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N o v a n t a c i n q u e

-contenuti maturi-


"Marmee, devi proprio andarci?" Si lamentò la bambina, distesa a pancia in su sul grande letto dei suoi genitori con la testa penzolante fuori dal letto.

"Piccola, te l'ho già detto." Sua madre ridacchiò teneramente mentre si metteva i suoi eleganti orecchini davanti allo specchio, "Si tratta di una cena importante con i colleghi di papà ed è fondamentale la nostra presenza."

"Dite che state entrambi male, che avete un attacco di diarrea."

Mellory si fece scappare una sincera risatina e si voltò verso sua figlia, "Sei proprio una sagoma tu, eh? Così piccola, ma spiritosa." Posò le mani sui fianchi, sorridendo nel vederla stendere e piegare le gambe verso l'alto.
"Piuttosto, dimmi che ne pensi." Fece scivolare le sue mani dalla testa lungo tutto il corpo.

La piccola Josephine si girò finendo con la pancia in giù e poggiò i gomiti sul letto per reggersi il viso, mentre accavallava i piedi dietro la testa, "Preferisco dei pantaloni a un abito lungo, ma il bordeaux ti sta molto bene."

"Grazie, tesoro." le sorrise grata.

"Però con quell'acconciatura sembri un'anziana ricca." Continuò, scuotendo la testa.

Mellory spalancò la bocca e strizzò un po' gli occhi, "Ma davvero?" Mormorò mentre camminava pericolosamente verso di lei, "Un'anziana?"

"No-" Josephine scosse velocemente la testa, cercando di alzarsi per scappare, "Non intendevo quello."

"Ma ormai lo hai detto!" Gridò sua madre, buttandosi sul letto e facendo sganciare un urlo alla piccolina appena la afferrò e iniziò a farle il solletico.

"Marmee, ti prego basta-" Rideva a crepapelle mentre si dimenava dalle mani di sua madre che non la lasciavano nemmeno un attimo.

"Ah no, ora subisci!" Sorrise Mellory, guardando sua figlia e ascoltando la sua dolce e felice risata.

Nemmeno quando la porta della camera si aprì si fermò, "Cosa succede qui?" Domandò Edmund, il padre della bambina, entrando mentre si sistemava la cravatta.

"Papà, salvami-" Gridò Josephine, soffocando le risate.

"Mellory, poverina lasciala stare." Disse lui severamente mentre si avvicinava al letto.

Lei fece come le aveva detto, allontanando le mani dal suo corpicino, ma trattenne un sorrisetto mentre alternava lo sguardo dalla figlia al marito. Il petto di Josephine si alzava e abbassava pesantemente, "Grazie, papà." Ansimò.

"Di niente, tesoro." Mormorò, accarezzandole i capelli con la sua grande mano. "Ora però...è anche il mio turno-"

In un secondo, sia sua madre che suo padre ricominciarono a farle il solletico ovunque - sulla pancia, sulle ascelle, sui piedi.

Edmund le alzò la maglietta e le fece una forte pernacchia sulla pancia, "Cristoforo Colombo, basta vi prego-" Gridò Josephine, ridendo con le lacrime agli occhi.

"Hai imparato la lezione?" Domandò sua madre prima di bloccare ogni tortura.

"Un giorno farò io a voi il solletico, per ore e ore." Ansimò la bambina col respiro pesante, puntando contro entrambi un dito minaccioso.

"Non vedo l'ora." Ridacchiò Edmund mentre controllava l'orologio sul polso, "Dobbiamo andare, cara. Siamo in ritardo."

Si alzarono contemporaneamente, lasciando Josephine da sola distesa sul letto, "Abbandonate vostra figlia così?" Scattò in piedi con la fronte aggrottata.

"E privarci della bambina più buffa e dolce del pianeta? Non lo faremmo mai." La rassicurò Mellory con un morbido sorriso mentre usciva dalla camera con Edmund per scendere le scale e andare al piano di sotto.

"È solo una stupida cena." continuò Josephine mentre li seguiva a ruota fino all'entrata di casa, "Potete saltarla e restare qui con me e la zia Maryam."

"Sono sicura che ti divertirai da morire con la zia." Disse sua madre mentre si infilava il soprabito.

"Ti farò mangiare tutto il gelato che vorrai dopo cena e balleremo fino a tardi." Le sussurrò la zia all'orecchio, posando le mani sulle sue spalle.

"Alle dieci a letto, Maryam." Si raccomandò Edmund con voce rauca, lanciando un'occhiata severa a sua sorella.

"Come vuole lei, capo." La zia fece il saluto militare, prendendolo in giro e lui sbuffò infastidito, sapendo già che non avrebbe mai rispettato il suo ordine.

"Ovvio che mi divertirò con la zia, ma se siamo tutti è più bello!" La piccola Josephine allargò le braccia e saltò allegramente.

"Se ci lasci andare, domani riceverai una bellissima sorpresa." Le sorrise Mellory, alzando le sopracciglia mentre Edmund apriva la porta di casa.

"E allora andatevene, no?" Scattò Josephine, facendoli ridere per il suo improvviso cambiamento, "Dai dai, uscite." Li spinse velocemente fuori, "Buona cena, non mangiate troppo!" E chiuse la porta mentre si sentivano ancora le risate dei suoi genitori.

La mattina dopo, appena Josephine aprì gli occhi, corse di sotto ancora in pigiama e la sorpresa che le aveva promesso sua madre la bloccò sul posto.

"Una tela e il cavalletto per dipingere!" Gridò con entusiasmo, saltellando e buttandosi tra le braccia di Mellory.

"Ti piace?" Chiese lei, riempiendole il viso di baci e ridendo felicemente.

"Lo adoro, marmee! Grazie!" La strinse in un forte abbraccio.

"Allora che aspetti? Provali."

Josephine scattò e prese il cavalletto e la tela per portarli in giardino e iniziare a dipingere con i fiori.

Con fatica, riuscì a malapena a fare un passo mentre teneva entrambi sottobraccio. "Attenzione, Bizet-" Avvertì il piccolo gattino che gironzolava intorno a lei.

Mellory sbuffò divertita e si alzò, "Ti aiuto, piccolina." Prese il grande cavalletto, lasciando che lei trasportasse l'oggetto più leggero.

"Lo sai che ti voglio bene, marmee?" La bambina fece un ampio e raggiante sorriso mentre guardava la sua mamma dal basso.

"Sapessi io, amore."


Le palpebre di Josephine erano così deboli e pesanti che fece fatica ad aprirle per permettere ai suoi occhi di mettere a fuoco.

La prima cosa che captarono fu un lampadario di vetro luccicante, troppo costoso e raffinato per un ospedale e di certo non si trovava nell'infermeria di Hogwarts. Il soffitto era di un colore molto scuro, smorto.

Chiuse di nuovo gli occhi e li strizzò un po' come se potesse alleviare il fortissimo mal di testa che l'aveva appena colpita. Inspirò profondamente e li riaprì, sbattendo lentamente le palpebre per abituarsi.

Con cautela abbassò lo sguardo e la confusione si fece più pressante quando vide di essere sdraiata su un grande letto a baldacchino con le tende aperte e il suo corpo nascosto da morbide e pulite coperte. Tutto dello stesso colore, nero.

Dolorante, ruotò la testa sul cuscino e la sua attenzione venne subito catturata dalla sua adorata bacchetta, posta orizzontalmente sul comodino accanto al letto e pensò solo a una cosa - Draco.

"Come hai fatto a uscire?"

Si irrigidì al suono della sua calda e rauca voce e girò lentamente la testa dall'altra parte.

Lo guardò con gli occhi socchiusi, ancora troppo debole per poter aprirli completamente, mentre lui stava seduto su una poltrona di pelle con una gamba poggiata sul ginocchio dell'altra e le braccia sui poggiabraccio.

Le sue iridi grigie e profonde la fissavano intensamente con aria severa mentre aspettava una risposta.

"Dove sono?" Chiese a bassa voce.

"Malfoy Manor." Rispose, anche lui tenne un volume di voce basso per non disturbarla, "Sei a casa mia."

"Quanto tempo ho dormito?"

"Dieci giorni."

Dieci giorni?

"Dopo che sei svenuta, Piton ha detto di portarti qui per non far insospettire nessuno e mostrarti quasi come una prigioniera. Ho insistito a farti lasciare al castello, ma non c'è stato niente da fare. Non volevo che venissi qui." Continuò, guardandosi intorno.

Josephine annuì e aprì maggiormente gli occhi per guardarlo meglio e, nonostante il mal di testa, non poté non pensare a quanto fosse bello e affascinante nel suo elegante completo.

"Vuoi dell'acqua?"

"Sì." Mormorò, cercando di mettersi dritta sulla schiena con le gambe incrociate mentre lui allungava il braccio per prendere il bicchiere, che aveva preparato lui stesso. Si alzò, si sedette accanto a lei e glielo porse.

La osservò fare un piccolo sorso e leccarsi le labbra prima di scolare tutta l'acqua e posare il bicchiere sul comodino accanto al letto.

"Ora rispondi alla mia domanda." Le ordinò fermamente con un cenno del capo, "Come hai fatto a uscire?"

Josephine esitò un attimo, guardandolo profondamente negli occhi, "Ho spaccato la porta e l'ho sfondata."

