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UNA COME TE
CESARE CREMONINI
'Una come te, il vento che le soffia
dentro non la può spostare
Ma uno come me, non la può dimenticare,
Una come te!'
<<Vanessa, lei è Candy, la mia compagna di stanza>> dice Madison
<<Ciao Candy, io sono Vanessa.. non ti ho vista in questi giorni.. sei appena arrivata?>>
<<Si sono arrivata giusto oggi per l'inizio delle lezioni. Io però nemmeno ho visto te nei mesi scorsi>> dice con una voce sottile toccandosi i capelli color rame
<<No infatti sono arrivata l'altro giorno>> spiego
<<Ah capisco>> annuisce e termino subito la presentazione perché devo andare in aula prima che mi dimentichi le indicazioni che Madison mi aveva dato pochi minuti prima..
Arrivo in classe in anticipo e mi siedo al secondo banco. Mentre sistemo la mia borsa sento una voce..
<<Ciao, posso sedermi?>> mi chiede un ragazzo biondo con gli occhi azzurri
<<Si..>> dico quasi incerta
<<Piacere Daniel>> mi porge una mano sorridendo, prima di sedersi
<<Vanessa>> sorrido
<<Non ti ho mai vista qui, sei arrivata ora?>>
<<Si non ho potuto iniziare l'anno per motivi familiari>> dico e alla fine sono consapevole di non star veramente mentendo.
A fine lezione il prof esce dalla classe e io raccolgo le mie cose per fare lo stesso.
<<Ti piace tanto storia vero?>> chiedo con un sorriso al biondo che mi è sembrato particolarmente interessato a questa lezione.
<<Si tantissimo, vorrei diventare un professore di storia, mi affascina tanto. Ma d'altronde tutte le altre materie mi piacciono.>>
Annuisco e lui continua <<Ed è grazie a questa mia passione che ho avuto una borsa di studio.>> sorride fiero di sé.
Perché fino ad ora sto facendo amicizia solo con persone con una borsa di studio? Sapevo fossero davvero pochi questi posti e io non ho beccato ancora nessuno che sia qui grazie al papino. Da un lato è una fortuna direi ma il fatto che loro mi parlino così apertamente "degli altri" senza preoccuparsi di cosa dicono a riguardo mi fa pensare che a loro non sia passato per la mente che anche io non abbia una borsa di studio.
La sera in mensa presento Daniel a Madison e Candy.
<<Bene bene.. siamo pronti per la cena ma mi sa che avete sbagliato posto!>> qualcuno arriva parlando con un tono di voce abbastanza alto.
<<Scusami?!>> mi alzo per guardare chi fosse alle mie spalle e i miei occhi si imbattono in un mare di sfumature blu precedute da una fronte corrucciata
<<Dovete alzarvi.>> ripete stavolta con un tono più basso squadrandomi dalla testa ai piedi.
Adesso posso notare bene anche io la sua mandibola ben evidenziata e un neo in viso.
<<No, non ci alziamo, la prossima volta vieni prima in mensa.>>
<<Senti ragazzina, non ti puoi rivolgere così a me.>> dice con un fare superiore quasi sbuffando una risata
<<Non vedo perché non farlo, siamo arrivati prima noi, abbiamo occupato il tavolo e non ci alzeremo.>> dico cercando di non pensare a quanto fosse ridicola questa situazione.
<<Vanessa possiamo alzarci>> mi sussurra Candy avvicinandosi a me lentamente
<<Dà ascolto alla tua amica, alzatevi>> sorride maliziosamente
<<No, noi non ci alziamo che ti stia bene o no>> mi siedo e continuo a mangiare. Dopo qualche secondo mi giro e non ci sono più.
<<Potevamo alzarci>> borbotta Candy
<<No che non potevamo, chi si crede di essere?! Non sarà di certo un tipo qualsiasi a dirmi dove devo mangiare>> sospiro cercando di concentrarmi sulla mia cena tranquillamente.
Sto per ritornare in camera finalmente senza perdermi tra i corridoi quando una persona mi ferma chiamandomi.
<<Mi scusi lei è la signorina Vanessa Watson?>>
<<Si, sono io>> dico
<<Il preside la vuole nel suo studio>>
<<Va.. bene>> sorrido facendo un grande respiro. Cosa cavolo è successo?
Il signore mi dice dove devo dirigermi e va via.
Arrivo davanti alla porta della segreteria, busso e alla scrivania trovo la stessa donna che mi ha accolta due giorni fa.
<<Il preside la sta aspettando>> mi guarda per un attimo indicandomi una porta per poi ritornare con gli occhi e l'attenzione al suo pc.
Annuisco e dopo un lungo respiro di incoraggiamento a me stessa busso alla porta.
<<Avanti>> dice dall'altra parte
Entro con molta lentezza e chiudo la porta alle mie spalle.
Non so proprio cosa aspettarmi. Non ho fatto nulla.
<<Signorina Watson, la stavo aspettando si accomodi pure>> sorride indicandomi la sedia di fronte a lui
Indossa un completo blu, camicia bianca e una cravatta blu a pois.
