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C e n t o - s e t t e

La tensione nel giardino del Malfoy Manor tra Draco e Theodore era a dir poco tagliente. Erano pochi i momenti come quello per prendersi una breve pausa dalla ricerca impossibile di Josephine.

Theodore cercava spesso di intraprendere una conversazione con Draco che non riguardasse solo lei e la sua scomparsa, cercava di distrarlo in qualche modo per farlo riprendere, ma ogni volta lui lo respingeva violentemente e si rifiutava di vivere normalmente se lei non era con lui.

Questa situazione era molto più nociva di quanto si aspettasse. Nessuno mai avrebbe pensato che Draco Malfoy potesse ridursi a ciò per qualcuno al di fuori di sé stesso.

Eppure, lo stava guardando con i suoi propri occhi - il suo amico d'infanzia che si fumava l'ennesima sigaretta mentre teneva lo sguardo basso, sbattendo raramente le palpebre, i capelli arruffati e non più curati con precisione come una volta.

Ormai non parlava più di tanto, borbottava solo tra sé e sé. Nel momento in cui chiunque si metteva a parlare con lui di qualcosa al di fuori di Josephine lui impazziva completamente, mettendosi a gridare che non avrebbe ripreso in mano la sua vita finché non l'avrebbe trovata.

Le innumerevoli ricerche che aveva affrontato gli avevano totalmente fatto perdere la testa.

Non si dava pace - sapere che la sua ragazza si potesse trovare ovunque e non avere la minima idea di dove cercare, ma farlo comunque ininterrottamente.

Si era addirittura recato nella casa dello stesso Adrian - era stato uno dei primi luoghi a cui aveva pensato. Anche nella sua casa delle vacanze, nella casa dove viveva prima che si trasferisse, ma lei non era nemmeno lì.

Il numero dei mangiamorte che Draco aveva maledetto o torturato per farsi dare qualsiasi tipo di informazione era  troppo alto per essere ricordato.

Il fatto di non essersi avvicinato nemmeno un po' a scoprire dove Josephine si trovava lo faceva diventare matto dal dolore, così tanto da fargli dimenticare di se stesso.

L'unica cosa che occupava la sua mente era solo la ragazza che amava, che non era più insieme a lui e che starà subendo chissà cosa da quel mostro.

La sua unica priorità adesso era proteggerla e averla di nuovo insieme a lui.

Ogni secondo in cui Theodore si fermava ad osservare i suoi lineamenti, stanchi per la mancanza di sonno, e il suo viso cupo, si chiedeva che cosa stesse balenando nella sua testa.

Solo di una cosa, però, era certo - appena Draco avrebbe riavuto Josephine tra le sue braccia, la vita di Adrian sarebbe stata in un grave pericolo. Soprattutto se le aveva torto anche solo un capello.

La rabbia nei suoi occhi infuriati glielo confessava tutte le volte che essi si posavano sui suoi. Gli dicevano che non appena si sarebbe ritrovato Adrian Pucey davanti, sarebbe stato un uomo morto.

Gli avrebbe fatto pentire di aver tentato di dividerla da lui perché Draco sapeva che l'avrebbe trovata, ne era sicuro. E sapeva che si sarebbero amati molto più di prima, una volta che sarebbero tornati di nuovo insieme dopo tutti quei mesi.

Nella quiete e nel silenzio tra Draco e Theodore si intromise un lontano battito d'ali, che catturò subito l'attenzione del biondo mentre alzava gli occhi, "Chi può mandare un gufo?" Chiese Theodore perplesso. Erano mesi e mesi che nessuno inviava un gufo al Malfoy Manor.

In un attimo Draco scattò in piedi e continuò a guardare il volatile mentre si avvicinava sempre di più, "Jòsephine." Sussurrò con la speranza nella sua voce che pensava di aver perso, "Potrebbe essere riuscita a mandarmi un messaggio per farmi sapere che sta bene o magari per dirmi dov'è." Continuò mentre un sorriso prendeva vita sulle sue labbra.

Un sorriso che non si vedeva sul suo viso da troppo tempo.

Appena il gufo volò sopra la testa di Draco, aprì le zampe per lasciare andare una piccola busta bianca, che atterrò subito sulle sue mani. Con furia, le sue dita si affrettarono a strappare la carta per scoprire cosa conteneva.

