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∴4∵ Un familiare estraneo

AVVISO: Avrei voluto suddividere anche questo capitolo, ma non ho trovato un punto adatto. Spero sia comunque scorrevole 🙏

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—Dai, dimmi la verità su come ti sei fatto quel livido. Conosci ogni angolo della Riva Silvestre! Mi sembra impossibile che ti sia fatto sorprendere da un ramo fuori posto! —
Scossi la testa, incredulo, mentre osservavo la noce rossastra che si allargava sullo zigomo del mio migliore amico.

—Gli incidenti capitano. Anche ai più esperti— mormorò Larimar col suo solito tono imperscrutabile. Nulla intaccò la sua rigida compostezza, ma lo conoscevo abbastanza bene da notarlo. Era irritato. Davvero, davvero irritato.
Tipico di Larimar. Non poteva accettare che qualcosa fosse fuori posto, né nella sua amata foresta né tantomeno in lui.

—In ogni caso, siamo qui per festeggiare il giorno in cui sei nato— riprese. —Non ti tratterrai ad Arduinna a lungo e ho intenzione di godere appieno della tua compagnia senza inerpicarci in questi futili discorsi su come mi sia o meno danneggiato con un ramo—

Sollevai gli occhi al cielo. —Quanto sei ridicolo quando ti metti a parlare così— brontolai. Tanto più che, per uno che lo conosceva quanto me, mostrava solo quanto fosse imbarazzato dall'incidente.
—In quale modo, di grazia? —

Gli feci il verso, ridacchiando quando mi lanciò una delle sue occhiate gelide. —Sei talmente sussiegoso, amico mio. La tua posizione tra gli Indaco non si indebolirà se ogni tanto dai mostra di un minimo di calore—
Sbuffò e fu molto più di quanto mi aspettassi di sentirgli emettere.

Dopotutto, sapevo come andava il suo mondo.

Da Indaco, non poteva permettersi di apparire vulnerabile o quantomeno umano. Le emozioni erano un'inutile distrazione, concesse solo a coloro che non avevano cose più importanti nella vita, come i rozzi Rossi, per esempio, patetici contadini. O i Gialli, una Luna di servitori e nient'altro.

Queste parole le avevo sentite pronunciare una volta dalla madre di Corniola, la splendida pepita che era stata promessa fin dalla nascita come compagna del mio migliore amico e che, come lui, era la pargola di una famiglia Indaco molto influente.

Non poteva certo avere una compagna qualunque. Non solo era il figlio del più giovane Indaco mai stato eletto come Consigliere Capo, nonché l'unico a essere riuscito a farsi rieleggere per tre mandati consecutivi, ma era una promessa nella loro Luna.

Larimar: il più giovane candidato a Consigliere Capo. Se fosse stato eletto, avrebbe battuto il record del padre e chissà, forse non solo quello.

Ogni tanto mi irritava questa sua apparente freddezza, ma dopo vent'anni quel comportamento mi era diventato familiare quanto il bracciale con inciso un fiore con tre petali che portavo sempre al polso, unico ricordo di mia madre. Il resto era rimasto nella casa di mio padre. Però, almeno, sapevo esistessero ancora.

Molto più di quel che Larimar poteva affermare sui ricordi di sua madre, distrutti dal mostro che aveva per genitore.

Giada era morta in seguito allo stesso incidente della mia. Quell'evento ci aveva unito in un modo inesprimibile, ma ci aveva anche indurito. Avevamo perso entrambi molto più di un genitore, in quel maledetto giorno: era Era stato strappato il lato umano del restante famigliare. I nostri padri si erano trasformati in mostri.
Il mio, almeno, si limitava alle violenze fisiche. Larimar forse avrebbe preferito qualche costola incrinata ai lividi che Corallo, il padre, aveva creato nella sua Anima. Detestavo quell'uomo quasi quanto detestavo Bistro. Ma mentre io ero scappato appena me ne si era presentata l'occasione, Larimar era rimasto.

E per questo, ero preoccupato per lui. Sapevo che avvicinarsi tanto alla carica del Consigliere Capo lo portava sempre più sotto l'influenza di Corallo, il padre.

Come sempre, mi persi nella contemplazione di quel ragazzo. Alto e snello, si muoveva con una grazia innata. Il suo portamento, elegante e fiero, mal celava una personalità inflessibile come l'acciaio. Solenne e orgoglioso, eppure abile nell'arte dell'inganno. Sicuro di sé e... Per l'Anima, avevo perso il filo!

Eppure, al di là di tutto ciò che faceva impazzire il mio cuore, attraendomi in modo tanto inesorabile, c'era qualcosa di nuovo.

Qualcosa che mi angosciava.

Dietro il blu dei suoi occhi mancava la solita luce. Non c'era vita. Solo un profondo e gelido vuoto. Un vuoto che lasciava spazio a qualcosa di pericoloso. E stava avanzando, strisciante: l'oscurità.

Larimar mi lanciò un'occhiata in tralice, forse domandandosi il motivo del mio inusuale silenzio. Rivolgendogliun sorrisetto, mi costrinsi a ridestarmi da quei lugubri pensieri.

—Quella botta deve averti parecchio sconvolto, amico mio. Non so se voglio entrare al ristorante con te in queste condizioni. Sei talmente irritato che lanci occhiatacce a ogni povero malcapitato che incrociamo — lo punzecchiai.

—Non essere sciocco, Cadmio. Non sto facendo assolutamente ciò di cui mi accusi— rispose, sprezzante. —Non sfogherei mai i miei dispiaceri su queste persone insignificanti—

—E adesso si mette a incanalare l'Indaco altezzoso. Complimenti, sei alla seconda fase del malumore. Primo, trucidare con lo sguardo tutti i passanti. Mancano i punti tre e quattro: disprezzare e far piangere qualcuno. Però, ti prego, risparmia le tue parole taglienti per chi se lo merita davvero. Ad esempio, come sta la cara Corniola? —

Emise un suono simile a un sospiro, facendomi sgranare gli occhi. Incurante di come sentirlo emettere un verso così umano mi avesse sconvolto, si portò una mano alla mandibola per massaggiarsela, sovrappensiero.

—Non mi dire che c'è lei dietro quel livido! Non scherzare, Larimar, davvero! Corniola non ti colpirebbe mai... Voglio dire, certo, potrebbe scuoiare un cucciolo a mani nude quella serpe, ma non rischierebbe mai la sua relazione con te! —
Tuttavia...

La ragazza non ce la faceva più a stare in disparte adattenderlo. Forse avevainfine perso le staffe, non sopportando più il continuo temporeggiare di Larimar. Insomma, passi che non si erano messi insieme subito dopo il compimento della Scelta di Corniola. Non affrettiamo le cose, lasciamole il tempo di fare le sue esperienze, eccetera eccetera. Ma ormai erano passati tre anni e, a sentire i pettegolezzi, lui non l'aveva mai neanche baciata.

Non che mi stessi lamentando, intendiamoci. Solo al pensiero di qualcosa di sessuale tra i due mi si riempiva la bocca di acido.

—Non essere ridicolo— mi riportò con poca gentilezza coi piedi per terra. —Corniola al momento èa Cautha, impegnata per il Dicastero dell'Ambiente in qualche progetto di aiutoe salvaguardia del territorio. —

—Che peccato — commentai.
Sollevò un angolo della bocca in quel mezzo sorriso che ogni tanto ero in grado di strappargli, una delle poche scintille che dimostravano come ancora le tenebre non l'avessero del tutto rapito.
Sì, dovevo sforzarmi di più di venirlo a trovare, era deciso!

—So che non la consideri in modo molto positivo, ma ti assicuro che è parecchio maturata rispetto a quando eravamo bambini. Si sta dimostrando in grado di gestire la residenza di una famiglia importante di Indaco e, al contempo, inserirsi nella società e supportare il proprio compagno. Sono soddisfatto dal nostro accordo, Cadmio—

—Cioè, ti sta spianando la strada portandosi a letto Indaco di ogni tipo e raccogliendo Promesseper aiutarti a essere eletto? —

Con quel commento mi guadagnai una delle sue occhiate sprezzanti. Cercai di rimediare. —Intendo dire, ti sta agevolando la corsa alla posizione di Consigliere Capo ottenendo favori e voti in modo onesto e dignitoso—

—Vedi, Cadmio, ci si aspetterebbe più entusiasmo nel sapere che un amico ha concrete possibilità di ottenere la carica più alta a cui un Indaco possa aspirare. —

—E losono, Larimar, hai il mio appoggio incondizionato. Ma beh, ho le mie riserve inmerito. Sei consapevole quanto me che, una volta al potere, diventerai il più invidiato e detestato della tua Luna. Nonè esattamente consigliato in quella...— il sopracciglio che sollevò nella mia direzione mi fece seccare la lingua in bocca prima di poter dare la mia opinione in merito a quella suddetta Luna, che ritenevo piena di serpi velenose dalla lingua biforcuta, se proprio ci tenete a saperlo.

—Qui gli Indaco sono rispettati, quindi trattieni le tue opinioni controverse, Cadmio— mi ammonì, indicandomi con lo sguardo il signore che si stava avvicinando. E che si fermò, una volta giunto al nostro fianco.
Non si era fatto intimidire dall'espressione arcigna sul volto del mio amico, il che significava solo una cosa: cercava un favore.
Rimasi in disparte, provandoa ignorare le lamentele dell'uomo nel rispetto della sua riservatezza. Perammazzare il tempo, mi misi a giocherellare col bracciale al polso.

—Verrò a trovarla presto, signore. Grazie, grazie mille. Buona giornata!— l'uomo se ne andò con un passo talmente baldanzoso che era a tanto così dal saltellare.
Sì, di certo una richiesta di favori.
—Gli chiederai in cambio il primogenito o solo l'Anima?—sbuffai.

—Sei davvero una causa persa, Cadmio. Quell'uomo è uno dei Princeps del Rione Sopra la Riva. Sta avendo qualche problema e... Ma non è mia intenzione discorrere di queste noiosità adesso—
—Quindi non ci guadagni nulla dall'aiutarlo? —

Questa volta fu lui a lanciarmi uno sguardo irritato, sempre che il lampo di glaciale blu nei suoi occhi potesse essere considerato un'emozione abbastanza calorosa da prendere il nome di irritazione. Insomma, era ciò che, nell'interpretazione del suo comportamento, più ci si avvicinava.

—Stai diventando troppo sfrontato, Cadmio. La nuova posizione ti dà forse alla testa? — mormorò.
Nonmi sfuggì, tuttavia, come non rispose alla mia domande. Quindi sì, un ritorno ce l'avrebbe avuto di sicuro. Forse non ora, forse in futuro, ma ero certo che avrebbe ottenuto il suo tornaconto per un simile disturbo. Promesse di favori, così venivano chiamate. Promesse, in breve.

D'accordo, apparivo un vero cinico, ma sapevo ormai come andava il mondo. Soprattutto quello in cui sguazzavano gli Indaco. O eri il pesce grosso che mangiava il pesce piccolo, oppure... Eh.

—Signor Larimar, buongiorno! —
Ci fermammo di nuovo e a quel punto la mia pancia brontolò per l'indignazione.

Prima Larimar che ritardava, cosa alquanto insolita per lui, poi tutte queste interruzioni... Di quel passo, saremmo arrivati a pranzo per l'ora di cena! Per fortuna, non avrebbero mai dato via il tavolo di un Indaco, nonostante il nostro maleducato ritardo. Malgrado il disprezzo che suscitavano tra le altre Lune, la gente continuava a trattarli con ossequiosa deferenza. Un po' come facevano con me da quando ero entrato nei Veggenti. Un'ipocrisia a cui non ero affatto abituato. D'accordo, nella maggior parte delle comunità mi accoglievano con sincero affetto, ma ad Arduinna era un'altra storia: occhiatacce diffidenti e sussurri sgradevoli a ogni mio passo. Eppure, per quanto ostili, nessuno osava mancarmi apertamente di rispetto.

Sì, quella comunità covava un astio immotivato verso la mia Luna, un malcontento che, purtroppo, si stava diffondendo anche nelle altre comunità del secondo Dominio. Presto, ignorarlo non sarebbe più stata un'opzione. Platino prima o poi avrebbe dovuto aprire gli occhi. Ogni volta che sollevavo l'argomento, mi zittiva o cambiava discorso.

Con un sospiro, mi girai a guardare verso il mio amico. La ragazza che l'aveva fermato mi aveva degnato solo di uno sguardo veloce, proprio come gli altri paesani, per poi iniziare a pavoneggiarsi con Larimar.

Ed ecco che tornavo ad avvertire l'acido dell'invidia quando, dal comportamento tanto sfacciato della donna, compresi quale genere di favore sperasse di ottenere. Quelle che cercavano un modo per entrare nel letto di Larimar erano le peggiori. O forse le ritenevo tali perché, almeno, loro avevano una possibilità, per quanto minima, di destare il suo interesse. Al contrario mio.

Nonche il loro approccio funzionasse con Larimar. In effetti, detestava simili attenzioni. Il disprezzo con cui le trattava mi aveva più volte messo in imbarazzo, ma non avrei mai osato riprenderlo per quelle offese. Non ero un ipocrita. Sia chiaro, non apprezzavo simili dimostrazioni di crudeltà verbale, ma accettavo ancora meno la sfacciataggine di certe donne.

Soprattutto quando si spingevano oltre il consentito, come stava facendo questa. La ragazza procace, ignorando le occhiate gelide di Larimar, che avrebbero dovuto ammonirla di stare alla larga, allacciò le braccia attorno al busto del ragazzo, strusciando quegli enormi seni sulla sua lussuosa giacca di carcassa... Chiedo scusa, zibellino, come mi correggeva sempre. Già, indossare un animale morto avrebbe fatto inorridire la maggior parte delle persone, ma non se appartenevi alla Luna Indaco. E, a essere onesti, se ignoravi il fatto che era appartenuto ad un tenero animaletto, era difficile non ammirare quanto bene quella pelliccia si adattasse alla sua figura asciutta e slanciata. Una figura che mostrava con estrema evidenza il disagio a quel forzato contatto, aggiungerei.

Prima che Larimar ridimensionasse l'ego della ragazza con qualche parola tagliente, decisi di intervenire. —Mi perdoni, signorina. Il caro Larimar ed io eravamo impegnati in una conversazione importante. Se non le dispiace... —

—Cadmio, caro, hai proprio ragione. Qui stavamo giusto per concludere, dico bene?—

Larimar aveva un angolo della bocca appena inclinato in quello che qualcuno avrebbe potuto fraintendere per un sorriso. Era il tipo di espressione che faceva correre un brivido lungo la mia colonna vertebrale, mentre l'aria attorno a lui si oscurava, densa come nubi prima di un temporale. Eccole di nuovo: le tenebre.

Intento a osservare il mio amico, non mi accorsi del modo in cui la donna stava reagendo nel rendersi conto di chi fossi... Almeno, non lo finché non me la ritrovai attaccata a un braccio.
—C-c-chiedo s-s-scusa, Veggente C-c-cadmio. Sono tanto tanto tanto lieta di conoscerla, mi chiamo...—

Toccò a me irrigidirmi, ma proprio quando avrei avuto disperatamente bisogno di ogni cellula cerebrale per tirarmi fuori da quella situazione, il mio cervello decise di ammutinarsi.

—Un piacere sicuramente reciproco, ma ci permetta di procedere. Non siamo privi di impegni come lei, signorina. Avremmo un luogo in cui recarci— mormorò Larimar.
Il gelo nelle parole del mio amico compì infine la magia.
La ragazza si scusò, staccandosi dal mio braccio.

Prima che la situazione cambiasse nuovamente, le feci un cenno educato del capo e la sorpassai a passi accelerati, ignorando lo sbuffo beffardo di Larimar alle mie spalle. Dopo qualche metro, rallentai, permettendo al mio amico di raggiungermi. Mi scoccò uno dei suoi soliti sguardi acuti e intensi e io abbassai il mio al terreno, incapace di sostenerne il peso.

Larimar era a conoscenza del mio disagio verso il contatto con lepersone così come io ero consapevole del suo. Ma per quante ipotesi potessifarmi sui suoi motivi, non ne avevamo mai parlato e, beh, non era quello ilmomento di spiegargli i miei.

—Ignoreremo questa spiacevole interruzione— stabilì col suo tono inespressivo. —Noto, tuttavia, che non sei cambiato molto nel tempo trascorso tra le nullità delle comunità al nord—

Sbuffai. —La cosa ti crea dispiacere, Larimar? Perché da quel che ricordo, non sei uno che apprezza i cambiamenti—

—Non sempre sono sinonimo di miglioramento, mio caro. Ecco perché non ne sono un estimatore—
Sospirai, sconfortato davanti al suo pessimismo. —Spero tu riesca a cambiare idea, un giorno. Se fossi stato della tua opinione, ora sarei a soffocare nel mio sangue sotto le attente cure di mio padre, anziché libero nella mia nuova Luna—

La sua espressione non cambiò, ma non mi sfuggii il modo in cui si irrigidì, come se con quelle parole gli avessi provocato lo stesso fastidio delle palpate della ragazza precedente.

La conversazione finì senza una sua risposta, mentre Larimar apriva la porta del ristorante per fare uno dei suoi soliti maestosi ingressi. Al suo fianco, mi sentivo come un segretario che rincorre il proprio superiore mentre questi supervisiona una qualche sua proprietà per assicurarsi che tutto proceda secondo le istruzioni da lui impartite.

Non che il ristorante fosse suo; un Indaco non si abbasserebbe mai ad avere un locale da Gialli. Eppure, i proprietari si accalcarono per servirlo, come se davvero Larimar avesse nelle sue mani potere di vita o di morte su tutti loro.
Visto che da quando ero diventato Veggente ero io il protagonista di simili attenzioni, fui stranito nel ritrovarmi ai margini della vicenda, a trotterellare di fianco al mio amico senza venir neanche degnato di una seconda occhiata.

Non mi ero accorto di essermi abituato a quel trattamento ossequioso fino a ora, ritrovandomene privato. Forse avrei dovuto preoccuparmi di come stessi prendendo abitudini che prima deridevo.

La cameriera ci fece sedere al solito tavolo al centro del locale, rendendoci visibili a tutti i commensali o coloro che sarebbero entrati da lì in poi e, sempre come al solito, Larimar ordinò un filetto di manzo al sangue accompagnato da un pasticcio di verdure e spezie. In quella comunità erano diversi i ristoranti che servivano carne, a indicare quanto fossero influenti le opinioni Indaco, ma noi sceglievamo sempre quello. Anzi, Larimar sceglieva sempre quel ristorante, nel rispetto del suo carattere abitudinario.

Stesso ristorante, stesso tavolo, stesso piatto.

Ma noi non eravamo più gli stessi. In quei cinque anni ero cambiato. Larimar era... Leggermente cambiato. All'epoca le tenebre erano quasi assenti. I sorrisi che mi rivolgeva erano rari, certo, ma ancora presenti. Adesso, escludendo quei rari guizzi all'angolo delle labbra, era una statua di ghiaccio. Più freddo della neve che anche quel pomeriggio aveva deciso di cadere.

—Dunque, mi è sembrato di capire che sei stato riammesso alla presenza di tuo padre— aprì il discorso, iniziando a tagliare piccoli bocconi perfettamente ordinati in modo perfetto e precisi di quel pasto perfetto ed equilibrato e con un perfetto accostamento di proteine, verdure e carboidrati.
—Eh già. Ho avuto questo piacere— sospirai, cercando di ignorare la fitta che, come al solito, quell'argomento mi provocava.

Per quanto mi ostinassi a fingere indifferenza, il rifiuto di mio padre mi aveva ferito e continuava a fare male ogni volta che ci pensavo.
—Non mi ha chiamato col mio nome attuale neanche una volta, ovviamente, ma almeno abbiamo avuto una conversazione abbastanza educata per tutta la mezz'ora in cui siamo riusciti a mantenerci su argomenti neutri come l'anomala nevicata di questi giorni o... Beh, sai—

—Mezz'ora di convenevoli... L'avrai detestato— mormorò, con una punta di sarcasmo.
—Non tutti sono stati educati a parlare dell'aria per ore e ore, Larimar— borbottai.
—Ne sono consapevole. Ecco perché mi sorprendo. Trenta minuti di conversazione vuota sono lunghi. Con mio padre arriviamo al massimo a dieci —

—Questa mi giunge nuova— sgranai gli occhi. —Da quando voi due conversate? Voglio dire, le uniche interazioni di cui sono testimone prevedevano una comunicazione a senso unico in cui venivi ripreso con un pretesto qualsiasi. Hai uno sbaffo di fango sulla scarpa, Larimar. Il colore della giacca non si accompagna a quello della camicia, Larimar. Sembri un selvaggio con quei capelli. Quanto durerà questa fase ribelle, Larimar? — feci una pausa per prendere fiato, ma avrei avuto ancora molti esempi da fare. Molti dei quali davvero sgradevoli.

La tua incompetenza è sconvolgente, Larimar.
Ogni tua boccata di ossigeno è aria sprecata, Larimar.
Le lacrime sono inefficaci e sconvenienti, Larimar. Denotano solo debolezza d'animo.
Confermi ogni giorno la tua inutilità, Larimar.

—Siamo usciti dall'argomento. Stavi per dirmi di cosa avete discusso dopo la mezz'ora di futilità— intervenne lui, prima di infilarsi in bocca un pezzetto di carne con una precisa quantità di verdure al seguito. Mangiava in maniera impeccabile ed estremamente meticolosa. Da piccolo mi ritrovavo spesso a cercare di imitarlo, con purtroppo miseri risultati.

—Scommetto che sai già cos'è accaduto, quindi...—
—Sai bene che è pericoloso fare una scommessa con un'Indaco, Cadmio— mi ammonì. —E non ho intenzione di giocare, perché sono oltremodo sicuro che la vinceresti. Fammi indovinare...— mi scrutò in quel suo modo distintivo. Gli occhi blu tanto acuti che potevo distintamente percepirli perforare la mia mente alla ricerca delle sue risposte. Sostenni lo sguardo a fatica, e fu solo perché vi ero stato esposto talmente tante volte da sviluppare una sorta di barriera immunizzante. Alla fine, con la sua solita indifferenza, disse —Ti ha messo alla porta quando hai iniziato a raccontargli del tuo apprendistato presso i Veggenti—

—Almeno questa volta ha aspettato che prendessi il cappotto— confermai, provando a dare un tocco di ironia per mascherare la fitta che provai a quelle parole. Certo, mio padre era un mostro, ma era pur sempre il mio papà.

—Cambiamo argomento— stabilì Larimar, conciso.
—Sì. Qualcosa di meno fastidioso. Vediamo... Come sta andando la gestione dei Rioni di Arduinna? Hai trovato qualcuno che ti sostituisca quando diventerai Consigliere Capo?—

Dopotutto, non poteva continuare a gestire le controversie che gli riportavano i Princeps rivestendo una delle cariche più complesse per gli Indaco. Per quanto fosse eccezionale quel ragazzo, era pur sempre umano.

Larimar si pulì bene la bocca, appoggiò il tovagliolo ripiegandolo in modo perfetto e poi... Si congelò. Possibile che la mia domanda l'avesse infastidito? Eppure, mi era sembrata abbastanza neutra.

Ma... Non stava guardando me. Sembrava concentrato su qualcosa alle mie spalle. L'espressione che gli attraversò per un secondo il volto mi sorprese. Era talmente estranea ai suoi lineamenti!
Incuriosito, mi girai, ritrovandomi davanti una scena bizzarra di cui faticavo a comprendere il senso.

Una persona dall'abbigliamento elegante si spostava, con gesti esasperati, delle ciocche sudice e aggrovigliate che le erano scivolate fuori da un ridicolo copricapo, mentre la cameriera alla cassa scuoteva la testa, accigliata.

Una tale confusione avrebbe di certo infastidito Larimar, ma il luccichìo che avevo intravisto nei suoi occhi sembrava intendere altro. Sembrava... Interesse?

E siccome l'ultima volta che gli avevo visto una simile luce in volto era... Era... Tanto difficile da ricordare,
dovevo capire cosa l'avesse sconvolto a tal punto da mostrare un'emozione del genere. Anzi, un'emozione, punto.

La cameriera, una brunetta dal nasino all'insù, l'avevamo già vista altre volte, per cui dedussi che la sua attenzione fosse stata catturata dall'altra persona.
Superava la cameriera di una testa e la figura snella, dagli arti lunghi e le spalle larghe, cozzava coi lineamenti delicati del volto, gli occhi grandi e le labbra morbide ad arco di cupido. Sembrava un adolescente in crescita, i cui tratti erano ancora un miscuglio tra infanzia e maturità.

Al di là del suo aspetto un po' malmesso, il fascino che emanava era incontestabile. Ma stiamo parlando di Larimar, il cui interesse per le faccende di sesso, o meglio la sua mancanza di interesse, era celebre tra tutti gli Indaco. Se neanche una come Corniola era riuscita a tentarlo, non poteva certo essere sedotto da una persona estranea e senza importanza.

Attento com'ero alle reazioni di Larimar, non mi sfuggì il modo in cui socchiuse gli occhi, le iridi ora scurite fino a diventare un tenebroso color onice. Un attimo dopo, con gesto deciso, si alzò e si diresse verso le due ragazze.

Rimasi seduto, ipnotizzato dalla novità assoluta di quella scena, mentre lo guardavo avanzare con il suo passo sicuro ed elegante. Cosa stava accadendo? Il comportamento del mio amico non solo era inspiegabile, ma del tutto eccezionale!

Un momento, non potevo certo perdermi lo spettacolo!

In un battito di ciglia gli andai dietro, nella speranza che farmi coinvolgere potesse aiutarmi a decifrare quello strano enigma in cui il mio migliore amico, anzi, il mio cristallo, si era appena trasformato.

⋰∴🌙⋱ ANGOLO AUTRICE ⋰∴🌙

Miei carissimi lettori, eccoci a questo secondo capitolo scritto dal punto di vista di Cadmio.

Vi incuriosisce sapere qualcosa in più su di lui? O forse siete più interessati al suo caro amico Larimar?
Ma soprattutto... Avete già intuito chi potrebbe essere questa "unica nel suo genere" che ha attratto così l'attenzione del gelido Larimar?

Fatemi sapere qui sotto cosa ne pensate e seguitemi nel prossimo capitolo per un po' di sano divertimento a danno dei nostri tre personaggi 😍

Un abbraccio stretto stretto dalla vostra,

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