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53. SCELTE COMPLICATE

Fuori faceva molto freddo, la piccola scimmietta non voleva uscire dal suo nascondiglio. Da quando la Principessa era partita, era rimasto a sorvegliare i due coniugi. L' aveva aiutati in passato con i giochi del suo mondo, e si era divertito a vivere con loro; man mano che il tempo passava i sensi di colpa, si facevano sentire sempre di più. Era stato lui ad avvisare il Re, seppur Fim non volesse. L'assenza dei propri figli col passar del tempo preoccupava sempre di più gli Ariston, e quando Giuliet divenne una strega, si fece da parte, lasciandoli da soli temendo che potessero scoprire chi aveva fatto la spia.

Lentamente con movimenti delicati alzò il baule dell'auto creando una piccola fessura. Guardò furtivo prima a destra e poi a sinistra, cercando ogni piccolo movimento. Era passato molto tempo dall'ultimo rumore.

Per tutto il tempo era rimasto nascosto in giardino, nell'officina abbandonata della villa, finché non sentì gli Ariston uscire. In quel momento con un po' di paura si lanciò per nascondersi nel cofano approfittando della distrazione dell'uomo, bloccando la chiusura con una piccola chiave inglese.

Sentiva nell'aria qualcosa di magico e spaventoso. Sentiva di non poter lasciarli soli.

Nonostante la preoccupazione era comunque rimasto lì, in quel posto sicuro, ma il tempo passava e man mano che aspettava, iniziava a preoccuparsi sempre di più non sentendo i suoi amici da troppo tempo; che fine potevano aver mai fatto?

Così si fece coraggio, e dopo aver fissato bene la zona controllando che nessuno, a parte la neve, intenta a cadere con i suoi poveri fiocchi si muovesse, respirò profondamente ed alzò il piedino per poi posizionarlo con un piccolo salto nel morbido e freddo mantello bianco.

Sapeva dove doveva andare, ne aveva la certezza, doveva tornare nel mondo opposto al calduccio. Lui era solo un bambino, sarebbe bastata Kuinda e suoi poteri di Fenice a riportare il caldo in quella città. Neve, neve ovunque l'aveva vista nei libri di storie, come caratteristica unica di quella parte della terra. Poiché nel mondo opposto non esisteva.

Si muoveva con passi lenti e occhi attenti. Ci pensò su un bel po' prima di avventurarsi all'interno del giardino della scuola.

L'edificio era diverso dall'ultima volta, era completamente ricoperto di ghiaccio. Quando fu quasi arrivato, sentì un rumore proprio davanti a lui. Spaventato, si nascose dietro un albero, incurante che il suo movimento potesse esser tradito dalla neve stessa che cadde attirando l'attenzione delle due figure alla guardia alla porticina di legno.

«Hai sentito qualcosa?» sentì una voce femminile avvicinarsi sempre di più. Un mantello argentato ricopriva ogni suo passo in quella fitta neve. Nonostante il tempo freddo, e nonostante il piccolo bambino tremasse di freddo, quella giovane non sembrava esserne catturata. Il suo corpetto estivo, da ricordare un semplice costume da bagno per lei era l'indumento esatto. La neve era il suo elemento. I suoi capelli tirati e alzati da uno stelo di ghiaccio decorato, erano lunghi quanto basta per arrivare a coprire il suo petto.

«Sarà stato uno scoiattolo» rispose un'altra voce.

Il piccolo iniziò a tremare come una foglia, e a ogni suo piccolo movimento, la neve iniziava a cadere.

«Stiamo da più di un'ora qui fuori e ancora devono uscire, sei sicura che siano entrati?»

«Certo per chi mi hai preso? Lui non si faceva incantare nonostante le mie parole!»

«Ti stai facendo vecchia sorellina, si vede che ormai hai perso il tuo fascino».

«Non dire sciocchezze!» Sentì la donna allontanarsi e man mano smise di tremare.

«Torniamo dentro!»

«Qualsiasi cosa si sia mossa voglio averla!»

«Fai come vuoi, abbiamo raggiunto tante anime da poter passare al piano successivo»

La figura stava ritornando, sentì i suoi passi di nuovo vicini, attraverso i rami innevati, vide la sua figura camminare e guardarsi intorno.