Draco sbuffò divertito, facendo un piccolo sorriso. Si passò una mano tra i capelli, si morse il labbro e posò il suo sguardo arrabbiato su di lei, "Perché l'hai fatto?" Sospirò esausto, non sapendo più che fare con il suo spirito ribelle.

Josephine sollevò un sopracciglio mentre manteneva un'espressione seria, "Non è evidente?"

I suoi lineamenti si rilassarono e i suoi occhi si addolcirono mentre tirava leggermente gli angoli della bocca, "Sei una stupida." Mormorò con tono gentile, per niente cattivo. Lei non rispose e continuò a guardarlo seriamente in silenzio.

Draco si leccò le labbra e scosse lentamente la testa, "Cosa devo fare con te?" Sussurrò, sporgendo il viso verso di lei.

Gli occhi di Josephine si oscurarono appena recepì il suo tono provocante e lesse lussuria nel suo sguardo.

"Dimmi." Mormorò mentre portava una mano sulla sua guancia, intrecciando le dita intorno ai suoi capelli per tirarli e stringerli lievemente, ma abbastanza da piegarle la testa all'indietro.

Di punto in bianco le tolse le coperte di dosso, mostrando che indossava solo l'intimo, e posò le labbra sulle sue in un breve bacio a stampo, "Cosa devo fare con te, eh?" Ringhiò con voce rauca, baciandola di nuovo con vigore ed eccitazione.

Josephine gli gettò le mani al collo e fece scivolare la lingua, che venne accolta con un gemito dalla sua bocca. La sua schiena si piegò e distese il suo corpo ancora una volta sul letto, mano a mano che il corpo di Draco spingeva il suo per finire sopra di lei.

"Sono stato dieci giorni a guardarti nuda mentre ti lavavo e senza sentire le tue squallide battute." Disse con un ghigno, facendo toccare i loro nasi.

"E com'è stato?"

"Arduo, ma soddisfacente."

Josephine ridacchiò e si fiondò nuovamente su di lui. Mossero le loro labbra contro quelle dell'altro mentre si accarezzavano i corpi e i capelli, come se non si fossero visti per anni.

Le mani di Draco scesero sul suo seno e lo strinsero, facendola piagnucolare nel bacio. In un attimo afferrò il gancetto del reggiseno e lo slacciò, lasciandole addosso solo le mutandine.

Lasciò umidi e morbidi baci dal suo collo fino ad arrivare ad un suo capezzolo. Lo leccò e lo baciò sotto i suoi lievi gemiti mentre con una mano giocava con l'altro e l'altra mano arrivava al pizzo delle sue mutandine.

Josephine allungò le mani sulla sua giacca per togliergliela e, subito dopo, si dedicò a slacciare i bottoni della sua camicia. Ma Draco posò una mano sulla sua e la bloccò, ricevendo un'occhiata confusa.

"Questa volta voglio dedicarmi solamente a te." Sussurrò mentre prendeva la bacchetta e pronunciò un incantesimo per chiudere la porta a chiave e silenziare la stanza.

Dopodiché, sotto gli occhi vogliosi di Josephine, si posizionò tra le sue gambe, facendo scivolare le mani dal suo seno alle sue cosce e allargò di colpo le sue gambe, facendola sussultare, "Tu vuoi che ti dia piacere?" Mormorò a bassa voce col viso vicino alla sua zona bagnata mentre la fissava negli occhi.

Il suo semplice respiro le solleticava il nucleo, facendola già ansimare e si morse il labbro mentre i loro occhi si incastravano.

Appena annuì, Draco abbassò lo sguardo sulla sua intimità e prese delicatamente le mutandine di pizzo con i denti e le portò fino ai piedi per toglierle.

"Colpo da maestro." Mormorò Josephine, canzonandolo un po' e si morse il labbro.

Draco trattenne un ghigno mentre la afferrava per i fianchi per tirarla e avvicinarla a lui. Posò le mani sulle sue cosce per tenere aperte le sue gambe e le stampò piccoli e delicati baci nella parte interna, torturandola un po'.

Il respiro di Josephine si appesantiva sempre di più mano a mano che aumentava la sua impazienza. Lui continuò a baciarla sulle cosce, senza avvicinarsi nemmeno alla sua zona pulsante.

"Draco, fa qualcosa." Piagnucolò, ansimando.

"Cosa vuoi che faccia?" Domandò Draco, alzando gli occhi su di lei mentre non smetteva di lasciare continui baci, "Dimmelo tu."

"Toccami...leccami...fammi qualcosa-"

"Sei sicura?" Mormorò mentre passava delicatamente due dita vicino alla sua zona, senza toccarla, "Perché pensavo che-"

"Ti prego, Draco." Ansimò, facendo guizzare i suoi occhi nei suoi.

A quel punto posò un bacio sulla suo nucleo bagnato con lo sguardo fisso su di lei, facendola gemere, "Ripetilo." Ordinò fermamente.

"Ti supplico-"

Un altro bacio, "Dillo di nuovo."

"Cazzo, Draco, fammi godere-"

Non se lo fece ripetere due volte che fece passare la lingua su tutta la zona e sorrise, appena sentì il profondo gemito che lasciava le labbra di Josephine. Lentamente leccò e baciò il suo punto più sensibile, essendo il più dolce e morbido possibile.

La toccava come se fosse la cosa più fragile esistente sulla terra.

"Oddio mio-" Ansimò Josephine, portando una mano nei suoi capelli biondi e li strinse. Questo fece ancora più fomentare Draco, tanto da fargli aumentare la pressione e la velocità.

"Draco, non fermarti-" Inarcò la schiena e chiuse gli occhi per il piacere immenso che gli dava quel meraviglioso ragazzo - il suo ragazzo.

Le scappò un piccolo grido quando Draco fece scivolare un dito dentro di lei, continuando a leccarla, "Salazar, quanto sei buona-"

"Mio dio, è fantastico..." Gemette ad alta voce mentre lui portava la mano sulla sua gola e lei gli strinse il polso, "Credo di esserci-"

Draco ghignò divertito dal fatto che stesse per farla venire in così poco tempo, perciò aumentò la velocità, aggiungendo più passione.

"Continua così..."

Pochi secondi dopo il suo corpo era in preda a ripetuti spasmi, accompagnati da forte urla e lui si staccò, lasciando un ultimo soffice bacio. Si mise sopra di lei e, mentre Josephine teneva ancora gli occhi chiusi e la bocca aperta per l'orgasmo appena compiuto, Draco le baciò la guancia e infilò la lingua tra le sue labbra per incontrare la sua.

La baciò amorevolmente mentre le accarezzava i capelli e la avvolse possessivamente sotto di sé, "Piccola mia." Sussurrò, sorridendo e si buttò subito sulle sue labbra.

"Amore mio." Sorrise anche lei mentre lo guardava e gli strinse il viso.

Draco inspirò profondamente, chiudendo di nuovo gli occhi, "Mio dio, sono pazzo di te..." La baciò e la strinse, "Sono pazzo...pazzo." Scosse la testa e la baciò ancora.

"Come ti è venuto in mente di spaccare la porta?" Chiese, non riuscendo ancora a crederci, "Dovevi stare al sicuro, lontana da me."

"Draco, io non riesco." Sussurrò Josephine col cuore in mano mentre lo fissava negli occhi, "Ti avevo detto che volevo te e che sarei venuta da te, e così è stato."

"No, dovevi ascoltarmi." Mormorò, scuotendo la testa, "Non puoi stare qui, è troppo pericoloso per te, Jo."

"Ho visto tutto, Draco." Confessò fermamente, facendolo accigliare, "Sulla Torre di Astronomia."

Draco chiuse gli occhi e girò la testa come se non riuscisse più a guardarla, ma lei gli prese il viso a coppa e lo rigirò, "Draco-" Lo chiamò e lui aprì gli occhi, "Non ti chiederò perché tu non me l'abbia detto, però ti chiedo scusa per non essere stata io a domandartelo."

"Jo, non chiedermi scusa...non farlo." Disse no con la testa, "Ho fatto molte cazzate e dovevo farne una molto grande, stavo per farla..."

"L'avrei fatta io per te." Sputò di punto in bianco, facendolo rabbrividire.

"Che dici?"

"Stavo per salire e farlo al posto tuo, volevo farlo."

Draco schiuse le labbra dall'incredulità, "Non puoi essere seria."

"Lo sono." Annuì lentamente, "E l'avrei fatto se non fossi stata fermata."

"Perché, Jo?" Sussurrò a bassa voce, inarcando le sopracciglia mentre prendeva il suo viso a coppa, "Sei pazza?"

"Perché è giusto fare sacrifici per le persone che si ama."

Il cuore di Draco martellò nel suo petto appena sentì quella frase, quella parola e si sentì esplodere dalla gioia.

Le sorrise, un sorriso felice e vivo, il primo vero sorriso di tutta la sua vita.

Strinse la presa sul suo viso e lo avvicinò al suo per far toccare i loro nasi e la guardò intensamente negli occhi, i suoi meravigliosi e brillanti occhi celesti, i più belli che avesse mai visto.

Lei era la ragazza più bella che avesse mai visto, sia fuori che dentro - la sua ragazza.

Josephine gli accarezzò i capelli e lo baciò dolcemente, "Ti amo."

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