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I giorni passano e come sospettavo Candy, Madison e Daniel non mi hanno né parlato né degnato di uno sguardo quelle poche volte che ci siamo incontrati ma in fondo lo sapevo, cosa potevo aspettarmi?
Sono in biblioteca seduta ad un tavolo da sola e a pochi metri di distanza ci sono loro, sto cercando di studiare ma proprio non ci riesco.
Fisso da ore il libro che ho davanti, osservo attentamente ogni singola lettera stampata sulla carta quasi gialla, rileggo diverse volte la stessa pagina ma non riesco a comprenderne il significato.
Alzo lo sguardo e davanti ho Daniel che mentre studia tocca ripetutamente suoi capelli quasi biondi. Poi guardo Candy e ridacchio al pensiero che potrebbe sembrare una ragazza sulle nuvole, nel suo mondo ma in realtà è dolcissima e anche molto ingenua; e poi c'è Madison: è praticamente l'opposto delle due persone che le sono accanto, occhi scuri, capelli neri, forte, estroversa e per nulla timida. Penso a noi quattro insieme e mi vien da ridere. In poche settimane sono riuscita a circondarmi di persone pure e trasparenti, loro tre seppur con le loro stranezze, con i loro difetti, in poco tempo sono riusciti a dar luce alla mia vita. Sono riusciti ad illuminarla, come nessuno negli ultimi anni c'era riuscito.
Mi alzo.
<<Venite con me>>
I tre si scambiano degli sguardi e senza dire nulla escono con me dalla biblioteca.
Arriviamo davanti alla porta della mia camera e li faccio entrare.
<<So che ho sbagliato e so anche che forse non vorrete più rivolgermi la parola, ma io ho bisogno almeno di provarci: devo provare a spiegarvi e a sistemare le cose.>> sospiro sedendomi sul letto <<Niente è andato per il verso giusto, io nemmeno sapevo dell'esistenza di queste grosse differenze, di stanze grandi, di stanze divise. Non sapevo nulla e non lo dico per non assumermi le mie responsabilità, lo dico perché è la verità. So perfettamente di aver sbagliato ma non sapevo come dirvelo; voi vedete così male gli altri ragazzi che pagano il college e non sapevo cosa fare. Ho scelto la strada sbagliata, ho scelto di mentirvi e mi pento perché io ci tenevo tantissimo a fare le cose per bene e alla fine ho fatto tutto male>> dico tutto d'un fiato.
<<No Vanessa, ti sbagli. Noi non vediamo male quei ragazzi perché pagano il college, assolutamente! E' semplicemente perché non ci sembrano persone giuste..>> dice Candy
<<Avere o no una borsa di studio non cambia i valori e i modi di fare>> dice Daniel.
Madison si siede accanto a me sul letto.
<<Tu sei diversa e lo so dal primo momento, dal giorno della riunione con il preside sexy>> sorride facendomi l'occhiolino
<<Grazie>>
E' l'unica cosa che riesco a dire. Non mi sarei mai aspettata una reazione del genere e probabilmente loro nemmeno quel giorno avrebbero avuto una reazione negativa e io avrei potuto risparmiarmi dei giorni passati in assoluta solitudine e tristezza se non fosse per la mia impulsività .
<<Bene! Ora che questo periodo di solitudine è passato, qui c'è una signorina che deve recuperare dei corsi.>> ride Daniel alzandosi.
Come fa a sapere che non ho studiato negli ultimi giorni?
<<Su forza, ti aiuto io>> si offre
<<Noi andiamo, la nostra stanza ci aspetta.>> ride Madison, che assieme a Candy esce dalla stanza
<<Chi ti dice che non ho studiato?>> chiedo
<<Me lo dice il fatto che ogni volta che sei entrata in biblioteca sei rimasta sempre sulla stessa pagina>> ride
Mi ha osservata.
<<Non c'è bisogno che tu mi dica che ho ragione, so già di averla>> ride e prende i libri
Passiamo il resto della serata a studiare e dopo cena vado subito in stanza.
Chiudo la porta e mi stendo sul letto.
A volte complico davvero troppo le cose.
Immagino cose che non ci sono.
Suona la sveglia, mi preparo per andare a lezione e solo dopo esser arrivata fuori la porta della mia stanza mi ricordo di non dover andare a lezione ma di avere una riunione con il preside. Porto quindi i libri in stanza e dopo aver fatto colazione mi dirigo nella sala conferenze.
Mi siedo e inizio a osservare le mie unghie in attesa di quello che non si direbbe per nulla essere un preside.
<<Scusami ma questa non è una conferenza per quelli con la borsa di studio>>
E' quella ragazza del corridoio.. con la stessa voce fastidiosa e i vestiti rosa. Sto per rispondere ma arriva Peter che risponde per me
<<Lei non ha una borsa di studio, andiamo a sederci>> dice freddo afferrandola per i fianchi
<<Cosa? Non hai una borsa di studio? Non ci posso credere>> ride
<<Chanel sediamoci>> ripete Peter e si vanno a sedere.
Ed ecco un'altra ragazza da aggiungere alla lista delle persone che mi innervosiscono. Non posso credere come facciano queste persone ad essere così.
Dopo pochi minuti il preside arriva.
Mentre cammina mi si avvicina.
<<Felice di vederla signorina Watson>> mi sorride e continua a percorrere il corridoio formato dalle sedie.
Mi ha salutata, ricordando il mio cognome!
Cerco subito di allontanare i pensieri per nulla coerenti con la situazione: lui è il preside, io la studentessa, è normale che si ricorda il mio nome, probabilmente lo ricorda di tutti.
Mentre il preside arriva alla cattedra infondo alla sala noto che Chanel mi sta guardando con gelosia direi. Ridacchio e lei si gira quasi arrabbiata.
La riunione dura meno del previsto e quindi abbiamo il resto dell'ora libera. Aspetto qualche minuto prima di uscire e mentre mi alzo il preside richiama la mia attenzione.
<<Watson.>>
Mi giro verso di lui.
<<Volevo dirle che come richiesto da suo padre oggi non frequenterà le lezioni.>>
E chi cavolo aveva chiesto una cosa del genere?
<<Posso chiedere il perché?>>
<<C'è il suo autista che la sta aspettando all'uscita. Per oggi sarà a casa, ripeto, come richiesto da suo padre>> sorride e va via
Perché devo tornare a casa? Esco dall'aula e vado spedita in camera mia. Sono quasi arrivata alla porta quando mi sento afferrare per i fianchi.
Mi giro ed è Peter.
Con fare disgustoso tolgo le sue mani dal mio corpo.
<<Cosa succede?>> sbuffo alzando gli occhi al cielo
<<Non mi ringrazi?>> sorride
<<Per?>>
<<Ti ho difesa da Chanel>>
<<Beh, potevi anche farne a meno. Non per questo sei diventato il mio eroe. Avrei potuto risponderle senza problemi, e lo sai benissimo.>> faccio un sorriso finto e molto velocemente entro in camera ma ovviamente Peter non poteva non seguirmi.
<<Perché sei così antipatica con me?>> chiude la porta alle sue spalle
<<Io credo di dover comprare un registratore>>
<<Che? Che centra ora il registratore?>> chiede
<<Centra. Io non posso ripetere sempre le stesse cose ma siccome tu continui a fare sempre le stesse domande che hanno sempre la stessa risposta, lo comprerò e registrerò la mia risposta, in modo tale da non sprecare né tempo né voce per risponderti.>> faccio un sorriso finto
<<Ah ah ah>> finge di ridere <<Non sei simpatica>>
<<Non ho detto di voler esserlo. Peter, ascoltami.. E' l'ultima volta che te lo dico: esci dalla mia stanza, non voglio avere niente a che fare con te>>
Lo dico con molta calma, più di quanta potessi immaginare
<<Okay>> si limita a dire e si incammina verso la porta
<<Ah e ricorda di restituire le chiavi a chiunque te le abbia date>> dico prima che varchi la soglia della porta senza ricevere una risposta.
Spero mi abbia una volta e per tutte capita.
Subito dopo mi ricordo delle parole del preside quindi prendo il cellulare e il cappotto, chiudo la porta della stanza a chiave e vado verso l'uscita del college.
<<Signorina Vanessa>> dice l'autista in segno di saluto
<<Richard>> sorrido ed entro in macchina
In pochi minuti siamo arrivati.
