Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

PRIMA DEL TRAMONTO

SHIP: Tobio Kageyama x Tōru Oikawa

PAROLE: 5.170

TW: Spoiler, Tematiche delicate (tradimento)


♥˜°•°˜♥


* * * ATTENZIONE * * *

QUESTA STORIA CONTIENE SCENE E LINGUAGGIO ESPLICITI

⚠ TEMATICHE DELICATE (TRADIMENTO) ⚠

- - - ADATTA PER UN PUBBLICO ADULTO - - -

BOY X BOY


♥˜°•°˜♥


Il Luxe Lounge al trentaquattresimo piano del Keio Plaza Hotel è stranamente vuoto a quell'ora del tardo pomeriggio. È esattamente così che Tobio lo preferisce, silenzioso e abbacinante, allagato dalla luce del sole che inizia a calare dietro ai grattacieli di Tokyo e che ammanta ogni cosa di un colore caldo e aranciato.

Il sole esercita sempre il suo richiamo, è un'attrazione potente, un bisogno di cui ormai non si stupisce più. La sua energia, il suo calore, la sua vivacità: un'immagine che nella sua mente prende forma, con quella criniera indomabile e quegli occhi luminosi.

Shōyō è il suo sole.

Quando alloggia lì, ama concedersi una birra al bancone laterale, quello davanti alla vetrata da cui si può ammirare il tramonto. Sgranocchia distratto le noccioline dal cestino accanto a lui, più per noia che per appetito. I pensieri vagano senza una destinazione precisa, un po' di relax senza alcun impegno, in previsione dell'eccitazione dei giorni che stanno per arrivare.

- Tobio-chan, quanto tempo... -

Tobio sgrana gli occhi. Non pensava che la sua mente così svagata lo portasse ad avere addirittura allucinazioni uditive.

- Ti dispiace se ti faccio compagnia? –

Con un paio di pantaloni grigi di lino e una camicia bianca dello stesso tessuto arrotolata sulle maniche, la figura slanciata di Tōru Oikawa riempie lentamente il suo campo visivo, man mano che si volta. Sapeva che si sarebbero incontrati, ma non pensava così presto, non in hotel, non da soli.

Tōru si accomoda sul sedile accanto, e allunga la mano per prendere una nocciolina. Le sue dita affusolate spaccano il guscio esattamente a metà, e recuperano le due arachidi ancora intonse per posarle su un tovagliolino. Prende una seconda nocciolina, e anche questa si apre esattamente nel mezzo.

Tobio osserva le mani di Oikawa che si muovono con precisione chirurgica, quasi ipnotizzato da quel movimento lento e ripetitivo.

Un cameriere si avvicina e posa una birra sul bancone accanto a Tōru, che ringrazia.

- Un'altra, per favore. – chiede Tobio al cameriere.

- Ne porti già un'altra anche a me, grazie. Ho idea che il mio amico ed io avremo bisogno di bere, questa sera... -

Un lieve sorriso incurva gli angoli della bocca di Kageyama, le rughe appena accennate di fianco agli occhi che sono tornati a fissare i grattacieli.

- Quanto è passato? – Tōru spezza quel silenzio dopo una manciata di minuti, le due birre appena ordinate, lasciate sul bancone dal cameriere.

- Nove anni e tre mesi. Più o meno. -

- Vero! Era appena dopo il diploma. -

- Già. -

Un silenzio imbarazzante si insinua nuovamente in quel saluto impacciato.

- E quindi ci siamo, finalmente. - ancora Tōru.

- Già. -

- Perché non sei al ritiro? – il tono all'apparenza casuale che nasconde una curiosità sincera.

- Dovevo vedermi con Miwa, li raggiungo domani. – risponde asciutto Tobio. – E tu cosa ci fai qui? –

- Sono arrivato qualche giorno prima del previsto; domani parto per Miyagi, vado a trovare Takeru. –

Tobio prende un'altra nocciolina, lo sguardo, suo malgrado, di nuovo catturato dalle mani abili di Tōru che stanno ammonticchiando le arachidi sul tovagliolino, una dopo l'altra.

- E così stai insieme a Chibi-chan... -

- Già. Immagino che essere fidanzato col nostro preparatore atletico, ti dia accesso anche ad informazioni riservate. –

- In realtà lo so da Instagram. Hinata posta sempre un sacco di roba, mi aiuta a tenermi aggiornato su come vanno le cose da queste parti. – risponde Tōru, chiamando per la prima volta Hinata col suo nome.

- E poi io e il mandarino siamo amici, ricordi? – aggiunge con leggerezza – Immagino che ti avrà raccontato delle nostre avventure in Brasile. –

- Qualcosa... -

Risponde a malapena Tobio, per poi piombare nuovamente nella silenziosa paralisi in cui si trova da quando Oikawa si è palesato accanto a lui.

Negli ultimi giorni ha ripensato spesso a lui, con una punta di eccitazione all'idea di rivederlo dopo anni, e tanto nervosismo. Ma pensava che si sarebbero incontrati in campo, come promesso nove anni prima, ancora divisi da una rete e uniti dalla stessa voglia di vincere. Non era preparato ad incontrarlo prima del tempo.

Ma con Oikawa le cose funzionano in quel modo, talmente affascinante da ammaliare anche il destino, e piegarlo secondo i suoi capricci.

In fondo nove anni prima si erano dati appuntamento proprio lì, in quel luogo e in quel momento. Tobio sapeva che il suo stesso saluto, la sua promessa di rivedersi alle Olimpiadi, non era una frase di circostanza. Sapeva che tutti i forse buttati lì da Tōru nella conversazione di quella sera, nascondevano un talento e una determinazione fuori dal comune, che li avrebbero trasformati in certezze. Era sicuro che si sarebbero di nuovo rivisti con la maglia della nazionale, seppur di colori diversi.

- Com'è l'Argentina? Ti piace? –

- Decisamente. Bella gente. Bei posti. Tante opportunità. –

- Pensi che tornerai mai in Giappone? –

- E poi sono io l'impiccione... - ride Tōru prima di proseguire – Sì, penso che presto o tardi tornerò. Il rapporto a distanza mi pesa molto. –

- Non ti facevo così romantico. - Tobio ruota completamente il capo verso di lui per la prima volta da quando si è seduto lì accanto, e lo guarda con attenzione.

Inutile dire che sia bello. Tōru è bello. Sfacciatamente bello. Di quella bellezza che non stanca mai. A ventisette anni ha ormai raggiunto una maturità che ha plasmato il suo viso e il suo corpo in una maniera assolutamente perfetta. La carnagione abbronzata, le sottili rughe di espressione accanto agli occhi, gli zigomi più marcati e la mascella tagliata con l'accetta, il tutto accompagnato da quei due occhi color cioccolato che ancora sanno ammaliare chiunque abbia la sfortuna, o la fortuna, di incrociarli.

- Pratico. Non romantico. – risponde Tōru dopo un istante, come se avesse voluto dare il tempo agli occhi di Tobio di scorrere sul suo viso senza distrazioni. – Mi risulta che sia ancora impossibile scopare per telefono. Forse quel geniaccio di Kozume un giorno inventerà una qualche sorta di Realtà Virtuale del Sesso, per farlo anche a distanza, ma per il momento ci si deve accontentare di una videochiamata. Che non è proprio lo stesso; e immagino tu ne sappia qualcosa, no? –

Quell'ultima frase buttata lì con un pizzico di malizia, giusto quel tanto che basta per confermare che davvero Hinata e Oikawa sono amici, così intimi da essersi lasciato scappare qualche confidenza piccante.

Kageyama sorride guardando il sole che si avvicina ai grattacieli attimo dopo attimo, e glissa.

Anche lui è bello. Di una bellezza decisamente glaciale, pensa Tōru, ma così algida ed elegante da farti solo venire voglia di impegnarti ancora di più per sciogliere quel gelo. E lui lo sa che sotto al ghiaccio, il fuoco sa ardere, che sa bruciare e divorare. Ha rischiato di scottarcisi in passato, lo ricorda bene, quasi come se fosse ieri.

Lo ricorda bene anche Tobio, che nonostante la muta promessa che si sono fatti, nell'ultimo quarto d'ora non sta pensando ad altro.

- Tōru, tu pensi mai... -

- No! –

- Ma se non sai nemmeno... –

- La risposta è no! –

- Se sai a cosa mi riferivo vuol dire che ci pensavi anche tu. - un sorriso ammiccante illumina gli occhi blu di Tobio. - Quindi almeno adesso, ci stai pensando... -

Oikawa sorride continuando a sorseggiare la sua birra, e finalmente prende tutte le noccioline che ha sbucciato, e le infila in bocca. Mastica per qualche minuto, e poi beve un altro lungo sorso di birra.

