Dangerous
-Allora adesso che abbiamo tutti gli ingredienti sul tavolo possiamo iniziare!- mi giro e guardo Lewis. Indossa una maglietta nero con lo scollo a V che lascia in mostra le sue clavicole. Ha ancora sulla guancia il segno del cuscino e su quelle bellissime labbra aleggia un irresistibile broncio. Voleva continuare a dormire ma abbiamo la possibilità di passare solo la mattina insieme visto che il pomeriggio ho una presentazione di un libro con il professor Hale e alcuni ragazzi del corso.
-Non fare quella faccia, io voglio fare un dolce e ti ho chiesto di aiutarmi- gli dico mentre mi allaccio il grembiule sopra i miei abiti.
-Chiesto...se per chiesto intendi picchiato con un cuscino, assillato e minacciato allora sì, me lo hai chiesto- la sua voce è ancora rauca, come se stesse cercando di non svegliarsi del tutto in modo da poter tornare a dormire ma non lo farà! Prendo un altro grembiule e glielo lancio in faccia. Dopo essersi ripreso dal mio attacco, da uomo di casa che è mi fa la linguaccia e iniziamo a preparare un dolce: una semplice torta al cioccolato.
-Allora metti in quella ciotola due uova, olio, latte ed estratto di vaniglia-
-Ti piace proprio darmi ordini- mi risponde mentre mi lascia un bacio sul collo lasciato libero dalla coda alta, e inizia a mescolare gli ingredienti. Inseguito aggiungiamo gli altri e li mescoliamo. Dopo aver finito la mettiamo nel forno e iniziamo a rimettere in ordine.
-Ivy?-
-Sì?- mi giro nella sua direzione e sarebbe stato meglio se non lo avessi fatto. Vedo una nuvola bianca venirmi addosso ma prima che possa scansarmi mi ritrovo ricoperta di farina. Caccio un urletto e faccio finta che mi sia andata negli occhi. Preoccupato si avvicina e mi lascio cingere in un abbraccio. Fortunatamente non si accorge del movimento del mio braccio, e nemmeno di quando prendo con la mano un po' di impasto che è rimasto nel recipiente.
-Lewis...-
-Scusami piccola...-mi risponde mentre mi guarda negli occhi e lentamente mi sporgo verso di lui come se volessi baciarlo e aspetto che chiuda gli occhi. Tende le labbra verso le mie ma invece di baciarlo gli pulisco sul viso la mano imbrattata di impasto. Scoppio a ridergli in faccia e lui rimane a fissarmi ancora sorpreso dal mio gesto. Poi all'improvviso mi stringe in vita e pulisce la sua faccia sul mio collo. Cerco di allontanarmi ma quando capisco che è impossibile mi arrendo. Dopo esserci ripresi dalla nostra piccola battaglia finiamo di pulire ci sediamo sul divano in attesa che il nostro dolce si cucini.
-Mi era mancato stare con te..-mi confida Lewis mentre tiene la testa poggiata sulle mie ginocchia e la mia mano gli accarezza i capelli.
-Udite, udite, qualcuno non può stare senza di me- gli rispondo per prenderlo in giro, ma la verità è che è mancato anche a me. Questa mattinata è stata stupenda e vorrei che non fosse finita così in fretta.
-Non avevo mai sentito la mancanza di qualcuno come la tua. Fin da piccolo sono sempre stato abbastanza indipendente dalle persone, compreso la mia famiglia. Capitava spesso che per lavoro entrambi erano fuori e rimanevo con la tata ma non stavo male, mi bastava sapere che stavano bene. Invece con te è diverso, non riesco a far altro che pensarti, penso a cosa faremo una volta tornati a casa, penso a quando ti vengo a prendere da scuola e vedo il tuo sorriso, penso a quando mi tieni per mano e mi racconti quello che ti succede tutti i giorni.- lentamente si alza e mi fissa negli occhi.
-Penso a quando sono diventato dipendente da te...-
Non posso fare a meno di emozionarmi, ogni sua parola mi ha fatto battere il cuore. Vedo nei suoi occhi quanto è sincero, lo vedo anche nei suoi gesti: quando mi prepara la colazione, quando si preoccupa se mi vede triste o pensierosa, quando sopporta di vedere film d'amore con me. Credo di innamorarmi ogni giorno di più ma non sono pronta a dirglielo perciò mi avvicino al suo viso e gli bacio lentamente l'angolo della bocca, un piccolo dolce bacio. Sento le sua braccia stringermi in vita e allaccio le mie intorno al suo collo. Rimaniamo così per un po', con le sue labbra che mi sfiorano la fronte e il mio viso nascosto nel suo petto. Non abbiamo bisogno di parlare, ci pensano i battiti dei nostri cuori a dire ciò di cui entrambi abbiamo ancora paura di ammettere. Ci separiamo solo quando sentiamo il timer del forno.
Dopo averla fatta uscire Lewis sta per tagliarla ma lo fermo subito.
-La mangeremo stasera, dopo che io e te saremo tornati dalla prima uscita di coppia al cinema. Ti va?-
-Oddio, la mia prima uscita al cinema con la mia ragazza! Non so cosa mettermi!- urla imitando una qualunque quindicenne. Prima che mi possa passare per la mente di picchiarlo però si avvicina e mi da un piccolo bacio a stampo.
-Non vedo l'ora...- Così dopo essermi preparata mi accompagna a scuola per la presentazione del libro. Arrivo in anticipo e le uniche persone che trovo sono alcuni studenti e il prof. Hale. È l'unico professore con cui riesco a sentirmi a mio agio. Con lui posso fare tutte le considerazioni sui libri o su qualunque altra cosa senza pensare di essere giudicata. Infatti passiamo il tempo a parlare di libri o di film da cui hanno tratto i libri anche durante la presentazione di questo libro. A nessuno dei due è piaciuto molto in realtà. Abbiamo trovato la trama molto confusa e molto spesso mancava di originalità ma è entrato a far parte dei best seller e quindi come professore di letteratura inglese e unico interessato ai libri in tutto il college gli è stato affidato questo compito. A fine presentazione ho scoperto che nonostante i suoi trentadue anni ama molto i libri per ragazzi tra cui Hunger Games e Harry Potter.
-Diciamo che avrei preferito se Hermione si fosse messa con...-
-Draco- diciamo all'unisono ed entrambi scoppiamo a ridere elencando i motivi per cui questa coppia dovrebbe essere canon.
-In realtà è stata mia moglie a farmi considerare la Dramione- mi confida mentre usciamo dall'aula e ci dirigiamo verso l'uscita della scuola.
Noto il suo sguardo illuminarsi quando nomina la moglie e mi chiedo se succeda a tutte le coppie o semplicemente lui la ama come pochi riescono ad amare.
Chissà se Lewis parla così di me...chissà se parla di me...
-Evelyn, ti serve un passaggio?- mi domanda cortesemente il professore
-La ringrazio ma non ce n'è bisogno- avrei voluto dirgli che c'è il mio ragazzo ma la cosa mi imbarazza ancora. Così dopo esserci salutati esce dall'edificio. Cerco il cellulare nelle mie tasche ma non lo trovo. Decido di tornare nell'aula della presentazione per vedere se mi è caduto lì ma dopo aver cercato per bene ovunque no lo trovo. Esco dalla stanza e noto che la maggior parte della gente deve essersene andata perché non si sente nemmeno un rumore in giro. Dopo anni di visione di film dell'orrore i pensieri più macabri iniziano a tormentarmi la mente e con passo veloce raggiungo la porta principale ma non si apre, applico più forza ma deve essersi bloccata. Guardo sconsolata il mio riflesso nel vetro e inizio a pensare alla posizione delle altre uscite, quando con la coda dell'occhio noto una figura nera che mi osserva. Mi volto in fretta ma non vedo nulla ora. Il battito cardiaco è aumentato e sto iniziando ad andare nel panico.
Non andare mai nel panico, tesoro...non sarà un assassino a farti del male o un animale o qualcos'altro ma è l'ansia ad ucciderti. Lei ti impedisce di pensare...
Le parole di mio padre mi tornano alla mente e cerco di calmarmi. Lentamente, come se niente fosse, inizio a muovermi e a dirigermi verso le altre uscite di sicurezza. Sto per svoltare l'angolo quando mi imbatto nella figura. Il cuore ha smesso di battere e il mio corpo è immobilizzato. Davanti a me c'è una figura vestita completamente di nero, non posso dirlo con certezza ma sembra un uomo. Non posso dire altro perché un passamontagna gli copre il viso. Faccio un passo indietro e lui subito scatta in avanti per prendermi, mi giro e cerco di allontanarmi ma mi afferra per i capelli e li strattona. Afferro con entrambe le mani i capelli in modo da alleggerire la forza con cui li tira ma quando capisco che sta cercando di portarmi in un aula tolgo le mani dai miei capelli e tiro un pugno alla cieca. Non so di preciso dove l' ho colpito ma dall'urlo che ha fatto capisco di avergli fatto male. Molla la presa e ne approfitto per scappare. Corro più veloce di quanto non abbia mai fatto e l'unico rumore che sento in corridoio sono i miei passi...solo i miei. Continuando a correre mi volto e vedo che non c'è nessuno dietro di me. Non so se questo sia positivo o negativo ma non mi ci fermo a pensare più di tanto. Vedo le scale che portano all'uscita esterna ma prima che possa imboccarle vedo la figura lanciarmisi addosso e buttarmi giù per le scale...
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