L'autista mi fa scendere dall'auto ed io entro in casa.
Chissà perché mi hanno fatto venire.
<<Buongiorno signorina>> mi accoglie una domestica aprendomi la porta
<<Buongiorno. Mia madre?>> chiedo entrando e porgendole il mio cappotto
<<E' uscita a fare compere ma starà sicuramente per tornare. Nel frattempo le posso servire qualcosa?>> mi chiede riponendo il cappotto sull'attaccapanni
<<Un tè per favore>> sorrido e vado a sedermi su uno dei tanti divani presenti nel salone
Dopo pochi minuti la donna porta la bevanda da me richiesta
<<Le occorre qualcos'altro?>> mi chiede porgendomi la tazza
<<Si. Sai per caso perché mi hanno fatto venire qui?>> chiedo
<<Stasera c'è una cena con un signore ma non ricordo bene il nome>> mi informa
<<Ah va bene, grazie mille>> sorrido
E da quando Oscar mi chiama per le sue cene di lavoro? Tutto è sempre più strano
<<Vanessa!!>> sento mia mamma urlare
<<Mamma non urlare ti prego>> sospiro mentre lei corre ad abbracciarmi
<<Mi sei mancata tantissimo! Perché non stai tornando a casa nei fine settimana? Siamo vicini al college sai che puoi chiamare Richard quando vuoi.>> dice accarezzandomi i capelli
<<Si mamma lo so. E' che ho avuto tanto da studiare>> accenno un sorriso
<<Va bene ma non fa nulla adesso. Non sai quante cose ti ho comprato!>> urla di nuovo entusiasta
<<Mamma>> sospiro alzando gli occhi al cielo
<<Allora..>> dice prendendo una delle tantissime buste che aveva poggiato sul divano.
'Questo appena l'ho visto, ho detto: è proprio per la mia bambina' è stata l'unica frase che ha detto ogni volta che prendeva una busta.. insomma alla fine mi sono ritrovata con cinque camicie, tre vestiti, due paia di scarpe e non so quanti rossetti e gioielli nuovi.
<<Stasera ovviamente utilizzerai uno di questi abiti fantastici>> conclude sorridendo
<<Va bene va bene>> dico ridendo
Resto a guardarla per qualche secondo.
Sembra sia passato così tanto dall'ultima volta che l'ho vista, sarà che mi sembra un'eternità anche perché non è stata capace di esserci il giorno in cui ho cominciato il college.
Devo ammettere che in fondo mi mancava un po' stare con lei e vedere riaffiorare parti della vecchia Theresa..
<<Eccola qui la nostra Vanessa!>>
<<Oscar>> dico accennando un sorriso
<<Tutto bene al college?>> mi chiede
<<Tutto bene.>> dico fredda
<<Immagino che tu abbia già recuperato tutto>>
<<Esattamente>> dico guardando gli abiti sul divano
<<Non avevo dubbi>> sorride
<<Come mai mi avete fatto saltare le lezioni oggi? Non potevo venire direttamente per la cena?>> chiedo
<<Beh, si.. potevi ma siccome è da quando hai iniziato il college che non ci vediamo ho pensato che una giornata insieme a tua madre tema beauty non ti avrebbe fatto male>> spiega Oscar ridendo
<<Davvero? In un centro benessere?>> chiedo entusiasta
<<Si e anche uno dei più grandi del paese>> sorride mia mamma
<<Che bello!>> sorrido
<<Mi fa piacere tu sia contenta ma ora forza andate: c'è Richard che vi aspetta>> sorride Oscar
Io e mia madre ci dirigiamo così verso l'auto e arriviamo in un centro benessere enorme a due piani.
Dopo la sauna mi dirigo ancora in accappatoio verso il bar per prendere qualcosa da bere e proprio mentre sto per andare nella stanza dove mi sta aspettando l'estetista mi scontro con qualcuno.
<<Oh.. mi scusi>> dico sistemandomi l'accappatoio sperando di non essere diventata rossa dall'imbarazzo
<<No.. non scusarti>> sorride guardandomi dalla testa ai piedi
<<Peter!>> esclamo <<Cosa ci fai anche tu qui?>> sbuffo guardando in cielo. Una città così grande e noi ci incontriamo in un centro benessere..
<<Mia mamma ha voluto che l'accompagnassi al centro benessere>> sorride
Quasi rido: ho passato settimane a non voler essere uguale ai tanti figli di papà che sono in quel college ma questo incontro un po' mi ricorda che in fondo, lo voglia o no, io sono apparentemente così.
E lui oggi ne ha avuto la conferma, sono alla spa con mia madre e non in una qualsiasi, in una di quelle che anche la sua famiglia può permettersi.
Senza dire nulla vado nella stanza dove stavo per dirigermi pochi secondi fa.
Dopo la pedicure e la manicure, si passa ai massaggi.
<<Adesso deve restare per qualche minuto con questa crema sulla schiena, torno subito>> dice la donna dopo aver lasciato sulla mia pelle un sentore di fresco, probabilmente ci sarà qualcosa all'eucalipto o di purificante in questa crema.
Adoro questa atmosfera: luci soffuse, massaggi, creme, esfolianti, musica di sottofondo, petali di rosa. Tutto è così magnificamente rilassante.
Dopo pochissimi secondi sento le mani della donna sulla mia schiena. Non aveva detto che doveva restare per qualche minuto in posa? Forse non mi sono accorta che sono già passati.
Pochi minuti e non sento più le mani sulla mia schiena. Neanche il tempo di pensarci che sento dei baci. Subito mi giro e davanti a me non trovo ovviamente nessuna ragazza.
<<Peter!>> urlo <<Cosa diamine ci fai qui dentro?>> dico spaventata mantenendo l'asciugamano il più stretta possibile alla mia pelle nuda.
<<Sorpresa>> sorride scherzoso e io lo fulmino con gli occhi
<<Ti è piaciuto il massaggio Watson?>> ridacchia
<<Ti è piaciuto mettere le mani su un corpo che non toccherai mai più nella tua vita?>> rispondo acida
<<Signore.. cosa ci fa lei qui?>> entra la donna di prima
<<Il signore sta andando via>> dico guardandolo male
<<Si si, sto andando via>> sorride alla donna <<Ci vediamo presto bellissima>> mi fa l'occhiolino
Quanto lo odio questo suo fare ammiccante. Cosa cavolo è entrato a fare qui dentro? Sarà una sorta di vendetta? Che ridicolo..
Cerco di non pensarci più e continuo a godermi questa giornata che si prospettava essere rilassante e che un idiota come lui non può rovinarmi.
Dopo una giornata passata in quel paradiso ritorniamo a casa e io vado a prepararmi per la cena con chissà quale vecchio signore brontolone.
Indosso uno dei tre vestitini nuovi come suggerito da mia madre stamattina. Scelgo quello rosso: è incrociato dietro la schiena e ha due balze in stoffa, semplice e non troppo elegante. Indosso i tacchi neri e dei gioielli oro; rossetto rosso, mascara e sono pronta.
Scendo giù e mi dirigo in cucina.
<<Vanessa! Ma sei splendida!>> esclama Anna vedendomi entrare in cucina.
Anna era la migliore amica di mamma e papà e adesso, dopo essere rimasta vedova senza figli, lavora qui come cuoca. E' sempre stata come una mamma per me e ora come ora lei è una delle poche persone, se non l'unica, che mi fa sentire a casa.
<<Grazie Anna>> sorrido
<<Da quanto ho capito quello che sta per venire è un bel giovane>> sorride legando in una coda i suoi capelli marroni leggermente mossi
<<Un bel giovane?>> chiedo ridendo
<<Si..>> sorride
<<Mmh.. vedremo..>> alzo le spalle per nulla interessata alla questione e vado in sala da pranzo dove vedo di spalle un uomo.
<<Oh, ecco mia figlia Vanessa..>> sorride mia mamma
L'uomo si gira verso di me
<<Signorina.. un piacere rivederla>> sorride
E' il preside.
I suoi capelli sono più ricci del solito e i suoi occhi sono più verdi del solito. Sento quasi di non poter resistere a tanta bellezza.
<<Signor preside>> sorrido facendo una specie di inchino, che ridicola mio dio!
