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-All I want for Christmas is You-


Non voglio molto per Natale

C'è solo una cosa di cui ho bisogno

Non mi importa dei regali

Sotto l'albero di Natale

Non ho bisogno di appendere la mia calza

Là sul caminetto

Babbo Natale non mi renderà felice

Con un giocattolo il giorno di Natale

Voglio solo te, tutta per me

Molto più di quanto avresti mai creduto

Realizza il mio desiderio...


-Adesso via le scarpine e correte a nanna-  sussurrai ai bambini appena entrati in cameretta.

-Ma non aspettiamo gli zii?-  chiese Manuel sbadigliando dietro la sua manina grassoccia.

-No tesoro, prima la nanna e poi aspetteremo gli zii-

-E Christopher, Giada e Pietro?-  mi chiese Serena.

-Anche loro arriveranno più tardi-  risposi.

-Perché?-  cantilenò lei.

-Perché dovete riposare, stanotte lo volete aspettare o no Babbo Natale?-

-Si!-  urlarono in coro.

I miei occhi si illuminarono di gioia  -e allora, lo sapete che Babbo Natale porta i regali solo ai bambini che hanno fatto i bravi?-

Annuirono entrambi.

-I bambini buoni fanno il riposino pomeridiano senza far storie quindi...-

Non riuscii a finire la frase che entrambi i miei piccoli si catapultarono sui loro lettini.

Manuel si infilò sotto le coperte senza fare storie mentre Serena dovette prima recuperare il suo peluche preferito prima di posare la testolina sul cuscino.

Mi avvicinai ad ognuno di loro, gli rimboccai le coperte e gli baciai la fronte, aspettai che si fossero addormentati adagiato sulla poltroncina posta ai piedi del letto per poi tornare al piano di sotto e raggiungere la cucina.

Già dalle scale potevo sentire rumore di stoviglie e un delizioso profumo che si espandeva per l'intera casa, mi bastava quello per avere la certezza che quella sera avrei goduto di una cena perfetta.

Arrivato alla mia meta mi poggiai allo stipite della porta osservando il caos che regnava nella stanza. E finalmente la vidi, mia moglie.

Forse sembrerò ridicolo ma lei su di me avrebbe sempre avuto quello strano effetto, quello di incantarmi e di farmi rimanere impalato a guardarla per secondi interminabili come se fosse l'ottava meraviglia del mondo. Gli anni non l'avevano cambiata, era bella come il giorno del nostro incontro ed era rimasta la ragazza speciale che mi aveva fatto innamorare. Certo era maturata molto, la nascita dei bambini l'aveva resa certamente più forte ma continuava ad avere quei momenti di puro panico nei quali si sentiva insicura e non all'altezza di ciò che la circondava.

In quei momenti però aveva imparato a trovare il suo porto sicuro tra le mie braccia. Io sapevo come consolarla, come darle forza e come prenderla per mano per affrontare ciò che la vita ci avrebbe messo davanti.

Ma d'altronde glielo avevo promesso.

La notte del nostro primo anniversario, su quella spiaggia deserta le avevo assicurato che mi sarei preso per sempre cura di lei e lo avrei fatto per la vita intera.

Perché non potevo farne a meno e perché lei meritava tutte le mie attenzioni e la mia protezione.

Lei aveva stravolto la sua vita per me, mi aveva seguito nei miei sogni, aveva lasciato tutto per vivere in un posto sconosciuto, era sempre stata al mio fianco nei momenti belli ma soprattutto quando il mio umore latitava sotto le suole delle mie scarpe. Mi aveva sempre sostenuto ed era stata la prima a credere in me.

In tutti i campi.

A soli ventidue anni aveva accettato di sposarmi e a ventitré mi aveva reso padre di quelli che erano diventati i miei due angioletti ed aveva reso casa nostra una deliziosa villetta in periferia di cui ci eravamo innamorati a prima vista.

Per lei non era stato sempre semplice stare al mio fianco, spesso si era ritrovata sola a causa dei ritiri o delle trasferte ed io sapevo quanto odiasse dormire da sola nel nostro letto.

-La smetti di fissarmi?-  disse interrompendo i miei pensieri con un lieve rossore a colorarle le guance.

Non sarebbe mai cambiata, si imbarazzava per un nulla ma a me piaceva vedere l'effetto che ancora avevo su di lei.

-Non posso farci niente, sei bellissima-

Distolse lo sguardo imbarazzata -Li hai messi a letto?-  

-Già. E' stato complicato farli addormentare ma alla fine la storia di Babbo Natale e dei bambini buoni ha sempre il suo perché-

Lei mi sorrise con le mani impegnate in chissà quale impasto e continuò col suo lavoro.

Mi feci strada all'interno della stanza raggiungendola senza darle il tempo di rendersene conto. Le presi i fianchi coperti dal grembiule e le lasciai un piccolo bacio sul collo.

Lei inclinò il capo per lasciarmi maggiore accesso ma fingendosi scocciata mi ricordò che stava cucinando-

-Uffa-  sbuffai.

-Non fare il bambino, ne abbiamo già due di sopra da gestire-

-Ma io volevo solo un bacio-

-Guarda che se continui così per te niente regalo stasera-

Risi di gusto e mi avvicinai nuovamente a lei rubandole un bacio veloce e delicato. Lei non riuscì ad obiettare e si lasciò stringere tra le mie braccia, nell'unico posto che le apparteneva di diritto.

-Tanto lo sai che se ci sei tu non ho bisogno di regali-  le dissi coinvolgendola in un nuovo e prolungato bacio.

Quando capì che in cucina le ero solo d'intralcio mi indicò alcuni compiti da svolgere. 

Preparai la sala in cui si sarebbe svolta la cena, apparecchiai la tavola con le stoviglie natalizie e posizionai i segnaposti e le decorazioni realizzati giorni prima dai bambini.


Appena la cena fu pronta salii di sopra per svegliare i bambini assieme all'amore della mia vita. La aiutai a preparare i bambini e li accompagnai in sala mentre lei andava a prepararsi.

Me ne stavo rilassato sul divano con le pesti ai miei piedi intenti a disegnare adagiati sul grande tappeto. Guardarli mi dava una gioia immensa.

Erano felici, bellissimi e si amavano alla follia. Avevano poco più di dodici mesi di differenza ed erano legatissimi l'uno all'altra.

Manuel da buon fratello maggiore si prendeva cura di Serena e sembrava volerle evitare qualsiasi cosa brutta.

Serena era uguale a sua madre, avevano gli stessi occhi dolci e profondi e lo stesso carattere timido ed insicuro col mondo esterno ma frizzante ed affettuoso con chi la amava profondamente. Manuel invece era... identico a Manuel. Da lui non aveva preso solo il nome ma anche gli occhioni e la temerarietà. Da me aveva preso i capelli sempre in disordine e la passione per il calcio e, bhe, l'amore per la sua mamma.

La adorava, era la luce dei suoi occhi. Non che non mi amasse allo stesso modo, ma per lei aveva una sorta di venerazione.

Ad un certo punto sentii un ticchettio lungo le scale, mi sporsi verso quel rumore e mi trovai di fronte ad uno spettacolo indescrivibile.

Mia moglie era vestita in modo semplice, come suo solito, ma quell'abito blu la rendeva elegante e sensuale allo stesso tempo. Provai a non far partire il mio cervello verso lidi sconfinati e mi concentrai sulle mie letture.

-Mamma!-  urlò Manuel  -sei bellissima-

-Oh grazie tesoro-  rispose lei  -ma a quanto vedo anche voi siete stupendi-

Serena si sollevò dal pavimento e, con una giravolta, fece ruotare il suo vestitino.

Quella bambina prima o poi mi avrebbe fatto impazzire.

-Sapete cosa ci vorrebbe adesso?-  chiesi a tutti e tre  -una foto-

Posizionai il cellulare sull'apposito sostegno e impostai l'autoscatto.

Facemmo più di una foto, le guardammo insieme per scegliere le migliori e ci preparammo ad accogliere i nostri ospiti che sarebbero arrivati a momenti.

Dopo una decina di minuti d'attesa il campanello di casa suonò.

-Gli zii-  gridarono in coro i bambini correndo verso la porta che mi affrettai ad aprire. Corsero fuori nel cortile ed aspettarono che l'auto si fermasse a pochi passi da loro.

Quando la portiera dell'auto si aprì i bambini non riuscirono a trattenersi e con una rapida corsetta si lanciarono tra le braccia del conducente.




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Tags: #storiebrevi