Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

∴21∵ Cicatrici emotive

-Sei stato ingiusto con lei, Larimar. Dovresti decisamente scusarti- sbottai, non appena Amneris varcò la soglia della sala, lasciando le porte aperte alle sue spalle.

-Ingiusto, dici? Era ubriaca-

Il disprezzo nelle sue parole mi fece rabbrividire. Sapevo non fosse rivolto contro di me, eppure...
Mi dispiaceva vederlo così, con quella freddezza scesa ad ammantarlo come un'armatura.

C'era, nel passato di Larimar, un motivo valido per fargli detestare l'alcool con tanta veemenza.

Eventi che l'avevano portato a non indulgere nell'ebbrezza dello stordimento dalle sostanze, come invece tendevano a spingersi molti Indaco.
Chi per piacere, chi, purtroppo, per dimenticare.

Tuttavia, il mio istinto mi diceva che non era in gioco solo il suo odio per coloro che abusavano di alcolici o il suo disprezzo per un comportamento fuori luogo. C'era qualcosa di più profondo.

Strinsi le mani insieme, combattendo contro il timore che sempre mi assaliva quando mi trovavo a contraddire qualcuno. Quell'istinto, forgiato dai duri trattamenti di mio padre, ad accondiscendere a qualsiasi cosa per evitare ripercussioni più violente.

O, nel caso di Larimar, per evitare che mi allontanasse, lasciandomi del tutto solo.

Oh, Amneris, quanto la capivo...

-Quella ragazza non ha mai dato motivi per essere temuta o accusata di manipolazione.- tentai, scegliendo con cura le parole. -Non ho visto alcun artificio nel suo comportamento. Si comporta con te come nessuno mai aveva fatto, ignorando il rischio di offenderti o di sfidarti, senza dare importanza alla tua posizione. È genuina, Larimar, una persona autentica. Una perla rara nell'ambiente che ti circonda.- mano a mano che le frasi prendevano forma, sentivo crescere la certezza in quel che affermavo, come se le parole trovassero una verità radicata, una verità che avevo sempre tenuto dentro, anche se silente.
Lì, in quella parte della mente che Platino mi spronava ad ascoltare.

-Fesserie- sputò Larimar, con il mento puntato verso l'alto, rigido, come se cercasse di mostrarsi inscalfibile, ma qualcosa nel suo atteggiamento lo tradiva. Il suo sguardo non incontrava il mio; invece, fissava un punto lontano, quasi volesse trapassare Amneris anche attraverso i muri.

L'oscurità era tornata ad ammantarlo, ne avvertivo l'amarezza fino in fondo la gola.

-Cos'è successo? -domandai, abbassando la voce, cercando di mantenere un tono pacato, lo stesso usato poche ore prima con quel giovane ragazzo a cui avevo fatto la Lettura.

Un ragazzo in cerca di conforto e guida, gli occhi fuggenti ricolmi della medesima paura che avevo provato per così tanti anni da conoscerne ogni sfumatura.

Sentii un tremito attraversarmi il corpo. Ricordai, ancora una volta, l'eco delle parole dure e i colpi ricevuti. Vicende che avevo allenato la mia mente a dimenticare.

Le persone come me e lui, che avevano vissuto nell'ombra della violenza, non volevano mai aprirsi del tutto. Eppure, il ragazzino l'aveva fatto. Aveva riconosciuto in me una persona capace di comprendere, forse. Oppure era il ruolo che rivestivo ad averlo incoraggiato.

Larimar aveva costruito nel tempo le stesse solide barriere e io le rispettavo, consapevole, senza bisogno di spiegazioni, di quel che aveva passato e delle ragioni dietro i suoi comportamenti. Non aveva mai subìto danni fisici, ma quello sguardo, in quel visetto smunto, pallido, atterrito e confuso... Sì, l'avevo visto anche su Larimar così tante volte da averne perso il conto.

Non era necessario che un genitore alzasse le mani sul figlio per tingere di paura, sofferenza e solitudine la sua infanzia.
Corallo non aveva mai colpito fisicamente Larimar... Ma le ferite emotive erano altrettanto dolorose.

Quel continuo promemoria di non contare nulla. Di essere una costante delusione. Che l'unico motivo per cui valeva la pena interessarsi a te era la posizione che derivava dal buon nome della famiglia e dal ruolo che, forse, saresti riuscito a rivestire in futuro. Sempre se non avessi continuato a dimostrarti un fallimento.

Quando a ripetertelo è la tua unica figura genitoriale, alla fine, inizi a crederci pure tu.

-Qualcosa non va, Cadmio. In me. Quando sono con lei faccio fatica a gestire la mia emotività- ammise, le parole ridotte a un sussurro.

Si passò una mano sul viso in una insolita dimostrazione di fatica. Abbassò le spalle, e le parole seguenti uscirono con un tono che di rado gli avevo sentito usare. -E se il mio controllo si incrina... Se si spezza... Non posso permettermi di essere fragile, Cadmio. Fragilità è sinonimo di debolezza. -

Non erano stati i molteplici soprusi subiti da parte del padre a portarlo a questa conclusione. Non solo.

-Non finirai come tua madre, lo sai, vero? Un attimo di vulnerabilità non condannerà la tua esistenza. -

Lo sguardo di Larimar si fece gelido. Sembrava voler chiudere ogni porta, scacciare ogni possibilità che qualcuno, anche solo da lontano, potesse avvicinarsi a lui.

Abbassai gli occhi sul tavolo, verso la bottiglia vuota abbandonata da Amneris, cercando di inghiottire il senso di colpa e fermai la mano con cui stavo torturando il bracciale al mio polso.

Le mie parole avevano riportato a galla vecchie cicatrici. Rievocavano i ricordi di una madre che aveva provato ad annullarsi nell'alcool, di un padre incapace di ammettere le sue colpe, che finiva per riversare tutto il suo senso di impotenza contro il figlio.

Ma una forza, dentro di me, mi spinse a continuare. A riaprire quelle vecchie ferite purulente. Disinfettare bruciava, ma era l'unico modo per evitare che si contaminassero ancor di più.

-Lei fu buttata nella fossa delle vipere senza alcuna preparazione. Sperava che l'amore per tuo padre potesse proteggerla da tutto il resto, ma la realtà, alla fine, le è crollata addosso. Tuo padre era assente, assillato dai suoi doveri come Consigliere Capo. Lei era sola. L'alcool è stata una fuga facile-

-Non era sola, Cadmio. C'ero io... Ma non ero abbastanza. Anzi, ero un peso. Un ulteriore fastidio-

Restai immobile, con il cuore pesante. Ricordai i giorni in cui, da piccolo, cercavo disperatamente di capire cosa spingesse mio padre a trattarmi in quel modo. Era una domanda che non aveva mai trovato risposta. Una domanda che ero certo tormentasse anche Larimar.

Io però avevo smesso di tentare di compiacere mio padre.
Smesso di ripetermi di essere io il problema.

Me n'ero andato, consapevole di chi, tra noi, fosse il vero mostro.

Le mie ferite si stavano rimarginando, mentre nel cuore di Larimar se ne aprivano ogni giorno delle nuove.

Lo sguardo tormentato di cui parlavo, eccolo, proprio lì, che si intravedeva nelle profondità blu dei suoi occhi, insinuandosi tra le fessure sanguinanti nell'armatura che continuava a stringersi addosso.

-Non è così.- ribattei.

Ma era inutile. Niente di ciò che avrei detto lo avrebbe portato a convincersene.
Com'era apparsa, la vulnerabilità nel suo sguardo sparì di nuovo.

La sua maschera glaciale era tornata, e con essa l'arroganza che l'accompagnava.

-Quella ragazza è subdola. Mi porta a... Provare cose che non voglio sentire- mormorò infine lui, riportando il discorso su Amneris. -Non mi piace ciò che accade quando è con me. È come se un fuoco mi ardesse dentro, qualcosa che non riesco a spegnere.-

Gli occhi di Larimar mi inchiodarono con la loro intensità e io avvertii la preoccupazione farsi strada nelle mie viscere. Nel suo sguardo erano tornate a mostrarsi le tenebre.

Non c'era un'emozione riconoscibile, ma vuoto. Gelo. Oscurità.

Ne ebbi il terrore.

-Larimar, non tutti vogliono manipolarti o ferirti. A volte, le persone genuine esistono davvero- mormorai, cercando di non sembrare troppo insistente. -Amneris potrebbe essere una di quelle persone. Ho visto come sei quando lei è presente e... Mi piace. Sembri vivo, non come...-
Tuo padre. Non come te, ora.

Ma non lo dissi. Non mi azzardai.

-L'emotività fuori controllo è una debolezza-
La sua voce era quasi un sibilo e io mi sentii gelare fin nelle ossa.
-Non è Corniola. Non sfrutterà i tuoi sentimenti per soddisfare i suoi scopi. - riprovai.

-Lo so. È peggio. Molto peggio. - chiuse gli occhi, il volto contratto come se stesse trattenendo un ricordo, ma questo comportasse solo sofferenza. -Con Corniola sono in grado di riconoscere quando cerca di far leva sulla mia emotività. È insistente, ma, per quanto disperata, non sarà mai una minaccia. So gestirla. Non avverto quell'improvviso... Quel calore, quel bisogno di... Con lei non sono... Non sono tentato di essere migliore, Cadmio.-

Sgranai gli occhi a quell'ammissione.

-Amneris... Lei... Ti sprona a migliorarti? È... Positivo- balbettai, a fatica. L'invidia che si mescolava a un senso di gioia per quelle rivelazioni. Curioso, non pensavo avrei mai potuto sentirmi felice nello scoprire dell'interesse di Larimar per una donna.

-Amneris mi spinge a essere ciò che non sono. Mi rende consapevole di non essere abbastanza. Non lo sono, non per lei. -

-Forse dovresti lasciarle la possibilità di decidere, Larimar. Se fossi io, a dover scegliere, non apporterei nessun cambiamento in te. Sei già tutto ciò che potrei desiderare- la voce mi si spezzò, la bocca in totale secchezza dopo ciò che mi ero lasciato scappare.

Ma Larimar non sembrò comprendere la gravità di quella dichiarazione.

Alzò un angolo delle labbra, un leggero sorriso che allontanò di poco le tenebre dai suoi occhi.
Avrei dovuto sentirmi soddisfatto da quella piccola vittoria, invece mi maledissi, perché speravo in qualcosa di più.
Non avrei mai sentito ricambiare i miei sentimenti, ma quella piccola, minuscola, scintilla di speranza non voleva zittirsi.

-Grazie, mio caro amico. Sei l'unico con cui posso parlare di certe cose. Tu mi capisci. Sai perché non posso permettermi alcuna debolezza.-

-Io...- titubai, indeciso su quanto dire, ma alla fine diedi retta a quella vocina che Platino insisteva fosse importante. Quella che andava contro anche ai miei desideri più profondi. -Non sono d'accordo con le tue affermazioni. Amneris potrebbe essere una buona cosa, per te. Se davvero vuoi che vada via, la aiuterò a trovare una nuova sistemazione...- presi fiato e poi aggiunsi, piano -Non ti costringerò mai a cambiare idea, ma, forse, dovresti chiederti se questo sentimento che lei risveglia in te sia davvero una debolezza o... Se in realtà sia tu a esserne spaventato-

Il silenzio accolse le mie parole. Diverse espressioni si alternarono su quel volto dai lineamenti duri: incertezza, rabbia, orrore, rifiuto...

Ma tutto si spense, veloce. In un battito di ciglia era tornato il freddo e distaccato Larimar che mostrava al resto del mondo. Lo sguardo rivolto alle mie spalle su...

-Figliolo-

La mia spina dorsale si raddrizzò a quella voce.

-Padre- mormorò Larimar in risposta. - Cosa ti spinge fino a qui? -

-Domani sei atteso nel Salone di Giove per la cena. Porta la ragazza, voglio conoscerla meglio. Sembra abbia fatto parlare di sé, questo pomeriggio-

Avvertii distintamente il sangue abbandonare il mio volto.
Cosa aveva combinato Amneris? Se Corallo la reputava una fonte di fastidio, avrebbe potuto trovarsi in pericolo.
Le persone scomode per le famiglie Indaco più rilevanti tendevano a scomparire.

-Non mi è giunta voce- replicò Larimar, mantenendo quella parvenza di indifferenza.

Lo conoscevo a tal punto, tuttavia, da accorgermi della tensione sul suo volto.

-Mi hanno riferito sia stata ammirata per la sua grazia e vivacità. Diversi Arancioni si sono espressi con parole di rispetto e gratitudine nei suoi confronti. Sono sorpreso, Larimar. Per una volta, pare non debba vergognarmi di te.-

Larimar accolse con un cenno del capo quel complimento che, a mio avviso, era fin troppo simile a un insulto.

Poi, com'era apparso, Corallo se ne andò. Nessun saluto, nessun gesto di commiato. Nessuno sguardo nella mia direzione, o cenno che facesse intendere mi avesse riconosciuto.

Non che fossi sorpreso, né, se è per questo, dispiaciuto. Meglio invisibile, ai suoi occhi, che venir trattato come un pelucchio fastidioso. O considerato come un capo pregiato quando solo due giorni prima ti saresti volentieri sbarazzato di quella spazzatura ingombrante.

Tornai a guardare verso Larimar e repressi un sospiro frustrato.

L'armatura era riapparsa a rivestire ogni centimetro del mio amico.

Non c'era più alcuna possibilità che la nostra conversazione si spingesse di nuovo verso le profondità emotive che avevamo appena sfiorato.
L'occasione era andata persa.

Larimar incrociò le mani al di sopra del piatto, lo sguardo che sembrava smarrirsi nella contemplazione del pasto che nessuno di noi aveva toccato.

Un lampo di qualcosa, che avrei potuto scambiare per sollievo, si accese nei suoi occhi. Ma fu con il solito gelo che, infine, parlò.

-A quanto sembra, la ragazza non se ne andrà.-

⋰∴🌙∴⋱ ANGOLO AUTRICE ⋰∴🌙∴⋱

Così si conclude questa prima parte della vicenda. Larimar ha mostrato tanto di sè, non credete? Ha apertamente ammesso ciò che Amneris gli fa provare, e Cadmio... Quanti di voi soffrono per questo povero cucciolo?

Sarò onesta, un po' mi insulto da sola quando penso a quale disperata sorte l'ho condannato...

Quindi, sembra che a Larimar non sia stata lasciata scelta in merito all'allontanamento di Amneris... Secondo me, ne è contento. Ho il sospetto che il suo cervello lo solleciti a cercare di tenere le distanze, ma il suo cuore...

Però, c'è un grande però: Amneris resterà? Sembrava parecchio intenzionata a scappare un'altra volta... Cosa pensate farà?

Resto in attesa delle vostre congetture!

Un grande bacio a chi sta leggendo ❤️ dalla vostra,

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro