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∴9∵ Pazza o Inquinante?

—Hai sentito di Topaz, figlio di Ortoclasio e Garnet? Pare si trovi bene nella nuova Luna—
—Quel voltafaccia. Adesso si fa anche chiamare Tortora, come se il fatto di aver preferito quegli eccentrici Arancioni a noi non fosse già abbastanza! —
—Non capirò mai come qualcuno possa decidere di fare il Salto dagli Indaco—

Mi richiusi la porta alle spalle, sospirando. Avevo appena fatto una Lettura a un giovane ragazzo con gli stessi pregiudizi dei tre che ora sedevano sul muretto alla mia destra.
L'astio ingiustificato degli Indaco verso le altre Lune ancora mi irritava, nonostante ne facessi i conti da tutta la vita.
Costeggiai il muretto cercando di concentrarmi sui rotondi e bianchi sassi di fiume che lo componevano, invece che su quell'insulsa conversazione.

Arduinna aveva più di centomila abitanti e, di conseguenza, decisamente troppi rampolli di Indaco a vagare per le stradine del paese col naso impertinente rivolto all'insù, giudicando tutta la comunità dall'alto al basso per colpa dell'educazione piena di stupidi pregiudizi che gli inculcavano i loro ancor più stupidi genitori.

—Illustrissimo Successo, ma quello non è il Veggente Cadmio? —

Assieme alle parole mi arrivò l'odore dolciastro e acre di una delle sostanze stimolanti che gli Indaco adoravano usare a scopo ricreativo. Ignorai entrambi e proseguii.
—Passa qui, Sodalite. Cosa hai detto? Ah, sì. È proprio lui. Riconosco quei capelli ridicolmente lunghi—
—Si dice in giro che provenga da Arduinna, vogliamo scommettercelo?—
—Perderesti, perché ne ho già certezza. Lo conosco da prima che facesse il Salto, girava sempre con mia sorella e il suo compagno. Era una nullità, ora è un Veggente. Un bel cambiamento, eh?—

Sventolai una mano davanti al naso mentre lanciavo un'occhiata di sbieco verso il ragazzino che aveva parlato. Alto, magro e biondo slavato. Diasproera davvero simile alla sorella, ma mancava della grazia seducente di Corniola.
Povero ragazzo. Turmalin, sua madre, era una delle persone più manipolatrici e opportuniste che conoscessi. Prima di diventare Veggente, a malapena mi degnava di un'occhiata, neanche fossi una pulce pidocchiosa. Adesso, invece, si comportava come quasi tutti gli altri Indaco, cercando di compiacermi in un modo talmente ossequioso da darmi l'orticaria.

Solo un Indaco aveva mantenuto nei miei confronti un comportamento identico a prima che diventassi Veggente. Beh, oltre a Larimar, s'intente. Il suo onorevolissimo padre. Corallo mi aveva ignorato prima e continuava a ignorarmi adesso.

—Mio padre parla sempre male di loro. Li detesta—
Un'altra sbirciata nella loro direzione fu impossibile per me da evitare. Una ragazzina dai lunghi capelli neri aveva il visetto rivolto verso il giovane Diaspro con un'espressione così persa e adorante da farmi quasi ridacchiare. Era giovane, evidentemente. Gli Indaco imparavano presto a mascherare ogni esternazione di emozioni.

—È ovvio. Ma non dovresti dirlo ad alta voce, Ossidiana. Non sai chi può ascoltare—
—Credi che il Veggente abbia sentito? — mormorò un altro.
—Non ha importanza. Cadmio è a posto, sa come gira il mondo. Se anche dovesse sentire la nostra conversazione non correrà a diffamarci—

Aggrottai la fronte a quelle parole, lanciando l'ennesima occhiata nella loro direzione.
Nervoso, iniziai a giocherellare con il bracciale al polso.

—Ma tu ci hai mai parlato? —
Non che mi risultasse. Ero indegno delle loro attenzioni quando ero solo il figlio di un Verde che orbitava attorno a Larimar, ed ero io a mantenere le distanze da quando avevo fatto il Salto nei Veggenti.

—Stai scherzando? Certo. Potrei andare a chiacchierarci anche adesso, se volessi—
—E tua madre te lo permette? Mio padre non mi lascerebbe mai associare con quegli ipocriti—

Ipocrita? Io?

—No, ma io non faccio tutto quello che vuole lei, Ossidiana. Ad esempio, vedi? Sto fumando—
—Questa è efresilla, la fumano anche i bambini, Diaspro! Smettila di dire scemenze. Fai il grosso da quando sei tornato da Cautha, ma non sei credibile—
—Veramente, dentro c'è anche del tabacco, Sodalite—

Sussultai, inciampando su un sasso sconnesso del sentiero.
—Come? Stiamo fumando tabacco? — la ragazzina iniziò a tossicchiare.
—Come hai fatto a procurarti una sostanza così rara? — l'ammirazione nel tono dell'altro ragazzo mi nauseò.
—Ho i miei metodi—
—Visto? Fai lo sbruffone! L'avrai rubato dalle scorte di tua madre. Turmalin può ottenere qualsiasi cosa voglia, lo sanno tutti. Probabilmente ti ha permesso di testarlo al posto suo e tu esegui. Tieni, riprenditela pure. Questa roba è tossica! Non ho intenzione di rovinarmi i polmoni—
—Va pur via, Sodalite. Scappa, coniglietto che non sei altro— lo sbeffeggiò Diaspro. —Come osa dire che non faccio altro che eseguire il volere di mia madre? Fesserie, Ossidiana. Ho una mente mia. Questa me l'ha data un amico—
—Non sarebbe una cosa così orribile, Diaspro. Si fa quel che si può per sopravvivere, giusto?— la voce tetra della ragazzina tremolò alla fine.

Strinsi le labbra, mortificato per quei poveri ragazzi.
Diaspro, così come gli altri Incolori di origine Indaco, non erano diversi da me. Alla continua ricerca di attenzioni da genitori che, a conti fatti, non meritavano la nostra ammirazione.

Il ragazzo aveva passato tutta la sua infanzia a cercare di compiacere la madre, nella vana speranza di ricevere un po' di affetto da quel ghiacciolo imbellettato. 

Larimar era una passeggiata sotto il cocente sole estivo in confronto alla tundra artica che avevano per madre quei disgraziati. Crudele, spregevole donna. Ricordavo il modo in cui mi sminuiva in continuazione, da ragazzino, con quel ghigno arcigno a stravolgerne i lineamenti angelici facendola apparire simile a un corvo. Il figlio di un Verde e di una originaria Rossa non era degno di respirare la stessa aria della sua meravigliosa figlia Corniola.

—Sopravvivere non è tutto, Ossidiana. Bisogna vivere! Il mio amico mi ha spiegato qualcosa, su questo. Devi controllare la tua vita per poter essere davvero soddisfatto. E sai cos'è veramente meraviglioso? Strappare quel controllo a chi non vuole concedertelo. Valentine crede che... —

La voce sognante del ragazzino si confuse con un'altra. Un suono acuto, uno squittio in realtà, che la mia mente tradusse come parole.
La morte lo accompagna.

Rabbrividii, dando la colpa al vento marzolino che giungeva dalla Selva Bruciata, un luogo dove mia madre e quella di Larimar avevano trovato una triste fine, assieme ad altre dieci povere anime.
Un luogo che, come immaginerete, evitavo.

Il rosso aleggia attorno a lui.
Lo scoiattolo aveva passato la parola a un uccellino. Uno invadente come quello che avevo incontrato il giorno prima. E, come il giorno prima, lo ignorai.
In pericolo. Un'Anima persa è una facile preda per gli avvoltoi.

