V e n t i t r e
Dopo alcuni minuti dal rientro nella sua stupenda camera ad Hogwarts dopo le vacanze di natale, qualcuno bussò alla porta di Josephine, "Hey, svitata." L'appellativo usato dalla voce rauca fu abbastanza per farle capire di chi si trattava. Roteò gli occhi e lasciò sul letto i vestiti che stava, stranamente, piegando e andò ad aprire.
"Salve, Don, così tanta nostalgia di me?" Incrociò le braccia al petto mentre poggiava la spalla contro la porta, guardando la figura di Draco che teneva una mano sullo stipite e l'altra infilata nella tasca.
"Sei stata tu a scrivermi durante le vacanze, quella che ha sempre nostalgia di me sei tu." Contrattaccò con voce ferma e sicura.
"Oh sì, non vedevo l'ora di rivedere il tuo adorabile musetto." Alzò gli occhi al cielo, fingendo di essere estasiata.
Draco alzò un sopracciglio, "Fammi indovinare, avevi perso il treno?" Chiese, facendole notare il suo ritardo per il ritorno a scuola.
"Proprio così."
Annuì lentamente, "Dovevo aspettarmelo da te." Mormorò con un lieve sorriso di derisione.
"Come mai sei qui?" Alzò il mento, "Hai bisogno di qualcosa?"
Draco ci pensò un attimo, realizzando che non c'era effettivamente un motivo per cui fosse andato da lei. Forse voleva semplicemente vedere se fosse tornata, "Volevo solo..." Sussurrò titubante mentre la guardava sollevare un sopracciglio, "Chiederti se oggi dipingi."
Josephine tirò leggermente l'angolo della bocca, "Non è in programma in realtà, ma se ti fa piacere, possiamo andare in cortile."
"E cosa dipingi in cortile che sta nevicando?"
Scrollò le spalle, "Gli alberi spogli coperti dalla neve."
Detto questo Draco indietreggiò, lasciandola disorientata e appena egli si voltò per vederla ancora appoggiata contro lo stipite della porta con occhi confusi, inclinò la testa, "Andiamo, Jòsephine."
—
"Aspetta, ho paura di sentire il continuo. Da te ci si può aspettare di tutto." Draco interruppe il racconto che Josephine gli stava illustrando - era una scena divertente accaduta con sua zia durante le vacanze.
"Fai bene." Affermò mentre intingeva il pennello nel colore nella tavolozza che teneva in mano, "Comunque, stavo dicendo che all'inizio stava andando bene. Non avevo mai pattinato sul ghiaccio da sola quindi all'inizio mi sono eccitata ma poi, non so come, sono scivolata e ho sbattuto a terra col culo."
Draco sbuffò, "Tutto qui? Speravo in qualcosa di peggio."
"Fin qui tutto okay, il punto è quello che è successo dopo." Continuò a parlare, "Dopo avermi essersi beatamente presa gioco di me, mia zia si era offerta di darmi una mano per rialzarmi, dato che la chiappa destra mi faceva malissimo, ma come una deficiente ho rifiutato."
"Eccolo..." Sussurrò il biondo a bassa voce mentre si preparava per quello che stava arrivando.
"Ho cercato di rialzarmi altre otto volte e in tutte sono cascata allo stesso modo e sullo stesso punto."
Draco scoppiò immediatamente a ridere come non aveva mai fatto mentre immaginava la scena. Nel frattempo, Josephine smise di dipingere e, con un piccolo sorriso, lo guardò contorcersi dalle risate. Non l'aveva mai visto così e si sentì sollevata per questo.
"Che cogliona che sei." Disse tra una risata e l'altra, "Come fai a stare seduta?"
"Me lo chiedo anche io." Roteò gli occhi, "La cosa migliore è che la zia Maryam è stata tutto il tempo a ridere e a dirmi 'Hai detto che ce la facevi da sola? Allora fallo.'"