<<Vedo che la conosci già, Noah>> dice Oscar
<<Si, l'altro giorno è venuta nel mio ufficio>> dice senza smettere di guardarmi
<<Nel suo ufficio? E' successo qualcosa?>> chiede mia mamma preoccupata
<<No, non si preoccupi, tutto un malinteso>> sorride rivolgendo adesso l'attenzione a mia madre
<<Signori, potete accomodarvi>> annuncia una cameriera
Andiamo a sederci e per tutta la serata il preside mi ha continuato a sorridere e tutto era fin troppo imbarazzante.
<<Signore.. scusi il disturbo c'è una persona al telefono, dice che è importante>> entra una domestica
<<A quest'ora?>> dice Oscar alzandosi <<Con permesso>> dice uscendo dalla sala da pranzo e mia madre dopo pochi secondi lo segue preoccupata.
<<Tutto bene signorina?>> mi chiede il preside
<<Tutto bene signor preside>> sorrido
<<Puoi chiamarmi Noah quando siamo da soli>> mi sorride
<<Va bene.. N-noah>> sorrido incerta e ancora imbarazzata, non posso dimenticare la sua figura nel college anche se è qui a cena a casa mia.
Dopo pochi minuti mia madre e Oscar ritornano in sala da pranzo e la cena continua tranquillamente.
<<E quindi avete una biblioteca personale in casa?>> chiede Noah
<<Si.. Vanessa ama così tanto la letteratura classica che abbiamo tantissimi volumi in casa>> dice Oscar
<<La letteratura classica>> mi sorride Noah e io annuisco
<<Dopo Vanessa può mostrartela>> aggiunge Oscar
<<Sarebbe un piacere>> sorride bevendo del vino.
Non mi stacca gli occhi di dosso e io non riesco a guardarlo per più di 2 secondi senza distogliere lo sguardo.
<<Vanessa, adesso puoi mostrare la biblioteca al signore>> dice Oscar dopo aver finito il dolce
<<Certo>> dico alzandomi <<Mi segua>> continuo,
Noah si alza e mi segue fino all'enorme stanza.
<<E' grande quasi quanto quella della scuola>> dico ammirandola
<<Tu frequenti la biblioteca del college?>> mi chiede osservando i libri
<<Si.. c'è qualcosa di strano?>> chiedo
<<No.. ma so che lì ci vanno per lo più i ragazzi che condividono le stanze>>
<<E' così infatti>> dico toccando alcune copertine
<<Tu sei sempre l'eccezione alla regola>> sorride e senza quasi accorgermene Noah mi si avvicina.
Sono spalle ad una libreria. Riesco a vedermi riflessa nei suoi occhi verdi. Con una mano sfiora la mia guancia e il suo tocco porta in me una serie di emozioni contrastanti: non posso dimenticare che è il preside ma forse è proprio lui a non volerlo ricordare stasera. Lentamente si avvicina sempre di più senza distogliere l'attenzione dai miei occhi fin quando non attacca la sua fronte alla mia. Riesco a sentire il suo respiro che sembra essere così lento e sexy, tanto da farmi desiderare un ulteriore avvicinamento.
Dopo quelli che mi sono sembrati anni passati a guardarci, si inclina e mi bacia la guancia.
Tiro un sospiro non so se di sollievo o di delusione.
<<E' meglio se adesso torniamo di là>> dice allontanandosi
Annuisco sorridendo il più naturale possibile e insieme andiamo in salone.
<<Allora? Che te ne pare?>> chiede Oscar a Noah
<<Fantastica.. ed enorme direi>> sorride Noah
<<Mi fa piacere ti piaccia>> dice Oscar
<<Bene, adesso credo di dover tornare a casa>> dice Noah chiedendo il suo cappotto
<<E' stato un piacere averti a cena qui>> sorride Oscar
<<Piacere mio>> sorride ad Oscar per poi avvicinarsi a mia madre. Le prende la mano e la bacia <<Signora>> sorride e mia madre fa lo stesso
<<Ci vediamo domani al college signorina>> sorride baciando anche a me la mano
Accenno un sorriso e Oscar lo accompagna alla porta.
La mattina dopo, ho come sempre appuntamento con Daniel, Candy e Madison in mensa.
<<Vanessa>> mi chiama con la sua voce fastidiosa Chanel. Mi giro e continua <<Vedo che hai buongusto nel vestirti>>
La squadro dalla testa ai piedi chiedendomi perché mi sia girata.
