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Cruda verità

Janet's p.o.v.

Terrorizzato come non lo era mai stato prima, Gabriel cerca di racimolare le forze per estrarre dalla tasca il cellulare e chiamare aiuti.

Siamo a dir poco impietriti dall'aver scoperto chi è veramente Joshua Hong, e ora come ora non so come faremo ad uscire di qui sani e salvi.

《Tu, razza di bastardo... come hai potuto spararle?!》urla nel frattempo Yohan per distrarre il detective, dopo aver capito le intenzioni di Gabriel da uno sguardo complice.

《Kang Yohan, non mi sarei mai aspettato un insulto del genere in una situazione come questa... sappi che ne subirai le conseguenze》risponde pacato il signor Hong, caricando la pistola e puntandogliela dritta in faccia.

Oh, no. No, no, no.

Deglutisco dall'agitazione, facendomi poi forza e parandomi davanti a Yohan. Sto tremando come una foglia, ma devo mostrarmi forte.

Forte come questa gran testa di ca**o si sta mostrando a noi ora. Bastardo senza cuore.

《Lascialo in pace》sibilo, a testa alta.

《Oh, ma tu guarda! Ti fai pure difendere da una donna!》se la ride Joshua Hong, scatenando dentro di me l'impulso di dargliene quattro.

Anzi, lo squarterei vivo, se solo potessi. Ha fatto del male a Joy, venendo qui e fingendosi un detective, quando in realtà era soltanto un lurido bastardo che...

Sentiamo di colpo dei colpi di mani che bussano senza sosta sulla porta chiusa.

《Janet! Gabriel! Aprite, siamo noi!》gridano delle voci familiari fuori in corridoio.

Sono senza dubbio i 2PM. Al completo.

Forse siamo salvi.

《Se vi azzardate a urlare, giuro che vi spa-...》ci minaccia nuovamente il signor Hong, puntando ora la pistola su tutti i presenti, uno ad uno.

Non fa però nemmeno in tempo a finire la frase, che la porta si sfonda e lo prende sotto in pieno, costringendolo a urlare terribilmente dal dolore.

Tutti alziamo la testa stupiti, accorgendoci che il nostro salvatore è stato... Junho. Il padre di Gabriel.

Dietro di lui ci sono anche tutti gli altri 2PM, che, dopo averci guardati sollevati, si dirigono al cospetto di un Joshua Hong quasi soffocato.

《Papà..》sussurra Gabriel, sorpreso come non mai. Evidentemente in tutto il casino di prima aveva mandato un sms al padre per chiedere aiuto, e Junho trovandosi in zona non ha affatto esitato ad accorrere qui assieme agli altri membri dei 2PM.

《E così eri tu il famoso assassino, eh?》parla Junho al colpevole digrignando i denti, mentre nel frattempo Chansung e Taecyeon si occupano di recuperare l'arma che andrà poi mostrata alla polizia.

《Capo! Capo! Cosa sta succedendo?!》sentiamo un grido allarmato provenire dalla soglia della porta, e sia io che Yohan spalanchiamo gli occhi.

Ma chi è quello? Ha un'aria più che familiare, vestito così.

Un momento... ma è il ragazzo con cui si è scontrato Yohan per strada e a cui è caduto il cellulare!

《Hansol, coglione che non sei altro... che ca**o hai fatto?! Perché non li hai pedinati come ti avevo detto?!》biascica Joshua Hong, ancora ridotto più che male sotto il peso schiacciante della porta.

《C-capo, i-io.. ho perso il c-cellulare, e...》balbetta questo presunto Hansol, facendo scattare dentro di me e Yohan una lampadina: sì, dev'essere proprio lui il destinatario di quella chiamata e del messaggio. E la persona ad averglielo inviato è stato nient'altri che... Joshua Hong.

《Questo è un complice di Joshua Hong! Prendetelo!》gridiamo io e Yohan dopo aver fatto due più due, e Nichkhun obbedisce subito al nostro ordine.

Così il resto dei 2PM, ovvero lui, Jun K, Wooyoung, dopo averlo accerchiato lo stende con qualche mossa di taekwondo.

《COSA STA SUCCEDENDO QUI?!》sentiamo di colpo la voce del dottore, il quale, una volta entrato, tira un grido di spavento.

《Ma siete tutti pazzi?! Questo è un ospedale pubblico! Che diamine sta succedendo?! E chi siete voi?!》continua a fare domande a raffica e ad alta voce, chiamando poi due infermiere affinché ristabiliscano l'ordine.

《Dottore, guardi! Loro due sono pericolosi, sono due assassini, avevano quest'arma con loro!》grida Junho prima che il dottore se ne vada, mostrando poi l'arma che lo costringe a fermarsi.

《Chiamo la polizia》dice svelto Chansung, afferando il cellulare dalla tasca.

Il dottore nel frattempo è rimasto atterrito dal terribile spettacolo che è la vista dei due famosi corpi stesi praticamente k.o.

***

*Due ore dopo, durante l'interrogatorio*

《E così lei, signor Hong Jisoo, ed il suo amichetto Choi Hansol, sareste i responsabili di questa sparatoria?》chiede severo il poliziotto durante l'interrogatorio.

Noi tutti, madri comprese, che sono arrivate poco fa, siamo dall'altra parte del vetro e riusciamo a vedere e a sentire tutto. Ora quel maledetto Joshua Hong sarà finalmente punito.

《No! È stato lui, e solamente lui! Io non c'entro nulla!》si giustifica inutilmente il signor Hong, gesticolando come un pazzo, o per lo meno, il più possibile, dato che sia lui che il suo complice hanno le mani legate da manette.

《E che mi dice di questa? Cosa aveva intenzione di fare in quell'ospedale con questa pistola?》lo provoca il poliziotto, posando sul tavolo l'arma che il signor Hong aveva tirato fuori qualche ora fa in ospedale.

《Q-quella... i-io non..》balbetta, non sapendo come costruirsi un alibi.

《E questo cellulare con questo messaggio?》lo provoca ancora di più il poliziotto, mostrandogli il cellulare di Hansol al quale era arrivata la chiamata e l'sms che io e Yohan abbiamo letto poco fa.

《Accidenti, Hansol, è tutta colpa tua! Possibile che io mi sia dovuto trovare un rincoglionito del genere come braccio destro?!》sbotta poi, confessando indirettamente il suo crimine.

《E così ammettete di essere stati voi a tentare di uccidere Joy...》sussurra Yohan affianco a me quasi compiaciuto. Ma nessuno può sentirlo, visto che il vetro che separa noi dagli assassini è molto spesso.

《Bene, questa equivale ad una confessione bella e buona, quindi verrete arrestati per tentato omicidio. Adesso però spiegatemi che intenzioni avevate per dover agire in questo modo. Se non parlerete, sappiate che prolungheremo la vostra permanenza in prigione di altri 30 anni》parla secco il poliziotto, non muovendosi di un millimetro dalla sua postazione.

《Avete 20 minuti. O parlate adesso, o mai più》rettifica poi, con un sorrisetto beffardo dipinto in viso, sicuro che questa tattica funzionerà per farli confessare tutto.

E infatti, dopo neanche 10 secondi, la voce di Joshua Hong interrompe il silezio.

