XXVI. Ut semper
"Non dirmi che sarà per sempre.
Dimmi semplicemente "A domani".
Ma dimmelo per sempre"
-Protego!- gridò.
Juliet si voltò a guardare suo fratello, il fiato corto e il cuore che le martellava nel petto, mentre Will le faceva l'occhiolino.
Ma la sua espressione era tutt'altro che allegra.
-Stupeficium!- gridò lei, cercando di colpire un Mangiamorte.
Si guardò intorno, osservando un confuso turbinio di mantelli che volavano nell'aria.
Era stato tutto così improvviso...
Era la prima effettiva battaglia a cui partecipava - considerando che in quella di Hogwarts nella quale era stata rapita, non aveva potuto fare nulla per aiutare in qualche modo.
Ora che ci pensava, non sapeva nemmeno se qualcuno fosse stato ferito o peggio durante quella terribile notte.
Sperava però che, dopo aver preso lei e Lily - immaginava fossero loro l'obiettivo di quell'attacco - i Mangiamorte se ne fossero andati e avessero risparmiato il castello.
Lo sperava davvero.
-Lily, dietro di te!- gridò, vedendo che un uomo stava per colpire la sua amica.
La ragazza si abbassò di colpo, evitando l'incatesimo che le sfiorò soltanto i capelli rossi.
Era strano, partecipare ad una battaglia.
C'era una specie di calma fredda che l'accompagnava, come se tutti si stessero muovendo a rallentatore.
-Expelliarmus!- gridò, mentre con un colpo toglieva la baccetta di mano ad un Mangiamorte che stava per colpire Remus.
-Impedimenta!- le gridò contro una figura incappucciata.
Juliet riuscì a schivare il colpo per un soffio, spostandosi di lato.
Con la coda dell'occhio, vide che un altro gruppo di Mangiamorte stava per entare nella sala da ballo, attraverso una delle scale che scendevano e davano su una porta.
-Borbarda!- esclamò.
La porta esplose in mille pezzi di legno.
Lei sperò che servisse ad ostacolare per qualche minuto gli altri nemici.
Se ne fosssero arrivati degli altri, sarebbero stati davvero troppi per un gruppo di sei ragazzi.
Perchè alla fine, nonostante tutto, erano semplici ragazzi costretti a crescere troppo in fretta.
Potevano essere bravi - i migliori maghi della loro età - ma non avevano esperienza, a differenza dei Mangiamorte che erano maghi adulti.
Come avrebbero potuto vincere?
Fece per fare un passo avanti, ma qualcuno la immobilizzò.
La prese per la vita, stringendola così forte da farle mancare il fiato.
Venne trascinata da braccia possenti e incredibilmente forti, mentre tentava di dimenarsi.
La persona che l'aveva intrappolata, le diede un colpo in testa e Juliet perse i sensi.
Si svegliò, senza sapere quanto tempo fosse passato.
Si guardò intorno.
Dov'erano tutti?
Il panico l'avvolse.
Come avrebbe fatto a ritrovarli?
Sentiva in sottofondo i rumori della battaglia ancora in corso.
-Finalmente ti sei svegliata- disse una voce.
Una voce troppo familiare in quegli ultimi tempi.
Juliet alzò lo sguardo, tenendosi una mano sulla fronte.
E incontrò gli occhi grigi di Regulus.
Notò che l'occhio destro stava diventando violaceo per colpa del pugno di James.
-Ero tentato di colpirti per vedere se almeno così ti saresti svegliata- continuò, la voce acida.
Si sentiva umiliato, si poteva intuire dal tono della sua voce.
Umiliato perchè era stato ingannato da suo fratello, di nuovo.
Juliet lo fulminò con lo sguardo.
-Perchè mi hai portata di nuovo qui?- chiese
-Verranno a cercarmi, mio fratello si accorgerà che non sto più combattendo-
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
-O forse saranno felici di non averti più tra i piedi-
Lei scattò in piedi.
Con il senno di poi, si rese conto di quanto fosse una mossa stupida visto che appena si mise in piedi, tutto intorno a lei divenne buio a causa della pressione che le si era abbassata.