Lui scoppiò nuovamente a ridere mentre si toccava la pancia, "Merlino, mi fa male un sacco qui."
"Beh è normale, stai ridendo parecchio."
"Ridere troppo fa male alla pancia?" Domandò, sorpreso.
"Non ti era mai successo?"
Draco in quel momento si rese conto che in tutta la sua vita non si era mai divertito veramente e che non aveva mai saputo il vero significato di 'risata', almeno non prima di essere diventato amico di Josephine.
E mentre stava seduto su un muretto del cortile con lo sguardo della ragazza puntato su di lui, realizzò quanto profondamente si stesse affezionando a lei. I suoi occhi erano incatenati nei suoi come mai prima d'ora. Il suo viso si rilassò e si addolcì, e lei se ne accorse. Ormai il silenzio tra i due andava avanti da vari secondi, e Josephine capì che il biondo stava pensando intensamente mentre la fissava. La stava studiando come la prima volta che l'aveva vista dipingere. Osservava i suoi capelli tenuti in modo rustico dietro la nuca con una matita, le due ciocche più corte tenute libere le accarezzavano gli zigomi e le lentiggini per le quali qualcuno aveva osato chiamarla sporca.
Nello stesso modo in cui anche lui ero solito chiamarla.
Era scioccante come Draco le avrebbe gridato 'sporca' e 'lurida' se non fossero stati così amici e ora che lo erano nella sua mente c'era solo la consapevolezza di non essere più in grado di insultarla o farle del male in alcun modo. Realizzò che questo era il significato di amicizia. Ormai era troppo coinvolto e non sarebbe riuscito a staccarsi nemmeno se lo avesse voluto. Non poteva più negarlo, si sentiva più che bene con lei e non trovava un solo motivo per cui avrebbe voluto allontanarsi.
"Respiri ancora?" Josephine interruppe le sue riflessioni senza aver smesso di guardarlo.
Draco sbatté velocemente la palpebre come se si stesse svegliando, e annuì, "Stavo pensando."
"Si era capito, sei rimasto a fissarmi per due minuti." Distolse lo sguardo divertito per riprende a dipingere, "Qualunque cosa fosse, ti ha portato in un mondo parallelo." A quelle parole Draco chinò il capo con un ghigno divertito e un po' imbarazzato, "A cosa stavi pensando?"
Draco posò di nuovo gli occhi sulla sua figura concentrata e, senza alcun tipo di timore, rispose, "Stavo pensando a te."
Il respiro di Josephine si bloccò e, insieme ad esso, anche la sua mano con il pennello sospeso a mezz'aria sotto lo sguardo attento e profondo del biondo. Si sarebbe aspettata qualsiasi cosa, ma mai questo. Abbassò lentamente il braccio e ruotò la testa per guardarlo negli occhi, sentendo che il respiro si stava piano piano riprendendo, "A me?" Si accigliò, "A che proposito?"
"Avevo qualcosa da chiederti, ricordi?" Si riferiva a ciò che le aveva scritto nella lettera. Josephine rifletté un secondo prima di annuire, "Ti andrebbe bene se d'ora in poi ogni sera andassimo da qualche parte a parlare e a stare un po' insieme?"
Le sopracciglia di Josephine si alzarono immediatamente mentre lo fissava, sconvolta. Alla sua reazione Draco inarcò un sopracciglio, non capendo cosa significasse, "Mi stai chiedendo di uscire?" Domandò con incredulità.
Lui scrollò le spalle, "Vedila come vuoi, io ti ho proposto un'idea per conoscerci meglio. Magari con una birra."
Josephine distolse lo sguardo per pensare, "E se accettassi?"
"Sarai tu a scegliere il nostro posto fisso."
Josephine sorrise con soddisfazione mentre lo guardava in cerca di una risposta, "Accetto, Draco."
Draco sorrise senza nemmeno pensarci, lasciandosi sopraffare da una serie di sensazioni positive che non gli permisero più di smettere di guardarla.
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