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31 Ah, Auguri.

*** capitolo dal contenuto potenzialmente disturbante***

Il biglietto è ancora sulla mia scrivania.

Vita pubblica.

Vita privata.

Vita segreta.

***

È entrato nella mia stanza con la cintura nera arrotolata stretta stretta in una mano.

Sembra una liquerizia. Questo, penso. Una di quelle rotelle che mi comprava Mami quando mi portava con lei a prendere le sigarette.

"È il nostro segnale, Lea". Me lo sta dicendo lui. "La cintura arrotolata: entro con questa, ed è l'ora della nostra vita privata."

***

Mi si sono bagnate le mutandine non appena è entrato con la cintura tra le mani. Come una cagna in calore, cazzo. Ho capito, so perché è qui.

***

"Che ne sanno i ragazzini di come si fa godere una come te?"

***

"Senti come sei bagnata."

***

"Non permettere a un ragazzo di farti quello che ti faccio io.

Tanto non sono capaci.

Solo io ti conosco, so quali parti di te sono sbagliate. Io solo posso tenerle insieme.

Stai sopra tu, con gli altri."

***

"Quante volte lo hai fatto finora?"

"Due. Solo due."

"Allora stasera con me lo farai quattro volte."

***

"I tuoi gemiti sono come il canto degli angeli, Lea."

***

"Lo senti, Lea? Lo senti bene?"

Lo sento dentro, sì. Sento anche il letto cigolare sotto il suo peso. Sento il suo alito sulla faccia. Sento che quello che mi sta facendo piace al mio corpo e io, con questa faccenda, ci sto facendo i conti.

***

"Adesso girati, ti faccio godere anche da dietro, ma ricordati che se scopro che to lo fai fare anche da qualcun altro divento una belva. Quello mai. Hai capito, Lea? Mai. Solo io."

***

"Per oggi basta. Non parlarne con nessuno, nessuno capirebbe. Sii sempre pronta, Lea. Ti voglio in ordine, ché non sono un animale e mi piacciono le cose lisce."

"Se lo fai con un ragazzo, con me lo fai il doppio delle volte. E non mentire, perché è una cosa che mi fa incazzare."

"Vai a lavarti."

"Vai da sola perché se vengo anche io mi viene voglia di farti altre cose e non sei ancora pronta."

***

"Ah, auguri. Buon compleanno."

Appoggia il suo regalo accanto al biglietto. Due banconote.

***

Si nasce tutti con una certa indole, un qualcosa che ci rende unici, qualcosa di domabile solo fino a un certo punto. Si nasce plasmabili dal contesto, ma con una matrice di partenza, un fulcro immutabile.

Tra le altre cose, Lea era nata con inclinazioni al piacere che Matteo Gessi aveva individuato prima ancora che lo facesse lei. Sfortunatamente, quelle inclinazioni si sposavano bene con le sue.

E se qualcuno comprende la nostra natura quando questa è ancora in via di sviluppo, quando ancora dobbiamo scenderci a patti, possiamo solo augurarci che questo qualcuno non abusi della propria posizione.

Matteo Gessi aveva ventisette anni in più di Lea. Aveva sguazzato nell'abuso della propria posizione, covando il suo desiderio pari passo con la crescita anagrafica di Lea.

E l'aveva lasciata crescere nelle proprie incertezze, disorientata da sé stessa, forse addirittura portandola volutamente fuori strada. Anzi, dovessi scommettere, direi che aveva messo in atto chissà quali e quanti meccanismi proprio per farla sentire difettosa.

Ma quello sbagliato era lui, e in fondo lo sapeva, perché la decenza di attendere che diventasse maggiorenne era solo la prova che aveva bisogno di lavarsi la coscienza.

Avrei voluto averlo tra le mani. Anche solo qualche minuto: mi sarebbero bastati. Ma tra le mani avevo Lea, convinta che la cosa migliore fosse accettare il proprio disagio, seppellirlo da qualche parte e tenere a galla solo quello che aveva convenienza di mostrare.

E di come Matteo Gessi l'avesse resa schiava del proprio desiderio alimentando il suo, me lo raccontò in una manciata di secondi, senza dare importanza alle parole scelte, con gli occhi asciutti, la voce ferma. Me lo raccontò come se Matteo Gessi che si scopa la ragazzina che ha cresciuto come una figlia fosse qualcosa di ordinario.

Il modo in cui me lo raccontò peggiorò tutto, tutto.

«Che fottuta ingiustizia la condizione irreversibile della morte.»

Lo sguardo di Lea non cambiò. «Allora non hai capito un cazzo. Mi piaceva, Trevor. E mi stava bene così.»

Le accarezzai con entrambe le mani il viso pallido. La sinistra bruciava ancora come se l'avessi infilata nella bocca di un vulcano.

«Certo che ti è piaciuto. Ma non ti stava bene così.»

E il suo sguardo si accese di rabbia e si allontanò da me. «Portami a casa.»

«Ti ci porterò, non ti ho mica sequestrata.»

Scese il silenzio. Aspettai paziente, come aveva fatto Denis la notte in cui l'avevo riportata a casa da Milano. Ci sono cose che hanno bisogno di tempo.

«Non era neanche mio padre» ribadì, dopo infiniti secondi, come se il problema fosse tutto lì: nell'assenza di parentela.

«Me lo hai già detto. E questa era una buona notizia. Per lui. Non per te, Lea.»

«Non sono una vittima, Trevor. Lo so che da fuori la gente penserebbe questo, che tu lo pensi. Ma io non sono una vittima. Perché ero io quella che bagnava le mutande quando entrava con la cintura arrotolata in mano.»

Inghiottii, prendendo tempo, cercando le parole giuste. Ma parole giuste non ce n'erano, non esistevano.

«Ti manca?»

Spalancò gli occhi, per una frazione di secondo. Cercò la risposta a lungo, dentro di sé. Non se lo era mai chiesto. Si passò le mani tra i capelli bagnati ma erano troppo spettinati, la sfilò subito. Mi avvicinai e lei si allontanò. Mi avvicinai di nuovo e parve disorientata, non si spostò più.

«Non ti manca, Lea.»

Mi guardò con rassegnazione e desiderai nuovamente di avere Matteo Gessi tra le menai.

«Non ti manca perché anche se ti piaceva, anche se il tuo corpo reagiva al suo contatto, a te non stava davvero bene.»

Vagò con lo sguardo ovunque, annaspando nella propria confusione. Poi la presi per le spalle e me la strinsi addosso, sicuramente con eccessiva forza, ma non volevo più lasciarla sola ad affrontare quel tormento nuovo, che le avevo appena lanciato addosso come una molotov.

Eppure non ero pentito. Lea non pianse, aveva solo il respiro un po' affannato. Sotto sotto, covava il suo odio per Matteo Gessi da sempre. Di certo, era più difficile soffocare quello della vergogna.

«Ero maggiorenne» aggiunse di punto in bianco, aggrappandosi con insistenza alle macerie sotto le quali l'aveva seppellita quello che l'aveva cresciuta in una gabbia.

«Sì. Da una manciata di ore.»

«È andata avanti così finché è morto. Anni. Ero molto maggiorenne.»

Mi si strinse lo stomaco. Quelle che lei cercava di far passare per pallide giustificazioni a favore di Matteo Gessi e che indossava come pesanti colpe, erano solo l'ennesima prova che non ero il solo ad essere cresciuto all'ombra di un figlio di puttana.

«E per anni ti ha usata, Lea.»

Ricambiò l'abbraccio ma la sua stretta non era abbastanza forte. Non era ancora convinta di quello che le avevo detto. Ma lo sarebbe stata, prima o poi. Comunque ero sempre più propenso a pensare di sapere tutto di lei, e invece, cazzo, ero lontano dal sapere anche solo abbastanza.

Ma un dubbio lo avevo, e lo espressi. Nel momento sbagliato, nel modo sbagliato.

«Secondo te era davvero così bravo da bloccare al mondo intero l'accesso a El Diablo?»

Mi odiai per averglielo chiesto davvero. Ma avevo poco tempo, Londra chiamava. Gli affari chiamavano. Sia quelli leciti che quelli illeciti. Soprattutto gli ultimi, in effetti.

Lea non si scompose, mi appoggiò il mento sul petto per alzare lo sguardo.

«Avrei scommesso di no, ed evidentemente avrei perso.»

O forse no. Forse le cose non stavano affatto come volevamo pensare.  

SPAZIO AUTRICE

In realtà non ho altro da aggiungere. Ho cercato di affrontare la questione senza strumentalizzarla più del dovuto, evitando particolari scabrosi e inutili, sorvolando su dettagli insignificanti. Il fulcro non è quello che ha fatto Matteo Gessi, ma il modo in cui ci è arrivato e il modo in cui ha influenzato la vita di Lea. E magari...ma magari eh...dietro le azioni di Matteo Gessi si nasconde qualcosa di più. Un mistero nel segreto?

Primo segreto di Lea svelato. Nel prossimo scopriamo qualcosa di Trevor. In quello dopo entra in gioco un nuovo personaggio e no, non sarà amichevole. 

PEEEEREERÒ...se pensate di liberarvi di me una volta finito Priceless beh....vi sbagliate. Perché il titolo è provvisorio....ma la storia pronta. Dopo il rosa di Maia e Marco, il nero di Lea e Trevor, c'è il rosso (sangue? Passione? ENTRAMBI) di Alice e Wolf. Un nuovo dark romance a sfondo animalista.

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