Eppure, a tastoni e senza sapere bene come, si avvicinò a Regulus e lo colpì in volto.
Gli occhi di lui divennero famelici.
-Come ti sei permessa. brutta puttana?- le ringhiò contro, mentre la scaraventava a terra.
Le tirò un calcio.
-Questo è ciò che tutti voi con il sangue sporco dovreste subire- continuò, colpendola di nuovo.
-Non hai un minimo di onore!- disse lei.
Avrebbe voluto gridarlo, ma il fiato le era mancato.
-Quindi se non ho onore posso fare questo!- e le tirò l'ennesimo calcio.
Juliet emise un rantolo disperato.
Si stava mordendo così forte il labbro per evitare di piangere - più per non dargli soddisfazione che per altro - che esso aveva cominciato a sanguinare.
Chiuse gli occhi, sperando di svegliarsi da un incubo pur essendo fin troppo consapevole di essere già sveglia.
L'avrebbe uccisa?
Decise che se avesse dovuto morire, in quel momento, avrebbe immaginato i volti dei ragazzi che avevano conquistato il suo cuore e sarebbe morta con il loro ricordo marchiato a fuoco nella mente.
Pensò intensamente al bacio che aveva dato a Sirius solo un'ora prima, pensando a come sembrasse fossero passati secoli.
Pensò a quando aveva abbracciato Remus e aveva sentito le sue mani esitanti sulla sua schiena.
Non avrebbe più potuto toccare quei due ragazzi che le avevano toccato il cuore e lo avevano avvolto nell'abbraccio del loro.
Sentì qualcosa di caldo vicino al viso e aprì gli occhi, allarmata.
Regulus teneva in mano un fiammifero acceso.
Le mise una mano tra i capelli e le tirò su la testa.
-Guarda- ordinò -guarda come brucio il suo ritratto, come lo rendo un estraneo alla famiglia Black-
Fece una risata inquietante.
Il ragazzo si avvicinò all'arazzo e sputò sul ritratto di Sirius.
Poi avvicinò il fiammifero ad esso e ve lo appoggiò.
-No!- gridò Juliet.
Ma era troppo debole anche solo per pensare di alzarsi, figuiamoci correre verso l'arazzo e fermare Regulus.
-Guarda- continuò -questa è la fine riservata a coloro che tradiscono l'antica e nobile casata dei Black. Vengono dimenticati fino a che le generazioni a venire non sapranno nemmeno della loro esistenza-
Juliet chiuse gli occhi, non riuscendo a sopportare quella vista.
Le pareva di vedere il vero Sirius bruciare.
Regulus la prese per la camicia sporca di sangue e la portò più vicina all'arazzo.
Il ritratto di Sirius stava ancora bruciando.
-Ti prego...- Juliet non ne voleva sapere di aprire gli occhi.
-Apri gli occhi- ordinò, ma lei non cedette -apri quei fottutissimi occhi e guarda il ritratto della persona che ami bruciare-
La ragazza obbedì.
-Lo trovi divertente, Regulus?- chiese, la voce lontana mille miglia -Lui è tuo fratello, l'unico che tu abbia mai avuto. Ti ha sempre protetto, ed è così che lo ripaghi?-
-Sta' zitta!- urlò -Io... io l'ho fatto perchè gli voglio bene! Gli volevo bene! Ma ha sbagliato e non può più rimediare alle sue azioni-
Juliet alzò il mento in un gesto di sfida.
-Tu non ha mai conosciuto l'amore, non è vero? Non l'hai mai provato sulla tua stessa pelle quindi ora non osare venire a parlarmi di amore-
Lo squadrò con gli occhi azzurri che parevano lastre di ghiaccio.
Poi prese coraggio e gli sputò in faccia.
Cosa importava se l'avrebbe picchiata ancora, dopotutto?
Regulus lanciò un urlo e la spintonò, di nuovo.
Juliet cadde proprio mentre sentiva qualcuno gridare un incantesimo.
Alzò lo guardo e vide che il corpo svenuto del giovane Black cadeva a terra, mentre Remus le correva incontro.
Tutto intorno a lei prese a vorticare, come se avesse cominciato a svolgere una danza impazzita.
-Juliet- sentì ovattata la voce del ragazzo che la chiamava -stai bene? Ti ha fatto del male?-
Le sfiorò la fronte ancora sanguinante e poi la prese in braccio.
-Sirius...- sussurrò lei.
-Starà bene... andrà tutto bene...-
Perchè futuro?
Perchè non il presente?
Era forse successo qualcosa a Sirius?
-Cos'è successo?- domandò, con voce fievole.
Ma non riuscì a sentire la risposta di Remus, perchè tutto intorno a lei divenne tenebra.
*****
Era la prima volta che Lily vedeva i fuochi d'artificio.
Era una cosa assurda, a pensarci bene.
Una ragazza babbana di diciotto anni che non aveva mai visto i fuochi d'artificio in vita sua?
Impossibile.
E invece si.
Perciò non c'è nemmeno bisogno di immaginare la sua espressione di stupore quando questi erano scoppiati sopra il castello di Hogwarts.
Tornati al castello, Juliet e Lily erano state celebrate per il loro coraggio e la loro forza d'animo mentre Sirius, James e Remus per il loro gesto eroico.
Inizialmente, lei era assolutamente convinta che il preside Silente - ma soprattutto la professoressa McGranitt - avrebbero sgridato tre quarti dei malandrini per essere scappati da Hogwarts rischiando la loro vita per salvarne altre due.
Invece, inaspettatamente, la professoressa di Trasfigurazione aveva addiruttura sorriso, abbracciandoli.
E Lily era sicura di aver scorto delle lacrime nei suoi occhi grigi.
Ora, però, nonostante stesse osservando i magnifici fuochi d'artificio esplodere in una miriade di colori nel cielo blu cobalto, era terribilmente impaurita.
In pensiero, più che altro.
Juliet, durante la battaglia nella sala da ballo di villa Black, era scomparsa.
Remus l'aveva poi trovata in seguito, nella stanza dell'arazzo con Regulus.
Era a terra, con evidenti lividi in volto che Lily era sicura non ci fossero prima di quel momento, scossa e tremante.
Aveva schiantato il più piccolo dei Black e poi l'aveva portata via.
Ora si trovava in Infermeria, avvolta dalle cure di Madama Chips.
Lei avrebbe tanto voluto starle accanto, ma l'anziana infermiera glielo aveva severamente proibito: doveva lasciarla da sola con i pazienti.
Già, plurale.
Sirius era stato gravemente ferito durante la battaglia.
Un incantesimo potente, utilizzato solo dai maghi oscuri.
La maledizione di Dolohov.
Lily non l'aveva mai vista in azione, per fortuna, alneno non fino a quel momento.
Ricordava Sirius che cadeva a terra, gridando in preda a terribili dolori, ma senza nemmeno una goccia i sangue.
La ragazza sapeva però come agiva l'incantesimo.
Causava terribili ferite interne, difficili da curare poichè non si sapeva come agire all'interno dell'organismo.
Lily sospirò, appoggiandosi alla colonna del porticato di Hogwarts.
Un sacco di studenti di ogni età erano nel cortile davanti a lei, che gridavano contenti e felici.
Festeggiavano il loro ritorno.
Ma lei temeva che ci fosse ben poco da festeggiare.
Erano pazzi se credevano davvero che il Signore Oscuro si sarebbe fermato, poichè dei piccoli fuggitivi erano riusciti a scappare.
Avevano vinto una battaglia, ma non la guerra.
Era dal suo primo anno nella scuola di magia che si chiedeva cosa avrebbe fatto una volta conclusi i sette anni di studi e terminati i M.A.G.O.
Ora lo sapeva.
Pensò che molto probabilmente, se non fosse stata rapita e tenuta in condizioni terribili per una settimana, non avrebbe saputo cosa fare.
Ma ora ne era più che convinta.
Sarebbe diventata un Auror, e avrebbe fatto parte dell'Ordine della Fenice.
Lord Voldemort e i suoi mangiamorte avevano ucciso i suoi genitori.
Però non voleva vendetta solo per lei, ma anche per tutte le famiglie di babbani sterminate solo perchè non avevano sangue puro - come lo consideravano i seguaci del Signore Oscuro.
Non avrebbe permesso che nessun'altro perdesse la vita.
Non se lei poteva impedirlo.
-Sei pensierosa, Lily- delle braccia si avvolsero intorno alla sua vita.
Lei fece un sorriso, nonostante tutto.
Era incredibile la maniera in cui James riuscisse a farla sentire bene con la sua sola presenza.
La ragazza inclinò un po' la testa di lato.
-Hai azzeccato- disse.
Lui le diede un bacio sui capelli rossi.
-Posso avere l'ardire di chiederti di seguirmi in un posto?- le chiese.
Lily rise.
-Certo, mio cavaliere- rispose.
James le prese la mano e attraversò il cortile di Hogwarts, sgomitando tra la marea di studenti che si giravano per fargli i complimenti o dirgli che lo ammiravamo.
Gli occhi del ragazzo erano brillanti.
Eppure serbavano un velo di inquietudine, Lily lo vedeva.
Ne era certa: James era in pensiero per Sirius.
E come non esserlo?
Se Felpato fosse sopravvissuto, sarebbe stato un vero e proprio miracolo.
Lily sapeva che James non credeva ai miracoli - non essendo religioso come la maggior parte dei maghi - però immaginava che ci sperasse con tutto il suo cuore.
-Dove stiamo andando?- domandò.
-In un posto-
Lei alzò gli occhi al cielo, ma lui non la vide.
La portò sul ponte di legno che si trovava vicino al castello.
Erano soli.
-Credo di essermi preparato sei o sette discorsi- iniziò James, poi sorrise -ma li ho davvero scordati tutti-
La osservò per un attimo.
-Potrei essere sdolconato dicendoti che li ho dimentcati perchè mi sono perso nel verde dei tuoi occhi, ma sarebbe troppo perfino per me- disse -in più, penso proprio che mi tireresti uno schiaffo-
Lily fece una mezza risata.
-Questa settimana è stata la più lunga della mia vita- continuò, gli occhi ambrati scuriti -ho temuto ogni singolo secondo di ogni singolo minuto di ogni singola ora di ogni singolo giorno di averti persa per sempre. E mi sono reso conto di quanto io voglia ancora vivere con te-
Le prese le mani tra le sue, mente la ragazza lo guardava semore più ipnotizzata.
-Non mi importa se c'è una guerra in corso, non mi importa se non sarà il momento migliore, la situazione migliore, ma non posso più aspettare. Hic et nunc, dicevano i latini. E non ho mai capito davvero l'importanza di questa frase-
James si inginocchiò, mentre Lily si portava una mano a coprirle la bocca.
Un fuoco d'artificio esplose poco lontano da loro, illuminando quella scena degna di un quadro.
-Non ho un anello, ma spero potrai perdonarmi se ora l'unica cosa che posso donarti è il mio cuore- disse, la voce piena di emozione -prometto che ti comprerò quanti anelli vorrai e ti renderò la donna più felice del mondo, ma ora tu rendi me l'uomo più felice del mondo accettando di vivere per sempre la tua vita al mio fianco. Lily Evans, vuoi sposarmi?-
La ragazza si asciugò una lacrima che le era caduta dagli occhi verdi e prese ad annuire febbrilmente.
-Si- sussurrava, con un sorriso stampato in volto -si, si, si, si-
Lui sorrise e lei lo prese per il bavero della giacca, unendo le loro labbra.
Nella buona e nella cattiva sorte.
In salute e in malattia.
In ricchezza e in povertà.
Ma il loro amore non aveva già superato tutte queste cose?
Il bacio che si scambiarono faceva presagire di si.
Traduzione del titolo: "Per sempre"
CupidaGranger
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