V e n t i n o v e
"Jo-" La voce ansimante di Harry fece voltare la ragazza mentre lo vedeva correre verso di lei.
"Harry?"
"Che vuoi, Potter?" Draco ringhiò aspramente, infastidito dall'interruzione del ragazzo nella loro conversazione.
"Tu conosci bene le piante e i fiori, giusto?" Domandò col respiro pesante, ignorando Draco.
"Più i fiori, in realtà." Puntualizzò gentilmente, "Di cosa hai bisogno?"
"Sai se esiste un qualcosa che possa farmi respirare sott'acqua per un'ora?"
Josephine si accigliò, confusa, "Hai iniziato un corso da subacqueo?" Chiese, facendo grugnire Draco da una risata soffocata.
"Jo, mi serve per la seconda prova di domani." Confessò Harry, "Aiutami."
"Lascialo affogare, Jòsephine." Mormorò Draco con un ghigno beffardo, ricevendo un'occhiataccia da lei.
"Credo che esista qualche pianta, ma non è il mio campo." Scosse la testa con dispiacere, "Dovresti chiedere a Neville."
"Mi ha già consigliato qualcosa, ma non mi fido del tutto." Ammise, sorridendo nervosamente con la preoccupazione nei suoi occhi azzurri.
"Beh o quello o affoghi." Josephine fece spallucce, facendogli capire che non aveva altra scelta.
"Io direi la seconda." Ridacchiò Draco, ricevendo un'altra occhiataccia dalla ragazza.
"Non lo faccio solo per continuare a darti fastidio, Malfoy." Harry contrattaccò fermamente prima di andarsene, lasciandoli da soli.
"Andrà tutto bene!" Gridò Josephine da lontano mentre lo guardava allontanarsi. Posò subito il suo sguardo severo su Draco, "Sei uno stronzo." Sibilò duramente e Draco scoppiò a ridere.
—
"Ma che diavolo significa che è al secondo posto?" Draco gettò le braccia in aria durante il tragitto di ritorno al castello mentre Josephine roteava noiosamente gli occhi per le sue continue lamentele.
"Per Salazar, Draco, che ti importa?" Domandò, esausta.
"Quello sfregiato deve sempre averla vinta su tutto." Ringhiò nervosamente a bassa voce, "Non sa perdere e deve sempre cavarsela."
"Cristoforo Colombo..." Josephine sospirò pesantemente. Non lo sopportava quando si comportava in un modo così infantile.
Draco si voltò e la vide con le braccia incrociate al petto e un'espressione scocciata in volto, "Ti annoio?"
"Quando fai così ti sbatterei la testa contro un muro." Sibilò aspramente con la pazienza al limite.
"Sei tu che vuoi stare con me." La provocò mentre si mordeva leggermente il labbro inferiore, sollevando un sopracciglio.
"Chi ha mai detto il contrario?" Scrollò le spalle prima di posare gli occhi su di lui che ghignava con soddisfazione.
"Hai da fare ora?"
"Volevo tornare in camera e giocare un po' con Bizet... Poverino, è stato tutto il giorno da solo."
Draco roteò gli occhi, "Povero ammasso di peli..." Sbuffò, prendendosi gioco della sua preoccupazione futile verso quell'animale, "Gli mancherà la sua gattara pazzoide."
Josephine gli diede un coppino, "Sei un idiota."
"Sei fortunata a essere te." Mormorò, massaggiandosi il collo.
"Comunque sì, gli manco sempre." Riprese a parlare, "Dovresti vedere le feste che mi fa quando rientro."
"È un invito a farti compagnia?" Chiese Draco, ghignando ancora più intensamente mentre la osservava in cerca di una risposta.
"Veramente no." Rispose schiettamente, "Ma sei il benvenuto."
Il biondo sbuffò, "Ma chi vuoi prendere per il culo? Sfrutti qualsiasi occasione pur di stare con il sottoscritto." Strofinò il palmo della mano sulla giacca con modestia e orgoglio.
"Come se ti dispiacesse passare del tempo con me."
Draco alzò le spalle, "Non posso negarlo."
—
"Com'è andata alla fine l'uscita con il supereroe?" Chiese Draco mentre si soffermava a studiare il disegno di un paio di mani sulla scrivania di Josephine.
"Non chiamarlo così." Sibilò lei mentre la sua mano accarezzava amorevolmente il gatto che dormiva beatamente sulle sue gambe.
"Oh, povero piccolo," Draco sbuffò sarcasticamente, roteando gli occhi, "Comunque rilassati, non è mica un insulto."
Josephine alzò gli occhi al cielo, "Idiota..." Sussurrò.
"Quindi?" Insistette di nuovo mentre stringeva le dita intorno al foglio di carta per ammirare meglio il disegno.
"Abbiamo fatto una passeggiata e mi ha parlato un po' di lui."
Si voltò verso di lei, "E basta?"
Josephine alzò un po' il mento, "Cosa vuoi che accada?"
Draco scrollò le spalle, "Che ne so..." Tornò con lo sguardo sul disegno mentre scivolava seduto davanti a lei sul letto, "Ti ha detto che gli piaci, per qualche soprannaturale motivo." La canzonò un po', "Pensavo vi foste baciati." Ammise - puro ribrezzo nei suoi occhi mentre lo diceva.
"Ci stiamo ancora conoscendo." Rispose innocentemente, facendolo grugnire con derisione, "Ma che vuoi tu che sei l'antibacio?"
"E non potrei esserne più fiero." Annuì velocemente senza distogliere lo sguardo dal foglio che teneva in mano. Era sempre più impressionato dal suo talento; le mani sono la cosa più complicata da disegnare, ma quelle rappresentate da Josephine erano perfettamente realistiche.
"Ti piace?" Domandò la mora mentre notava il suo grande interessamento per quel particolare disegno.
Draco annuì lentamente, "È straordinario." Mormorò a bassa voce e quelle parole provocarono un grande sorriso sulle sue labbra. Aveva già visto molti dei suoi capolavori, ma aveva fatto raramente commenti positivi, e questo era il più bello e sincero tra tutti.
"Sono contenta." Sussurrò serenamente, "Ci ho messo un secolo prima di disegnare le dita in modo decente."
"Questo tu lo chiami decente?" Gli occhi sconvolti di Draco guizzarono su di lei, "Jòsephine, sembra un fotografia." Ammirò nuovamente i dettagli perfetti del disegno. Il nuovo complimento da parte sua fece ampliare il suo sorriso, "Sono di un ragazzo, vero?"
"Indovina di chi sono." Josephine fece un piccolo ghigno.
"Nott?"
"Riprova."
"Zabini?"
"No."
Draco alzò lentamente lo sguardo su di lei e scosse la testa, "Non dirmi che sono di Pucey, che te lo strappo."
"Sono le tue mani, Draco."
Daco sgranò gli occhi mentre spalancava leggermente la bocca dallo stupore, rimanendo a fissare il suo sorriso per qualche secondo. Non poteva crederci, "Quando lo hai fatto?"
Josephine alzò gli occhi mentre pensava, "Un po' di tempo fa." Rispose con un sorrisetto e Draco spalancò gli occhi ancora di più. La sua reazione la fece ridacchiare, "Non te l'aspettavi, eh?"
Il biondo scosse lentamente la testa con incredulità, "Credevo disegnassi solo quello che ti piace e ti suscita emozioni."
"Ti svelo una cosa di me...la prima cosa che guardo in un ragazzo sono le mani e le tue sono stupende."
"Ma non ci sono i miei anelli." Le fece notare, indicando le dita disegnate prive di decorazioni.
"Sarebbe stato troppo semplice da capire di chi fossero." Alzò le spalle, "Sai che mi piace il mistero."
Draco annuì mentre tirava leggermente gli angoli della bocca, "Posso tenerlo?"
"Ma certo, posso farne tanti altri." Egli girò e rigirò il foglio sotto lo sguardo confuso di Josephine, "C'è qualche problema?"
"Vorrei piegarlo, ma ho paura di rovinarlo." Mormorò a bassa voce, facendola ridacchiare.
"Addirittura? È solo uno scarabocchio, se vuoi ne posso fare uno fatto meglio."
"No." Sputò seccamente con il disappunto negli occhi, "Non ne voglio un altro."
Josephine spinse il suo corpo dal letto mentre si grattava il mento per pensare, "Mh..." Vagò intorno alla sua scrivania.
Draco la seguì con lo sguardo e inarcò le sopracciglia, confuso, "Cosa stai cercando?"
"Eccolo!" Gridò felicemente mentre piegava un po' la schiena prima di raddrizzarla mentre teneva in mano una cartellina, "Sentiti onorato perché stai per avere il privilegio di possedere una delle mie cartelline per i disegni." Allungò il braccio per porgergliela.
Draco scattò in piedi mentre lei si avvicinava, "Da quanto tempo ce l'hai?" Domandò, appena notò i vari scarabocchi.
"Se non sbaglio, da cinque anni."
"E vuoi regalarla a me?" Interrogò, stupito, spalancando leggermente gli occhi.
"Se non la vuoi, dimmelo semplicemente." Ritrasse la cartellina.
"Dammi qua." La afferrò in un movimento veloce, la aprì e fece scivolare delicatamente all'interno il foglio che aveva sempre tenuto tra le mani.
"Potrai usarla per metterci altri miei disegni, se vorrai."
Draco la fissò con un pizzico di imbarazzo, ma felicità allo stesso tempo, "Me ne farai altri?"
Josephine scrollò le spalle, "Se va tutto bene, probabile."
Lui fece un cenno del capo e spostò l'attenzione su uno dei libri nello scaffale in alto, "L'avevo già adocchiato prima." Lo indicò col dito, invitandola a voltarsi.
"Quello blu?" Chiese mentre tirava il suo corpo sulle punte, e allungò il braccio per prenderlo.
"Esatto."
"'Il linguaggio e la poesia dei fiori', te lo ricordi?" Gli porse gentilmente il libro.
"Quello che ti ha regalato tua zia." Lo afferrò, ammirandone il fascino.
Josephine annuì mentre incrociava le braccia al petto, vedendo la sua espressione interessata e incuriosita, "Vuoi leggerlo?"
Draco esitò brevemente mentre esaminava il libro e le pagine al suo interno, "Credo che mi piacerebbe."
La ragazza mostrò un piccolo sorriso tenero, "Te lo presto, se vuoi."
"No, non mi sembra il caso." Scosse rapidamente la testa, "È importante per te."
"Mica te lo regalo. Lo prendi, lo leggi e me lo ridai."
Draco sollevò lo sguardo, "Oggi sei fin troppo generosa e questa cosa mi fa gelare il sangue." Scherzò e Josephine ridacchiò leggermente.
"Prendilo e vattene, cazzo."
"Ecco la vera Jòsephine."
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