<<Mi dica..>> quasi sussurro
<<Mi hanno riferito di un'aggressione in mensa. Vorrei iniziare bene l'anno in questo college, quindi, mi spiega per favore qual è stato il motivo che l'ha spinta ad aggredire verbalmente e fisicamente il signor Edwards?>>
<<Che? Aggredito verbalmente e fisicamente? No. Assolutamente no. Non ho fatto nulla. Non so nemmeno chi sia il signor Edwards>> cerco di rispondere senza agitarmi. L'agitazione è di chi ha colpa e io non ne ho.
<<Peter.. Peter Edwards>> dice l'uomo poggiando i gomiti sulla scrivania e fissandomi.
Forse effettivamente chi ho affrontato in mensa era proprio lui.
<<Quel ragazzo ha mentito. Io non ho fatto nulla. Si è all'improvviso avvicinato a me e ai miei amici e pretendeva di sedersi al nostro posto. Io gli ho semplicemente detto che non poteva sedersi e che la prossima volta sarebbe dovuto venire prima in mensa. Non l'ho aggredito, né fisicamente, né verbalmente. Era una situazione assurda: alla nostra età litigare per un tavolo mi sembra assurdo. sono stata credo fin troppo educata visti i modi in cui si è rivolto a me.>>
Il preside per qualche secondo resta a fissarmi.
<<Ha un bel caratterino signorina Watson!>> ridacchia
<<Semplicemente ho rispetto per gli altri e voglio che anche gli altri abbiano rispetto per me>>
<<E così sarà. Può ritornare nella sua stanza>> dice sorridendo
<<Buona notte signor preside>> accenno un sorriso alzandomi
<<Buona notte Vanessa>> sorride e io esco dal suo studio.
'Signor preside'. Perché mi è sembrata la cosa più strana e assurda del mondo? Avrà solo dieci anni in più a me. Mi ha anche chiamato per nome.
La mattina seguente mi sveglio in ritardo e mi ritrovo a correre per i corridoi per arrivare in orario in classe ma ecco che mi scontro con qualcuno.
<<E sta attenta! Guarda dove cammini!>> urla
Eccolo qui: il ragazzo di ieri, ovviamente.
<<Senti se non ti dispiace, io non discuto con gente come te>> dico raccogliendo il libro dal pavimento
<<Gente come me?>> ride in una maniera dannatamente fastidiosa
<<Si.>> dico e come se non fosse più di fronte a me vado in classe e fortunatamente il prof è arrivato appena dopo di me.
La lezione inizia quando ad un certo punto la porta dell'aula si spalanca.
<<Edwards! Vedo che continua ad essere in ritardo>> dice il prof rivolgendo lo sguardo alla porta appena aperta
<<Prof non cominci..>> sbuffa e si siede in un banco dietro. E' di nuovo lui, ovviamente.
La lezione termina velocemente e io mi avvicino all'uscita dell'aula.
<<Io e te dobbiamo parlare>>
<<Io e te? Non abbiamo nulla di cui parlare>> lo guardo velocemente e vado via. Mi sta già dando sui nervi.
Entro in stanza, prendo i libri e inizio a studiare.
<<Avrei dovuto capire dal tuo coraggio che non avessi una borsa di studio>> ridacchia entrando.
Mi giro di scatto verso la porta non aspettando nessuno. Di nuovo lui? Cosa ci fa qui? Pensavo di essere l'unica ad avere la chiave della porta!
<<Cosa ci fai qui? Come sei entrato?>> lo guardo con un sentore di paura, è entrato nella mia stanza senza il mio permesso.
<<Cara non mi conosci affatto. Io conosco molta gente qui e tutti sono ai miei piedi.>> dice entrando e chiudendo la porta
<<Complimenti, ora se non ti dispiace va via>> dico alzandomi dalla sedia della scrivania
<<Si che mi dispiace. Ti ho detto che dobbiamo parlare.>> si guarda intorno
<<E io ti ho detto che non abbiamo nulla di cui parlare.>> dico sbuffando e cercando un modo per farlo uscire
<<E io invece ti dico di si>> si siede sul mio letto.
Chi gli ha detto di farlo?
<<Cosa c'è?>> mi arrendo e mi siedo di nuovo sulla sedia
<<Tu sai chi sono io?>>
<<Sei un bugiardo>>
<<Un bugiardo?>> mi chiede ridacchiando.
Quanto mi irrita.
<<Si, esattamente.>> lo sfido
<<Vorresti avere un altro incontro con il preside? Forse non ti ha punita bene.>>
<<Prima cosa, non mi ha affatto punita e seconda cosa, mi farebbe molto più piacere chiacchierare con il preside che starmene qui con te che cerchi di minacciarmi>> sorrido falsamente
<<Io non sto cercando di minacciarti, io ti sto spiegando come funzionano qui le cose>>
<<E come dovrebbero funzionare? Dimmi: dovrei diventare come quelle poche persone che ti appoggiano e che ti stanno accanto o come quelle che si spaventano solo se le guardi?>> lo sfido
Lui non parla. Resta in silenzio a fissarmi.
<<Non ho paura>> continuo
<<Credo che dovresti averne>> dice con arroganza ma con sguardo serio
<<Sei solo un illuso, non ho paura degli illusi.>>
<<Illuso io?>> chiede quasi sorpreso
<<Si, un illuso. Non mi interessano i tuoi giochetti da playboy o da bullo. Fa quel che vuoi ma lasciami in pace.. Ora se non ti dispiace, io devo studiare>> dico e apro la porta.
Peter si alza ed esce dalla stanza senza dire nulla.
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