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63. DUE CUORI IN UN BOSCO

Non è cosa da poco salvare un popolo.

Tutti quei sguardi, tutte quelle persone che pendono dalle proprie labbra, e se qualcosa va storto, basta poco per perdere la testa.

Katie si toccò il collo, per poi fare un respiro profondo. Studiare della rivolta francese, non doveva esser così semplice da richiamare una prova pratica.

Il potere delle parole, spesso sono più taglienti delle lame. In quel momento Katie si pentì di come si era espressa contro quelle persone.

Uscita dal Regno di corsa aveva trovato tranquillità in quei dolci esserini nascosti nel bosco; i "BreizDupli". Sapeva che era pericoloso inoltrarsi da sola, ma aveva bisogno di schiarire le idee, e in quel posto così magico, non era possibile guardare la luna.

L'unica cosa magica che vedeva nel suo mondo di cui Katie si sentiva legata da quando era bambina.

Circondata da quei piccoli animali, riuscì a cacciare la rabbia e la tensione che le irrobustiva ogni singolo nervo. Quell'agitazione le aveva permesso di rinfacciare a James il suo non credere alla profezia, ma in fondo perché negarlo. Lei davvero non ci credeva, anzi pensava che tutto quello che il nonno aveva definito profezia, fosse la causa del caos. Con le sue idee era stato capace di distruggere vite intere, separare famiglie, portare nel caos e nell'oscurità un popolo, che avrebbe vissuto meglio senza nessuna profezia. Senza nessun obbligo e bisogno di unire due mondi, così diversi e cosi opposti.

Seduta su una roccia accarezzava Fim spuntato dall' erba. Il piccolino come se avesse percepito il suo stato d'animo, l'aveva trovata, e voleva in qualche modo sollevarla. Ogni piccolo animale viveva tranquillamente in quel bosco, giocando e saltellando da un posto all'altro. Alzò il volto verso l'alto assimilando l'odore dell'erba, ma nessun vento. Nessun odore di erba bagnata.

Quell'aria di chiuso era completamente diversa dal mondo in superficie. Forse era quello il motivo per cui vivere sottoterra, in questo mondo era così pesante da dover fuggire in superficie.

Quelle creature forse invidiavano la terra? Si sentì di nuovo ingiusta. Lei e James erano il chiaro esempio di come due persone di due mondi diversi, potevano in realtà vivere in sintonia, uno nei passi dell'altro.

In un attimo, gli animali si allontanarono, bloccando ogni suo pensiero. Solo Fim rimase al suo fianco.

Rumori di passi alle sue spalle, le fecero capire di non essere più sola.

«Ti ho mai raccontato di come ho conosciuto Fim?» Katie sorrise alla voce di James, senta voltarsi lasciò andare il respiro poco prima bloccato e delicatamente, senza ancora incrociare il suo sguardo gli fece spazio su quella roccia.

Si chinò richiamando con dolci versetti gli animali da poco fuggiti.

«Eppure è buffo, dovrebbero ricordarsi di me».

Katie lo guardò e senza preavviso gli diede un colpetto dietro al capo.

«Ehi!»

«Caccia le tue orecchie e la tua coda e vedi che ti riconosceranno».

Quando la concentrazione del ragazzo andò diminuendo, le sue orecchie e la sua coda spuntarono di scatto. Gli animali si avvicinarono di corsa odorando il ragazzo per poi saltargli addosso, come felici del suo ritorno.

«Di te, non hanno avuto paura però»

«No, anzi».

«Quando ero piccolo, non mi andava per nulla di combattere per imparare a proteggerti».

«Wow. Infatti non lo fai benissimo».

«Ehi, non infierire!» il loro tono scherzoso li spinse a ridere.

"Sì, non siamo così diversi da dover star lontani" pensò Katie «Scusa, non interrompo più», appoggiò il capo alla sua spalla, chiudendo gli occhi.

La melodia della sua voce, era l'apice della serenità. Dove ogni problema, o preoccupazione sembrava scomparire come un soffio di vento.

«Vedi tu! Uno sta cercando di fare un discorso serio...» s'interruppe guardando il sorriso di Katie, leggermente percepibile. Alzò il capo guardandola con la coda dell'occhio.

«Vedi di non addormentarti da farmi parlare da solo tutto il tempo».

Lei rispose con un accenno «Su continua...»

James, leggermente imbarazzato fece un colpo di tosse «Mio padre si arrabbiava molto con me, dicendomi che non ero degno. In realtà non volevo, perché non mi andava di fare la sua fine. Tanti anni nel regno umano a cercare una Principessa Vampira, per poi tornare a casa a mani vuote e sposare mia madre, per poi far cadere il compito a me».

«Quindi se non mi avessi trovata, saresti tornato qui e avresti preso moglie?» Katie aprì leggermente gli occhi con aria triste.

James annui, senza far caso alla nuova espressione della ragazza. «In realtà mio padre e mia madre erano già promessi molto prima, mia madre era il piano B, se mio padre non avesse trovato la principessa, e così fu».

«Non mi sento per nulla confortata».

«Mio Nonno non ha mai dato una data. Sapevamo solo che doveva essere un suo discendente a trovarti. Non sapevamo perché, chi, quando, ne dove. Mi sembrava stupido. Un giorno scappai di casa e fini qui. Incontrai Fim, tra tutti fu l'unico a cercare di consolarmi. Giocammo insieme tutto il pomeriggio, naturalmente mi trasformai in gatto per essere più simile a lui e non farmi trovare. Quando un soldato di mio padre ci trovò, prese Fim al mio posto. Io gli corsi dietro e gli afferrai la gamba. Mi spinse lontano. Mi sentì debole, così mi ritrasformai. Quando andai contro l'uomo, si sollevò l'elmo, mostrando il suo volto: Era mio nonno. Sapeva che non ero io. Lui era l'unico meno severo con me. Mi disse soltanto: "Un giorno se vorrai salvare qualcuno che sia principessa o meno, dovrai saper combattere. Per difendere chi amiamo dobbiamo esser capaci di difendere prima noi stessi". Non sapevo che ti avrei incontrata davvero, ma quando ti ho vista, ho capito che volevo proteggerti. Non dico che devi farlo credendo a quella profezia. Dovresti farlo se lo senti. Sai che questa non è la tua battaglia. Tu non c'entri nulla in questa guerra sono io che ti ci ho portata».

«Non dire così...»

«Sono come mio padre che mi costringeva ad allenarmi per un compito».

«Non sei stato tu a incrociare le nostre strade. Non hai messo tu in mezzo la profezia»

«Odi mio nonno?»

«Non capirò mai perché ha detto quelle cose, perché ha creato questa divisione. So solo che la profezia non ha fondamento. Io non sono nessuno se non una comune ragazza con i capelli pazzi e più nomi».

«Non è proprio da tutti avere i capelli ribelli di colore».
«Vorrà dire che risparmierò in tinture».
«Saltare dai tetti, saper combattere contro esseri soprannaturali. Tu hai accettato il tuo destino nel momento in cui mi hai conosciuto e non sei scappata. Altre persone sarebbero scappate, oppure si sarebbero fatte tante domande».

«Ma io sono scappata, ricordi?»
«No. Tu non sei scappata, mi hai affrontato, ricordi? Con quella sacca».
«La sacca di tuo nonno...»
«Che diede a tuo padre... Ho il dubbio che lui sapeva fin dall'inizio che eri tu, e nonostante tutto non ci ha lasciato nessuna traccia per trovarti».
Katie pensò a quell'ultima frase, che per lei fu da illuminazione. «Se son rose fioriranno» affermò come se tutto le fosse più chiaro.

James le spostò una ciocca dietro l'orecchio. «Katie Elisabeth Loris Jennifer Ariston non importa cosa dice la profezia. So che in qualche modo le nostre vite si sarebbero incrociate lo stesso e ti avrei amata come faccio ora. Non importa se dovremmo lottare per esser felici. So che lo saremo ogni volta che ci guarderemo negli occhi come ora».

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