- Perché me lo chiedi, Tobio-chan? Tu ci pensi mai? – ribalta la domanda, proprio quando Tobio pensava che non avrebbe più risposto.

- Ogni tanto... - è la prima risposta vaga di Tobio, messo ancora una volta in difficoltà, dopo anni, dalla dialettica di Oikawa.

Dopo un istante la sua espressione cambia e si allarga in un ampio sorriso che non riesce proprio a trattenere, complice anche la sensazione di ebrezza causata dalle due birre che si è appena scolato.

- Uno yen per i tuoi pensieri. – Tōru lo incita, curioso di conoscere il perché di quel sorriso così spontaneo e divertito sul viso austero di Kageyama.

- La prima volta che ci ho ripensato davvero è stato quando ho fatto sesso con Hinata. –

- Immagino... - ribatte subito Tōru, il fascino di quel sorriso ancora ammaliante dopo tanti anni, che non lascia scampo – Il mandarino non può reggere il confronto con me! -

Una risata trattenuta scuote Tobio.

- No, intendo prima di farlo. E comunque in realtà era meno impacciato di quanto pensassi, di sicuro meno di me. –

- Non mi sembravi così impacciato. – un complimento elargito col tono asciutto di una semplice constatazione - E comunque, perché prima? –

- Non sapevo da che parte cominciare. E in quell'occasione ho davvero pensato che mi dispiaceva che io e te ci fossimo fermati lì... Mi avrebbe fatto comodo sapere cosa fare. –

La prima ammissione a voce alta di quella notte di nove anni prima, che la rende finalmente reale, e che aleggia per un attimo su di loro per poi avvolgerli insieme alla luce del tramonto.

- Hei, non sono mica una nave-scuola! – il cipiglio a metà strada tra l'offeso e il divertito. – Era la prima volta anche per me... - aggiunge poi abbassando lo sguardo, con una timidezza che proprio non gli si addice, ma da cui si riprende un attimo dopo.

- E io che pensavo che fossi dispiaciuto di esserti perso la scopata migliore della tua vita. –

- Quella l'ho avuta. – risponde Tobio con un sorriso sfacciato e ammiccante, forse desideroso di prendersi una rivincita sulla dialettica pungente di Tōru.

- Con gamberetto? Non ci crederò mai! –

- Non quella volta, no. – ride – Comunque alla fine ho improvvisato e me la sono cavata bene lo stesso. -

- Sì, immagino che tu possa cavartela bene, a letto... - il tono più basso di un'ottava, che scatena un piccolo brivido lungo la schiena di Tobio. Piccolo. Piccolissimo. Ma impossibile da ignorare.

- Oh, ma adesso sono diventato bravo. Mi sono allenato molto. Ho un programma di allenamenti ben preciso per quello. – sorride e poi scola anche l'ultimo sorso della seconda birra.

- Certo, ovvio che tu debba allenarti tanto, non sei un talento naturale come me. In quel campo, quantomeno... - il complimento velato dalla provocazione, lanciata insieme ai gusci di noccioline che stanno riempiendo il bancone davanti a loro.

- Mi stai sfidando? –

- No, tranquillo. E poi giochiamo in due ruoli diversi, su quel campo. –

- E tu che ne sai? –

- Sono un acuto osservatore; e francamente, Chibi-chan che lo infila tra le tue bellissime chiappe, non ce lo vedo proprio. –

Tobio sorride, e con quella frase porta a casa distrattamente alcuni elementi importanti. Prima di tutto, quel baka del suo ragazzo non è sceso in troppi dettagli nel raccontare la sua vita sessuale all'argentino, che altrimenti avrebbe fatto un altro tipo di commento. Secondo, Oikawa lo osserva. E questo è già di per sé motivo di gratificazione. E poi, il complimento...

- Tu che ne sai delle mie chiappe? – domanda ancora Tobio con il sorriso ormai completamente esteso a tutto il suo volto, non più raccolto agli angoli delle labbra, o trattenuto nella piega accanto agli occhi.

Per dissimulare, si volta verso il cameriere e chiede un'altra birra. Aveva ragione Tōru, aveva bisogno di bere.

- Anche tu? – gli domanda, e poi al suo cenno di assenso corregge la comanda.

- Ok, torniamo alle mie chiappe... - riprende il discorso Tobio dopo il primo sorso della sua terza birra.

Il sole è ormai incastrato tra due grattacieli, entro pochi minuti scomparirà dietro le lastre di vetro e specchio dei palazzi.

- Volentieri, Tobio-chan. Sono molto interessato alle tue chiappe. – risponde Oikawa ammiccando.

- Quand'è che le avresti viste? - domanda Tobio diretto.

Ha la sensazione che il discorso stia prendendo una piega un po' pericolosa, ma non può fare a meno di giocare. È l'effetto che Oikawa ha sempre avuto su di lui, di mandare i suoi sensi alle stelle, di amplificare qualsiasi emozione, quelle negative e pericolose, come quelle positive e ammaliatrici; forse per questo ancora più letali. Tobio l'ha sperimentato sulla sua pelle quella notte di nove anni prima; sa benissimo quanto sia azzardato il gioco che sta facendo. Ma il tasso alcolico nelle sue vene confonde, maschera, offusca le valutazioni, ed è sicuro che, finché si tratta di frasi un po' allusive e doppi sensi, ci possa giocare senza pericolo.

Tōru non sta rispondendo, Tobio si volta e lo fissa diretto negli occhi.

Ancora una volta restano incastrati in quello sguardo.

Forse perché il sole ormai è nascosto dietro ai grattaceli di Tokyo, e il suo potere cala di intensità, Tobio si sente molto audace. A ventiquattro anni è convinto di saper gestire quel gioco, non è più il ragazzino confuso che si è lasciato trasportare dalle sensazioni. Può giocare alla pari.

Ma Oikawa lo stupisce distogliendo lo sguardo per primo, ancora assorto a sgusciare noccioline per rendere un po' meno forte quella terza birra che gli sta già ottundendo i sensi. E gli sembra possibile, ora, parlare di quella notte. Complice la leggera musica di sottofondo di quel Lounge Bar in cui sono inspiegabilmente ancora gli unici ospiti, Tōru non lo guarda ma gli risponde con sincerità.

- Quella mattina... Quando ti rivestivi... Volevo imprimere nella mente ogni particolare. –

Confessa sincero, con una punta di imbarazzo, che però questa volta gli si addice, pensa Tobio. Sembra così fragile nella luce infuocata riflessa dai palazzi, così sincero, che la sua frase successiva ha l'effetto di una doccia fredda.

- Avrebbe davvero potuto essere la scopata migliore della tua vita! – il tono di nuovo leggero e ammiccante.

- O della tua... - gli risponde serio Tobio, spiazzandolo completamente.

Giurerebbe di aver visto una punta di disperazione in quegli occhi, Tobio, subito sostituita dalla solita luce di sfida.

- Beh, peccato che non lo sapremo mai. – un sorriso meraviglioso e letale come un fiore velenoso, che gli increspa le labbra e gli accende gli occhi.

- Già. - torna a rispondere Kageyama, cercando di spezzare con il sano vecchio sarcasmo un incantesimo che percepisce scendere su di lui minuto dopo minuto, con la stessa velocità con cui il sole sta calando all'orizzonte nascosto tra i palazzi.

- Potrai convivere con questo dubbio, Tobio-chan? – lo provoca ancora Tōru, il tono che da scherzoso si veste pian piano di solennità.

- Se ti rispondessi di no, cosa faresti? – la risposta di Tobio, con lo stesso identico tono, scherzoso ma non troppo, audace quel tanto che basta per portare avanti la conversazione, ma non così tanto da sentirsi con le spalle al muro.

Che poi lo desideri, trovarsi con le spalle al muro, è tutta un'altra questione, che non si porrà comunque finché il gioco andrà avanti lasciando sempre aperto uno spiraglio dell'uscita di emergenza.

- Ti porterei di corsa in camera mia e ti sbatterei sul letto. – risponde ora serio Tōru fissandolo negli occhi, senza minimamente vacillare né distogliere lo sguardo.

- Anzi, - aggiunge dopo un istante – facciamo in camera tua. –

Una risata nevosa, e Tobio distoglie lo sguardo, mentre torna al tono canzonatorio e leggero.

