29. AD UN PASSO DALLA PROVA DI CORAGGIO
Fim rientrò nel giardino della villa, ritrasformandosi in gattino, mentre la piccola scimmia accanto a lui ritornò sotto forma di ragazzino.
«Devo avvisare immediatamente il Re!» Affermò agitato. Fim inizialmente non capì, inclinò il capo per poi guardarlo torvo. Quando vide il ragazzino allontanarsi, fece un saltò afferrando la giacchetta con un morso ed iniziando a tirare.
«Lasciami andare Fim!» lo rimproverò.
«Miiiaoo» Sembrava contrariato, voleva a tutti i costi fermare quel bambino, ma un urlo proveniente dalla villa lo costrinse a lasciare la presa e a dirigersi in fretta verso casa. Il piccolo preso dallo spavento per quel grido, scappò.
Fim si trasformò in cavallo e volò verso la finestra, dove secondo il suo udito era sopraggiunto quell'urlo. Rimanendo a mezza altezza con battiti di ali, vide a terra davanti alla Tv, Elbert steso sul tappeto indiano. Spalancò gli occhi preoccupato, ma si calmò alla vista dell'uomo rialzarsi.
«Che è successo? Cosa è stato quell'urlo?»
«Oh, James sei tu?» chiese Elbert alzandosi alla vista di James ansante. Il ragazzo era appena arrivato di corsa.
«Stavo guardando un film, ma si vede che mi sono addormentato...» spiegò l'uomo, rialzandosi e sedendosi sulla poltrona marroncina. «E siete caduto dalla poltrona?»
«Esatto, ti va di guardarlo con me?» chiese Elbert sbadigliando.
«Credo che sia finito» osservò James, indicando il telegiornale alla tv.
«Eh già... peccato».
«Era importante?»
«No, è che mi sarebbe piaciuto guardarlo tutti insieme, ma in questa casa sembra che non importi più a nessuno...» Elbert fece cenno a James di sedersi, indicando il divano poco distante, ma il ragazzo non si mosse. Immobile, guardava il pavimento. Nessun movimento, nessun sorriso, solo uno sguardo perso nel vuoto.
Elbert assonnato, chinò il capo. Lo chiamò, ma lui non diede segno di ascoltarlo.
«Cos'hai ragazzo? Sei strano...» chiese preoccupato, alzandosi e allontanando il sonno.
«Promettetemi che la proteggerete...» pronunciò all'improvviso, senza preavviso.
«Chi? James» chiese avvicinandosi al ragazzo. «James, i tuoi occhi...» continuò, bloccato da un brivido lungo il corpo.
«Ehi sono a casa! Oh cielo James, che hai fatto agli occhi?» domandò Giuliet appena entrò, carica di buste della spesa. «Sono, sono... ecco... freddi» continuò, stupita da quel cambiamento.
«Guarda che le lentine colorate fanno male agli occhi...» lo rimproverò Elbert, tranquillizzandosi, mentre prese le buste della spesa per aiutare la propria consorte «Dammi qui Giuliet!»
«Grazie caro...»
«Che cosa hai fatto? Hai saccheggiato tutto il negozio di generi alimentari?»
«Tzs... c'erano un sacco di offerte, e guarda qui!» spiegò cercando un biglietto nel suo portafoglio. «Il 50% di sconto sulla prossima spesa...»
«Interessante, quando hai speso per averlo?».
Quella normale conversazione però fu bloccata da una voce flebile: «Signora Giuliet...»
«Si.. James?»
«Katie ha spesso voglia di cacciarsi nei guai, proteggetela voi...» Con quelle parole il ragazzo lasciò la stanza senza dar ulteriormente spiegazioni.
«Ma che gli è preso?» chiese Elbert svuotando le buste della spesa, per poi mettere tutto nella credenza.
«Non saprei» rispose Giuliet.
Entrambi si fermarono un minuto a fissare il vuoto dato dall'assenza di James, per poi fare spallucce e continuare ciò che stavano facendo.
Quando James lasciò la stanza, il piccolo Fim inchinò il muso. Forse non ci aveva capito niente nemmeno lui.
«Giuliet... l'acqua che hai comprato... è ghiacciata».
«Brrr che freddo!» tremante e congelata Cristy sostava fuori alla scuola nell'attesa di vedere la sua amica.
«Katie! Finalmente sei arrivata...» pronunciò tra i brividi. «Ecco ti ho portato una giacca come mi avevi chiesto. Certo, tu potevi vestirti meno leggera, sembra quasi che sei scappata di casa».
Katie colse l'ironia di quella frase, la sua amica non aveva tutti i torti. Nonostante indossasse gli stessi indumenti del mattino, con sé non aveva né giubbotto, né portafoglio o borsa. Era fortunata ad avere ancora delle scarpe ai piedi, piuttosto che delle pantofole.
Indossò la giacca e le due entrarono nel cortile della scuola.
«È aperto...» constatò Cristy.
Le due ragazze entrarono nel secondo edificio a destra. Quello inaccessibile agli studenti.
L'edificio abbandonato, lasciato in uno stato di miseria e distruzione, con pareti a zone senza stucco, ricoperte per metà in legno con finestre alte curvate ed in alcuni angoli rotte.
I pavimenti erano ricchi di bottiglie di plastica, sedie scolastiche gettate alla rinfusa, polvere bianca d'intonaco caduta.
Un banco appoggiato alla parete, mentre le porte: alcune erano ben fissate, altre invece erano pendenti o addirittura mancanti.
Non mancavano le scritte sui muri, di qualche loro coetaneo, pronto a lasciare la propria firma in quel luogo così sinistro.
Ad illuminare quel percorso, unicamente, era la luna. Ella faceva strada tra le finestre dei lunghi corridoi. La sua luce, però, spesso creava ombre sinistre, aiutata dal vento che muoveva i rami delle foglie che si riflettevano sul pavimento.
Per tutto il viaggio Cristy era rimasta curva attaccata a Katie per un braccio. La sua amica invece, non pensava a nulla, se non a raggiungere le scale per arrivare al luogo dell'appuntamento.
Una volta arrivate al quarto piano tra divieti d'accesso e transenne, trovarono Josh e Gey insieme ad altri ragazzi ad aspettarli.
I due fratelli sembravano molto contrariati.
«Che fine ha fatto il tuo ragazzo?»
«È scappato con la coda tra le gambe?» domandò Josh, continuando la domanda di Gey.
«Ha avuto un contrattempo» Katie si guardò intorno, nove coppie formati da ragazzi e ragazze, (una sembrava strana) aspettavano seduti, mentre altri rimasero appoggiati alle pareti di quel lungo corridoio. Katie poté distinguere alcuni di loro, altri, invece li conosceva solo di vista. Ogni persona aveva con sé una torcia, una qualsiasi fonte di luce: chi una candela, chi invece, preferiva usare il proprio telefono.
«Potevamo pensarci anche noi...» sentì dire Katie al suo fianco. Alla vista di altri ragazzi, ma soprattutto di Josh, sospettò Katie, Cristy si era ricomposta, pronta per la missione.
Alle spalle dei due fratelli, una porta sembrava l'entrata di una caverna. Era bloccata da una catena di ferro con un cartello "pericolo".
Katie notò che la sua presenza era irregolare rispetto al resto della parete. A dare conferma della sua idea un martello bello grande, e il distacco dalla parete in pietra al semplice cemento. Quell'ingresso era stato murato e nascosto, e per qualche strano segno del destino, riscoperto.
«Bene, non tutti sanno che l'istituto fu costruito sulle spalle di una vecchia struttura...» iniziò a spiegare Josh. I partecipanti avevano formato un cerchio intenti ad ascoltare. Katie notò Cristy, sembrava leggermente diversa, anche il suo modo di guardare Josh... era molto più grintosa, o almeno cercava di farsi forza. Teneva i pugni. Attenta l'ascoltava.
«Durante i lavori si trovò un'anomalia. In un punto ben specifico della struttura. Il preside precedente decise di analizzare quella parte di spazio non presente nella cartina, ma visibile ad occhio nudo dall'esterno. Ad ogni modo così...»
«abbatterono il muro» continuò Gey «e dove prima si trovava un quadro, fu scoperta un'entrata medievale».
«Com'è possibile?» chiese un ragazzo dai capelli rossi. Cristy si avvicinò all'orecchio di Katie... « È Einor della 4C. La ragazza alle sue spalle che quasi si nasconde è Mina, la fidanzata che frequenta il secondo anno...»
«L'abbiamo vista durante educazione fisica?» chiese Katie, notando il viso familiare.
«Esatto. James conosce bene Einor, la prima volta che ha giocato a pallavolo con quella classe, l'ha steso colpendolo in pieno volto, meno male che non è svenuto... Oh, scusami...mi spieghi che succede Katie?»
Cristy notò il viso della sua amica incupirsi all'improvviso.
«Non ora, non è il momento»... disse Katie toccandosi il ciondolo, era sempre più freddo che mai. Era preoccupata per il suo James e per la sua famiglia, ma voleva risolvere tutto da sola e in fretta.
«Era la stessa cosa che si chiedeva il nostro ex preside...» rispose Josh.
«Continuarono i lavori. Gli operai esaminarono la grotta, ma iniziarono ad aver paura... e infine, si ritrovarono in un vicolo cieco» continuò Gey.
«Il loro continuarsi a vicenda mi sta innervosendo!» affermò Katie.
«Sarà per far scena...» rispose un ragazzo alla sua sinistra.
«Albert anche tu qui?» Era un loro compagno di classe. Capelli castani scuri, ordinato, alto. Occhi castani, vestito con camicia e bretelle. Un sopraciglio era segnato da una leggera cicatrice invisibile a occhio nudo, ma che bloccava la ricrescita lasciando un piccolo vuoto.
«Ci sono anch'io...»
«Bobby!» esclamò Cristy...
«Perché porti la parrucca?» chiese Katie.
«Come ti sei conciato?» domandò Cristy notando il suo strano travestimento.
Era questa la coppia strana che aveva notato prima Katie. Vedere Bobby con una parrucca vestito da donna in gonnella, era molto divertente, ma di sicuro non credibile, nonostante le sue gambe fossero lisce come seta.
Inoltre, Bobby ed Albert avevano quasi la stessa altezza, ed erano comunque i ragazzi più alti della scuola. Bobby era quello tra i due con due centimetri più basso.
In realtà aveva i capelli di un castano chiaro tendenti al biondo, ricci e ribelli. Occhi verde chiaro e profondi. Un segno leggero di baffetti e pizzetto. E un orecchino circolare al lobo destro.
«Perché non è giusto che l'invito sia solo a coppie!»
rispose Bobby, portando indietro con la mano la sua finta chioma, biondo paglia.
«Quindi vi siete intrufolati invitandovi a vicenda?!»
«Esatto!» risposero i due in coro, pieni di entusiasmo, senza far caso che a fare la domanda fosse proprio Josh.
«Non è un problema visto che abbiamo già due ragazze...» intervenne Gey.
«Mi sto annoiando, possiamo entrare o dobbiamo fare giorno?»
«Quello è Gennary 3 B!»
«Cristy, abbiamo capito che li conosci tutti!» La fermò Katie.
«Il mio è un talento».
«Questo nessuno lo mette in dubbio» risposero i tre in coro.
Con un leggero colpo di tosse, Josh innervosito continuò:
«Il vecchio preside preoccupato dallo strano comportamento degli operai, che portavano man mano l'allungamento dei lavori, decise di ispezionare la nuova scoperta lui stesso; Entrandovi da solo, attirato da uno strano canto...»
«I lavori furono sospesi e il preside abbandonò la scuola».
«Per così poco» disse un ragazzo biondo alla destra del gruppo. Prese il cartello sulla catena e lo strappò via.
«Quello... e Andrea classe seconda sezione F»
«Abbiamo capito!» risposero di nuovo i tre.
«Quando l'abbandonò, affermò che quel canto l'aveva reso suo servo e si era fermato giusto in tempo. Da quel momento ordinò che l'intero edificio venisse chiuso agli studenti» continuò Josh, con uno strano sorrisetto divertito.
«Per il bene della scuola...» disse sua sorella con altrettanta malizia.
«Voi siete entrati, vero?» interruppe Katie. «Avete liberato qualcosa, oppure tramate qualcosa?» continuò.
«Katie mi fai paura» disse Cristy, ma a Katie non importava di sembrare violenta oppure pazza.
«È vero abbiamo trovato qualcosa...» rispose Gey.
«Perché fate una classifica ben precisa delle persone, cosa ci guadagnate?»
«Non credi che la stai prendendo troppo sul serio?» disse una ragazza, infastidita da tutte le domande di Katie.
«Uffa! Stiamo proprio andando sulle lunghe qui!» disse un ragazzo che l'accompagnava, stava appoggiato al muro alle sue spalle.
«Wow!» esclamò Cristy.
«Sono i protagonisti di "un amore complicato"!»
«Chè?» chiesero Bobby ed Albert.
«"Un amore complicato" è la serie tv che va in onda quasi ogni sera. Sono Anna e Jonatan, sono attori famosi. Non pensavo frequentassero la nostra stessa scuola! Jonatan è così bello!» In seguito a quest'affermazione, Josh si avvicinò a Cristy e la toccò il viso, costringendola a incrociare il suo sguardo con il suo, facendola abbandonare quello di Jonatan.
«Che c'è?» chiese Cristy. Lui non rispose, si limitò solo a guardarla.
«Sembra geloso» disse Bobby.
«Eh si, proprio geloso!» si sentì in risposta da Albert. I due si guardarono e si fecero cenno di consenso a vicenda. Di nuovo una leggera tosse si sentì provenire da Gey questa volta.
«Si ho capito!» disse suo fratello infastidito.
Si avvicinò alla catena e la spezzò o meglio, Katie notò che non fece altro che sganciarla, visto che era già spezzata in precedenza.
«Prego entrate!»
«Entrerete in gruppo di due», rettificò Gey.
«Cristy e Katie voi due sarete le ultime!» affermò Josh.
«Un momento!» intervenne Albert
«Si giusto, io e Albert siamo due ragazzi, tanto vale unificare le coppie!»
«Io prendo Katie» disse Albert.
«E io Cristy, così saremo alla pari con gli altri» continuò Bobby, mettendo il suo braccio attorno alle spalle di Cristy, tirandola a sé.
«È fuori questione!» protesto Josh.
«È geloso!» dissero i due ragazzi in coro.
Cristy guardò Katie, che si limitò a rispondere con un leggero cenno di consenso ed un piccolo sorrisino.
Infine, guardò Josh i due sguardi si incrociarono.
Cristy voltò il viso con disprezzo prendendo la mano di Katie. L'accompagnò a sedersi dove prima c'era la coppia che ormai era già dentro.
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