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CAPITOLO QUINDICESIMO-La battaglia finale

Per quanto fossero pieni di adrenalina (che bruciava insieme alla paura) non sapevano dove andare. Insomma, avevano sempre pensato che Grindelwald li avrebbe cercati, ma non che loro avrebbero cercato lui.
Newt ebbe l'impressione di stare camminando per Parigi da secoli.
«Siamo a un punto morto! Silente non sapeva nulla? Avrebbe potuto dircelo!» esclamò Theseus, spazientito.
«Avrà avuto dei motivi per non dircelo. Magari non lo sa nemmeno lui» osservò il Magizoologo, accorgendosi di stare dicendo quelle parole più a se stesso che a suo fratello.
«Allora perché avrebbe dovuto affidarti una missione del genere? In fondo, stai solo andando a combattere contro il più grande Mago Oscuro di tutti i tempi o sbaglio, Newton?» ribatté il maggiore, raggiungendo il mago.
Newt prese un respiro:
«Mi ha aiutato. Non avrei un penny se non fosse stato per lui. Mi fido…»
«…NON LO CONOSCI!» urlò Theseus «È solo stato il tuo insegnante! Se ti ha aiutato è solo perché gli facevi pena, Newton»
«Può bastare, signor Scamander» lo interruppe Melody, dietro di loro.
«Siamo in mezzo a Parigi senza sapere dove andare con probabilmente delle spie che osservano ogni nostro passo e un uomo pazzo ci ha detto di affrontare un Mago Oscuro. Il Mago Oscuro. Perciò modera i modi, ragazzina» continuò Theseus, lanciando uno sguardo di fuoco alla Lestrange.
«Quello che deve moderare i modi è proprio…» iniziò Adrian.
«Per favore!» lo bloccò la ragazza «So difendermi da sola».
«Mi aspettavo di più dal Capo degli Auror del Ministero della Magia inglese» commentò Tina, guardando l'uomo con gli occhi ridotti a fessure.
Theseus prese un respiro, ergendosi in un portamento fiero.
«Scusate» disse alla fine, abbassando lo sguardo «Il fatto è che… voglio farla finita» confessò.
Newt annuì: su quello era d'accordo con lui.

Queenie osservò il gruppo da dietro un muro avvicinarsi sempre di più. Tra poco sarebbe stato il suo momento. E pensare che fino a qualche tempo prima sarebbe stata lì con loro. Ad alleggerire la situazione. Posò lo sguardo su Tina. Era così coraggiosa e intelligente! E poi era bella. L'Auror aveva sempre sostenuto di essere bruttissima. Ma cosa le passava per la testa? No, non andava affatto bene. Tornare a provare affetto sarebbe stato un errore. Guardò Newt e non poté fare a meno di ridere a bassa voce. Si erano incontrati per caso, per sbaglio. Ma non lo avrebbe mai dimenticato, nemmeno dalla parte dell'Armata. Leggere i suoi pensieri era esilarante. E poi si meritava Tina. Queenie lo avrebbe ammesso con poche persone. Forse con nessuno. Tranne che con lui.
Jacob.
Fu in quel momento che la lacrima che minacciava di uscire fece il suo ingresso teatrale.
Oh, stia tranquillo caro. Pensano tutti quello che ha pensato lei quando mi ha visto.
Sorrise a quel ricordo. Se n'era innamorata, certo. E anche lui lo era. Quell'improvviso cambio di lealtà lo doveva avere fatto soffrire tanto, tantissimo. Non aveva dato nessun segno, prima di scomparire. Buon Lewis, lo amava. Ce n'era solo uno come lui e lei non poteva farci nulla.
Tre…due…uno…
Uscì dal suo nascondiglio , allargando ogni movimento, entrò nella base di Grindelwald.

«Stanno arrivando» disse Queenie.
«Stanno arrivando, mio signore» precisò Grindelwald, alzandosi dal suo "trono".
«Perché mi chiama signore? Sono una donna, fino a prova contraria» ribatté Queenie, con voce mielata.
Grindelwald strinse la Bacchetta di Sambuco. L'avrebbe volentieri uccisa sul colpo, ma le risate del resto dei seguaci lo fecero trattenere.
«E dove pensa di combattere, mio signore?» chiese Rosier, lanciando un'occhiata eloquente a Queenie: da quando la Goldstein era arrivata, Rosier aveva avuto l'impressione che Grindelwald si stesse affezionando molto di più a lei.
«Io avrei un'idea» sorrise Queenie, e sussurrò qualcosa all'orecchio del Mago Oscuro con fare quasi seducente.
«Beh, sarebbe a nostro favore…» commentò alla fine Grindelwald, annuendo.
Rosier li guardò, confusa, per poi spalancare gli occhi:
«Ma signore! Non starà pensando di…»
«Oh, sì invece, cara» la interruppe Queenie, leggendo la sua mente.
Rosier le lanciò un'occhiataccia.
«Ma signore! Lo capiranno!»
«No, non lo faranno» disse Leta, avvicinandosi e facendo un inchino «Se posso permettermi, signore, il quoziente intellettivo di quei dilettanti non è molto alto» aggiunse la Lestrange.
«Hai ragione. E loro non sanno il segreto di quella sala. Non capisco come potrebbero arrivarci» commentò Grindelwald.
Leta fece un leggero inchino:
«Con permesso…» e se ne andò.

Entrò nella sua stanza e si guardò allo specchio: che stava succedendo? No, no, no! Stava andando tutto per il verso sbagliato!
Eppure sentiva qualcosa dentro di sé. Melody. Perché l'aveva odiata? Invidia, certo. Era potente, quella ragazzina. Ma non le aveva fatto nulla. Anzi: Melody le voleva bene, nonostante tutto. Fu in quel momento che non riuscì ad immaginare come sarebbe stata la sua vita se Newt non si fosse preso la colpa per quello che aveva fatto. Non era capace di fare nulla e, in più, la sua bacchetta sarebbe stata spezzata e non avrebbe guadagnato abbastanza da poter resistere nemmeno per un mese.

Le aveva salvato la vita.

~My space~
Ok, sorry ma questa parte di capitolo era importantissima.
So che sarete "Eeeee volevamo la battagliah!"
Però, beh, stasera pubblicherò di nuovo. E succederà qualcosa. Questo capitolo sarà sicuramente più lungo degli altri.
Grazie mille a tutti❤
Camy❤

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