- Perché camera mia? E comunque non dovrei essere io a sbatterti sul letto? –

- Perché se ci beccassero, farebbe di sicuro meno male il gamberetto incazzato che non Iwa-chan. – ridendo, Oikawa risponde alla prima domanda, ma non alla seconda.

Perché non serve una risposta, non vi è alcun dubbio sui rispettivi ruoli su questo campo.

Tobio butta giù d'un fiato la birra ancora rimasta nel bicchiere, lo posa un po' troppo rumorosamente e poi si blocca a fissare il cielo di Tokyo che sta scurendo. Le tinte calde e accese dell'arancio e del rosso ancora predominano su quelle fredde della notte incombente.

- Hai finito la birra perché avevi bisogno di alcol, o perché stiamo davvero andando in camera tua? – con un tono leggero e divertito, Tōru pone la domanda da un miliardo di yen.

Non lo sa. Tobio davvero non sa spiegarsi perché sta prendendo in considerazione quella possibilità.

Ma poi il cielo si oscura in pochi attimi, la volta celeste compare fredda e misteriosa davanti ai loro occhi mentre gli ultimi raggi del sole svaniscono, e con essi quell'ultimo barlume di potere che tratteneva ancora Tobio dal seguire il suo istinto.

- Va bene. Andiamo da me. – risponde serio, riuscendo a sorprendere Tōru forse ancora più della prima volta, quando nove anni prima ha suonato il suo campanello alle dieci di sera.

Nella testa di Tobio, un clack sonoro conferma la chiusura dell'uscita di emergenza. Non si torna più indietro.

- Tra pochi giorni è il tuo compleanno, no? – riprende Tobio – Andiamo che ti faccio il regalo. –


♥˜°•°˜♥


Chiude la porta di camera sua e ci si poggia contro. Non accende la luce, qualsiasi fonte luminosa lo farebbe sentire colpevole, lo sa. Il cielo di Tokyo è già abbastanza chiaro, le sottili tende di organza velano il panorama ma non trattengono quella luminosità fioca, sufficiente a distinguere le sagome, e ad ammantare la figura di Tōru davanti a lui di un alone evanescente che la rende eterea, quasi irreale.

Tōru fa un passo e si avvicina, una sensazione di déjà vu che scompare in un istante quando Tobio lo prende per un polso e lo attira bruscamente contro il suo petto.

Sono cambiati entrambi in quei nove anni, ma Kageyama di più. È alto, più alto di lui, ora, e davvero pieno di muscoli. Ricorda ancora quegli addominali acerbi, Oikawa, e si scopre smanioso di vedere la sua trasformazione in quella parte del corpo. E non solo in quella.

Tobio lo stringe per la vita, i loro visi vicini, ma ancora una volta sembra che nessuno dei due voglia dare inizio alle danze. Perché è chiaro che questa volta si va fino in fondo. Sono lì per quello. Le intenzioni sono state apertamente dichiarate davanti ad un tappeto di gusci di noccioline.

- È solo sesso. – sussurra Tobio ad un soffio dalle sue labbra.

- Certo. Solo sesso. Ottimo sesso, spero. Ma sesso e basta. – lo rassicura Tōru, e rassicura sé stesso, perché in fondo anche lui è un po' turbato. Per quanto abbia provocato e giocato nell'ultima mezzora, fino a quella mattina era convinto che avrebbe interrotto la sua lunga astinenza la settimana successiva con Iwaizumi. Quello, non era nei suoi piani. Ma la vita spesso ci stupisce, e quando si realizzano certe congiunture astrali, non ci si può davvero opporre agli eventi.

Oikawa spezza quello stallo e comincia a sbottonare la camicia di Kageyama, lentamente, un bottone dopo l'altro. Può quasi vedere i pensieri perversi che si rincorrono in quegli occhi di ghiaccio al tocco delicato delle sue dita, e sorride. Fa scivolare la camicia a terra e finalmente si concede di posare i palmi aperti su quell'ammasso di muscoli. Un mugugno di apprezzamento e di soddisfazione esce dalla sua bocca.

Per Tobio è come trovarsi a cavallo di una cometa, catapultato in un istante indietro nel tempo e nello spazio, a sentire quegli stessi mugugni, quei gemiti che gli hanno davvero fatto perdere la ragione su quel divano nove anni prima.

In un attimo la sua lingua invade la bocca di Tōru, impaziente e prepotente, mentre gli prende il viso tra le mani e lo stringe. Il suo corpo lo sospinge indietro e finalmente lo butta sul letto, come promesso.