<<Chanel ma cosa dici? Oggi non hai messo le lentine?>> dice Peter che non sapevo nemmeno ci fosse.
<<Peter, non possiamo dire queste cose a Vanessa. Ha anche lei dei sentimenti>> mi prende in giro
<<Beh anche le persone che la guardano ne hanno>> ride.
<<Signori, non sostate troppo tempo dinanzi all'entrata della mensa. Entrate e accomodatevi per favore>> dice Noah sbucando da non so dove
Rido al vedere la faccia di Peter incazzato e quella di Chanel che lo sta fissando.
Prima di fare come detto dal preside gli sorrido e raggiungo i miei amici.
<<Cosa ci fa il preside qui?>> chiede Candy
<<Non ne ho idea..>> alzo le spalle quasi ridendo, mi è appena ritornata in mente la scena di ieri sera.
Consumiamo la colazione e entrata in classe c'è la prof di letteratura che dice di dover assegnarci un compito.
<<Per questa volta svolgeremo un lavoro a coppie che dovrete consegnarmi tra due settimane e voglio che vi impegniate molto.>> annuncia
<<Siamo insieme vero?>> chiedo a Daniel
<<Si>> sorride
<<Edwards non può stare da solo>> dice la prof
<<Prof io con questo non ci sto>> indica un ragazzo di cui non so il nome.
<Allora significa che le coppie le farò io>>
Daniel mi guarda e so che entrambi stiamo sperando di capitare comunque insieme.
<<Edwards, lei starà con la signorina Watson>> ed ecco che ovviamente non poteva succedere altrimenti.
<<E non si lamenti, è una delle migliori>>
<<Prof>> si alza e cerca di protestare
<<Edwards non si lamenti o ritorna con Perez>> avvisa la prof
Peter fa un sospiro risiedendosi. Si è arreso proprio ora che il suo essere testardo poteva convenirmi!
Quando la lezione termina la prof chiama me e Peter in disparte..
<<Dovete lavorare entrambi>> guarda Peter <<Signorina Watson, non permetta al signorino di non lavorare, o verrà penalizzata>>
<<Non si preoccupi>> rassicuro la prof e mi dirigo all'uscita dell'aula. Oltre il danno anche la beffa, chi mi dice che questo qui avrà voglia di lavorare davvero?
<<Il destino ci vuole insieme Vanessa>> sorride malizioso
<<Peter non cominciare>> alzo gli occhi al cielo
<<Ci vediamo tra un paio d'ore in camera tua>> non mi dà il tempo di rispondere che va via.
'È solo un compito Vanessa, poi va via dalla tua vita', ricordo a me stessa e spero che sia davvero così.
<<Bene quindi tu fai questo ed io questo>> dico indicando dei fogli
<<Okay>> si limita a dire.
Abbassa lo sguardo sul foglio che ha davanti e inizia a scrivere. Dopo pochi secondi inizio anche io a fare lo stesso.
<<Vanessa>> mi chiama
<<Cosa?>> dico alzando gli occhi dal foglio
<<Sono quasi le nove>>
<<Oddio ma è tardissimo!>> esclamo mentre chiudo tutto, prendo il cellulare ed esco dalla stanza dopo Peter. E' solo quando sono in mensa che mi accorgo che Peter è dietro di me ma lo ignoro, cerco i miei amici tra la folla di persone già sedute e li raggiungo
<<Ho fatto tardi si>> poso il cellulare e mi sbrigo ad arrivare al banco dove c'è il cibo, metto alcune cose e torno al tavolo.
<<Perché hai fatto così tardi?>> chiede Madison
<<Stavo lavorando... Con Peter..>> dico tra un boccone e l'altro
<<Con chi?>> dicono all'unisono Candy e Madison
<<Si avete sentito bene, con Peter>> dico continuando a mangiare
<<A causa delle continue lamentele di Peter la prof ha deciso di fare lei le coppie per il lavoro di letteratura e quindi l'ha messa con lui>> spiega Daniel
<<Anche se in realtà forse non è così tragica come mi aspettavo, abbiamo lavorato per tutto il tempo, senza parlare di qualcosa che non riguardasse il compito, quindi va bene così.>> spiego
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