1. Sigaretta
«Vogliamo parlarne? O vuoi continuare a guardarmi truce? Poi quante volte ti ho detto di non fumare in casa? Insomma vuoi rispondermi o no? Davvero, Severus, a volte mi sembri proprio un bambino».
La guardava accigliato, stava bevendo, ma non era brillo. Non si sarebbe mai ubriacato, mantenere il controllo era ciò che gli aveva salvato la vita innumerevoli volte. Una spia, un infiltrato, restava sempre tale, anche dopo anni, e di anni ne erano passati ben dieci.
Il libro era aperto lì, sulla terza pagina. Una dedica, una maledetta dedica e tutto era ritornato a galla, il suo carattere non facile, la sua ira che poteva esplodere all'improvviso e la sua voglia di schiantare qualcuno, no, non qualcuno, ma quella scrittrice. Paroleemusica, ma che razza di pseudonimo era? Ma stiamo scherzando? La gente proprio non stava bene, e poi lo strano era lui.
Che ne sapeva quella di lui? Di loro? E quel titolo assurdo, ridicolo: PROIBITO, ma proibito che? Non era una sua alunna quando l'aveva rivista, era una donna, un'adulta indipendente e con capacità intellettuali al di sopra della media. Lui, poi, era un mago avrebbe vissuto molto a lungo e il degradare del suo corpo, almeno esteriormente, si sarebbe arrestato tra qualche anno.
Dedicato al professore sopravvissuto e alla sua alunna più brillante.
Ecco cosa quella mentecatta aveva osato scrivere, se questo era l'inizio, immaginava già come fosse il resto.
Figurarsi se uno come lui si sarebbe mai interessato a una sua alunna, petulante come era Hermione all'epoca, per giunta!
Ma mai e poi mai!
Mai in vita sua era stato attratto dalle ragazzine, e mai lo sarebbe stato. A eccitarlo erano sempre state le donne adulte e ora solo una lo eccitava e lo faceva sentire in paradiso.
Era stato un Mangiamorte, un assassino e torturatore, un uomo che aveva rinunciato a parte della sua anima seguendo i desideri dell'unico essere umano che avesse considerato padre. Un uomo che aveva agito nell'ombra e che nell'ombra se ne sarebbe andato se non fosse stato per le lacrime della fenice. Un uomo a cui era stata data una terza possibilità.
E allora perché non avrebbe dovuto sfruttare quella possibilità concessagli? Non aveva diritto anche lui a essere amato, ad amare, alla felicità? Dopo una vita passata a espiare colpe e agire nell'ombra, non meritava anche lui di vivere nella luce di un amore ricambiato e non a senso unico?
Giovane, troppo giovane per lui, bella, di una bellezza non convenzionale, intelligente, anche troppo, e allora perché? Perché aveva scelto lui? Doveva per forza esserci sotto qualcosa di oscuro. Ecco cosa quella sottospecie di libro voleva insinuare.
Si sentiva come la sigaretta che stringeva tra le dita, si sentiva bruciare dall'ira e fumare di rabbia.
«Diciannove, sono diciannove e non venti! Ti rendi conto? Non sa neanche contare!»
Sorridendo scosse la testa e i capelli corti le danzarono intorno come fili dorati. Avvicinandosi tolse scarpe e giacca, prese il libro prima di sedersi sulle sue gambe, far evanescere la sigaretta e prendere possesso del calice di vino rosso.
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