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46. L'AMORE DI UN PADRE

«Il tempo non sembra migliorare per la nostra cittadina. Londra è completamente ricoperta dalla neve. Le autorità consigliano di rimanere in casa, mentre si registrano 50 centimetri di neve».

Seduto in cucina Elbert si strofinava le mani, cercando di riscaldarsi dal freddo. In strada seguendo il giardino della villa completamente innevato si sentivano i rumori degli spazzaneve che continuavano a lavorare senza sosta.

«E da parecchi anni che non si registrano dati così preoccupanti!» continuò la giornalista mostrando la neve coprire le strade e monumenti più importanti, perfino il Big Ben era una torre di neve. Alzò la voce del televisore. In seguito si strofinò le braccia e dondolando unì le sue mani per poi aleggiarle con il suo respiro.

«Ha davvero dell'inspiegabile ciò che è successo alla Brithis Art School. Come potete vedere la scuola ha raggiunto uno stadio completamente ghiacciato. Secondo alcuni testimoni il ghiaccio si è formato molto velocemente bloccando gli accessi».

«Siamo molto felici che la scuola durante questo stranissimo avvenimento naturale fosse chiusa ai nostri studenti, che ora si trovano comodamente a casa per le festività Natalizie» La parola era passata alla vicepreside dell'Istituto, la Signora di Mitrio. Una donna molto a modo, elegante, dai capelli mossi e slanciata.

«È vero che sia il figlio sia il nipote della preside, la Signora Hearder Sayren, sono scomparsi in circostanze misteriose?» chiese la giornalista.

«No. Assolutamente no! Semplicemente si tratta di una ragazzata. I ragazzi sono scappati di casa, nulla a che vedere con la nostra prestigiosa scuola».

«Come si spiega le strane scomparse, gli omicidi che negli anni hanno coinvolto molti studenti?»

«Che le vittime del famoso serial Killer frequentassero la nostra scuola, si tratta di una fatale coincidenza. Nulla a che vedere con il nostro rispettabile Istituto».

«Cosa pensa invece di questa nuova circostanza? È vero che tutti gli accessi della scuola sono bloccati dal ghiaccio? Non teme che qualche studente come ad esempio i ragazzi scomparsi possano essere lì?»

«Assolutamente no! È vietato accedere nell'istituto fuori dall'orario di lezione. Siamo vicini alla mia collaboratrice, la preside Hearder Sayren, e stiamo facendo di tutto per trovare i suoi ragazzi».

«E il ragazzo in coma?»

«Si tratta di un ragazzo che ha subito uno shock dopo un'aggressione. Speriamo che si risvegli presto».

«Un'aggressione al di fuori degli orari scolastici?»

Il viso della vicepreside si gelò nonostante la sua pelliccia a quella domanda. Nel suo mascherare aveva commesso un errore.

«No comment!» affermò «mi scusi, ora devo proprio andare».

«Signora di Mitro, aspetti!» ma lei non lo fece, si voltò salutò e andò via.

«Come potete immaginare, la Brithis Art School, una rinomata e storica scuola d'arte, nasconde mille segreti, è davvero il posto sicuro per istruire i nostri figli? Ragazzi scomparsi, vittime, una scuola completamente avvolta dal ghiaccio. Un ragazzo attualmente è in coma, inspiegabilmente dopo aver avuto un malore durante una sfida di coraggio tra compagni di classe finita in rissa, dove gli accusati sono misteriosamente scomparsi. Rimanete al caldo accanto al fuoco, per il momento è tutto, passo a voi la linea».

Un brivido percorse la schiena di Elbert, mentre uno strano ticchettio attirò la sua attenzione spingendolo a guardare verso la finestra della cucina. Sul vetro, infatti, il ghiaccio si formava un passo alla volta, lasciando alle sue spalle leggerissime crepe d'acqua.

Rimase immobile a guardare quel percorso ripensando a sua figlia e al momento prima della partenza;

«Papà due fantasmi hanno corrotto l'anima di James ed io devo salvarlo, prima che gli cancellino la memoria. Non ti preoccupare torno presto e poi andrò semplicemente a parlare con il padre di James».

«Non puoi telefonargli?»

«Papà hai visto no?  É un'altra epoca, cioè ha arrestato suo figlio!»

«Appunto! Cosa farebbe a te

«Nulla state tranquillo, poi ci sono io a proteggerla!» affermò il comandante Alberto.

«Uomo di latta tu per chi lavori?»

«Per il Re, ovvio!»

«Appunto! Non hai voce in capitolo. Affidabile come una mela cotta in estate».

«Papà. Non posso lasciar le cose come stanno. Lì fuori ci sono due fantasmi che corrompono le anime. Sta attento!»

«Nessuno può corrompermi! Ma fa attenzione figlia mia...»

«Certo!» ripensò al suo sorriso prima di partire.

«Quindi James non aveva solo delle lentine nuove?»

Da quando i suoi figli non erano più con loro, quella casa di famiglia era diventata completamente vuota. Afferrò tra le mani un pezzetto di carta poggiato sul tavolo.

"Non vi preoccupate sono andato con Kuinda a prendere dei regali di Natale nel suo mondo. Torno presto.
George"

«Lui e la sua fissazione per i messaggi» borbottò notando le parti increspate di quel bigliettino e l'inchiostro quasi consumato.

Giuliet l'aveva tenuto così tanto tra le mani, da consumarlo, unendo anche le lacrime alla fine di quel biglietto.

Fissò quel fogliettino a lungo pensando a quando James gli dichiarò la verità.

Lui era l'unico demone che poteva accettare in casa. Ricordava la paura che gli lesse negli occhi, aveva timore nella sua reazione, ma aveva salvato sua figlia tante volte. L'aveva conosciuto come umano, e perciò fu più facile per lui accettarlo come demone. George fu il primo a dargli fiducia. Il suo unico figlio maschio, sapeva di aver cresciuto dei figli responsabili con sani principi. Ragazzi, certo...ma ragazzi con ideali. Capaci di scegliere e badare a loro stessi.

George era sempre solito lasciare bigliettini, sia per dire la verità, sia per nascondere delle scelte. Tutto per non far preoccupare la sua famiglia.Pensava che suo padre non lo sapesse, ma in realtà pur non sapendo se i messaggi fossero veri o finti, menzogne o verità, era un suo messaggio una sua traccia.

Un modo per dire: "siate sereni, non preoccupatevi".

E mentre anche lui si soffermò a stringere quel foglio di carta, guardò di nuovo fuori, notando l'umidità catturata dal ghiaccio, che come una strana creatura si faceva spazio cercando di entrare ovunque. Fu un secondo, un tonfo lo fece saltare dalla sedia, quando notò sul tavolo cosa sua moglie aveva lanciato; uno zaino da scalatore, con corda e piccone.

«Mi sono perso qualcosa?»

«Preparati usciamo!»

«Perché?» chiese, mentre Giuliet vestita con tuta e cappotto, cappellino e guanti afferrò il suo nuovo libro e lo sbatté con forza sul tavolo.

Le pagine aperte mostravano uno strano puntino luminoso che circolava in mezz'aria.

Elbert sollevò il muso cercando di visionare meglio il contenuto. Riconobbe una mappa, e accanto ad un simbolo di un albero lampeggiava una luce dorata.

«Portali per il mondo opposto» lesse ad alta voce sollevando poi gli occhi per fissare sua moglie compiaciuta.

«Andiamo a riprenderli. Ora!»

Nello specchio invece Ira e Vendetta notarono qualcosa di nuovo.

Una loro semi anima era scomparsa.

Poche ore prima un'anima aveva smesso di fluttuare per poi cadere lasciando solo polvere.

«Avevamo perso il contatto da tempo» affermò Ira, mentre Vendetta sospirò.

«Molto probabilmente era tornato nell'altro mondo, ciò non ci ha permesso di terminare il rituale, ma non è importante. Se lui è libero, significa che lei ha svolto il suo compito. Una vita, invece di due mi accontento» affermò fissando Josh sdraiato accanto all'uscita dello specchio. Vicino a lei non smetteva di tenerla d'occhio.

«Ripugnanti questi sentimenti» dichiarò l'uomo ormai adulto.

«Da una parte sono felice di non aver catturato anche l'altro, figurati aver due così».

«Presto sarà anche lui uno spirito fluttuante, è questione di poco».

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