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*All I want for Christmas is You*


Non chiederò molto questo Natale

Non desidero neanche la neve

Continuerò solo ad aspettare

Sotto il vischio

Non farò una lista da spedire

Al Polo nord per Babbo Natale

Non starò neanche sveglio per

Sentire i magici colpi di zoccolo delle renne

Perché voglio solo te qui stanotte

E tenerti stretta a me forte forte

Cos'altro posso fare?


I bambini saltarono in macchina per abbracciare Andrea che li avvolse e cominciò a far loro il solletico facendoli ridere a crepapelle e pregarlo di smettere. Salutarono poi Marika, la sua compagna, che gli regalò un sorriso dolcissimo.

Finalmente anche Andrea aveva messo la testa a posto e la sua relazione stabile con quella ragazza conosciuta tra i tavoli di un piccolo bar ne era la prova.

Ricordo ancora la prima volta che me ne parlò, aveva gli occhi sognanti e la parlantina fuori controllo. Mi raccontò di questa ragazzina un po' timida nascosta dietro uno spesso paio di occhiali, di come i capelli castani legati in una coda le ricadessero sulle spalle, di come fosse bello iniziare le giornate con un suo sorriso mentre gli serviva la colazione. Mi bastò guardarlo un attimo per capire che quella non fosse solo una delle tante.

Ebbi la conferma alle mie teorie quando li vidi assieme per la prima volta quando, una mattina, mi proposi di offrirgli la colazione e lui accettò a patto che ci recassimo nel bar dove quella ragazza lavorava.

Vederli assieme fu bellissimo, erano così carini che quasi non mi sembrava più di riconoscere il mio amico in quel ragazzo impacciato.

Ci volle un po' prima che si mettessero assieme ma da allora Andrea era cambiato tantissimo, non mi avrebbe stupito se da un giorno all'altro avessero deciso di convolare a nozze.

Quando entrarono in casa Serena se ne stava appollaiata tra le braccia di Andrea che le raccontava chissà quale storia. Serena era legatissima ad Andrea, forse perché lo vedeva come suo pari o, più probabilmente, perché era uguale a sua madre. E sua madre aveva da subito mostrato un debole per lui.

Intanto Marika li guardava con occhi innamorati, forse, come me, anche lei pensava che Andrea sarebbe stato un ottimo padre un giorno.

I ragazzi si accomodarono sull'enorme divano mentre i bambini gli ronzavano intorno mostrandogli i propri disegni.

Qualche istante dopo il campanello suonò di nuovo, era il mio migliore amico.

-Chi è?-  chiese immediatamente Manuel.

-Sono arrivati i cuginetti-  risposi.

-Apri, apri- urlò entusiasta.

-Hei peste, con calma!-  lo presi in giro.

Lui non mi diede minimamente ascolto e si avvicinò alla porta seguito da Serena che si era completamente dimenticata dello zio Andre.

Quando aprii la porta un sorriso nacque spontaneo sul mio viso. I miei bambini avevano abbracciato i bambini di Adriano ed Alessia per poi stringersi alle gambe degli zii che tenevano infagottato in una copertina blu il piccolo Pietro, il nuovo arrivato da otto mesi appena.

-Zio!!!-  urlarono in coro Christopher e Giada lanciandosi tra le mie braccia. Li sollevai entrambi e gli baciai la fronte. Era bello stringerli, il loro profumo mi portava indietro nel tempo a quando Christopher era appena nato ed Alessia era nel panico più totale. Vivevamo ancora tutti assieme nel nostro maxi appartamento, eravamo così giovani...

Non solo giovani ma anche inesperti e pieni di sogni e speranze che, con tutte le nostre forze, avevamo provato a realizzare.

Intanto eravamo riusciti a tirar su Christopher nel migliore dei modi. Ci eravamo dati tutti da fare, era il nostro bambino "collettivo" ed ogni suo progresso era anche nostro, ogni sua risata faceva battere il cuore di ognuno ed ogni sua lacrima sembrava straziarci l'anima, era una sorta di fallimento emotivo.

Mi scostai per farli accomodare in casa e guardai l'orologio, come al solito l'unico che mancava era mio fratello, il solito ritardatario.

Le attenzioni in casa si spostarono tutte sul piccolo che dormiva placidamente tra le braccia di Alessia. Tutti volevano tenerlo in braccio, tutti si complimentavano per questo o quel particolare.

Quando Pietro fu adagiato tra le braccia del mio amore il mio cuore sembrò non reggere a quella visione. Lei come richiamata inconsciamente alzò lo sguardo e incontrò i miei occhi che la osservavano sognante.

-Mi fai venir voglia di averne un altro tutto nostro così-  le dissi sussurrando appena.

Lei tornò a guardare il piccolo e scosse la testa in un movimento lieve e divertito  -sono così belli-

-Tu sei bellissima-  dissi baciandole una tempia.

-Ti amo-  mormorò in modo che solo io potessi sentirla.

-Io di più-

Lei sorrise emozionata.

-Hai chiamato i tuoi?-  mi chiese.

-Si-  dissi sbuffando una risata.

Quella domanda non era una semplice richiesta di informazioni sulla mia famiglia. I miei genitori e i suoi erano partiti insieme per una favolosa crociera sul Nilo, il nostro regalo di Natale.

-E?-

-Amore ma di cosa hai paura? Stano molto meglio di noi-

-Lo so ma, avrei preferito non partissero proprio a Natale, potevano aspettare-

-Ma se lo hanno fatto proprio per passare le festività in modo differente-

-Si è che...-

Le presi il viso tra le mani  -ascoltami, niente paranoie. Loro stanno bene, si stanno divertendo, se ci dovessero essere problemi lo sapremmo-

-Ok-  disse rilasciando un sospiro.

La baciai velocemente sulle labbra e lei sorrise fingendosi infastidita.

-Lo sai che in versione mamma proprio non ti resisto-

Arrossì all'istante e si guardò intorno per accertarsi che nessuno ci avesse sentiti  -sei uno stupido, il mio stupido preferito però-

Scossi la testa sorridendo e mi chiesi come avessi fatto anni prima a non capire subito quanto importante lei fosse per me.

Mi sentivo ancora in colpa, spesso mi trovavo a rimuginare sui miei errori e davvero non capivo dove avessi sbagliato. Se non ci fossero stati i miei amici e mio fratello probabilmente non avrei mai trovato il coraggio di farle quell'assurda dichiarazione e non avrei mai più trovato la strada per la felicità.

-A cosa stai pensando?-  mi chiese l'amore della mia vita come se potesse leggere i miei pensieri.

-A niente-  risposi vago.

-Sbaglio o sei proprio tu quello che mi ha sempre detto che si dice che non si pensa a nulla quando non si vuole dire a cosa si sta pensando?-

-Touché!-

-Non starai mica pensando ancora a...-

-Si-  la bloccai.

-Amore basta, non voglio più sentire questa storia davvero, tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, sei il mio supereroe, il mio Milord-

Dimenticavo, una cosa in quei lunghi anni era cambiata.

Niente più Sailor Moon, adesso ero Milord, un gran salto di qualità.






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Tags: #storiebrevi