Facile preda... Ero stato anche io un'Anima persa, all'età di quel ragazzo. Se non avessi avuto Larimar a cui aggrapparmi, o l'esempio di Platino che mi guidasse dopo il mio disperato tentativo di allontanarmi dalla presenza nociva di mio padre.

Sperai che il ragazzo, Diaspro, potesse trovare un giorno qualcuno di affidabile che lo sostenesse. Qualcuno che lo aiutasse a scappare da quella famiglia velenosa
Avrei potuto essere io, quel qualcuno.

Quel pensiero molesto fu subito scacciato dalla mia mente. Non mi sarei mai potuto definire un salvatore di Anime perse. Inoltre, era un Indaco. Non si registrava la presenza di un Viola che aveva fatto il Salto dagli Indaco da talmente tanto tempo...

In effetti, questo aspetto era motivo di malcontento tra quella Luna. Un malcontento che sfogavano recriminando la nostra. Un malcontento che stava iniziando a prendere piede tra la popolazione. Sussurri che erano molto più pericolosi di obiezioni manifestate a piena voce.

All'origine di queste e altre lamentele vi erano gli Obiettori, la cui fantasia della scelta del nome era lacunosa quanto l'intelligenza dei suoi appartenenti. Pensavo fosse un movimento popolare solo tra gli Indaco, ma, a giudicare dalle occhiatacce che la gente di Arduinna continuava a lanciarmi, nell'ultimo periodo doveva essere stato abbracciato anche dagli appartenenti alle altre Lune.

La maggior parte delle proteste erano mosse a danno della mia Luna, giudicata troppo esclusiva dato il ristretto numero di persone che ne facevano parte.
Esclusivi, noi! Un'idea talmente assurda da essere quasi comica.
La verità, infatti, era tutt'altra. Le potenzialità erano dentro ognuno di noi, ma, al momento della Lettura, solo alcuni si rivelavano pronti a cambiare.

Eppure, quei pochi avevano respinto l'opportunità di diventare Veggenti.
Un rifiuto non così incomprensibile.
Intraprendere la strada dei Viola significava, per molti, allontanarsi dalla propria famiglia e dai propri amici. Iniziare una vita il cui unico scopo era il benessere della collettività, a spese anche della propria felicità.
Viaggiare costantemente. Non risiedere mai in modo permanente da nessuna parte. E l'assenza di casa, spesso, equivaleva a un'assenza di famiglia. Di affetti.
Una vita solitaria... Ma perché stavo facendo certi pensieri?
Forse la visita a mio padre, due giorni prima, mi aveva lasciato più amareggiato del solito e adesso mi ritrovavo a lamentarmi di cose per cui, in realtà, ero grato.

Mio padre era un simpatizzante degli Obiettori, com'è ovvio. Abbracciava le loro opinioni in merito ai Veggenti, in particolare al fatto che fossimo degli opportunisti che fingevano di interessarsi alla collettività ma, nell'ombra, avessimo secondi fini molto più egoistici. Era arrivato a quella conclusione nel tentativo di giustificare la morte accidentale di mia madre, e, purtroppo, era ormai passato il tempo in cui avrei potuto cercare di fargli cambiare opinione.
Ognuno reagiva al lutto a modo suo. Il padre di Larimar, ad esempio, aveva cercato di perdersi nel figlio, caricandolo di responsabilità e aspirazioni.

A proposito di Larimar, chissà cosa stava succedendo con la giovane.
Beh, la giornata era quasi al termine e non avevo molto da fare al momento, se non leggere documenti per l'incontro dell'indomani con la circoscrizione territoriale della Convergenza dei Sette Giusti. Potevo ritagliarmi cinque minuti per conversare col mio migliore amico, decisi.

Come procede con la ragazza?
Domandai, protendendomi verso la mente di Larimar e trovandovi facile accesso. La connessione energetica con la sua mente era sempre una sorpresa. Un giorno poteva essere talmente veloce che bastava un pensiero a farmi risucchiare nel vortice dei suoi pensieri, un altro giorno sembrava impossibile stabilire un contatto.
Però, quando avveniva, non era mai sgradevole o forzata. Sembrava naturale tanto quanto respirare, famigliare come il contatto del vento umido proveniente dal fiume con le mie guance accaldate dalla passeggiata.

Dopotutto, fin da bambino l'avevo cercato spesso. Le nostre case non erano molto vicine e quando mi ritrovavo immobilizzato in seguito a uno dei raptus di violenza di mio padre, la sua mente diventava il mio rifugio
Diventato Veggente, avevo scoperto che la sua abilità nella connessione energetica era rara, per un Indaco. Forse per questo a volte risultava impossibile averne accesso. Supponevo avesse a che fare col suo sangue "misto". In ogni caso, le mie capacità erano sempre state migliori delle sue, aspetto che trovava una naturale spiegazione, considerando la predisposizione della mia Anima.

Si trova nella sua camera adesso. Abbiamo già cenato. È tranquilla... Per una completamente fuori di testa.

Gli trasmisi il mio allarme e, al contempo, chiesi Come? Cosa intendi? Cos'ha fatto?

Crede di essere nata nel 1998.
Il silenzio che seguì quelle parole fu pieno di significati.
Pensa di essere un'Inquinante? Ripetei, certo di aver capito male.

Almeno possiamo spiegarci i suoi strani modi. Rispose con estremo gelo.

La mia mente frullava alla ricerca di una spiegazione per quell'assurdità.
Forse le hanno inculcato falsi ricordi? Hai presente quel libro che lessi tanti anni fa? Quello dove un ragazzo fu portato a credere che l'amica di cui era innamorato fosse in realtà un pericolo, qualcuno da uccidere a vista?

Leggi troppi libri Inquinanti. Mi trasmise con disgusto, non preoccupandosi di celare un giudizio che per altri sarebbe potuto apparire offensivo. Cosa che era, in effetti, più del suo solito.
E comunque, non ha alcun senso, Cadmio. Chi farebbe una cosa simile?

Un sadico? Proposi.
Larimar rimase in silenzio per lungo tempo. Non lo interruppi, continuando a camminare. Avvertivo la sua presenza rilassante in un angolo della mia mente. Sapevo che stava riflettendo, non avrebbe espresso la sua opinione senza prima averla ben ponderata. Avrei potuto scommettere stesse analizzando quella situazione da ogni prospettiva, cercando di cogliere elementi difficili da osservare.
Larimar era intelligente. Perspicace. Dotato di una mente affilata. Tutti aspetti che lo rendevano un nemico temibile... E un perfetto Indaco.

Ricordi quel che mi dicesti quando la Verde ci ha informato dei risultati delle analisi del sangue di Amneris?
Inciampai quando Larimar decise fosse finalmente arrivato il momento di rompere il silenzio.
A cosa ti riferisci?
La droga nel suo organismo. Ripose, laconico.
Rabbrividii. Oh. Sì. Ricordo, certo... E inizio a intuire dove stanno andando i tuoi pensieri.

Questo è il mio Rione, Cadmio. Mi interruppe. Lo resterà almeno fino alle prossime elezioni. Se qualche Indaco sta commettendo una simile depravazione, devo scoprirlo. Presto, prima di essere distratto dai doveri che interessano un Consigliere Capo.

Ah, quindi ti importa solo della tua reputazione? Lo punzecchiai. Sia mai che si scoprisse che vengono compiuti crimini del genere sotto la tua sorveglianza.

Nonostante le tenebre lo ammantassero più stretto del solito, mi rifiutavo di crederlo così spietato. Anche se lo prendevo in giro, dicendo avesse sempre un tornaconto per ogni sua buona azione, in realtà sapevo che avrebbe cercato di aiutare in ogni caso. Il Larimar della mia infanzia fingeva indifferenza e distacco verso i bisogni degli altri, ma era sempre il primo a tentare di trovare un modo per rispondere alle necessità altrui, spingendosi molto più lontano di quanto i normali Indaco facessero. Non poteva essere cambiato così tanto...

Era questo aspetto, infatti, che lo rendeva un ottimo candidato alla carica di Consigliere Capo.
Ed era ciò che l'aveva portato a iniziare la sua carriera come un Princeps Indacodel Rione Sopra la Riva, invece che aspirare a guidare uno dei Dicasteri, come tendevano a fare gliIndaco che riuscivano a rivestire la carica più ambita tra tutte: quella del ConsigliereCapo.
Un contatto diretto con la popolazione, anziché dettare ordini a Indaco "inferiori".

Ho anche io degli scrupoli, Cadmio. Benché qualcuno possa non pensarlo. Sibilò, facendo passare diversi secondi dalla mia provocazione.

Mi bloccai sui miei passi, perplesso dall'acredine che avvertivo.
Io non intendevo... Era... Era uno scherzo...

Lo so. Non preoccuparti. Potresti aiutarmi, comunque? Non posseggo molti elementi per trovare questa persona. Le tue conoscenze e abilità potrebbero tornarmi utili.
Ovviamente! mi offrii subito, sollevato. Cosa ti ha riferito Amneris sull'uomo che le ha fatto il... Lavaggio del cervello? Credo lo chiamassero così nel libro.

Non ritengo saggio fidarmi delle sue parole, Cadmio. La sua mente è stata violata. Manipolata... 

È solo una vittima, Larimar. Non è diverso da un abuso fisico. Mi inserii, percependo già un senso di simpatia per quella povera donna.

Non ti far influenzare da lei, Cadmio. Non è la tua storia. Mi redarguì il mio amico, forse avvertendo nel mio tono la direzione dei miei pensieri.

A ogni modo, è possibile che sia la spiegazione a ciò che ho visto nella Lettura della sua Anima. Era così... Così diversa. Ragionai. Non ho notato un'impronta di disagio, però. Non era come le menti distorte dai disturbi mentali o quella di alcuni Dislocati prima della riqualificazione comportamentale.

Concentrato sul mio discorso, vidi all'ultimo un ramo che mi ostruiva il percorso e ci andai a finire contro.
Ouch! esclamai, massaggiandomi il braccio.
Ti sei ferito? Esclamò, allarmato.
No, non preoccuparti. Un ramo. Mi ha giusto bagnato la poca neve rimasta attaccata. Dicevo, emh... 

Se fosse una pedina? mi interruppe per l'ennesima volta. Le conversazioni con Larimar durante le connessioni mentali erano sempre differenti rispetto a quelle a voce. Innanzitutto, mostrava più calore. Era meno rigido, come se un filtro fosse stato rimosso e potesse essere un po' più libero di esprimersi. Ma queste interruzioni continue? Non era mai stato così maleducato!
Una pedina? Quella povera ragazza? È solo una vittima, Larimar! ripetei, sorpreso fosse così restìo ad accettarlo.

Una vittima, certo, ma a che scopo scegliere lei, tra tutte? Certo, la sua persona è gradevole, ma non all'altezza di molte Indaco di mia conoscenza...
Rimasi in silenzio, aspettando portasse a termine quel ragionamento senza condividere la mia opinione sulla ragazza. O quella degli animaletti che bisbigliavano nelle mie vicinanze.
E non capisco come sia riuscita a fuggire. Deve averla lasciata andare, Cadmio.

Pensi sia stato intenzionale?

Questo è quel che i fatti mi portano a supporre... Nonostante sappia in prima persona quanto Amneris possa essere, come dire, piena di risorse nel caso voglia tentare la fuga.
Aggrottai la fronte, perplesso, ma Larimar continuò senza darmi l'opportunità di approfondire.
Hai modo di confrontarti con Platino? Se fosse già successo in passato, ne sarà sicuramente a conoscenza.

Ma certo. Gliene parlerò appena possibile. Confermai. Larimar, dimmi onestamente... Hai qualche problema a condividere la casa con la ragazza? Posso provare a trovarle una nuova sistemazione, nonostante tu sia l'unico, al mondo, di cui mi fidi pienamente.

La mente di Larimar si colorò di un acceso rosa, giallo e arancio... Con una punta di nero mescolata al rosso. Quando eravamo più piccoli, quello era il nostro modo di comunicare emozioni. Ogni tanto, le nostre menti producevano ancora quel linguaggio elementare.

Questi non erano colori che associavo alla preoccupazione, però. Né alla rabbia, nonostante il rosso mescolato al nero potesse far presupporre sentimenti violenti. Ma era un piccolo puntino tra colori che trasmettevano il calore del sole, la felicità di una risata, l'attesa di una divertente avventura e via dicendo.

Non ci sono problemi. Asserì Larimar, secco.
Incuriosito, cercai di indagare. Mi dispiace che tutto questo stia accadendo ora, con le elezioni così vicine...

Non preoccuparti, mio caro. In realtà, potrebbe farmi bene una distrazione. Mancano solo tre mesi, come hai fatto notare, e ciò che si poteva fare ormai è stato fatto. Non mi resta che l'attesa, e sai quanto mi logori stare fermo a non far nulla. Ci fu una pausa. Breve. Poi riprese, con un'apparente indifferenza. Questa situazione, per quanto scomoda, mi permetterà di non mettermi a gironzolare per la Riva Silvestre a lambiccarmi il cervello su come tutto potrebbe andare storto.

Dubitavo avrebbe mai fatto una cosa simile. C'era qualcos'altro, qualcosa che sembrava rifiutare di ammettere persino a se stesso.
Ecco perché il rosa e l'arancione preponderanti al posto di un colore primario come il rosso.
Avrei potuto spingere, provare a insinuarmi più a fondo nella sua mente, ma non ero a mio agio nel violare così la riservatezza di un amico. Quando fosse stato pronto a dirmelo, l'avrebbe fatto.
Nel frattempo...

Domani ho alcune visite da fare nei dintorni di casa tua. Passerò a trovarti nel pomeriggio, se non è un disturbo.

Mio caro Cadmio, sai che la tua presenza rallegra le mie giornate. Se potessi, ti vorrei qui con me ogni giorno, ma purtroppo anche tu hai scelto un lavoro impegnativo. Ti terrò aggiornato, ovviamente. Andrò a parlare, vedrò di farmi raccontare qualcosa in più.

Cercai di non trasmettergli il trambusto che quelle parole mi avevano provocato nel profondo, ma quando chiudemmo la conversazione mi permisi di sorridere apertamente, appoggiandomi sognante al tronco forte del salice i cui rami avevano tentato di cavarmi un occhio. Le ginocchia all'improvviso erano diventate traballanti.

Sapevo di non avere speranze, ma ogni tanto mi concedevo di sognare lo stesso. Larimar avrebbe sempre avuto un posto speciale nel mio cuore, nonostante, presto o tardi, la cruda realtà mi avrebbe strappato da quelle fantasie.
Il suo dovere era avere una compagna degna della sua posizione e dei figli. Una responsabilità a cui non si sarebbe mai sottratto.

Da parte mia, speravo solo di riuscire a ottenere ancora un ruolo nella sua vita, ritagliarmi dei momenti come questi da condividere con lui. Purtroppo, Corniola aveva messo ben in chiaro le sue intenzioni, e, se lui avesse infine ceduto, quel mio sogno si sarebbe di certo infranto ai miei piedi. Lei condivideva le opinioni dispregiative sui Veggenti e non avrebbe voluto che uno di noi gironzolasse attorno alla sua famiglia. Quindi, avrei dovuto fare incetta di questi bei momenti, perché nel futuro quei ricordi sarebbero stati le uniche cose che avrei potuto ottenere da lui.

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