- Che irruenza, Tobio-chan. –

- Spogliati! Subito! Sennò io quei vestiti te li strappo. – ringhia Tobio mentre comincia a slacciarsi la cintura dei pantaloni con gesti frenetici e impazienti.

- Che ne hai fatto del ragazzino insicuro di allora? – ribatte Tōru, più per abitudine ormai a restare nel personaggio, che per reale distacco dalla situazione, che sta chiaramente infiammando anche lui. E il fuoco che sente si riflette nei movimenti rapidi con cui si toglie i vestiti e li butta a terra, per poi portarsi al centro dell'enorme letto matrimoniale.

Completamente nudo, il fisico di Kageyama risplende in tutta la sua perfezione alla luce che filtra dalle tende. Oikawa lo guarda, questa volta è lui che si riempie gli occhi di quel corpo, di quei chiaro-scuro disegnati dalla luce fioca sui suoi muscoli tonici.

Tobio si volta e fruga nella borsa appoggiata sul tavolino.

- Lo dicevo. Bellissime chiappe... - commenta Tōru con un tono tra il divertito e il lussurioso, mentre si appoggia alla testiera del letto.

Tobio gli lancia un tubo di lubrificante e con un balzo lo raggiunge.

- Ho il lubrificante ma non ho preservativi. –

- Ottimo, perché io ho un preservativo ma non ho il lubrificante. – risponde Tōru con leggerezza, mentre si sporge dal letto per recuperare i suoi pantaloni da terra.

- Non ti chiedo niente... - ride Tobio, sollevato per non aver dovuto mandare a monte quella follia per uno stupido dettaglio tecnico.

- Nemmeno io, Tobio-chan. Anche se posso solo essere felice che tu e mandarino abbiate intenzione di fare sesso al ritiro, così poi in campo farete schifo e vinceremo noi. Mi dispiace solo di non poter fare la spia a Iwa-chan, sennò poi dovrei anche spiegare come l'ho scoperto. -

- Cosa devo fare per tapparti quella bocca? – gli grugnisce Tobio a fior di labbra, mentre lo schiaccia col suo corpo e si impossessa della sua lingua.

- Devo proprio dirtelo...? – è la sua ultima frase strafottente, prima che Tobio lo zittisca definitivamente avventandosi su di lui senza più nessun controllo.

I loro corpi vengono percorsi in un istante da una frenesia che non lascia più spazio alla ragione; è un amplesso vorace, quello che si consuma su quel letto, in una concitata alternanza di dare e ricevere, una coreografia di movenze feline, eleganti e flessuose.

Le mani irruenti di Kageyama strattonano l'argentino per i capelli, il bisogno di sentire la sua bocca calda a placare l'urgenza che lo divora tra le gambe, un'invasione violenta e brutale che infiamma entrambi in modo animalesco e primordiale.

I due ragazzini inesperti su quel divano persi in un passato dalle tinte ormai sbiadite, come una vecchia fotografia in bianco e nero che si accartoccia e scompare tra le fiamme di quella rinnovata passione.

E possono solo viverla, ora, consumarla quella passione, prima che sia lei a divorarli.

Le mani e la bocca ormai insufficienti a colmare un vuoto che sentono da nove anni, il bisogno trattenuto e negato per tanto tempo, che esplode ancora una volta e li travolge inesorabilmente portando entrambi verso la dannazione.

Abbandonato sul letto, Tōru si offre, si espone in un chiaro invito ad andare oltre, invito che viene immediatamente recepito dalle lunghe dita di Tobio che cominciano ad esplorare la sua intimità.

Forse per la lunga astinenza, forse per il tocco esperto di Tobio, forse perché anche quello è stato un suo desiderio segreto negli ultimi anni, Oikawa grida, urla non appena viene penetrato. Come una liberazione, lascia uscire da sé la voce e si abbandona al piacere di quel dito che lo esplora, che si muove lento e paziente, a cercare esattamente il punto perfetto, quello magico che fa dimenticare a Tōru perfino il suo nome.

Tobio lo bacia, impaziente ma generoso, aumenta le dita e lo bacia ancora con avidità mentre si occupa di usarle entrambe al meglio.

- Lo sapevo che con le dita fai miracoli... - sussurra Tōru tra un'ondata di piacere e l'altra, direttamente nella sua bocca che continua a divorarlo.

- Ora io ti faccio venire, e ti faccio gridare. E dopo ti scopo. Perché abbiamo un solo preservativo, e se ti scopo subito duri troppo poco. E io voglio sentirti chiedere pietà. – risponde Tobio senza quasi staccare le labbra, ansimando in quella bella bocca, troppo eccitato anche lui da quei gemiti e dal movimento ritmico del bacino contro la sua stessa mano.

- Non ti facevo così violento... -

- Zitto! – lo ammutolisce baciandolo ancora, mentre infila il terzo dito, e mette in atto la sua promessa. Il movimento è ancora lento ma inesorabile, una sequenza di affondi precisi, un sapiente gioco di polso e di dita che portano davvero Tōru a gridare il suo orgasmo a gran voce, contorcendosi tra le lenzuola sfatte.

Tobio gli concede di riprendersi giusto per quel lasso di tempo che gli ci vuole per indossare il preservativo. Dopodiché entra in lui in un unico affondo che lascia entrambi senza fiato.

Si guardano negli occhi, fermi, immobili su quel letto; si fissano nel fioco chiarore che arriva dalle finestre mentre lentamente riprendono a respirare.

Poi Tobio ricomincia a muoversi, piano, lentamente, davvero desideroso di prolungare il più possibile il piacere di entrambi, ma allo stesso tempo smanioso di sentirsi ancora più dentro, più a fondo. Il bisogno di penetrare, di appartenere, di ricongiungersi in quelle ondate di piacere, con quell'unica persona alla quale deve tutto, con cui sente un legame così profondo e singolare da non averlo realmente capito, ancora a nove anni di distanza; ma lo vive oggi con la maturità rassegnata di chi accetta anche di non sapere tutto, di non capire tutto.

E innegabilmente anche la parte puramente fisica di quell'amplesso è assolutamente di altissimo livello, un'ebrezza dei sensi tanto invadente da confondere, e da scardinare quelle che avevano sempre ritenuto come innegabili certezze.

L'espressione di estasi sul viso di Tōru, i suoi gemiti, le sue unghie piantate nella schiena del suo amante, svelano anche la sua anima, raccontano come quell'atto che a parole entrambi hanno voluto spogliare di altri significati se non quello puramente fisico, in realtà rappresenti per lui molto di più.

Come promesso Tobio si prodiga per durare il più possibile, ma il coinvolgimento è troppo invadente, il trasporto troppo profondo, e non riesce più ad interrompere quel crescendo e riportarlo giù, come ha già fatto un paio di volte. Ha bisogno di concludere, di completare, l'atto carnale così come quella nuova follia che sta vivendo senza inibizioni. E, non ultimo, i gemiti di Tōru gli trapanano ancora una volta il cervello, esattamente come nove anni prima; sentirlo mugugnare, gridare mentre lo penetra con foga, gli fa completamente perdere il controllo di sé. Può solo aumentare il ritmo, Tobio, può solo spingere, affondare, sbattere; le grida di Tōru un crescendo nelle sue orecchie, la sua stessa voce che sale nei gemiti, la velocità che aumenta, ed infine esplodono contemporaneamente in un orgasmo incredibilmente lungo e potente.

Tōru lo attira a sé, lo stringe tra le braccia mentre entrambi cercano di recuperare il fiato e riportare il battito ad una parvenza di normalità. E con il battito che rallenta, anche la realtà torna a prendere forma, in quell'abbraccio che ancora una volta dice più di mille parole, e da cui entrambi faticano a sciogliersi.

Kageyama si scosta lentamente, e seduto in mezzo al letto sfila il preservativo, lo annoda e lo getta a terra. Porge la mano al suo amante e lo tira a sedere sopra di sè, a cavalcioni, per poterlo avvolgere completamente con le braccia e infilare il viso nell'incavo del suo collo.

Inspira il suo profumo che lo avvolge insieme alle sue braccia, accarezza la schiena sudata e percorsa da brividi. Il calore trattenuto in mezzo ai loro corpi, imbrigliato insieme alle tracce del loro amplesso sull'addome del suo amante.

Restano così per un po', persi in quell'abbraccio. Silenziosi, intenti ad ascoltare il battito dei loro cuori e il rincorrersi dei loro pensieri.

Sono sereni, entrambi, per quanto quella nuova follia li abbia travolti e sconvolti, hanno forse capito, negli anni in cui sono stati lontani, la sostanza del loro rapporto. L'hanno percepita istintivamente, appena afferrata razionalmente, ma entrambi hanno realizzato una consapevolezza. Quel rapporto così strano non è negativo, non è una debolezza. È una forza, che li lega e che li rende migliori. Devono accettarlo. Anche se non sanno spiegarlo, non possono opporsi a quello che sentono.

- Tobio... - un sussurro che infrange il silenzio dopo un tempo infinito in quell'abbraccio.

Non gli sfugge la mancanza del consueto "chan", e non sa bene se interpretarlo come una ammissione della loro reciproca parità, ora, o piuttosto un modo per mettere un po' più di distacco. Spera che continuerà a chiamarlo Tobio-chan in futuro, perché quel nomignolo è parte indelebile del loro rapporto, e il solo pensiero che quanto accaduto possa avere rovinato qualcosa tra loro gli è intollerabile.

- Io amo Iwa-chan. Lo amo davvero. E se non mi molla o non mi ammazza prima, voglio diventare vecchio insieme a lui. –

Fa una pausa dopo la sua dichiarazione, forse insicuro fino all'ultimo se proseguire o fermarsi, ma decide di andare avanti a parlare.

- Ma tu, Tobio-chan, avrai sempre un posto speciale nel mio cuore. – sussurra ancora, attirando la testa corvina ad appoggiarsi sul suo petto, come a sottolineare le sue parole. Le braccia attorno a lui si stringono ancora più forte.

- Lo stesso vale anche per me, Tōru. – e poi prosegue, lasciando trasparire per la prima volta in quella serata una punta di insicurezza - Non cambia niente tra di noi, vero? -

- Non cambia niente. Tu sei il mio rivale, e settimana prossima, in campo, io ti batterò! –

- Tōru, non mi puoi cadere così, sulle basi... - lo canzona Tobio, una lieve risata che lo scuote e allenta impercettibilmente la pressione delle sue braccia.

- Che basi...? – domanda Oikawa stupito.

- Quanti siete in campo? Mi hai insegnato tu che si è più forti, insieme... -

- Ok, è ufficiale, l'allievo ha superato il maestro! Volevi sentirmelo dire, no? –

Restano ancora abbracciati per un lungo istante, poi Tōru torna a dar voce ai suoi pensieri.

- Grazie, Tobio-chan. Mi hai fatto un bellissimo regalo di compleanno. –

Tobio sorride, struscia la faccia sul suo petto e anche Tōru riesce a percepire quel sorriso.

- Dormi con me? – domanda Tobio.

- No. Meglio di no. –

E' deluso e sollevato in parti uguali da quella risposta, ma è ormai chiaro ad entrambi che non resta altro da dire, il loro tempo insieme è terminato ancora una volta, e prolungarlo può solo incrementare quel dolore che la separazione immancabilmente comporta per entrambi.

Tōru si stacca piano, l'assenza di quelle braccia attorno a lui è uno scontro brutale con la realtà.

Si veste in pochi gesti e si volta verso il suo amante ancora seduto al centro del letto.

Il profilo di Kageyama si staglia alla luce della città che filtra dalle tende, un'altra fotografia mentale che Oikawa archivia nel suo cuore. E poi riprende in mano la sua vita.

- Bene, Tobio-chan. Ora abbiamo la risposta a quella domanda. E chissà, magari tra nove anni mi chiederai il bis. – il suo sorriso più affascinante di nuovo dipinto su quelle labbra meravigliose, ma non nei suoi occhi che brillano umidi nella penombra.

- O magari sarai tu a chiederlo a me. – sussurra Tobio, portando finalmente il sorriso del suo rivale a raggiungere gli occhi.

- Ci vediamo alle Olimpiadi, Tobio-chan. –

Senza più voltarsi, esce dalla porta della stanza e se la richiude alle spalle.


♥˜°•°˜♥


Anche questa volta ringrazio chiaragiappo per il suo supporto, ha vissuto con me il delirio della prima parte e non potevo non coinvolgerla in questa conclusione della storia. ♥


♥˜°•°˜♥


Ti ringrazio di cuore per aver letto la mia storia. Spero che ti sia piaciuta e che vorrai lasciarmi le tue impressioni.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro