Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo XVI

- E se ti dicessi che tale ricongiungimento c'è già stato e non l'ha sconvolta come hai sempre temuto? - confesso, vedendo i suoi occhi sgranarsi di colpo.

- Che cazzo stai dicendo? - impreca, in panico.

- Che Estelle sapeva che quell'uomo, incontrato la sera della cena da me, era vostro padre. Questo perché non era la prima volta che lo vedeva. -

- Tu menti! - mi afferra per le spalle, stavolta mettendoci decisamente più forza.

- Ethan... mi fai male così. - molla la presa di scatto, restando immobile come una statua davanti a me - Non sto mentendo. Puoi chiedere a lei se necessiti di una conferma. - avanzo di un passo.

Vedendolo arretrare con lo sguardo di un animale in gabbia a cui si stanno avvicinando.

- Quello che dici è impossibile. - scuote il capo - L'ho sempre tenuta lontana da tutto ciò che potesse anche solo portarla ad avere un'idea di chi è. -

- Ma dimentichi che c'è un tempo ed un luogo per ogni cosa. - sospiro - E per Estelle, ciò è stato... alle superiori. -

- Smettila! - ringhia - Quello che dici non ha senso. -

- Se mi permetti di spiegare ne avrà di più. -

- Tu... - mi punta contro un dito - So cosa stai cercando di fare. Vuoi convincermi che Estelle sia già a conoscenza di tutto per spingermi a parlarle della questione.-

- Non lo pensi davvero. - evito di avanzare oltre - Sai che non farei mai nulla per ferirti. -

- Perché dovrei saperlo? Solo perché mi sei parsa una brava persona? L'apparenza spesso inganna. - getta la giacca sul divano, allentandosi la cravatta. Sentendosi visibilmente soffocare - Per questo... non m'importa di cosa credi o pensi. Non sta a te decidere quand'è il momento giusto, per Estelle, di scoprire verità tanto crudeli. -

- E ciò non compete nemmeno a te. - ribatto, calma - Per questo non sei riuscito a fermare la cosa, neanche dopo le molteplici accortezze avute negli anni. Ciò che più temevi è avvenuto comunque, sotto il tuo naso. Senza portare con sé tutti i danni che avevi preventivato. -

- Estelle non sa che quello era nostro padre. - scandisce con decisione ogni singola parola.

Cercando di convincere più se stesso che me.

- Al contrario, ne era pienamente consapevole. Anche se non ha fatto in tempo a visualizzare bene il suo volto che... ti sei parato in suo soccorso. -

- Ayleen, adesso basta. - quasi urla, sbattendo un pugno contro il muro - Non so se ciò di cui stai parlando l'hai visto o cosa, ma... stavolta le tue percezioni hanno fatto cilecca. Estelle non sa nulla di quell'uomo. -

- Eppure è stata lei a dirmi che ha due figli. Oltre voi. -

Il ragazzo si paralizza, a sentirmi dire ciò.

- Quando li vide era alle superiori. E loro frequentavano... le elementari e le medie. O almeno, quella fu l'impressione che le fecero. - aggiungo, percependo le certezze di Ethan vacillare sempre più - Ed è proprio vedendo loro che si è frenata dal dirgli tutto lo schifo che le faceva. -

- Ayleen smettila... - la voce di Ethan si fa più flebile - Quello che dici non può essere vero. -

- Ne sei davvero così convinto? - mi azzardo ad avvicinarmi, vedendolo restare fermo dov'è - Estelle è una ragazza vivace ed appassionata. Sul serio credevi che si sarebbe fermata ai tuoi ammonimenti e dissuasioni? Negli anni non le hai mai mentito e proprio a causa di ciò, per non dirle come stavano le cose, sei sempre stato evasivo. Cosa che ha solo alimentato le sue domande e curiosità. -

- Io... - si afferra la testa tra le mani, lasciandosi cadere di peso sul divano.

In silenzio.

Un silenzio carico di ansie, preoccupazioni e domande. Le quali non ha il coraggio di esprimere, per timore delle risposte.

- Ethan...? Guardami. - mi siedo davanti a lui, posando le mani sulle sue ginocchia.

L'attimo prima di vedere i suoi tristi occhi nei miei.

- Com'è possibile? - sussurra con un fil di voce, mostrandomi il lato più vulnerabile di quello che le masse conoscono come un inamovibile avvocato della procura.

Che davanti a me è solo ciò che realmente è.

Un giovane uomo con punti deboli quanto forti.

- Se me lo permetti... vorrei dirti ciò che Estelle ha cercato di dirti nelle ultime settimane. Che è il motivo per cui mi ha dato la chiave di casa tua. - sfioro una delle sue braccia, vedendolo limitarsi ad annuire.

