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13. Psicologia

Per due mesi non l'aveva mai vista e mai pensata, e ora non faceva che incontrarla ovunque andasse, o qualsiasi cosa facesse, al supermercato, al bar, mentre correva la mattina, in piscina, in libreria e perfino un giorno ad Hogwarts e al ministero!

Poi, all'improvviso, un giorno sparì nuovamente. E quando non la vide più, non poté fare altro che pensare continuamente a lei. Iniziò a sentirsi perso, in ansia.

Dov'era? Cosa stava facendo? Perché non la incontrava più? Le era successo qualcosa?

Dopo qualche giorno uscì per recarsi sui luoghi in cui l'aveva vista e allo stesso orario in cui era successo. Si aggirava come un'anima in pena. Andò persino a correre passando sotto casa sua, più e più volte, e poi ogni giorno a orari diversi, ma le luci dell'appartamento erano sempre spente. Un giorno si recò addirittura in ospedale. Salì al piano dove era il suo studio prendendo lo stesso ascensore in cui si erano visti la prima volta. Nulla. Chiese alla reception, ma dopo che confermò di non essere più un paziente della dottoressa Granger, gli chiesero il nome, come se non sapessero lui chi fosse! Appena disse il suo cognome si irrigidirono e confermarono di non poter dare, a un uomo che non era nessuno per la dottoressa, informazioni riservate. Avrebbe volentieri spaccato tutto, e l'avrebbe fatto se nel frattempo non fosse giunto un infortunato che aveva urgenza di essere visitato

Fu quando aveva deciso di minacciare qualche amico di Hermione per estorcergli informazioni, con le buone o, meglio ancora, con le cattive, che captó il suo nome in una conversazione. In un altra, in un altra ancora, ancora e ancora. Iniziò a sentir pronunciare il suo nome un po' ovunque, ma appena si avvicinava per ascoltare tutti si zittivano.

Ormai aveva i nervi a fior di pelle. L'ansia iniziò a non abbandonarlo mai. E il timore che fosse successo qualcosa di grave invase i suoi pensieri.

Poi un giorno, quando era arrivato allo stremo del sopportabile… eccola lì, sul marciapiede che passeggiava come se nulla fosse, come se lui non avesse passato l'inferno, come se sparire così e lasciare le persone, lasciare lui! nell'ignoranza più completa di dove fosse o di come stesse, fosse la cosa più normale del mondo.

Il sollievo di vedere che stava bene e che era più bella del solito, persino più in carne e abbronzata, si trasformò in furore in un istante.

Stava sorridendo a uno che le aveva preso un cono gelato nel bar sotto casa sua. Casa sua! Ma come cavolo si permetteva di farsi offrire un gelato da uno nel bar Italiano in cui faceva sempre colazione!

Attraversò la strada di corsa. Un'auto frenò di botto per non investirlo e l'autista, spaventato e arrabbiato, lo riempì di improperi, ma appena gli rivolse un'occhiata proverbiale delle sue si zittì di colpo.

Quando se la trovò davanti aveva il fiatone e il cuore gli batteva a mille. Lei lo guardò alzando un sopracciglio, e allora capì. Mai sfidare chi ne sa più di te di psicologia.

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