«Sai benissimo che dall'altra parte noi non possiamo andare».

«Perché la magia umana smette di esistere nel mondo opposto, lo so benissimo!»

La donna in argento percepì un cumulo di neve alle sue spalle cadere. Si girò di scatto Jim era saltato su un altro albero, muovendo e facendo cadere della neve eccessiva.

«Vuoi lasciar in pace quel povero animaletto?» affermò Vendetta «Io ho di meglio da fare».

«Voglio controllare che sia solo uno scoiattolo...»

«Ti vuoi divertire non è vero?»

«È per questo che esistiamo fratellino, per portare il caos nelle piccole cose».

Sbatté il piede per terra e con un magico tocco una saetta di acqua iniziò a correre lungo la corteccia per poi salire sui rami. Man mano che avanzava mutava in ghiaccio e il piccolo bambino decise di agire. Voltandosi su se stesso si tramutò in una scimmietta per poi correre con agilità verso la porta di legno, alla base della quercia. Quando fu abbastanza vicino, si sentì tirare dalla sua tenera coda, per poi trovarsi faccia a faccia con il suo rapitore. I suoi occhi bianchi spaventarono tantissimo quel piccolo bambino che iniziò a graffiare il suo viso pallido. L'uomo lasciò la presa consentendo di scappare e di lanciarsi a capofitto nel passaggio. L'azione fu troppo forte da finire con diverse capriole per poi correre all'impazzata, e poi finalmente, raggiungere l'atrio della Portinaia.

«Aiuto, aiuto!» gridò stringendosi con tutto il suo corpo sulla testa di Elbert, la coda, gli bloccò la vista, mentre le mani gli strinsero con forza la tempia. Si ritrovò con il suo pancino sulla faccia e nonostante cercasse di allontanarlo, ogni suo tentativo era vano, anzi, a ogni tentativo di staccarsi lui si stringeva sempre più.

Finché una voce amica non l'assicurò.

«Jim dov'eri finito?» con il suo contatto il bambino ritornò in forma umana, lasciando ben visibile la sua coda e lasciandosi cadere in braccio ad Elbert che sputacchiando si torse dalla bocca dei peli di quella piccola creatura.

«Ci-Ci sono delle persone cattive la fu-fuori».

«Lo sappiamo lo Sappiamo» gridò il pappagallo, con la sua voce acuta.

«Bene inutile negare quanto non ti sopporto» affermò l'anziana che riprese a filare.

«Adesso che ha raccontato questa storia, ci faccia andare dai nostri figli!»

«Nessuna fretta Ariston, stanno per tornare solo un attimo di pazienza!»

«L'aveva promesso!»

Il piccolo bambino guardò con ammirazione la fermezza di Elbert. Voleva tanto esser forte e determinato come lui, anche se quel piccolo bambino non poteva sapere che in realtà anche Elbert aveva alti e bassi.

«Abbiamo Jim come guida!»

Il piccolino si sentì entusiasta per l'affermazione della sua amica, era pronto a dare una mano. Si rimise in sesto e sistemò il suo vestito.

«Sono pronto!» assicurò scendendo dalle braccia di Elbert e avvicinandosi all'anziana dandosi un sacco d'arie.

«Inutile, un bambino non può difendervi!»

Jim s'immusonì, la sua mente pensò ad un piano ben preciso.

«Siamo grandi abbastanza».

«No!» la fermezza dell'anziana fece tremare le mura, ma quel piccolo bambino era deciso. Lentamente senza far rumore si girò verso i due e fece un occhiolino, per poi affermare con un gesto delle mani di alzarsi. Elbert e Giuliet si guardarono con attenzione, per poi delicatamente seguire l'ordine del bambino.

«Dove avete intenzione di andare?» chiese la donna insospettendosi.

Il piccolo bambino velocemente afferrò il fuso nelle mani dell'anziana e lo sbatté tre volte con forza sulla pietra. Alle sue spalle al centro di due pilastri si aprì un portale.

«Andiamo presto!» gridò il bambino. I due non si pensarono molto e seguirono il piccolo in un mondo del tutto nuovo.

Quando furono dall'altra parte, si ritrovarono in un campo di grano.

Ma non furono i soli ad attraversarlo, anche l'anziana li seguì.

«Accidenti a voi umani, una rottura di scatole siete! E tu piccolo bambino insolente...» al suo rimprovero il coraggio di Jim scomparve nascondendosi dietro la caviglia della Strega bianca.

«Come pensi di entrare nel Regno di KuonGH senza la pietra?»

Lentamente il bambino mise la manina nella tasca portando fuori una piccola pietra blu.

«Ah... ottimo. Sono settanta anni che non lasciavo quel posto di guardia spero per voi che non sia entrato nessuno nella mia piccola ma intensa assenza!» brontolò guardandosi attorno e sospirando. Prima di far segno ad Elbert di tenerlo d'occhio e minacciarlo con la sua tenacia.

All'interno del Castello, Katie aspettava dietro la sala del trono. Si erano riuniti diversi sudditi per chiedere al Re come stesse la Principessa. Tutti temevano per lei, era strano suscitare tanta preoccupazione a persone che fino a poco tempo fa non sapeva nemmeno della sua esistenza. Dietro una tenda rossa che divideva lei dal grande salone, era a riflettere su una proposta che non si sarebbe mai aspettata.

«Sei giovane e inesperta, dire che sei ancora qui con noi, può essere un pericolo per te e la tua famiglia!» affermò la Regina.

Tutti erano rimasti in silenzio ad attendere una sua decisione.

«Se la Strega pensa di aver vinto, tu potrai vivere una vita normale senza temere di essere attaccata di nuovo» affermò George, si era seduto a terra aspettando una sua risposta con le spalle al muro, mentre si sentivano da lontano parole che dal ritmo in cui erano recitate sembravano quasi una preghiera.

«Sembra una vigliaccata!» borbotto Undriu.

«Nessuno ti ha interpellato!» George lo rimproverò con tanta cattiveria da far spaventare i presenti.

«Sarebbe una buona idea per rimanere al sicuro».

Katie non rispondeva, guardava i visi di quelle persone con tanto dispiacere. Lei era considerata da tutti un simbolo di speranza. Tanto tempo fa un uomo aveva fatto un sogno che portò alla nascita di una stupida profezia, capace di separare un popolo intero.

Lei che sentiva la tensione di quell'attesa guardò James, ma non sembrava darle nessun consiglio, lo fissò a lungo prima di ricevere una sua risposta.

«Per me qualsiasi cosa scegli, va bene».

«Come sei dolce!»

«Crederti morta, ha i suoi vantaggi e svantaggi» per la prima volta fu Faine a parlare, si staccò dalla parete dov'era appoggiata per mettersi al centro.

«Tu sei un simbolo di speranza per questo popolo, se scompari tu, il mondo potrebbe finire nel caos, mentre la Regina Dafne potrebbe utilizzare la nostra debolezza per attaccare e distruggere tutti! Ed esser impunita tanto da passare anche nel Regno umano non con tre uomini alla volta per cercarti, ma un esercito intero per sterminarvi».

«Sì, quella strega lo farebbe...Posso dirlo Fratellino della Principessa o mi è vietato anche questo?»

George girò il volto allontanando la sua attenzione sul demone serpe, e concentrandolo sul vuoto.

«Una difficile decisione sorellina!»

«Già, spesso mi limitavo a fare l'opposto di quello che mi diceva un gatto, ma oggi ha ben deciso di darmi carta bianca» punzecchiò Katie. James ricambiò con un sorrisino impercettibile, per poi avvicinarsi delicatamente alla sua Principessa.

«Sposami adesso, è conquistiamo il Regno di Wandar!»

«Hai ragione James, sono arrivata fino a qui, è non mi tiro indietro» finite quelle parole Katie aprì la tenda mostrandosi ai presenti. Ci fu un grido di gioia, e applausi, James la seguì subito dopo mettendosi al suo fianco.

«Sappi che io ci sarò sempre» lentamente le loro dita iniziarono a cercarsi, sfiorarsi per poi stringersi in una presa.

«Lo so, e lotterò per far si che sia sempre così».

«Lo sapevo che era solo l'inizio» George afferrò la mano di Kuinda che l'aiutò ad alzarsi per poi insieme entrare nella stanza, seguiti da Faine e Undriu dopo un leggero cercarsi con lo sguardo. Per ultimi la Regina e dietro a fissar tutto il Re.

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