《Quando io avevo 10 anni mi trasferii in America con i miei genitori. Erano poveri, per questo ci eravamo trasferiti in un nuovo continente per arricchirci. Purtroppo, però, ogni loro ricerca si rivelò fallita, e così vivemmo per anni nella miseria. Io volevo cercare di aiutare, dal canto mio, così, dopo qualche anno di permanenza in America, decisi di cominciare a cercare fra la folla alcune persone la cui ricchezza ci avrebbe sicuramente fatto comodo. Quando avevo 12 anni mio padre passò l'esame per diventare un capo della polizia scientifica, e cominciò a guadagnare del denaro. Ci arricchimmo economicamente, senza dubbio, tanto da arrivare a farmi frequentare dei corsi da detective per ereditare il lavoro di mio padre. Tuttavia non mi bastava. Io volevo guadagnare di più ed entrare nel circolo dei chaebol senza l'aiuto economico dei miei, volevo provare a diventare amico di persone ricche che mi avrebbero introdotto nel loro mondo di lussi e sfarzi e fare poi strage di bigliettoni. Volevo essere un ricco in tutto e per tutto, insomma. Un ricco con persone ricche come amici. E fra queste, un giorno, per caso, mi imbattei proprio in Park Soo Young, ovvero Joy. All'epoca avevo già 16 anni, e lei soltanto 12. Io frequentavo solo da un anno quella scuola per detective, e ricordo che inizialmente quando stavo con lei, Joy credeva che lo facessi solo per parlarle nella nostra lingua madre, ovvero il coreano. Col passare dei mesi, però, lei capì che c'era qualcosa di più profondo sotto che mi teneva legato a lei, ma non sapeva ancora identificare cosa. Di certo non era niente di buono, e questo lo aveva capito abbastanza chiaramente. Il fatto che un sedicenne stesse costantemente appiccicato ad una dodicenne era qualcosa di molto strano. Quando le parlavo lei si sentiva quasi spaventata, e aveva le sue buone ragioni. Io infatti miravo ai suoi soldi, alle sue richezze. "Sarà facile farle credere di essere suo amico e cominciare poi a chiederle qualche prestito" mi rassicuravo fra me e me, nutrendo numerose speranze a riguardo. Quando però lei si trasferì improvvisamente, non ebbi più occasione di rivederla. Per i primi tempi continuai ad aspettarla fuori da scuola, ma, quando mi accorsi che di lei non c'era più traccia, mi misi a cercarla in lungo e in largo per tutta la città. Ricordo che la ritrovai dopo un anno, e ci parlai al telefono. In quella conversazione ricordo che la minacciai di darmi tutti i suoi soldi, pena l'uccisione di tutta la sua famiglia. Non avrebbe dovuto far parola con nessuno di questo, eppure spifferò tutto ai suoi che inviarono un corpo di agenti speciali ad indagare su di me. Tuttavia nessuno aveva prove sulla mia colpevolezza, io ero solo un normale sedicenne coreano che viveva in America e frequentava la scuola, ai loro occhi non sembravo affatto una persona cattiva. Così, non avendo prove su di me, abbandonarono le indagini dopo circa 2 anni. Così Joy, ulteriormente spaventata dalla mia presenza, scappò in Corea con i suoi. Ma io, previdente come sono, la rintracciai anche lì e, con un trucchetto che prevedeva l'aiuto del mio collega Hansol, feci in modo che lui venisse qui in Corea e le sparasse. Volevo punirla. Non accettavo la mia sconfitta, e volevo che quella ragazzina di merda morisse, anche a costo di correre seri pericoli come quelli che di fatto ho corso. Quando scoprii che Joy non era ancora morta, con un trucchetto feci poi in modo di presentarmi qui come detective privato e, una volta arrivato, cercai subito di arruffianarmi Gabriel Lee. Gli dissi che era uno studente modello e che avrei gradito il suo aiuto. Lui ovviamente si bevve tutto. Affidai invece ad Hansol l'incarico di pedinare Janet Jang e Kang Yohan, nel tentativo di scoprire come avvicinarmi all'ospedale di Joy. E ora eccomi qui, finito arrestato assieme al mio collega imbecille e con una pena di 60 anni da scontare》

Joshua Hong pronuncia queste parole con un'amarezza tale da sconvolgere tutti i presenti, il poliziotto compreso.

《Perché? Perché tutto questo? Perchè si voleva vendicare di una ragazza che non le ha mai fatto niente?》chiede il poliziotto.

《Non lo ha ancora capito, signore? Io sono cattivo. Lo sono sempre stato》Joshua Hong scandisce quest'ultima frase parola per parola, sicuro di sè come non mai, anche se sa che sarà sbattuto in cella fra meno di un minuto assieme a quel suo complice di nome Hansol.

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