C e n t o - u n o
-azioni violente-
Il piede di Draco che picchiettava rapidamente sul pavimento era l'unico rumore che si percepiva nel silenzio assoluto che regnava nella camera mentre si mordeva le unghie per il nervoso.
"Rilassati, andrà tutto bene." Gli bisbigliò Blaise, dopo essersi avvicinato al suo orecchio.
"Devi stare zitto." Ringhiò scontrosamente a bassa voce con lo sguardo fisso sul medico che visitava Josephine.
Ormai erano vari minuti, forse anche troppi, che l'uomo vestito da un camice bianco era concentrato sulla sua paziente addormentata. Quando qualcosa dura troppo non è mai un buon segno.
"Quindi?" Scattò Draco, senza fermare il piede, "Sta bene?"
"È sempre stata evidente la sua malattia della pelle?" Chiese il dottore, ignorando la domanda che gli era stata rivolta.
"Non così tanto." Rispose Theodore, scuotendo leggermente il capo.
"Sì, ma sta bene?" Ripeté Draco con un tono di voce più alto e deciso, irritato dal fatto di non essere stato calcolato.
"Sembrerebbe di sì." Mormorò mentre studiava un'ultima volta la situazione prima di sistemarsi gli occhiali e prendere la sua valigetta posta sulla sedia dietro di lui.
"Allora perché non si sveglia?" Tuonò Draco ancora più innervosito mentre infilava le mani nelle tasche.
"È stata picchiata e ha sofferto una maledizione senza perdono." Spiegò il medico, osservando intensamente Draco, il cui volto crollò a quel solo ricordo mentre i suoi occhi si posavano su Josephine, "Da allora il suo corpo si è notevolmente indebolito e ha bisogno di tempo per riprendersi, è ancora abbastanza coinvolto nel forte dolore che ha subito ed essendo una ragazza apparentemente debole richiederà più tempo del previsto."
"E cosa mi dice dell'improvvisa comparsa di tutte quelle lentiggini?" Domandò Draco, continuando a guardare la ragazza dormiente.
"È solo una conseguenza della lotta che il suo corpo sta affrontando contro le tracce rimaste di ciò a cui è stata sottoposta." Rispose prontamente l'uomo con un cenno del capo, "Lasciate che riposi e si riprenda... Non si risveglierà tra molto, abbiate pazienza."
"Abbiamo capito. Grazie, dottore." Theodore gli sorrise.
"La accompagnamo all'uscita." Blaise aprì la porta della stanza.
"Per qualsiasi cosa mi chiami, signorino Malfoy." Il medico lo salutò educatamente prima di uscire, accompagnato dai due ragazzi.
Ma Draco non ricambiò minimamente il saluto, non avendo mai distolto l'attenzione dalla sua ragazza - la sua bellissima e sensibile ragazza che stava combattendo contro il male che le aveva inflitto lui stesso.
Come avrebbe mai potuto perdonarsi per averla ridotta in questo stato dopo aver giurato che non le sarebbe stato causato mai più alcun tipo di dolore e che l'avrebbe protetta?
Si sarebbe strappato la carne a morsi per aver permesso che accadesse una cosa del genere alla persona che meno se lo meritava sulla faccia della terra.
Si sedette cautamente sul bordo del letto accanto a lei e rimase ad osservarla attentamente, immaginando che da un momento all'altro i suoi occhi si aprissero e che potesse rivedere il raro e soffice colore delle sue iridi di un azzurro celestiale, ma con una punta di delicatezza che avrebbe fatto sciogliere chiunque la guardasse.
"Svegliati, ti prego." Sussurrò debolmente. Le prese la mano e la accarezzò per scaldare il freddo che emanava la sua pelle e improvvisamente la sua mente richiamò un ricordo.
"Sai un po' ti invidio." Mormorò Draco, acquistando tutta la sua attenzione, "Nonostante quello che è successo, hai avuto un'infanzia piena di amore e affetto sia dai tuoi genitori che da tua zia."
