C i n q u a n t a t r e
"La camera è di tuo gradimento?" Chiese Josephine con la spalla appoggiata contro il muro e le braccia incrociate al petto mentre osservava Draco che analizzava la stanza.
"Avrei preferito un colore scuro." Sospirò, facendo notare che il bianco era l'unico colore presente, "Ma il letto è comodo e ci sono pochi mobili."
"Fattela andar bene, Don." Sibilò con voce ferma, guadagnandosi un'occhiataccia da lui, "Sennò dormi nella cuccia insieme a Bizet."
Draco roteò gli occhi mentre faceva un respiro profondo, "Meglio di niente." Commentò, rassegnato, "Ora che si fa?"
Josephine sorrise e portò le mani lungo i fianchi mentre avanzava lentamente verso di lui, mantenendo il contatto visivo. Sbatté velocemente le palpebre, "Tu cosa vuoi fare?"
Il respiro di Draco diventò più pesante e cominciò a sentire la stessa sensazione di quella volta sulla torre di astronomia. Era bastato un suo sussurro per farlo scaldare.
Josephine alzò la mano sul suo colletto per sistemare la sua cravatta, senza staccare gli occhi dai suoi. Le sue narici annusarono il profumo di menta e tabacco che emanava la pelle di Draco e i suoi occhi la fecero sciogliere.
A quel punto Draco mostrò un ghigno mentre la prendeva per un fianco per attaccare maggiormente il suo petto contro il suo, facendo quasi sfiorare le punte del loro naso, "Quello che vuoi fare tu." Sussurrò anche lui.
Lei mostrò un sorrisetto e si alzò in punta di piedi, avvolgendo il suo collo con le braccia mentre lui la avvolgeva per la vita. Premette delicatamente le labbra sulla sua guancia, stampando un leggero bacio prima di avvicinare le labbra al suo orecchio, "Lo sai cosa voglio fare." Mormorò, facendolo arrivare al massimo.
Istintivamente, Draco strinse la presa sulla sua vita e affondò il viso nei suoi capelli, annusando il suo perfetto aroma di vaniglia e cocco che non sentiva da troppo tempo.
Senza pensare, posò le labbra sulla sua tempia per scendere fino alla sua guancia. La sua bocca venne guidata dall'eccitazione, e cominciò ad avviarsi verso il suo collo. Arrivato alla sua mascella portò la mano alla sua nuca per tenerla ferma, ma prima di poterle sfiorare il collo con le labbra, venne interrotto.
"Ragazzi, la cena!" La voce della zia Maryam dal piano di sotto bloccò ogni movimento, soprattutto Draco che chiuse gli occhi con rassegnazione mentre Josephine inalava un respiro profondo prima di staccarsi da lui. Portò lentamente i piedi per terra, e fecero contemporaneamente cadere le loro braccia lungo i fianchi e si guardarono per un attimo con occhi morbidi.
Ma che cosa stavano facendo? Si domandarono. Non c'era malizia nelle loro azioni, facevano semplicemente quello che veniva loro spontaneo dopo mesi che non si erano più abbracciati e parlati. Li vedevano come gesti per dirsi che si volevano bene e che si erano mancati veramente tanto, ma si resero conto di avere esagerato.
Josephine era molto felice di essere tornata sua amica, però non si sentiva particolarmente a suo agio dopo il loro affettuoso abbraccio. Anche se le era piaciuto averlo così vicino, l'aveva fatta sentire in colpa nei confronti di Adrian. Sapeva che non era successo niente, ma si sentiva come se non gli avesse portato rispetto. Cristoforo Colombo, cosa le stava succedendo?
Draco aveva bisogno di sentirla di nuovo così stretta a lui. Si era fatto prendere dal momento, oltre che dall'eccitazione. Si sentiva leggermente a disagio ad avere una tale reazione per lei, ma alla fine era sempre una ragazza, no? Era solo questo il motivo, eppure era collegato a quando era venuto pensando a lei. Cosa gli stava succedendo?
"Forse dovremmo..." Josephine sussurrò mentre indicava con il pollice la porta.
"Sì, dovremmo." Confermò quello che stava per dire mentre uscivano dalla stanza.
—
"Jo ti ha parlato di suo nonno?" Domandò Maryam mentre afferrava la bottiglia di vino.
Draco esitò brevemente per pensare, posando lo sguardo su Josephine, "Mi sembra che mi hai solo detto il nome." Disse, in modo incerto.
"Gilbert." Lei annuì lentamente.
"Esatto, nonno Gilbert." La zia appoggiò il bicchiere sul tavolo, "Quell'uomo era un pazzo." Gesticolò, facendo ridacchiare i due ragazzi.
"Ricordo che se n'è andato quando lei era molto piccola." Parlò Draco, indicando la ragazza seduta davanti a lui.
"Aveva sei anni quando quel pazzoide è morto." Disse la zia mentre accendeva una sigaretta, "La persona più fuori di testa che abbia mai conosciuto."
Draco spostò lo sguardo su Josephine, "Ecco da chi hai preso." La prese in giro, ricevendo un dito medio.
"È nato nel 1910 e nel 1939 è andato in guerra, sai no, la seconda guerra mondiale?" Draco annuì, "Non si sa come sia sopravvissuto, ma una cosa è certa, era completamente matto." Fece un tiro, "E la signorina qui..." Indicò Josephine, "È ancora più matta."
"Non ho dubbi." Sussurrò il biondo mentre alzava un sopracciglio, guardando la ragazza che roteava gli occhi.
"Ti ha mai detto che invece di leggerle le favole della buonanotte le raccontava della guerra?" Draco aggrottò le sopracciglia, "E dai suoi racconti si era messa in testa di voler fare il militare...assurdo."
La testa di Draco scattò subito nella direzione di lei con gli occhi leggermente spalancati, "Non lo sapevo." Mormorò, incuriosito e interessato.
"Nonno Gilbert era davvero brillante e non era pazzo." Josephine alzò la voce contro la zia, "Era particolare. Nello studio a casa sua avevamo creato una specie di pupazzo, molto simile a una persona, più che altro a un cadavere; era legato ad una corda e ogni volta che qualcuno apriva la porta, volava velocemente verso l'entrata per spaventare chiunque cercasse di mettere piede lì dentro."
Draco ridacchiò mentre scuoteva la testa con incredulità, "Merlino, eri pazza anche da bambina."
"Lo erano entrambi." Maryam portò lo sguardo su Josephine e sorrise malinconicamente, "Anche se piccola, era l'unica a capirlo e ad assecondarlo. Per questo la amava con tutto il cuore." Le accarezzò dolcemente la guancia, facendola sorridere. Spostò gli occhi su Draco, "Sei fortunato ad averla come amica." Parlò sinceramente, "Potrà essere un po' particolare, ma incontrerai pochissime persone che, come lei, ti vorranno bene in tutto e per tutto e non ti giudicheranno mai."
Trascinò la sedia più vicino a lui, "Io so ogni cosa che è successa tra voi." Draco annuì lentamente, "Quante altre persone pensi ti avrebbero perdonato dopo tutto?" Draco rimase in silenzio mentre spostava l'attenzione su Josephine che teneva lo sguardo basso, "Spero che questi mesi ti siano serviti da lezione per capire che tieni a lei, anche se non vuoi ammetterlo." Gli occhi di Draco guizzarono di nuovo in quelli della zia a quelle parole.
"Okay, basta per oggi." Josephine si intromise, zittendo la zia.
"Che guastafeste che sei." Sbuffò mentre si allontanava dal ragazzo e bevve un sorso di vino.
"E basta anche col vino." Le strappò il bicchiere dalle mani prima di prendere la bottiglia, "Lasciane un po' anche a noi." Riempì il bicchiere sia per lei che per Draco che era rimasto con lo sguardo sul suo piatto in silenzio.
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