L'attenzione dei due era totalmente rivolta all'oggetto che scivolava dalla bustina e la fronte di Theodore si aggrottò dalla confusione, "Che cos'è?" Domandò, spostando lo sguardo sul biondo per una risposta.

Ma il suo corpo si era bloccato con gli occhi fissi e terrorizzati dai ciondoli di fiori di pervinca staccati uno ad uno dal braccialetto d'argento. Sentì il suo cuore stringersi dolorosamente nel petto.

"Il mio regalo per il suo compleanno." Rispose in un sussurro mentre accarezzava col pollice uno dei fiori sul palmo della sua mano.

La tristezza che l'aveva colpito in un primo momento venne subito rimpiazzata da una rabbia furiosa, "L'ha distrutto, quel bastardo." Ringhiò con i denti digrignati e il viso ferocemente corrugato.

"Cosa credi che significa?" Chiese Theodore con voce preoccupata.

"Non è evidente?" Draco alzò lo sguardo sul ragazzo, "Vuole farmi completamente partire di testa, vuole dirmi che lui ha il pieno controllo su Jòsephine...ma che mi impicchino se fosse veramente così."

Qualche settimana dopo...

Il cuore di Josephine non era stato creato per perdere la speranza. Lei era l'ultima persona in grado di poter perdere la speranza.

Ma in quella gabbia la speranza era una delle tante cose che non le appartenevano più.

Draco non la stava cercando, si era rassegnato - era questo ciò che continuava a ripetersi nella sua testa e non lo biasimava affatto.

Chi continuerebbe a cercare qualcosa quando sembra essere scomparso dalla faccia della terra?

Questo non significava che Josephine non avesse fiducia nell'amore di Draco verso di lei, sapeva benissimo quanto la amava, ma sapeva anche che poteva subentrare la rassegnazione dopo tanto tempo.

Ogni sera, quando provava ad addormentarsi, fantasticava sul giorno in cui si sarebbe svegliata e avrebbe avuto Draco davanti a lei con lo stesso sorriso, che aveva sul viso quando si era risvegliata dal suo lungo sonno.

L'idea di non poter più rivedere il suo viso e di accarezzare i suoi setosi capelli biondi la rattristava come poche cose riuscivano a fare. Le scappò una lacrima, appena nella sua testa continuò a riprodursi senza sosta la sua voce che le diceva di amarla infinitamente e di volerla al suo fianco per sempre.

Tentò di soffocare un forte singhiozzo e di sopprimere la contorsione del suo cuore alla reale possibilità, che si riproduceva costantemente dentro di lei, di non sentire più il suo profumo di menta, di non abbracciarlo e baciarlo più, di non godersi la sensazione di calore e protezione che le regalavano le sue forti braccia ogni volta che avvolgevano il suo corpo minuto.

Nella sua vita aveva sempre perso le persone più importanti nel suo cuore - coloro che amava di più. Sperava non accadesse la stessa cosa con Draco, ma a quanto pare era questa la sua sorte - rimanere da sola ed essere dimenticata.

Non esistevano vie d'uscita per lei finché era sotto il controllo di Adrian, non c'era nulla che potesse fare per fuggire e tornare da Draco.

E quando è così bisogna solo accettarlo.

Si pentiva con tutta se stessa di non aver accennato una sola parola riguardo quella casa, nemmeno un dettaglio per avvicinare la ricerca di Draco verso il luogo in cui si trovava.

Ma all'improvviso una luce. Sgranò gli occhi e i suoi singhiozzi silenziosi cessarono, a differenza del suo respiro irregolare, mentre il suo petto si alzava e si abbassava pesantemente.

E se invece non ci avesse pensato? E se Draco avesse dato per scontato che Adrian l'avesse nascosta in un posto inimmaginabile e lontano?

Che sarebbe successo se gli fosse arrivato un indizio per orientarlo lì? Avrebbe cercato in tutti i modi di trovarla se avesse una pista su cui andare?

C'era solo un modo per scoprirlo.

Josephine fece lentamente scivolare con prudenza e cautela il suo corpo sul letto per allontanarsi da Adrian, che dormiva nell'altro lato. Il mostro aveva sempre voluto dormire nel suo stesso letto per tutto quel tempo.