"Anche tu l'hai ricevuto da tua madre." Disse Josephine, cercando di sollevarlo.
Draco sbuffò, "Cosa avrei ricevuto? Una pacca sulla spalla? Un misero bacio in fronte?" I suoi occhi caddero su di lei con la birra in mano e le gambe fuori dalla ringhiera della torre di astronomia.
"Perché lo sottovaluti così tanto? Il bacio in fronte è dolcissimo." Lei si accigliò dalla perplessità.
"È dolce il bacio in fronte che ti do io." Puntualizzò mentre la fissava intensamente, "Sei una mia amica, non mia figlia. Mia madre lo fa esclusivamente perché deve non perché lo vuole."
"Ovvio che lo vuole, come puoi pensare il contrario?"
"È evidente che i miei genitori non mi apprezzano e non mi vogliono bene come è normale che sia e io mi domando perché?" Abbassò debolmente la voce, rattristato dalle sue stesse parole, e spostò lo sguardo davanti a sé, "Perché non posso aver goduto di un'infanzia normale? Perché non posso essere amato?"
"Ma lo sei."
"No, non lo sono mai stato e mai lo sarò." Scattò, innervosito, "Tu sei stata coccolata e abbracciata quando eri triste e sei stata esultata quando hai eccelso in qualcosa. Io non ho ricevuto nulla di tutto questo e sono visto da sempre come se non provassi nulla e non avessi sentimenti, ma non è mai stato così."
"Prima sì." Commentò Josephine con sincerità.
Sul volto di Draco apparve un sorrisetto derisorio e scosse la testa, "Questo è quello che pensano tutti." Mormorò, visibilmente amareggiato di tale situazione, "Se sin da piccolo le persone pensano che tu sia insensibile e apatico va a finire che ti convinci di esserlo per davvero e crei una corazza per proteggerti. Si chiama effetto Pigmalione." Ridacchiò nervosamente prima di tornare con l'attenzione su di lei, "Hai detto bene...'prima'." Le sorrise, "Ho capito di poter provare qualcosa quando ti ho vista dipingere per la prima volta. Ho sentito del calore...e mi piaceva."
Tirò fuori le mani dalle tasche della giacca e aprì i palmi per osservarli, "Non potevo lasciarti scivolare via dalle dita perché prima d'allora le mie mani erano vuote."
Josephine rimase in silenzio a fissare insieme a lui le sue mani e sorrise dolcemente. Appoggiò la birra sul pavimento e posò delicatamente le mani calde sulle sue fredde e le strinse, "Adesso non lo sono più." Mormorò dolcemente mentre continuava a sorridere e, appena Draco le posò lo sguardo addosso, sorrise anche lui e strinse maggiormente le sue mani per ricevere tutto il loro calore e il loro affetto.
"Draco?"
La sua testa guizzò verso la porta della camera dove vide sua madre che lo guardava con occhi amorevoli, "Che succede?" Domandò con voce rauca.
"Tuo padre ha chiesto di te." Annuì verso l'esterno, "Credo voglia chiederti di accompagnarlo a fare un lavoro."
"A me?" Alzò le sopracciglia, stupito, "Dovrebbe chiederlo a Pucey, il suo nuovo dipendente."
"Ci sarà anche lui."
"Allora può anche toglierselo dalla sua mente malvagia del cazzo." Scosse furiosamente la testa, assolutamente contrariato.
"Coraggio, Draco, se ha chiesto di te significa che desidera il tuo aiuto."
"Può andarsene a fanculo." Ringhiò, tornando con l'attenzione su Josephine, "Ora, se non ti dispiace, vorrei stare solo."
Narcissa si voltò e posò la mano sullo stipite della porta, "Pensaci." Mormorò prima di uscire, chiudendo la porta dietro di sé.
