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90. LE PAROLE CHE NON TI ASPETTI

Undriu dopo la partenza di Faine era rimasto qualche giorno ancora a casa Ariston. Insieme a James si erano mossi a cercare qualche informazione utile su suo padre in soffitta, purtroppo senza risultati. Quando il mattino dopo Katie si affacciò alla finestra, lo vide raggiungere l'uscita senza nemmeno salutare.

Il gesto la fece così innervosire da prendere ciò che le capitava in mano e lanciarlo con forza il più lontano possibile sperando di prenderlo in pieno, e invece lo sfiorò soltanto. Il ragazzo si limitò salutarla con la mano.

«Aspetta!» urlò, ma lui non lo fece. Uscì dal cancello e quando Katie arrivò di lui non c'era più traccia.

Avrebbe tanto voluto chiedergli cosa provasse per Faine, dargli qualche consiglio, ma ogni tentativo finora sembrava fuori luogo.

«Dai colpisci più forte?» era la voce di Kuinda. Katie vide un pallone colpire un albero e quando arrivò sul posto trovò Kuinda e James giocare a calcio con George a fissarli sotto un albero, divertito. Teneva aperto un libro con la mano sinistra lasciando il polso sul ginocchio, mentre la mano destra faceva d'appoggio.

«Katie buongiorno» la salutò George.

«Ben svegliata principessa!» disse James con un sorriso smagliante arrivò di soppiatto rubandole un bacio «vuoi giocare anche tu?» lei imbarazzata dallo sguardo malizioso del fratello sorrise «magari dopo».

«Ti aspetto».

Lei annuì «l'assenza del generale ha allungato la pausa dai vostri allenamenti eh?» disse George fissando i due giocare per poi fissare sua sorella. «Chi si aspettava che le nostre vite cambiassero così»

«E non è ancora finita» bisbigliò Katie, giocando con il suo medaglione al collo. «Passa più inosservato lo stuzzicadenti» affermò George riferendosi al baciamano.

Katie ormai si era abituata a portare "quell'arma" sulla sua mano destra, si concentrò a fissare le pagine aperte di quel libro che teneva il fratello. «Non mi va di pensare che nemico ci aspetterà».

«Sorellina, penso che la lista sarà lunga» affermò George sdraiandosi sull'erba. «Parliamo un po'» disse Katie, e quando George si girò verso di lei, la trovò con i gomiti sul terreno e le mani sotto il viso con sguardo inquisitorio, ma sorridente.

«Di cosa?»

«Mio fratello che si distrae dalla lettura, per avere i piedi in due scarpe, hai le idee piuttosto chiare?»

«I piedi in due scarpe?»

«Sì, fratellino Faine o Kuinda?»

«Ma che dici, ci sente!» George si alzò di scatto rimanendo seduto, sbirciò alcune parole e poi chiuse il libro guardando oltre. Si sentiva sereno, mentre Kuinda colpiva la palla, sorrideva e il suo sorriso lo rendeva felice. «È proprio come una bambina alla scoperta del mondo, anzi lo sono entrambi».

«Faine, cosa provi per lei?»

«Faine? Non lo so».

«Come non lo sai?»

«E come se fosse di famiglia, nei suoi occhi vedo i tuoi, nei suoi gesti, vedo te. Si finge dura e forte invece sento come se avesse qualcosa che la ferma. Qualcosa che non le fa essere se stessa».

«Ehi... inizio a essere gelosa io. Sembra che la vedi come una sorella».

«Ed è così. Per me Faine è qualcuno da proteggere e da sorvegliare. Le sarò sempre in debito per avermi salvato la vita».

«Quindi non l'ami, allora Undriu? Sembravi geloso di lui».

«Non mi piace per lei...»

«Ma non è tua figlia. Mi fai paura!»

«Hai ragione» George si stese di nuovo, mentre Katie si sedette.

«Dovresti parlare con lei è chiarire. Undriu è andato via senza nemmeno salutare».

«Mi dispiace per lui, ma sembra che al cuore non si comanda».

Katie rimase in silenzio a osservarlo per un bel po'. Anche lei sentiva Faine come qualcuno d'importante, un'alleata da tenersi stretta.

James si arrampicò su un albero per ripescare il pallone. Si gettò a terra e diede un calcio.