Arrivata all'estremità, trattenne il respiro e, facendo molta attenzione, sfilò la coperta e portò un piede alla volta per terra fino a ritrovarsi seduta con la schiena rivolta verso Adrian, che continuava a dormire.

Si prese alcuni secondi per riflettere mentre i suoi occhi guizzavano su tutta la stanza - la stessa cameretta che l'aveva ospitata da piccola quando sua madre era ancora in vita.

La paura di quello che avrebbe potuto farle Adrian se l'avesse scoperta le schiacciava i polmoni e le mozzava il fiato. Non aveva mai avuto paura di qualcuno prima d'ora, non aveva mai avuto il carattere per farlo, ma quando si trattava di Adrian non poteva fare altrimenti.

Si era dimostrato violento e senza pietà, proprio come suo padre, Edmund. Lui alzava spesso le mani su sua madre, ma lei non aveva mai fatto nulla a riguardo, nulla per difendersi.

Ma Josephine non aveva la stoffa per stare con le mani in mano, non ci aveva mai pensato due volte a ribellarsi tra le braccia di Adrian mentre cercava di tenerla ferma sotto di lui, a tirargli schiaffi e pugni mentre lui faceva lo stesso fino a spezzarla.

Non voleva finire come sua madre, per mano di una persona che non doveva nemmeno essere definita tale.

Era tempo di rivendicare le donne come Mellory - vittime.

Forse era rimasta l'ultima speranza...

Dopo aver preso un respiro profondo, Josephine scattò in piedi e si lanciò fuori dalla porta per dirigersi in giardino al piano di sotto.

In tutta la sua vita solo a una persona aveva raccontato una cosa così profonda e significativa per lei - Draco.

Josephine si inumidì le labbra, prendendo un respiro profondo "Così, le dissi che avrei voluto cremare la mamma per unirla con la terra da mettere in un grande ed elegante vaso da cui sarebbero poi germogliati dei meravigliosi e splendenti fiori."

"Mi stai dicendo che quei fiori sono tua madre?" Chiese Draco con gli occhi spalancati dallo stupore.

Josephine annuì, guardandolo dolcemente "È grazie a lei se dopo anni quei fiori sono ancora vivaci, affatto appassiti. Finché vivranno, anche la mamma vivrà e mi starà vicino."

Era certa che i fiori di sua madre l'avrebbero salvata. Era certa che sua madre l'avrebbe fatto.

La sfumatura dal bianco al lilla dei petali le sciolse dolcemente il cuore mentre avvicinava il naso per inalare profondamente il profumo di fiori di campo.

Odore di salvezza, del ritorno della speranza.

Chiuse brevemente gli occhi e si immaginò il momento in cui, quando era piccola, aveva mischiato la terra con le ceneri di sua madre insieme a sua zia per poi travasare il composto nel vaso in cui aveva piantato i semi di Flox.

"Scusa, marmee." Mormorò, rilasciando un leggero sospiro mentre afferrava con cautela il gambo di un piccolo fiore per staccarlo delicatamente. Non era fiera di se stessa a togliere un pezzo di sua madre, ma al momento era la sola cosa che rendeva possibile uscire da lì e liberarsi di Adrian.

Posò un morbido e tenero bacio sul piccolo fiore sul palmo della sua mano prima che un dolce sorriso crescesse sulle sue labbra.

L'unico modo per far ricevere il fiore a Draco era utilizzare il gufo di Adrian, pertanto a leggeri e silenziosi passi si recò in soffitta. Una volta aperta la porta, gli occhi sgranati del volatile si posarono subito su di lei mentre camminava verso di lui per avvicinare il fiore che teneva in mano.

Il becco del gufo lo afferrò e lei aprì la finestra da cui entrava il chiaro di luna prima di sussurrare, "Portalo a Draco Malfoy, per favore." E vide il gufo prendere il volo e muoversi nel cielo con leggerezza.

Emise un profondo sospiro di sollievo mentre sorrideva felicemente al pensiero che presto tutto questo sarebbe finito e che avrebbe potuto rivedere Draco dopo così tanto tempo.

Ma era troppo bello per essere vero.

Proprio in quel momento delle mani la spinsero con forza, facendo colpire il suo occhio violentemente contro lo spigolo del tavolino davanti a lei prima di cadere a terra, provocando un grande boato.

Non era riuscita a emettere un solo suono per l'incredibile velocità con cui si era svolta l'azione. Rimase semplicemente con la guancia attaccata al pavimento mentre le sue palpebre tremavano.

L'ultima cosa che riuscì a sentire fu la voce divertita, ma inquietantemente dolce, di Adrian, "Non c'è possibilità che tu mi lasci di nuovo, tesoro."

Poi i suoi occhi si chiusero.

"Tesoro?"

La voce bassa di Adrian mentre le accarezzava i capelli la svegliarono di soprassalto, scattando dritta sulla schiena col respiro pesante.

"Calmati, amore." Le sorrise il ragazzo in piedi accanto al letto con le mani dietro la schiena. Appena poté vedere meglio il suo viso, inarcò le sopracciglia e allungò la mano verso il suo occhio nero, "Oh, ti ho fatto molto male?" Mormorò mentre tentava di accarezzarla, ma lei gli scostò subito la mano.

Adrian si ricompose, schiarendosi la gola, senza togliere il suo solito sorrisetto beffardo dal viso, "Volevo scusarmi per il mio comportamento, sai che non voglio farti del male, vero?"

Josephine rimase in silenzio mentre lo guardava dal basso con aria inviperita.

"Ecco, vedi..." Riprese a parlare serenamente, "Non mi è piaciuta la tua bravata di ieri sera. Usare il mio gufo per farti trovare, coraggioso da parte tua, ma anche stupido. D'altro canto io non ho fatto di meglio, ti ho ridotto così perché avevo paura di perderti. Mi capisci, tesoro, vero?" Domandò con occhi profondi.

"Tornando alle scuse, spero tu possa perdonarmi con questo in segno del mio amore." Continuò mentre portava le mani in avanti per mostrare un mazzo di fiori.

Appena si posarono su di essi, gli occhi di Josephine si spalancarono e un forte colpo le provocò dolore al cuore.

"ADRIAN-" Urlò a gran voce prima di correre il più velocemente possibile fuori dalla stanza.

Uscì in giardino e cadde in ginocchio davanti al vaso su cui germogliavano i fiori di Flox di sua madre.

Si portò una mano sul cuore mentre gridava e piangeva dalla disperazione con gli occhi offuscati dalle lacrime, fissi sugli steli tagliati - gli stessi steli su cui vivevano i fiori, che fiorivano dall'anima di sua madre.

Il dolore era indescrivibile.

Non riusciva a smettere di piangere e regolare il suo battito, pensava solamente che ora aveva perso l'unica cosa che teneva ancora in vita sua madre.

Come poteva averle fatto una cosa del genere?

Si sentiva mancare l'aria e si sentiva soffocare da tutti i suoi singhiozzi incontrollabili mentre il suo cuore si stringeva dolorosamente nel petto.

"Non ti piacciono i fiori?" Chiese innocentemente Adrian dietro di lei con il mazzo in mano.

Il busto tremante di Josephine ruotò con fatica per affrontarlo e il suo sorriso di scherno le fece provare una rabbia incredibile e tristezza allo stesso tempo. Si soffermò sui Flox nelle sue mani e sentì di nuovo una forte contorsione al cuore.

"Sparisci dalla mia vista!" Strillò, senza smettere di piangere, ma lui non mosse un muscolo, "Sparisci, cazzo!" Urlò ancora più forte e si rigirò per continuare a singhiozzare davanti al vaso spoglio dalla meraviglia che aveva poco prima.

Adrian fece un cenno del capo, "Ho fatto tornare il mio gufo, qualsiasi cosa tu abbia inviato non verrà mai ricevuto." E lanciò con disprezzo i fiori per farli atterrare accanto a lei, che li afferrò subito per abbracciarli e annusarli, accarezzarli come se volesse proteggerli.

"Mi dispiace-" Mormorò in un singhiozzo, rivolgendosi alla terra nel vaso mischiata con le ceneri di sua madre, "Mi dispiace così tanto, marmee."

Continuò il suo pianto straziante mentre stringeva a sé i fiori di Flox per prendersi cura di loro il più possibile, sapendo che fra pochi giorni sarebbero appassiti.

E quando sarà arrivato il momento, lo sarà anche lei.

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