Draco emise uno sbuffo di derisione per la ridicola faccia tosta che aveva suo padre e, d'improvviso, la sua testa scattò verso un lieve miagolio alle sue spalle, "Scordatelo, ammasso di peli." Tuonò contro Bizet che si stiracchiava sul pavimento in cerca di coccole. Ruotò nuovamente lo sguardo sulla ragazza e sospirò pesantemente prima di focalizzarsi sul gatto, "Baderai a lei?" Domandò, alzando le sopracciglia e un altro piccolo miagolio echeggiò nella stanza.
"Lo prendo come un sì." Fece un cenno col capo e si sporse per lasciare un leggero e dolce bacio sulla sua fronte, "Svegliati presto." Si alzò dal letto con una mano nelle tasche dei pantaloni. Appena afferrò in mano la maniglia, si girò per osservare Bizet salire sul letto e raggomitolarsi sulla pancia della sua padroncina, "Mi raccomando." Lo avvertì con un occhiolino e aprì la porta, sbattendo contro qualcuno.
"Nott?"
"Stai uscendo?"
"Ho una cosa di lavoro da fare con mio padre." Disse freddamente, oltrepassandolo.
Theodore annuì, "Mantieni la calma." Disse mentre lo guardava allontanarsi.
"Non prometto nulla." Rispose senza voltarsi, scomparendo dietro l'angolo del corridoio.
Appena Theodore fece capolino nella camera di Josephine, sorrise ampiamente e si avvicinò per accarezzare il pelo morbido di Bizet, "Ti sei messo comodo, vedo." Disse prima di trascinare la poltrona più vicino al letto con un libro in mano, "Andiamo avanti." Sospirò mentre si sedeva comodamente per iniziare a leggere ad alta voce.
—
"L'hai conciata proprio di merda."
La risatina derisoria di Adrian squarciò le orecchie e contorse lo stomaco di Draco, intento a completare il lavoro affidatogli dal padre, uscito qualche minuto prima dall'ufficio in cui si trovavano.
"Lucius mi ha raccontato cosa le hai fatto...brutta storia."
Il modo in cui osava parlare della cosa peggiore che Draco avesse mai fatto in tutta la sua vita come se fosse una cosa banale e divertente, lo faceva andare su tutte le furie. La sua mascella si serrò duramente e la sua mano strinse ferocemente la piuma che utilizzava per scrivere, cercando non esaurire la misera pazienza che teneva nei suoi confronti.
Dopo alcuni istanti di totale silenzio riprese a scrivere il lavoro, continuando ad ignorare la sua inutile presenza. Ma Adrian non aveva intenzione di fermarsi. Aveva davanti a sé l'occasione di vomitare quello che aveva da dire e di infastidire con tutti i mezzi necessari il ragazzo che lo aveva separato da Josephine e che, come aveva sempre voluto, ora la aveva tutta per sé.
Non esisteva rassegnazione a questo per Adrian.
"Vedo che aspiri ai miei scarti." Sputò acidamente, congelando per la seconda volta il corpo di Draco, "Prima ti diverti con tutte le troiette che mi sono fatto prima di te..."
Gli occhi glaciali di Draco guizzarono in avanti mentre tentava di regolare la pesantezza che aveva assunto il suo respiro e il calore che sentiva in viso per la rabbia e l'adrenalina che gli stava scatenando con così tanta facilità.
"...e poi mi fotti la ragazza."
Il corpo di Draco cominciò a tremare, e una vena pulsante spuntò sul suo collo mentre le sue mani si trasformavano in due feroci pugni.
"Anche se, in effetti, capisco cosa ti ha attratto di lei: è intelligente, divertente, affascinante e il suo culo è una gioia per gli occhi...sa ancora twerkare?" I suoi occhi curiosi scattarono sul profilo rosso dalla rabbia di Draco e un ghigno spuntò sul suo viso, "Dio, quanto mi piaceva quando lo faceva." Continuò, mordendosi il labbro, quasi soddisfatto.
Le sue parole penetrarono nella testa di Draco e gli martellarono la mente ripetutamente e ininterrottamente, portandolo quasi a un punto di non ritorno.
"Sai, un po' mi manca..." Mormorò Adrian, senza smettere di mostrare la sua falsa innocenza, ma esprimendosi con sincerità.
I suoi occhi si chiusero e li strinse ferocemente per non esplodere.
"Il suo morbido seno con i suoi capezzoli sensibili..."
Il tremolio del suo corpo aumentò sempre di più fino a far tremare anche la scrivania su cui erano poggiate le sue braccia.
"...le sue labbra quando me lo prendeva in bocca, ricordo ancora quanto cazzo è brava..."
Le sue labbra si schiusero, mostrando i suoi denti stretti e digrignati, e il suo respiro rapido e rabbioso uscì violentemente dalle sue narici. Era quasi arrivato.
"...la sua voce innocente che parla sporco. Salazar, mi diventa duro solo a pensarci..."
La sua faccia si contorse in una smorfia a dir poco furiosa mentre le sue unghie tentavano di scavare nel legno della scrivania per controllare tutta la sua infinita rabbia.
"...la sua figa bagnata che si struscia su di me e il suo buonissimo sapore. Peccato non sia riuscito a scoparla... Quanto ce l'ha stretta, eh? Cosa darei per sbatterla come vorrei e farle gridare il mio-"
Prima che potesse rendersene conto, Adrian venne scaraventato ferocemente a terra, provocando un forte e cupo boato, appena il suo corpo sbatté sul pavimento.
Tutti i fogli, tutte le cartelle, il bicchiere di vetro, l'inchiostro e tutto ciò che stava sulla scrivania di Adrian, dopo che il suo corpo era stato trascinato su di essa, si ritrovò sparso in tutta la stanza.
"Figlio di puttana!" Gridò Draco inferocito, a cavalcioni sopra di lui mentre lo teneva saldamente fermo per la camicia per sferrargli ripetutamente pugni su pugni. Il suo sangue schizzava velocemente sui vestiti e sul viso di Draco. I suoi occhi erano spalancati e letteralmente infuocati dalla rabbia, una rabbia incontrollabile che mai prima d'ora aveva provato.
Aveva cercato di resistere, di ignorarlo per non dargli la soddisfazione di poterlo infastidire, ma quando si trattava della sua ragazza avrebbe fatto a pezzi il mondo.
Fissò la sua faccia inondata dal sangue con i denti digrignati e i capelli spettinati che seguivano i movimenti del suo braccio, il quale non aveva mai smesso di colpirlo in qualsiasi centimetro del viso.
Sotto di lui, Adrian si dimenava e tentava in tutti i modi di ribaltarlo. Gli dava botte in testa e calci con le ginocchia per dargli quello che si meritava, ma non esisteva forza abbastanza potente da spostare Draco, accecato dalla furia.
"Ti ho fottuto la ragazza, eh?" Ringhiò, diminuendo i pugni, "Patetico idiota, mentre succhiava il tuo cazzetto pensava di star succhiando il mio." Gli sferrò un pugno più feroce proprio sul naso, "Sei un maledetto illuso se hai davvero pensato che lei potesse provare veri sentimenti per uno come te."
Draco lo prese per il collo e, appena i pollici gli strinsero la gola, gli occhi di Adrian si spalancarono nei suoi, "Lei è corsa da me subito dopo che ha mollato il pezzo di merda che sei e siamo andati a letto...cazzo, non vedeva l'ora di farlo."
Gli occhi di Adrian cominciarono lentamente a socchiudersi, ma lui continuò a parlare con voce rauca, "È sempre stata mia anche quando nemmeno lei lo sapeva e lo dimostrano tutti i 'ti amo' che ha detto solo a me in tutta la sua vita." A quelle parole le palpebre di Adrian si riaprirono leggermente con grande fatica per guardare Draco negli occhi, "Non ti ha mai amato, lurido coglione." Ruggì con tutto l'odio che provava, "Ha sempre amato solamente me. Non te ne sei fatto una ragione quando eri ancora tra i coglioni, fallo adesso."
Con i denti ancora stretti e la faccia rossa tirò fuori la bacchetta dai pantaloni e gliela puntò dritta contro, "Se non ti uccido è solamente per lei, altrimenti saresti già dove meriti di stare." Ringhiò con voce rauca e la mascella serrata, tremando ancora dalla rabbia, "Appena si sarà svegliata, la porterò via e se osi cercarla o provare di nuovo a separarmi da lei giuro sulla mia vita che ti ammazzerò." Premette la punta della bacchetta nella sua gola, facendogli emettere un rantolo, "Sono stato abbastanza chiaro?"
Adrian non mosse un muscolo, si sentivano solo i deboli e secchi colpi di tosse che uscivano dalla sua bocca insieme agli schizzi di sangue. Draco sospirò pesantemente e ripose la bacchetta nella tasca prima di alzarsi e osservare con disprezzo la faccia spaccata di Adrian su cui sparò uno sputo di disgusto, "Ti avverto, levati dalla nostra cazzo di vita e fatti entrare nella testa che lei è felice solamente con me."
Indietreggiò e ghignò malvagiamente, tenendo lo sguardo fisso su di lui, "A mai più, Pucey." E se ne andò.
—
"Questo è il tuo primo indizio, disse il libraio porgendole un libro." Parlò Theodore, ancora seduto sulla poltrona accanto al letto mentre leggeva ad alta voce il libro per Josephine.
"Emily sapeva cos'era prima che lui glielo facesse scivolare tra le mani, prima di girarlo per rivelare l'immagine di un bel pavone con la coda allargata, che le ammiccava con decine di occhi. Era una copia del libro che, poco meno di quattordici anni prima, aveva reso sua nonna famosa. 'Aprilo.' disse il librario. Lui la guardò per un momento, poi appoggiò il libro su un tavolo lì vicino e fece scorrere l'indice all'interno, spianando il dorso per rivelare la dedica: Per Emily, se non ci provi, non lo saprai mai."
Theodore posò il segnalibro nella pagina e chiuse delicatamente il libro per voltarsi a guardare la sua migliore amica, "Hai capito, Jo?" Un malinconico sorriso sulle sue labbra, "Devi provarci per saperlo."
I suoi occhi non si mossero di un millimetro dal viso tranquillo e quiete di Josephine, e delle piccole lacrime si formarono ai loro angoli appena una forte sensazione di mancanza si irradiò nel suo cuore, "Jo, svegliati." Mormorò con voce spezzata, tirando su col naso, "Siamo tutti preoccupati." Si mise in ginocchio davanti al letto per prenderle la mano e stringerla, "Manchi a tutti, manchi a me, manchi a Draco e-e Draco...lui sta letteralmente impazzendo a non averti con lui."
Le posò un bacio sulla fronte, "Ti prego, Jo, svegliati." Sussurrò, asciugandosi gli occhi, prima che la sua attenzione scattasse verso un miagolio per vedere Bizet sul davanzale interno della finestra.
"È tardi." Borbottò mentre notava che fuori il giorno era ormai stato sopraffatto dalla notte, e spostò di nuovo lo sguardo su Josephine, "Devi lavarti, non vorrai che Draco scappi da te perché non ti lavi, eh?" Ridacchiò, alzandosi in piedi e si diresse nel bagno per aprire il getto della vasca.
Preparò gli asciugamani e il costume da bagno da farle indossare per non lasciarla totalmente nuda e prese il bagnoschiuma di Draco in una boccetta di vetro.
Ma, appena si voltò, tutto quello che teneva in mano cadde a terra, compresa la boccetta che si ruppe in mille pezzi, e il suo labbro inferiore cominciò a tremare e sul suo viso crebbe lentamente un sorriso, "Jo?"
"Teddy..."
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