«Per Kuinda cosa provi?» disse infine Katie.

«Con lei mi sento strano, a volte sono felice, e altre mi sento agitato e arrabbiato. Lei mi fa battere forte il cuore, eppure il suo sorriso è ciò che vedo quando chiudo gli occhi prima di addormentarmi».

«Mistero risolto» affermò Katie alzandosi con il rumore di una finestra in frantumi.

«Posso giocare anch'io» disse dando un colpetto a suo fratello indicandole una donna in blu salire su un albero poco distante da loro. «è tornata, forse è meglio che le parli per chiarire un po' meglio ciò che provi».

La voce di Elbert si sentì urlare da lontano.

«Elbert smettila ora siamo ricchi» disse sua moglie rilanciando la palla giù in giardino.

«Questo non significa che dobbiamo spenderli in cose simili!».

«Dove va George» chiese Kuinda.

«Non preoccuparti... andiamo» James gli diede un altro bacio a schiocco rubandole la palla che aveva raccolto. «Ma non vale! Giochiamo a palla a volo!»

«Palla che?» dissero i due cugini in coro.

Quando George arrivò sotto l'albero alzò lo sguardo all'insù, la memoria andò lontano a quando Katie era piccola.

Lei aveva il vizio di nascondersi sugli alberi e i pensieri tornarono a quella volta che non la trovò. Suo padre le aveva raccontato una vecchia leggenda e lei l'aveva presa alla lettera.

«Ciao George» disse la ragazza e il giovane sussultò quando a causa del vento la vide perdere l'equilibrio per poi ricomporsi. Qualcosa cade da quell'albero, qualcosa che poco prima teneva Faine tra le mani.

«lo dicevo anche a mia sorella, arrampicarsi su gli alberi è pericoloso».

«Non prenderla!» gridò la ragazza, ma ormai era troppo tardi, ciò che teneva tra le mani sembrava a tutti gli effetti una lettera, la cui firma del mittente era H.A.F il destinatario: "gli gnomi".

Il cuore batté forte.

"Secondo una leggenda" disse mio padre seduto sul tappeto del salone quando eravamo molto più piccoli " se scrivi una lettera indirizzata agli gnomi e la metti sull'albero più alto, loro la leggeranno e la spediranno a chiunque tu desideri".

A causa di quella stupidaggine di mio padre Katie salì su un albero nel tentativo di trovarci uno gnomo, ma con la paura di scendere, rimase lì per molte ore, quando la trovai, mi fece una promessa.

«Katie questa leggenda è pericolosa non dovrai mai dirla a nessuno, promettilo!» ricordo che mia sorella fece il broncio «lo dirò solo a mia figlia!»

Quando Faine gli strappò la lettera da mano, George vide una punta blu nei suoi occhi.

«Chi sei veramente?»

«Sono una vampira, una strega, un'umana, un demone e infine... sono tua nipote Huyn Ariston Faine».



𝔏𝓊𝓃𝒶 𝓃𝑜𝓋𝑒𝓃𝒶...

 𝒜𝓁𝓁𝒶 𝐼 𝓃𝑜𝓃 𝓈𝒾 𝒶𝓋𝓋𝑒𝓇𝒶...

  𝒜𝓁𝓁𝒶 𝐼𝐼 𝓃𝑜𝓃 𝓈𝒾 𝓈𝒶... 

 𝒜𝓁𝓁𝒶 𝐼𝐼𝐼 𝓈𝒾 𝓈𝓅𝑒𝓇𝒶 ....

 𝒸𝑜𝓃𝓉𝒾𝓃𝓊𝒶 𝒸𝑜𝓈ì 𝓃𝑒𝓁 𝓉𝑒𝓂𝓅𝑜 𝓁𝒶 𝓈𝓉𝑜𝓇𝒾𝒶 𝓉𝓇𝒶 𝒹𝑜𝓁𝒸𝑒𝓏𝓏𝒶 𝑒𝒹 𝒶𝓂𝑜𝓇𝑒 𝓈𝑜𝓉𝓉𝑜 𝓁𝒶 𝓁𝓊𝒸𝑒 𝒹𝑒𝓁𝓁𝒶 𝔏𝓊𝓃𝒶 𝓅𝒾𝑒𝓃𝒶 ...



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