per essa mi sono ispirata molto all'Alchimia. Chi padroneggia la magia crea, coniando dal nulla parole, queste parole sono in grado di plasmare il mondo ad esse circostante. Non crea niente dal nulla, ma trasforma qualcosa di preesistente.
Quindi può anche plasmare il corpo curando se la parola viene incisa su di esso.
Mikhail incidendo le sue parole sul metallo o sulla roccia può plasmare suddetta materia creando le sue gabbie magiche per le fate.
Ah un altro piccolo appunto, sulle fate. In questa realtà possono a loro piacimento assumere forma umana ma lo trovano disdicevole e degradante per cui non sono solite farlo. Per questo a Niklas pare strano che le fate di ghiaccio abbiano scelto di mantenere costante la forma umana per nascondersi nella loro città.
Maël, il mio prediletto... eccolo qua! Sei nato come personaggio secondario e in un attimo hai rubato tutta la mia immaginazione... Mia primadonna... Ti adoro... Beh... Visto a chi sei ispirato non poteva essere altrimenti. (Se volete sapere di più gli ho dedicato il Prequel: https://www.wattpad.com/story/169379616-pulse-prequel , credo che sia utile per comprenderlo appieno in ogni sua sfumatura di smeraldo...)
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