Dandomi finalmente modo di raccontare ciò che mi è stato riferito.

Nella maniera più fedele possibile.

Ed è lì che... assisto, parola dopo parola, alla lotta interiore del ragazzo.

Vedendo il suo volto tingersi di mille espressioni.

Assorta quanto sofferente, durante la parte della conversazione con la madre.

Sconvolta, alla scoperta dell'esistenza dei diari trovati dalla sorella.

Affranta, ma pure arrabbiata al racconto del primo incontro.

Ed in fine... rassegnata, svuotata... quasi esausta al termine della mia lunga esposizione.

Avvenuta tutta di filato, senza ricevere mezza interruzione. Cosa che invece mi aspettavo.

Per tutto il tempo se n'è stato in ligio silenzio, ad ascoltare con attenzione.

Senza fare domande di alcun tipo.

Probabilmente a causa di tutte le macinazioni interiori che sono ancora attualmente in corso.

Che lo portano a starsene seduto, muto come un pesce.

- Ethan...? Come ti senti? - sfioro nuovamente il suo braccio, che sposta, ma... non per scansarmi. Solo per gettare la sua giacca più in là.

Per poi battere una mano sul posto accanto a sé - Siediti, per cortesia. Ti ho lasciata a terra fin troppo. - è la sua risposta. Dai toni assai... spenti.

- Ok. - mi alzo, rendendomi effettivamente conto di ciò. Grazie a delle gambe quasi completamente addormentate.

Delle quali mi importa ben poco, accanto ad un Ethan così apatico.

Con la testa poggiata allo schienale del sofà e lo sguardo vuoto puntato sul soffitto.

- Ethan, te la senti di dirmi a cosa stai pensando? - sfioro la sua gamba, per attirare la sua attenzione.

Gesto che lo fa scattare, ad afferrare la mia mano.

Saldamente, quanto con dolcezza.

In una sorta di richiesta silenziosa, che mi porta a zittirmi.

In attesa.

Al suo fianco.

Conscia d'averlo messo di fronte ad una verità per nulla facile da assimilare.

Perché, per quanto essa sia in sé positiva, è comunque un cambiamento non indifferente.

Una svolta che lo mette di fronte a realtà che non immaginava di raggiungere in tal modo, men che meno così presto.

Dopo una vita passata a proteggere la sua tenera sorellina, si è reso conto che essa è cresciuta.

Diventando ciò che lui si augurava, una donna forte quanto allegra. In grado di vedere le persone per ciò che sono, senza però perdere speranza nel mondo.

Una persona decisamente meno fragile e manipolabile di quello che temeva potesse diventare, se messa di fronte certe brutte scoperte.

Il che... dovrebbe renderlo assai orgoglioso, ma... la verità è che, nel mezzo del suo orgoglio di fratello maggiore c'è anche della paura.

Causata dalla realizzazione d'aver "perso" uno dei suoi scopi della vita.

Perché, anche se Estelle rimarrà per sempre la sua sorellina da proteggere, è ora consapevole di non aver più bisogno di stare così tanto attento.

Per la prima volta può rilassarsi.

Abbassare gli scudi e ridurre al minimo lo stato d'allerta costante.

Perché, a ben pensarci, è con gli occhi anche dietro la testa che deve aver vissuto.

Controllando ogni cosa, pure di ciò che usciva dalla propria bocca.

In modo da rasentare quasi allo zero le possibilità di far scoprire alla ragazza, tramite lui, l'identità del padre.

Il che... dev'essere alla base del suo modo di fare enigmatico.

Ciò che, spesso, lo porta a dire frasi in maniera tanto fraintendibile.

Abituato com'è ad essere onesto con la sorella, ma altrettanto evasivo quando si tratta di argomenti di cui non vuole parlare.

Che, ad ora, si limita a trattare con un ben più semplice silenzio.

Spezzato da una sola parola, che pronuncia voltandosi con movenze stanche verso di me.

- Scusa. - mi guarda dritto negli occhi, usando un tono carico.

Carico di mille emozioni, trasmesse dal suo sguardo quanto dalla stretta ancora ferma sulla mia mano.

- Non serve che ti scusi. Eri giustamente sconvolto. - scuoto il capo, sorridendogli nella maniera più rassicurante possibile.

Grata, per davvero, d'aver assecondato la follia proposta da Estelle.

- E invece serve eccome. - insiste, più serio. Il tono profondo - Ti ho minacciata, insultata, bloccata in un angolo... quando tu cercavi solo di aiutare. Aiutare come fai sempre. Ma io, come un bambino capriccioso, non volevo nemmeno saperne di ascoltare. Al punto da spingermi a dire e fare cose che... - sospira pesantemente - Il minimo che posso fare è scusarmi. - conclude, con sguardo assai contrito.

Dentro il quale intravedo riaccendersi un bagliore di vitalità.

- Scuse accettate, Ethan. - poggio la mano libera sopra le nostre, ancora giunte.

Vedendolo sussultare confuso - Sicura? Non credo sia giusto perdonarmi così facilmente. -

- Sicura. - annuisco, sorridendo - In fondo, la decisione spetta a me, no? -

- Perché? -

- Come "perché"? - ora sono io quella perplessa.

- Mi sono espresso male. - scuote il capo - Intendevo... perché sei disposta a lasciar correre così? Ho detto e fatto cose davvero orribili. -

- Beh... - la sua espressione contrariata mi intenerisce non poco. Lì quasi a chiedermi di urlargli contro per riequilibrare la cosa - Perché tutto ciò che hai fatto e detto era fin da principio privo di convinzione. Volevi solo allontanarmi e ciò era palese. -

- Questo non rende il mio comportamento meno grave. Anzi. - non si smuove, dalla sua posizione.

- Forse hai ragione, ma c'è da tener conto di un fattore che per me è estremamente importante. -

- Ovvero? -

- Le tue scuse erano sincere. - rispondo, con semplicità - Ti si leggeva in faccia, come si legge pure adesso, il tuo pentimento. E questo mi basta. -

- A te forse, però non a me. - è sempre più serio.

- Perché? Sai quante persone ci sono che si scusano senza provare alcun rimorso per ciò che hanno fatto? Come Vice Procuratore dovresti esserti trovato di fronte a soggetti del genere spesso. Per questo, allo stesso modo, dovresti comprendere quanto peso hanno delle vere scuse sentite. -

- Sarà pur vero, ma non penso che certe azioni si possano espiare con delle banali scuse. Seppur sincere. - persevera.

- In questo caso bastano. - insisto pure io - Dopotutto... non credo tu abbia intenzione, in futuro, di trattarmi ancora così, giusto? -

- Giusto, ma... - lo blocco - Se proprio ci tieni ad aggiungere qualcosa alle tue scuse, perché non assaggi il dolce che ti ho cucinato entrando illegalmente in casa tua? Nemmeno io sono così esente da colpe, ricordalo. -

- Oh, il dolce. È vero. - si volta verso la cucina, mollando finalmente l'osso.

O almeno... circa.

- Anche per quello dovrei scusarmi. Non ti ho nemmeno ringraziata. -

- E non dovresti farlo, dopotutto... è stato cucinato più per tentare di rabbonirti che per risollevarti il morale. - tento d'alzarmi, ma vengo fermata.

Dalla sua mano, per nulla intenzionata a lasciare la mia. Mentre i suoi occhi si voltano verso di me, estremamente seri.

- Grazie. - esordisce, con tono deciso.

Notando nel suo sguardo lo sfavillio di una nuova fiamma.

Ancora piccina, ma al tempo stesso bella vivace. Desiderosa di crescere presto, per dar modo al giovane di mostrarsi per ciò che realmente è.

Un ragazzo ora più libero, anche se non completamente.

- Di nulla. - gli sorrido, mentre vengo liberata dalla sua stretta. Che mi spinge istintivamente a fissarmi la mano, con ancora addosso il calore della pelle di Ethan.

Pentita d'aver deciso di tagliare una fetta del dolce proprio ora.

- Ayleen? - il moro mi richiama all'attenti - Tutto ok? C'è qualcosa che non va con la tua mano? L'ho forse stretta troppo? -

- Eh? No, no! - scuoto il capo freneticamente, voltandomi verso la cucina. Sentendo nel mentre il mio volto tingersi di rosso acceso - Hai già cenato? Ti ho fatto una torta senza considerare l'eventualità che saresti potuto tornare a casa a stomaco completamente vuoto. -

Cavoli...

Presa com'ero dalla situazione delicata ho realizzato solo ora che oramai il "brutto" è passato.

E ciò significa che adesso è il turno mio, di mettere in chiaro certe cose.

Solo...

Sono più brava nei momenti critici che in quelli romantici!

Per questo mi sono data la zappa sui piedi fino ad oggi, con lui.

Lo stesso ragazzo che, senza che me ne rendessi conto, è ora dietro di me. Col volto chino sulla mia spalla.

- Se ti dicessi che non ho cenato che faresti? Mi prepareresti da mangiare? - domanda, con tono profondo.

In grado di far andare a mille il mio cuore.

- C-Certo. Non è salutare cenare con solo un dolce. - stringo le mani sulla parte superiore della teglia, a mezz'aria. Mentre il suo respiro mi accarezza il collo.

- Quindi saresti disposta a fare pure questo per me? -

- Che intendi con "disposta"? - mi volto confusa, dopo aver percepito nella sua voce una strana nota.

Quasi come si sentisse di non meritare certe premure.

- Nulla ti obbligava a far tutto questo per me. Ok che sei una splendida persona, ma... quello che hai fatto stasera per me va ben oltre un normale senso d'altruismo nei confronti di un tuo... cliente? Allievo? Amico? Di certo non compagno. -

- E se fosse stato fatto per... aiutare la persona di cui sono innamorata? Ti sembrerebbe più comprensibile la cosa? - i battiti del mio cuore si fanno sempre più veloci, di parola in parola.

Mentre i suoi occhi si spalancano, tingendo il suo volto di un'espressione di pura sorpresa.

- La persona di cui sei innamorata? - ripete, mandando ai vertici il picco del mio imbarazzo.

Che cerco disperatamente di non far sfociare nell'ennesima ritirata codarda.

- Sì. È forse un problema? - sostengo il suo sguardo. Vedendolo correre verso mille pensieri.

- Per te dovrebbe esserlo. - afferra il mio viso tra le sue mani, con una delicatezza inaudita.

Come temesse di spezzarmi con un semplice sfioramento.

- Perché mai? -

- Lo sai, non sono un tipo facile. -

- Eppure sono ancora qua, mi sembra. - non cedo, vedendolo chinarsi su di me.

Per posare la sua fronte sulla mia.

- Meriti più di un casino del mio calibro. -

- Guarda che pure io porto un bel da fare. Non sono semplice come credi. - l'atmosfera tra noi è sempre più carica.

Elettrica.

- Di certo più di me. -

- Ed anche fosse? Sapevo dall'inizio come stavano le cose. - poggio le mani sul suo petto, sentendo sotto d'esse il suo cuore battere veloce quanto il mio.

- Ayleen... - s'irrigidisce, raddrizzandosi di colpo - Credo sia meglio intraprendere questo discorso in un altro momento. -

- Perché? - lo fisso confusa, sentendo freddo per l'improvviso allontanamento.

- Non sono molto... in me, ora. - leva anche le sue mani dal mio viso, per fingere un colpo di tosse - È quindi il caso che ti riaccompagni a casa, prima di esagerare. -

Nemmeno mi guarda.

Mentre il mio cuore tutto è fuorché pronto a tornarsene a casa.

In un momento tanto importante quanto decisivo.

Probabilmente, giunti a questo punto, non c'è più possibilità di tornare ad essere un qualcosa di incerto come prima, ma perché rischiare posticipando questo discorso?

Per questo... sono pronta a dare il tutto per tutto.

No... voglio dare il tutto per tutto, come mai fatto prima. Perché sento, dal profondo del mio cuore, che è ciò che desidero.

Oltre ad essere giusto così.

- Ethan. - lo tiro per la camicia, spingendolo nuovamente a guardarmi - Per esagerare, di solito, bisogna essere in due. -

- Proprio no, sai? - ribatte - Per esperienza lavorativa so che molto spesso è il contrario. -

- Oh, andiamo! - mi lamento, sentendo il viso andarmi a fuoco - S-Sai cosa intendevo. -

Mi ci è voluto un coraggio abnorme ad uscirmene con una frase tanto imbarazzante. Perché rispondermi così?

Possibile riesca a mantenere il controllo anche in una situazione del genere?

Ma ecco che... subito dopo essermi posta la domanda, lo vedo afferrarmi di scatto la mano.

Il viso ad un soffio dal mio.

- Stavo cercando di darti una via d'uscita. - i nostri nasi si sfiorano, mentre i nostri respiri si fondono.

- Ne ho mai chiesta una? - domando, sentendomi vicina al suo cuore come non mai.

Finalmente di fronte a ciò che si celava dietro i molti muri.

Che lo porta a rispondermi con un bacio.

Uno di quelli in grado di toglierti il fiato, di farti cedere le gambe e farti vibrare l'anima.

Di lasciarti in quello stato di appagata confusione dietro il quale ci sta solo una certezza. Quella di volere il bis.

- Ayleen, se continui così finirai sul serio per bruciarti. - sussurra sulle mie labbra, puntando su di me un nuovo sguardo.

Desideroso quanto per nulla spaventoso.

In grado di spingermi ben oltre il coraggio avuto fino a quel momento.

Senza un minimo di esitazione.

Pronta per ciò che le mie parole porteranno con loro.

- Non lo sai? Le vere streghe non bruciano. Noi siamo solite danzare col fuoco. -

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro