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Capitolo XIX

Smontando dalla macchina mi dirigo verso casa di Ayleen, col cuore che mi martella nelle orecchie.

L'ultimo periodo è stato un tour de force non indifferente, ma nulla paragonato a questa conclusiva giornata.

Come progettato tutto è filato liscio. Portando a morire, prima della nascita, il regno del terrore che poteva crearsi a dare tale posizione a quell'uomo.

Eppure, per quanto ogni cosa sia andata per il verso giusto, sento d'essere ancora tormentato.

Non tanto dai ricordi della mia infanzia, men che meno dalle parole che quel viscido si è permesso di dirmi.

A darmi pensiero sono i "miei fratellastri".

Perché, per quanto io abbia fatto bene ad allontanare quel soggetto dalle loro vite, resta l'uomo che fin'ora hanno sempre chiamato papà.

Lo stesso che, in una sola serata, è finito col sconvolgergli la vita.

Soprattutto a causa dei miei smascheramenti, che l'hanno portato all'arresto.

Arresto che è, per assurdo, il motivo della mia attuale assenza di calma.

Incapace di non domandarmi cosa riserverà il futuro di quei ragazzi, dopo un evento del genere.

Stamattina, quando ho domandato a Jasper di andare ad avvisare Ayleen, mai mi sarei aspettato di finire la giornata con questo stato d'animo.

L'idea era quella d'andare da lei col sorriso. Raccontarle i dettagli e concludere il tutto con una più che dovuta dichiarazione, che attendo di farle da troppo.

Tanto quanto il tempo che lei ha pazientato, per star dietro alle mie richieste.

Volevo già da principio vedere il suo viso, per primo, dopo la chiusura del caso.

Eppure... se prima lo desideravo per gioire con lei, ora lo anelo come fossi un assetato bisognoso d'acqua. In un deserto.

Il mio cuore sente il bisogno viscerale di vederla, stringerla.

Per aver modo di placarsi.

Per riuscire a mettere a bada tutti i pensieri agitati che stanno crescendo in lui.

Perché solo ed unicamente lei, in tutti i miei trent'anni di vita, è stata in grado di quietare il drago dentro di me.

Con la sua calma ed il suo diverso modo di vedere il mondo, mi ha portato a comprendere meglio me stesso quanto tutti i miei problemi.

Per questo so, che già solo vedendola, sentirò il mio cuore rinfrancarsi.

Perché Ayleen questo è, per me.

Un amore puro e cristallino, capace di allontanare tutti i miei demoni, per dar spazio a quello che davvero sono.

Ovvero un giovane che ancora non è completamente convinto di meritare una persona buona come lei. Il quale, però, al tempo stesso non è oramai più in grado di starle lontano.

Soprattutto dopo essersi trattenuto così tanto dal toccarla, ad ogni loro incontro.

Temevo che, solo sfiorandola, sarei finito col cedere.

Col supera il limite già varcato una volta.

Rendendo la situazione, per Ayleen, ancora più confusa e difficile.

Perché, pur chiaramente consapevole dei miei sentimenti, restava il fatto che a lei ancora non li avevo esposti.

E tale nebulosità sarebbe solo aumentata a darle ulteriori segnali, privi di riscontri verbali.

Insomma... sarei finito, in parte, a comportarmi come in passato.

Dando alla persona al mio fianco contatto senza emozioni.

Che poi... ok che so d'essere praticamente diventato con lei un libro aperto, incapace di nascondere ciò che sento, ma... avrei comunque trovato scorretto fare come più mi sentivo senza mettere le cose in chiaro.

Per tale motivo mi sono limitato ad incontrarla solo ed unicamente per riportarle lo svolgimento della faccenda.

Concedendomi, nel mare di impegni, qualche attimo per poterla vedere.

Per sentire la sua voce e bearmi del suo dolce ed innocente sorriso.

- Urgh... - mi fermo di colpo a due passi dalla casa di Ayleen, coprendomi il volto con le mani - Fortuna che Jasper non sa leggere nel pensiero. -

Se così fosse... sarebbe la mia fine.

Già ha reagito in maniera eccessiva, dopo la mia ammissione d'essermi innamorato della rossa.

Figuriamoci se scoprisse certi miei melensi pensieri.

Pensieri che io stesso trovo, spesso, fin troppo sdolcinati. Al punto da chiedermi se mi sono ammattito o se ciò è solo la conseguenza di una vita all'insegna di mille limitazioni in campo sociale.

Sta di fatto che, comunque, ora come ora certe domande non hanno importanza.

Perché ciò che davvero conta adesso è il desiderio viscerale che provo. La bruciante voglia di vedere quei fiammeggianti capelli rosso fuoco.

Vividi quanto lo sguardo incenerente della strana bionda davanti a me.

Una giovane che, senza mai distogliere lo sguardo dalla mia figura, mi supera senza proferire mezza parola.

Riportandomi di colpo ad un paio d'ore prima, a quando la moglie di quell'uomo mi lanciò un'occhiata carica di risentimento. In grado di scuotere il mio animo quanto la confusione nello sguardo dei suoi figli.

Ricordo che mi fa accelerare il passo come i battiti del cuore.

Dandomi modo di calmarmi solo alla vista della ragazza.

Sorpresa di trovarmi davanti alla sua porta.

- Eth... - la stringo a me, senza nemmeno lasciarla pronunciare il mio nome.

Percependo con quel tocco tutto ciò di cui avevo bisogno.

Capendo d'essere nel posto dove dovevo essere, con la persona con la quale dovevo essere.

- Ethan, che succede? - domanda, cingendo come può la mia schiena. Usando un tono tanto pacato quanto preoccupato, per il mio strano comportamento.

- Possiamo restare così ancora un momento? - affondo il viso nei suoi capelli - Poi risponderò a tutte le domande che vorrai pormi. - sento il calore del suo corpo riscaldare il mio.

Freddo, per quanto le temperature si siano oramai alzate, con l'arrivo dell'estate.

- Certo. - si aggrappa ancora di più a me, nel vano tentativo di avvolgermi ulteriormente. Per darmi conforto.

Gesto che mi fa intenerire non poco.

Finché... dietro di noi, un commento. Dai toni abbastanza aspri.

- È possibile che i giovani d'oggi siano tutti così sfrontati? - gracchia la voce di una donna - Potevano almeno aver la decenza di chiudere la porta. - m'irrigidisco.

Realizzando in tal momento d'aver "assalito" Ayleen senza darle nemmeno modo di farci entrare in casa.

- Ti devo le mie scuse, Ayleen. - sciolgo di scatto il nostro abbraccio, lanciando un'occhiata verso l'anziana in strada. Oramai di spalle - Nemmeno ti ho avvisata che stavo per passare. -

- Oh, ma... - i miei occhi tornano su di lei, rossa come la sua chioma - Non serve che ti scusi. Sono felice di vederti. -

- Per me è lo stesso. - le sorrido, sentendomi però pure in colpa - Anche se mi spiace d'averti messa in difficoltà. Quella era una tua vicina di casa, vero? -

- Sì, ma non devi preoccupartene. - scuote il capo - Quella donna vive per i pettegolezzi, per tale motivo... so che questa non sarà la prima, men che meno l'ultima volta che finirò nel suo mirino. -

- Certo che deve aver parecchio tempo libero per avere come hobby quello di sparlare del vicinato. - le lancio un'ultima occhiata, prima di chiudere la porta - A saperlo in anticipo le avrei dato qualcosa di più succoso di cui spettegolare. Magari un appassionato bacio sotto una bella pioggia estiva. - torno a guardare la ragazza, che subito scatta come una molla.

Diventando, se possibile, ancora più rossa.

- Che?! - punta i suoi enormi ed imbarazzati occhioni verdi nei miei.

- Scherzavo. - sbuffo una mezza risata, posando una mano sul suo capo - Difficile mettere in atto una scena del genere, con un cielo tanto limpido. -

- Oh, ma... Ethan. - gonfia le guance, col broncio - Ed io che credevo ci fosse qualcosa che non andava. - mi fa accomodare - Ti va un tea freddo? -

- Volentieri, grazie. - mi dà le spalle, per andare verso la cucina.

Cosa che, però, non le permetto di fare, abbracciandola una seconda volta senza alcun preavviso.

- Scusa. - sfioro le sue tempie con le labbra - Ti ho provocata perché continuavi a guardare il pavimento e volevo vedere i tuoi occhi nei miei. -

- C-Capisco. - le trema la voce, mentre stringe le mani sulle mie braccia. Non potendo ricambiare l'abbraccio, data la posizione.

- Mi spiace davvero averti messa in difficoltà. - ripeto, riferendomi a ben più della situazione con la vicina pettegola.

- Tranquillo, tanto tutti nel quartiere sappiamo che tipo di persona è. Per tale motivo diamo credito fino ad un certo punto alle sue parole, sempre più colorite della realtà. -

- Meno male. - sospiro - Anche se mi stavo scusando pure per questo ultimo periodo. -

- Oh. - ribatte, sorpresa.

- È stato egoista da parte mia trattarti come fatto. Chiedendoti di aspettare la conclusione di un qualcosa che non aveva nulla a che fare con te. -

- Ma tale situazione riguardava te, pertanto... pure me. Considerando quanto ci tengo. Per questo, sono contenta tu mi abbia chiesto di aspettare e basta. Invece di chiudermi fuori come fatto in passato. Anche perché, stavolta, ti sei premurato di dirmi cosa stava succedendo. - volta leggermente in viso nella mia direzione, trovandosi più vicina al mio volto di quanto s'aspettasse.

- Sei davvero troppo buona, lo sai? - sento crescere ancor di più l'amore che provo per lei - Chissà che avresti fatto, di diverso da me, trovandoti al mio posto. - sospiro, domandandomi cosa avrei potuto fare differentemente per concludere la faccenda in maniera più serena, per quei due.

- Ethan? - la voce preoccupata di Ayleen mi riporta a lei, mentre la sua mano si allunga verso di me. Per posarsi come può sui miei capelli - Cos'è che ti tormenta, adesso? -

- Vedi... - mi scosto, per liberarla e raddrizzarmi - So di non aver fatto nulla di sbagliato. Come sono consapevole d'aver dato alla giustizia un criminale, che aveva commesso atti ben più gravi di quelli subiti da me e dalla mia famiglia. Eppure... non riesco a togliermi di dosso gli sguardi di quei due ragazzini. -

- Parli dei tuoi fratellastri? -

- Sì, anche se... a dir il vero quei due non hanno alcun legame con me ed Estelle. -

- Ethan, quei poveretti non hanno colpa del comportamento del padre... perciò, anche se non te la senti d'aver a che fare con loro, dovresti almeno trovare il modo di riconoscerli per ciò che sono. - posa con delicatezza una mano sul mio braccio sinistro.

- No, veramente... intendevo letteralmente. - dalle labbra mi sfugge una risata assai amara - Quei due non hanno alcun legame di sangue con me e mia sorella. Tra le varie indagini svolte... abbiamo scoperto che sono figli nati da una relazione extraconiugale della moglie. -

- Ah. Entrambi? -

- Sì. -

- Wow... - lo stupore nella sua voce è tangibile - Il karma non perdona. - scuote il capo - Con cattiveria immane ha accusato vostra madre d'ingannarlo, per poi trovarsi di fronte ad una bugia offertagli proprio dalla donna da lui sposata. -

- Già, ma ciò non cambia di molto la situazione. Anche se questa è la realtà, per quei due è quello l'uomo che credono essere loro padre. - sospiro.

- Ethan, non mi dirai che... ti senti in colpa per ciò che è accaduto? - afferra il mio viso tra le sue mani, per obbligarmi a guardare il suo cipiglio - Non sei tu ad aver commesso tali reati. È lui ad aver sbagliato e... doveva aspettarselo di venir scoperto prima o poi. - mi guarda con serietà - Ma cosa più importante, era giusto che quei ragazzi scoprissero la verità su chi stava loro accanto. -

- Sarà pur giusto, ma... Ayleen, ho sconvolto le loro esistenze. - fatico a sostenere il suo sguardo tanto fiducioso quanto innocente.

- Se quella persona si fosse comportata in maniera corretta ciò non sarebbe mai accaduto. Pertanto, chi davvero ha stravolto le loro vite... non sei tu. - insiste - Inoltre, vivere nell'ignoranza non è mai buona cosa. Perché tanto, prima o poi, certe verità trovano comunque il modo di venire a galla, no? -

- Ma è diverso. - scuoto il capo - Estelle non aveva mezzo ricordo di tale persona, fin dal principio. Ciò rende la situazione ben differente da ragazzini che hanno passato tutta la loro esistenza con lui. -

- Vero, ma... indipendentemente dal contesto, non si è mai realmente preparati a venir a conoscenza di certi oscuri segreti riguardanti i propri genitori. Eppure, spesso e volentieri, è meglio che essi vengano a galla piuttosto che il contrario. - solleva una mano, per accarezzare con dolcezza il mio capo - Per questo, com'è stato per Estelle, sono certa che era arrivato per quei ragazzi il giusto momento. Che li porterà di fronte ad una sfida che erano destinati ad affrontare. -

- E se ciò li portasse verso cattive strade? -

- Non accadrà. - mi sorride rassicurante, quasi convincendomi. Con quegli occhi sicuri come pochi - Attualmente la ferita causata dalla notizia shock è troppo fresca, ma... sono certa che, più avanti, avrai modo di parlare con loro in maniera più appropriata. -

- Per dirgli cosa? "Piacere, sono il figlio che non mai stato riconosciuto da quello che chiamate papà"? - sbuffo, vedendola ridacchiare.

- Quando arriverà quel momento saprai cosa dir loro. Ne sono certa. - si solleva sulle punte dei piedi, per allacciare le braccia dietro il mio collo - Dopotutto tu meglio di chiunque altro sai, in qualità di figlio, cosa significa venir tradito da quell'uomo. - sussurra al mio orecchio.

Rasserenando, come sempre riesce a fare, il turbinio di dubbi e pensieri che si arrovellavano nella mia testa.

- Credo tu abbia ragione. - la stringo a me, grato d'aver tale meraviglia di ragazza nella mia vita - Come sempre, d'altronde. -

- Oddio... - ridacchia, sulla mia spalla - Non penso d'aver sempre ragione, ma... se sono riuscita ad esserti d'aiuto, ciò mi basta. -

- Davvero? - la scosto un po' da me, vedendola guardarmi confusa.

- Che intendi? -

- Ti basta solo essermi d'aiuto? Non vorresti qualcosa di più, da me? - domando, notando il suo viso avvampare.

- Io... - si morde un labbro, distogliendo lo sguardo.

- Perché sai... per quel che mi riguarda, temo di non poter più andare avanti come fatto fin'ora. - la stringo per la vita, tirandola più vicina a me - So d'essere ancora lontano dall'ideale di uomo che meriti avere al tuo fianco, come ho delle riserve sui miei modi di esprimere le mie emozioni ed il mio amore, ma... ho già deciso da un pezzo di mettermi in gioco. Perché per te ne vale più che la pena. All'inizio ero spaventato da ciò che riuscivi a suscitare in me, ma adesso... a terrorizzarmi è l'idea di poterti perdere a causa di tutte le autolimitazioni che mi sono dato negli anni. -

- Oh, Ethan... - i suoi occhi si fanno lucidi, l'attimo prima di vederla serrare le mani sulla mia camicia - Lo sai che sei proprio uno sciocco? - mi spiazza, con quel suo strano broncio. Tra il commosso e l'arrabbiato.

- Come, scusa? -

- Mi sembrava d'averti già detto che sono innamorata di te. - posa la fronte sopra le proprie nocche - Ed ora te ne esci con storie folli come "l'uomo che merito al mio fianco" e assurde illazioni sulla tua persona. Senza renderti conto che, da quel nostro primo incontro, tu di passi avanti ne hai fatti a migliaia. - solleva nuovamente lo sguardo nel mio - So che è difficile notare il proprio, perciò credimi quando ti dico che... tutto ciò che hai sempre tenuto dietro i tuoi spessi muri, a me è evidente. E non perché sono una strega, ma perché sei stato tu a scegliere di presentarti davanti a me per ciò che sei. - una lacrima le sfugge, rigandole una guancia - Per questo... invece di dirmi che temi di perdermi, perché non vedi di tener fede alla promessa che mi hai fatto quel giorno? Non eri tu quello che, prima, si è scusato d'avermi fatta aspettare? -

- Quindi è questo... - le sorrido - ...il qualcosa in più che vuoi da me? Perché la mia intenzione era quella di darti molto più di un chiarimento. - il mio volto cala ad un soffio dal suo, attratto dalla sue labbra come dalla sua aura dolce, ma al tempo stesso suadente.

- Ovvero... cos'altro? - domanda, in un sussurro. Col cuore a mille, che sento pulsare pure sotto i miei polpastrelli posati ancora sui suoi fianchi.

Amo come si emoziona con poco.

Il modo in cui le sue pupille si dilatano, quando mi avvicino.

Il suo respiro che si fonde col mio.

Come amo ogni singola cosa di lei, estetica quanto caratteriale.

In grado di darmi modo di comprendere la fantomatica scoperta della "persona perfetta per me" che prima d'oggi avevo tanto snobbato, credendola una di quelle storielle da film e libri.

La quale invece è più reale che mai.

Per mia immensa fortuna.

- Cos'altro? - ripeto la sua domanda, sfiorando appena le sue labbra con le mie - Che dici se "quest'altro" te lo faccio scoprire un po' per volta, mostrandoti quanto conti per me giorno per giorno? Per ora fammi solo dire ciò che mi tengo dentro da quella notte... che mi ha spinto a venir da te prima che da chiunque altro. - stavolta è il mio cuore ad andare al galoppo, conscio di cosa la mia bocca sta per dire.

Parole che non pensavo avrei mai pronunciato.

Le quali ora mi scivolano fuori come fossero la cosa più naturale del mondo.

- Ti amo, Ayleen. - sussurro sulle sue labbra, l'attimo prima di baciarla.

Come desideravo fare dal momento del mio arrivo.

Perché nulla c'è di più giusto e vero di questo istante, uno tra le braccia dell'altra. A trovare noi stessi in un amore tanto puro quanto sincero come quello che sentiamo.

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