Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 24

Mi accorsi di avere gli occhi chiusi e di non riuscire a vederlo. Dovetti pensare chiaramente all'atto di sollevare le mie palpebre perché queste obbedissero.

«Ho bevuto ancora.» Non sapevo per quale motivo mi sentii in obbligo di comunicarglielo.

«Lo so.» Lo sentii ridere, era quella risata bassa che adoravo. Quella che ricordavo di aver sentito la prima volta che ci eravamo visti, quando stava scappando dal professore panciuto.

«E ho trovato qualcuno con cui divetir. . .divel . . .mhm, che mi voleva.» Finii per dire e mi sforzai per tenere gli occhi aperti mentre parlavo, anche se gli occhi non servivano per parlare, allora perché dovevo tenerli aperti?

«So anche questo, vi ho visti.» Nonostante il tono neutro che utilizzò io avvertii la sua delusione, lo sentii spostarsi e prendere posto vicino a me. «Ha fatto in fretta.» La sua voce venne distorta dal sorriso amaro che si dipinse sul suo volto.
M

i tirai su con fatica e per poco non caddi da seduta. Stupida forza di gravità.


«Non ci ho fatto niente.» Dissi lentamente, ma non mi sentivo in colpa. Non riuscivo a non pensare che quel ragazzo aveva delle labbra fantastiche e non mi era dispiaciuto sentirlo contro di me.
«Adam si è messo in mezzo.» Sputai con disappunto.

Matt sospirò. «Non mi devi spiegazioni.» Continuò a non volermi guardare.

«Credevo che tu mi volessi.» Confessai in un sussurro, tentando di sembrare lucida. «Voglio che tu mi vuoi.» Continuai a parlare rendendomi conto del fatto che non mi sarebbe stato possibile, in alcun modo, sembrare meno ubriaca di quanto fossi realmente. Finalmente ottenni i suoi occhi su di me, Matt mi guardò come se fosse triste.

«Sei ubriaca, Elsa. Non sai cosa fai.» Mi riprese.

«Solo gli ubiachi dicono la vera. . . verità.» Sussurrai, ero consapevole di aver storpiato qualche parola, ma non capivo quale, quindi lasciai perdere. Ero così vicino a lui che il mio corpo reagì al suo sguardo, unito al lieve contatto delle nostre spalle. Un brivido mi percorse interamente. Una scarica elettrica che mi spinse a sporgermi verso di lui per poggiare delicatamente le mie labbra sulla sua guancia. Ma non lo feci.
M

att sostenne la sua posizione seguendo il mio ragionamento dettato dall'alcol.

«Peccato che le persone poi fanno di tutto per tornare a nasconderla, una volta sobrie.» Spostò l'attenzione davanti a sé. «Anche se questa fosse la vera te, domani ti pentiresti di tutto e non me lo perdoneresti mai.» Parlava con tristezza.

«Okay.» Riacquistai un briciolo di lucidità, abbandonando la missione di buttarmi su di lui. «Ma prometti che userai questa festa per convincermi. Ti prego, non mollare quando sarò sobra, sobia, sobrea.» Poggiai la testa sulla sua spalla, rinunciando a cercare la parola giusta e osservai il cielo scuro sopra di noi. Le stelle erano quasi invisibili a causa della luce che proveniva dalla città.

«Te lo prometto. Se mi dici perché hai bisogno che ti convinca, quando ora hai fatto capire ad entrambi che ti piaccio.»

Il freddo divenne insopportabile quando il vento crebbe abbastanza da artigliarmi il collo scoperto. Sapevo di dover rientrare per non ritrovarmi un ghiacciolo al posto del naso ma davvero non volevo alzarmi. Ad un certo punto mi venne il dubbio di essere incollata al terreno tramite uno strato di ghiaccio, come una lingua attaccata al palo.

«Perché ho paura.» Gli confessai. Fortunatamente mi era rimasta una briciola di buonsenso che mi impedì di rivelare altro.
Sicuramente Matt si accorse che tremavo dal freddo, così in un movimento lento e pacato avvolse un braccio intorno alle mie spalle e mi strinse vicino al suo petto.

«Dato che sei in vena di confessioni, posso farti una domanda?» Chiese e anche se avevo gli occhi chiusi sapevo che stava sorridendo. Annuii emettendo un verso di approvazione e lui sorrise di nuovo. «Perché Chris ti chiama moscerino?»

Mi separai da lui quanto bastava per guardarlo in faccia. Con tutto quello che avrebbe potuto chiedermi, aveva scelto quello? Tornai ad accoccolarmi sul suo petto. «Non voglio dirtelo.»

«Perché?»

«Perché è stupido.» Piagnucolai.

Ero sicuramente ubriaca, ma riuscii a sentire in modo nitido il profumo di Matt. Era come se si confondesse con quello dell'aria notturna che ci circondava, ma io sapevo che era il suo. Lo sentii insistere un po' e alla fine mi decisi a dirglielo con riluttanza. 

«Quando mi ha insegnato autofidesa, auto...se...» Mi trovai ancora una volta a non riuscire a parlare come si deve e sbuffai di nuovo.

«Autodifesa?» Suggerì Matt. Sentii la voce vibrare nel suo petto ed annuii sorridendo.

«E diceva che colpivo come un moscerino.» Conclusi lamentandomi. Matt non disse nulla, pensai che forse non mi aveva sentita, o che io non avessi davvero parlato. Forse mi ero immaginata interamente quella conversazione.

Mi rannicchiai al suo fianco, non curandomi del vestito stretto che si sollevò quando portai le ginocchia al petto, premendo i piedi nudi contro il terreno freddo.

«Non ti addormentare.» Lo sentii ripetere con dolcezza, ma mi trovavo così bene che non gli diedi retta. «Andiamo a casa.» Mi lasciò andare all'improvviso permettendo alla notte di colpirmi ancora con il vento freddo.

«Ho chiamato Chris.» Gli dissi riaprendo gli occhi e provai a rimettere gli stivali per coprire i miei piedi.

Senza farlo apposta, quando conclusi la frase, la voce di Chris mi chiamò dalla strada. Matt mi aiutò ad alzarmi, ma non ero riuscita ad allacciare gli stivali, quindi stavo morendo di freddo.
Quando inciampai nei miei stessi passi Matt mi sollevò da terra senza preavviso. Il cambio improvviso di visuale mi fece girare la testa.

Non ebbi nemmeno la forza di arrabbiarmi, forse perché dopotutto mi piaceva stargli così vicino. Allacciai le braccia intorno alle sue spalle e sfregai i naso contro il suo collo, inalando il profumo che non mi avrebbe mai stancato, per poi lasciarvi un bacio umido. Lo sentii irrigidirsi e inspirare bruscamente, ma prima che potessi ripetere l'azione mi posò sul sedile della macchina di Chris e separò i nostri corpi chiudendo la portiera.
Poco dopo sentii il mio amico entrare in auto e mettere in moto. Io avevo di nuovo gli occhi chiusi, era più forte di me, mi sentivo stanca.

Il silenzio spezzato solo dal rombo del motore fu come una ninna nanna e senza poter fare qualcosa per impedirlo, mi addormentai sul sedile.

***

Sembrava che qualcuno avesse legato alcuni fili a varie parti del mio cervello e che ora li stesse tirando tutti verso l'esterno, provocandomi un dolore lancinante.
Provai ad aprire gli occhi, ma un ago invisibile li attraversò e li richiusi subito.
Mi mossi lentamente per riuscire ad arrivare in cucina e prendere un'aspirina. Appena giunsi alla porta della mia camera un improvviso senso di nausea contorse il mio stomaco. Misi in secondo piano il dolore alla testa e mi precipitati in bagno appena in tempo per vomitare i miei organi.

«Buongiorno.» Una voce troppo alta mi parlò dall'ingresso del bagno. In mano teneva un bicchiere pieno d'acqua e sul fondo un cumulo bianco di medicinali si stava sciogliendo.
Solo il pensiero di fare uscire qualche suono dalla mia bocca fece tirare ancora una volta i fili nel mio cervello.

Mi accasciai a terra cercando di capire se il mio corpo avesse finito di combattere contro di me, Chris si avvicinò sedendosi poi sul bordo della vasca e porgendomi il bicchiere. Quando il medicinale fece effetto mi fu possibile creare pensieri logici, mi accorsi di indossare ancora il vestito attillato che non mi faceva respirare. Mi cambiai e raggiunsi la cucina dopo essermi fatta una doccia e lavata i denti.
Chris mi aveva cucinato uova e pancetta, si sedette con me mentre mangiavo.

«Emily mi ha vista?» Mangiai l'ultimo boccone di uova strapazzate. Ero preoccupata di averla traumatizzata.

«No» mi rassicurò.

«Come sono arrivata in casa?» L'ultimo ricordo che avevo era di essere entrata nella macchina.
Chris mi guardò severamente.

«Matt ti ha portata quasi in braccio fino alla porta di casa, ti abbiamo messo a letto e se ne è andato. Fosse stato per me ti avrei lasciata in macchina.» Mi lanciò una frecciatina.
«Per fortuna tua sorella non si sveglia nemmeno sotto bombardamento. Non sarebbe stato il migliore degli esempi.» Il tono di voce duro mi ricordò per un attimo quello di mio padre.

«Hai insistito tu perché mi divertissi.» Evitai il suo sguardo sapendo che aveva ragione a farmi la ramanzina.

«Si, volevo che ti prendessi una pausa, non che ti sbronzassi tanto da rischiare il coma etilico.» Alzò la voce perdendo la pazienza.

«Non era programmato.» Ammisi a testa bassa. Poi ebbi la possibilità di ragionare un momento. «Aspetta un attimo, hai lasciato Emily in casa da sola per venirmi a prendere?»

Lo colsi alla sprovvista con questa domanda. Vidi un momento di indecisione nella sua espressione, poi fece un respiro profondo e mi guardò.

Tecnicamente no.»

«Che vuoi dire?» Indagai.

«C'era una persona qui con me.» Parlò con un filo di voce.

Mi sorpresi. «Oh» e poi mi sorpresi di essermi sorpresa, dopotutto era un uomo adulto e poteva fare quello che voleva. «Ok.»

Mi chiesi da quanto conoscesse quella donna per essersi fidato abbastanza da lasciarle il compito di controllare Emily.

«Ti ricordi di avermi chiamato?» Annuii. Ricordavo bene o male tutto quello che era successo ed immaginai dove volesse arrivare. «Hai detto di aver fatto un casino. Ha a che fare con la faccia che aveva quel povero ragazzo?»

«Che faccia aveva?»

«Come se gli avessero appena detto che deve morire» rise. «Non l'hai ancora detto a nessuno, vero?»

Chris era dell'idea che avrei dovuto far sapere ai miei nuovi amici che c'era un motivo se vivevo con lui, in modo da non respingere il loro affetto.
Non ricordavo come fossi entrata in casa, ma i miei ricordi della festa erano ancora intatti e Matt aveva ragione. Mi stavo pentendo di averlo baciato, di tutto quello che gli avevo detto e non potevo tornare ad essere una stupida adolescente irresponsabile. Nonostante fossi felice che lui mi avesse fermata, in un certo senso ne rimasi anche delusa.
Ma ora le due parti dentro di me si trovavano in contrasto come mai prima.
Sarebbe stato inutile continuare a negarlo, quella dannata infatuazione mi stava rovinando.

Iniziai a chiedermi se sarebbe mai arrivato il momento in cui mi sarei fidata abbastanza per dirgli tutto.
Forse spiegandogli la situazione, parlandogli del tornado di pensieri contrastanti che mi vorticava in testa, avrebbe capito e finalmente avrebbe fatto un passo indietro, accettando una semplice amicizia. Ma come avrei potuto sapere che una volta che mi fossi aperta con lui, non sarebbe sparito dalla circolazione?

Mentre stavo sdraiata sul letto a riprendermi Chris entrò in stanza e mi mise in mano una foglietto con la lista della spesa.

«Tocca a te.» Disse e scomparve nella sua camera.

Emily dormiva ancora, così prima di uscire passai dalla sua camera e aprii le tende per farla svegliare gradualmente.
Quando uscii di casa mi scappò un urlo per via del ragazzo che mi trovai davanti.

«Ci provi gusto a spaventarmi?» Lo riproverai.

In tutta risposta lui mi afferrò per i fianchi e prima che riuscissi a reagire mi diede un bacio a stampo.
Un tocco veloce che mi riportò alla mente il sapore della sua bocca della notte prima e forse rimasi con gli occhi chiusi più a lungo del dovuto.
Le sue mani non lasciarono il loro posto.

«Come ti senti?» Mi domandò rimanendo a pochi centimetri dalla mia bocca.

Ero sobria, ormai non c'era più traccia di alcol nel mio corpo, eppure non riuscivo a rispondere. Il mio cuore iniziò a seguire un ritmo tutto suo e la mia mente era annebbiata dal suo profumo.
Non so dove presi la forza per separarmi dal suo tocco e distogliere lo sguardo dai suoi pozzi dorati.

«Sto bene.»

«Vedo che sei tornata in te», mi schernì.

Mi ricordai della nostra conversazione seduti sul prato gelido e desiderai scomparire. Sarebbe stato meglio per tutti se avessi tenuto la bocca chiusa.

«Prima che inizi a supplicarmi di dimenticare tutto quello che è successo, meglio che ti metti l'anima in pace, ho intenzione di sfruttare al meglio la tua dichiarazione, se così possiamo chiamarla, e non mollarti finché anche la te sobria non mi salterà addosso come la te ubriaca.» Si avvicinò al mio orecchio.
«A proposito, eri davvero sexy.» La sua voce mi provocò un formicolio nel basso ventre.

Non c'era niente che avrei potuto dire per negare tutto, avevo fatto un disastro vero e proprio.
L' unica opzione che mi era rimasta era ignorare, per quanto possibile, ogni riferimento agli eventi di quella serata.
Mi schiarii la gola sforzandomi di mostrarmi indifferente alla vicinanza del suo corpo.

«Se hai finito, avrei delle cose da fare.» Lo superai senza che mi fermasse e presi le scale per dirigermi alla mia auto.

«Ti va di andare al bowling?» Poggiò una mano sulla portiera per impedirmi di aprirla e ci si mise davanti. «Non saremo soli.» Aggiunse, come se mi avesse letto nel pensiero.

«Giuro.»

Mi presi un momento per pensare alla sua proposta. Sospirai all'idea di dover passare del tempo con lui dopo quello che avevo fatto e detto la sera prima.

«Sii pronta per le sette.» Si separò dalla mia auto e fece scontrare velocemente le nostre labbra, di nuovo.
Mentre realizzavo cosa fosse appena successo, lui mi salutò e attraversò la strada.

«Non ho detto sì!» Gli feci notare. Si voltò a guardarmi con un sorriso spavaldo sulle labbra e potevo giurare di aver visto i suoi occhi brillare.

Detestavo fare la spesa. Chris mi chiamava ogni dieci minuti per aggiungere alla lista qualcosa che aveva "dimenticato".
La verità era che era troppo sfaticato per fare un giro della casa, segnare ciò che mancava e scriverlo sul foglio prima di darmelo.

Almeno potevo prendere per me i biscotti che avrei nascosto per non farli mangiare dalle due cavallette che avevo in casa.
Verso l'ora di pranzo un'immagine della festa si materializzò nella mia mente, accesi il cellulare rimasto spento dalla notte prima e vidi tutte le chiamate perse di Allison. Quindi digitai il numero in tutta fretta.

«Elsa, finalmente. Mi stavo preoccupando.»

Allison ripose subito con un sospiro di sollievo. «Si, ieri ho esagerato un po'.»

Mi sentii in colpa per essere stata ancora una pessima amica, la più egoista che ci fosse, ma ero convinta che Jack avesse fatto per due.

«Un po'?» rise ironicamente. «Quasi non ti reggevi in piedi quando sei andata via.»

«Mi dispiace. Sarei dovuta rimanere con te e aiutarti con Adam.»
Sapevo cosa avevo visto ma sperai che fosse lei a parlarne, non volevo essere troppo invadente.

«Non c'è stato bisogno.» Anche se al telefono, riuscii a vederla sorridere. «Mi ha accompagnata a casa lui.»

Ero in trepida attesa dei dettagli.

«Quindi? È successo qualcosa tra di voi? Ricordo di avervi visto ballare.»

«Te lo dico se tu fai lo stesso con me.»

«Che intendi?» Sperai di scamparla.

«Non fare la finta tonta. Matt ti ha baciata nel mezzo della pista e siete spariti chissà dove il secondo dopo.»

«In verità io ho baciato lui.» La corressi a bassa voce, non ancora pronta a volerlo ammettere.

«Finalmente ti sei decisa! Perché non ti sento felice?»

«Abbiamo litigato.» Sintetizzai la nostra discussione.

«Non ti sembra di andare troppo veloce? Che è successo?»

Mi vergognavo così tanto al solo pensiero. Risposi dopo un altro paio di suppliche da parte di Allison.
Le parlai di tutto quello che era successo, omettendo alcuni particolari siccome sul divano con me c'era Emily.

«Però non ha senso, ti ho chiamata per sapere come è finita con Adam e stiamo parlando di me. È il tuo turno ora.»

«Niente di paragonabile a quello che avete fatto voi, però. . . mi ha baciata.» La sua voce salì di qualche ottava, restando un sussurro e potevo immaginare la sua espressione felice.
La stessa che si dipinse sul mio volto. Il piano di Jack aveva funzionato.

Alle sette in punto Matt spaccò il secondo bussando alla porta.
Quando arrivammo al bowling Jack ed Allison ci stavano aspettando fuori, mentre Adam era già entrato per fare la fila dal tipo delle scarpe. Detestavo infilare i piedi in quelle cose puzzolenti, ma non volevo fare la guasta feste, quindi non dissi nulla. Fu una serata abbastanza divertente. Uscire con persone che potevo ritenere amici mi aveva fatto dimenticare la mia vita.

No, mi aveva donato una nuova vita, come una parallela, lontana dal dolore del passato, lontana dalle responsabilità.
Fu la prima volta che riuscii a definirmi felice. 

Anche se ogni volta che mi capitava di incrociare lo sguardo di Matt era come una discesa sulle montagne russe. Feci di tutto per non fargli capire l'effetto che aveva su di me, continuando a scherzare con Jack sulla sua postura contorta che assumeva ad ogni turno.

La mia mancanza d'indifferenza nei confronti di Matt divenne più che evidente quando, passandomi una boccia che per lui era troppo leggera, le nostre mani si sfiorarono e le farfalle nel mio stomaco si attivarono tanto velocemente da spaventarmi e farmi lasciare andare la pesante boccia da bowling, che cadde ad un centimetro dai suoi piedi. Tutti mi guardarono, non tanto per il forte tonfo che si era creato, quanto per il fatto che mi fossi paralizzata lì, con un violento calore a risalirmi le guance e più restavo ferma, maggiore era l'imbarazzo. Mi abbassai a raccogliere la boccia, la posai al suo posto e mi diressi velocemente in bagno per riuscire a controllare le vertigini che avevano fatto accelerare il mio cuore.

Quando tornai dagli altri notai che avevano continuato a chiacchierare come se nulla fosse e, vedendo Matt rivolgermi uno dei suoi sorrisi ammiccanti, realizzai che lui era l'unico a sapere il motivo della mia sbadataggine. Evitai di avvicinarmi a lui per il resto della serata, per quanto possibile.

Finita la partita ci dirigemmo al bancone vicino all'uscita per pagare. Il ragazzo alla cassa avrà avuto non meno di venticinque anni, con corti capelli blu e una leggera barba incolta e quando rivolse uno sguardo fin troppo spinto alla scollatura di Allison, vidi Adam circondarle la vita con un braccio, tirandola al suo fianco con fare possessivo. Lei nemmeno si era accorta del motivo per cui Adam l'aveva fatto, era troppo impegnata ad arrossire per quel gesto inaspettato. Adam pagò per entrambi ed uscirono per evitare di respirare ancora l'aria viziata di quel posto.

Arrivato il mio turno, il ragazzo rivolse uno sguardo molto simile anche a me, unito a qualcosa che avrebbe voluto essere seducente, ma che mi provocò solo una risata.

«Non ti avevo mia vista prima.» Disse dopo essersi piegato per poggiare i gomiti sul bancone. Mi fissava come avrebbe fatto Emily con un peluche nuovo.

«Ricordi tutte quelle che entrano qui?» Sbuffai una risata porgendogli i soldi.

«Solo le più belle. Di te non mi sarei mai dimenticato.» Prese il denaro ma aspettò ad aprire la cassa, volendo evidentemente perdere tempo. In un'altra occasione non mi avrebbe infastidito continuare la conversazione, solo per vedere quante frasi banali sarebbe stato capace di rifilarmi, ma Matt, che era ancora dietro di me, mi superò ponendosi tra noi e facendo risollevare quel ragazzo dal bancone.

«Se hai finito di flirtare penosamente con lei, vorrei pagare.»

«Scusa amico, non sapevo fosse la tua ragazza.» Il tipo riprese subito il suo lavoro.

«Non lo è.» Disse a denti stretti, per poi uscire dal locale dopo avermi guardato per un solo istante, come per accusarmi di qualcosa.

Lo seguii fuori subito dopo, trovandolo ad ascoltare una conversazione tra Jack ed Allison, mentre Adam si stava accendendo una sigaretta. Mi unii a loro e dopo qualche minuto ci salutammo per andare tutti a casa. Il viaggio in auto con Matt fu estremamente silenzioso.

«Sei arrabbiato?» Decisi di spezzare l'agitazione che ancora mi scorreva nelle vene. Immaginai si fosse offeso per il fatto che avessi dato corda al tipo del bowling. Era già capitato che avesse quella reazione, mentre parlavo con qualche cliente.

«Dipende.» Rispose guardando la strada.

«Da cosa?»

Matt non rispose, sorrise con un lampo di scaltrezza in volto. Cambiò marcia con la mano destra, ma anzi che riportarla al volante, la posò sulla mia coscia, stringendola. Mi si bloccò il respiro, le farfalle diventarono vespe quando avvertii un forte calore invadermi il ventre e una scarica elettrica attraversarmi il corpo. Capii che il ricordo delle sensazioni che avevo provato la notte prima, baciandolo da ubriaca, erano state sicuramente affievolite dall'alcol. La mia testa scattò nella sua direzione per la sorpresa, ma non cercai in alcun modo di allontanarmi dal suo tocco. Matt mi guardò a sua volta, sorrise di nuovo, spavaldo, poi riportò la mano sul volante ed io sentii un freddo vuoto sostituire la pressione sulla mia coscia.

«No» disse con sicurezza, continuando a sorridere. «Per niente arrabbiato.»

--------------

La festa ha avuto un finale particolare. Ma almeno ora Matt non si darà più per vinto, non credete?
Cosa pensate del capitolo?
Se vi è piaciuto, lasciate una stellina!

XOXO

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro