Capitolo I
- E come di consueto, si comincia la mattina con una predizione alla sottoscritta, vero Ghrian? - poggio le mie carte sul tavolo da lavoro, sorridendo al mio adorabile gatto.
Già posizionato sul divanetto del mio negozio di arti divinatorie.
Pronto per la sua pennichella quotidiana quanto me alla prima divinazione della giornata.
Tanti stregoni e streghe evitano di predire il proprio futuro, ma come mi è stato insegnato da mia madre ciò serve ad affinare le nostre capacità.
Affinché si riesca sempre più, col tempo, a focalizzarsi su ciò che davvero conta e serve a chi viene a chiedere il nostro aiuto.
Il che, negli anni, mi ha portata non solo a visioni più chiare durante le letture delle carte, ma ad averne alcune al di fuori dell'utilizzo d'esse.
Di norma, durante una divinazione classica, si percepiscono scene vere e proprie. Come se si stesse guardando un breve cortometraggio, con protagonista la persona in questione.
Ma in alcuni casi, i più sensibili, possono ricevere visioni randomiche. Le quali, non essendo veicolate dalle carte, tendono ad essere spesso meno nitide o molto più brevi.
Concedendo alla strega, o allo stregone, immagini, sensazioni, suoni o attimi sfuggenti. Come si fosse finiti a guardare di sfuggita un determinato evento.
E considerando che, nella maggior parte dei casi, tali visioni sono di eventi negativi...
Sono giunta ad una conclusione.
Altro non sono se non... avvertimenti.
Una sorta di istinto affinato che ci dà l'opportunità di cambiare avvenimenti futuri per nulla piacevoli.
Riguardanti noi o chi ci sta vicino.
Come quella volta che presi al volo quel gatto, che stava per cadere dentro il fiume per scappare da un cane.
O quella in cui feci notare a quel ragazzo che stava per perdere il portafoglio dalla tasca.
Le persone credono io sia una ragazza accorta e dai buoni riflessi. Ignari del fatto che vedo oltre ciò che ho davanti a me.
Futuri che, in base ai desideri di ognuno, si possono modificare od attirare a sé.
Destini mai del tutto vincolanti.
Anche se è sempre bene far attenzione al modo in cui si sceglie di riferire le proprie visioni.
Agli inizi mi è capitato d'essere poco dettagliata e troppo titubante, il che non solo non dà fiducia ai clienti, ma porta pure tali persone ad avanzamenti incerti quanto zoppicanti.
Il che comunque non è più un problema, da tempo.
Ora che sono più sicura delle mie capacità, quanto più brava a dare agli altri anche le notizie meno piacevoli.
Perché dai, mica si può sperare d'avere sempre belle cose da riferire.
In fondo il mondo è ben lontano dall'essere solo rose e fiori.
- Se proprio proprio vogliamo... è rose e spine. - sospiro tra me, smettendo di perdermi come mio solito in mille inutili pensieri.
Per concentrarmi sul mazzo sotto la mia mano destra. Al quale pongo la domanda di ogni mia mattina.
- Cosa mi riserverà questa giornata? - faccio un profondo respiro, prima di mischiare sul tavolo le carte.
Da un verso.
Poi dall'altro.
Per giungere al riassemblamento del mazzo, dal quale estraggo tre carte.
Che giro, per mostrarne le figure.
Le quali, appena vengono sfiorate, iniziano a far scorrere in me alcune scene di ciò che mi attende.
Le fusa di Ghrian, sulle mie gambe. Durante un momento buco.
Un'anziana preoccupata per i reumatismi del marito, giunta da me per unguenti e tisane.
E lì... nel mezzo...
Una giovane, con a seguito un ragazzo col cipiglio.
Per nulla contento d'essere nel mio negozio.
Anzi, si potrebbe proprio dire... scocciato, infastidito.
Uhm...
- Che meraviglia... - sospiro - E dire che ero contenta d'avere quasi tutta la giornata occupata da appuntamenti divinatori. Invece mi sa che uno di questi mi darà qualche grattacapo. -
Spero solo di riuscire a gestire lo scettico di turno.
Di solito riesco a convincerli a sedersi in disparte in silenzio, ma temo che stavolta non sarà così facile.
Il volto del ragazzo non era molto nitido, però si capiva comunque chiaramente quanto poco fosse disponibile nei miei confronti.
Ah... come detto, non sempre si prevedono cose belle e positive.
D'altro canto, sapendo ciò in anticipo, posso già prepararmi psicologicamente per ciò che mi attende.
O almeno... questo era il mio pensiero.
Prima di trovarmi di fronte alla mia visione, divenuta il mio presente.
Proprio come ultimo appuntamento della giornata.
- Buonasera, è permesso? - domanda con emozione la ragazza, facendo suonare il campanello appeso alla porta.
Il quale prosegue il suo tintinnare a causa della persona dietro la mora.
Un giovane uomo dai capelli della stessa tonalità di quelli di lei, ma dallo sguardo assai più duro.
Sguardo che, per un istante di troppo, passa in secondo piano.
Per colpa di una delle sensazioni più strane mai provare in vita mia. Simile quasi ad una scossa, un fremito, il crepitio di un fuoco che si accende... seguito dal blackout momentaneo del mio cervello, bloccatosi a fissare il ragazzo più bello quanto più infastidito che mi sia mai capitato di trovarmi di fronte.
Intento ad osservare con meticolosità ogni centimetro del mio negozio.
Concludendo l'ispezione sulla mia persona, che si sblocca solo grazie ad un sonoro miagolio di Ghrian.
Che, oltre a farmi rinvenire, attira pure l'attenzione dei miei due ospiti.
Seppur in diverso modo.
- Ma che carino! Come si chiama? - trilla la ragazza.
- Ghrian. - pronuncio finalmente il mio primo vocabolo, invitandoli ad avanzare - Prego, accomodatevi. Estelle, giusto? Sei qui per la divinazione, no? -
- Perché tali domande? Non dovrebbe già sapere certe cose? - la voce profonda e scocciata del ragazzo irrompe nella conversazione.
Mentre una delle sue sopracciglia si solleva, in segno di disappunto.
Misto a soddisfazione, per i suoi intuibili pensieri. Che mi riportano ad avere il pieno controllo di me.
- Oh, Ethan! Non cominciare, me l'avevi promesso. - brontola lei - Non dovresti essere, più che altro, sorpreso che sapesse il mio nome? -
- Beh... - m'intrometto io - Dato l'orario ho presupposto tu fossi l'appuntamento che avevo segnato in agenda. Perciò... - spiego con sincerità.
Anche se a primo impatto sono stata frenata dall'avvenenza di questo ragazzo, non ho intenzione di farmi mettere i piedi in testa. Soprattutto dopo le sue domande di apertura.
E questo comprende pure il non dargli modo di sminuire ciò che è il mio lavoro.
Che posso difendere senza dar credito all'innocenza di Estelle.
- Oh... ha senso, in effetti. - ridacchia, la ragazza.
Evidentemente più giovane di me di qualche anno, motivo per cui non credo apprezzerebbe se le dessi del lei.
Cosa che invece ho già deciso di fare con... Ethan.
Ancora intento a squadrarmi da capo a piede.
- Quindi non è una di quelle che dicono d'essere un "tutto vedo e tutto so"? - domanda, con tono sprezzante.
- Non esiste nessuno in grado di vedere e sapere tutto, per il semplice fatto che il futuro può cambiare in ogni momento. Ciò che mi limito a fare è indirizzare le persone verso ciò che desiderano o ciò di cui hanno bisogno. -
- Dunque, altri non è che una mera consulente. Una donna che spaccia i propri consigli per predizioni magiche. -
- Ethan!! - Estelle lo tira per un braccio, guardandolo duramente.
Facendo sorgere, per la prima volta, una nuova espressione sul volto del moro.
Una assai più dolce ed accondiscendente.
- E va bene, scusa. - sospira - In fondo siamo qui per il tuo regalo di compleanno, anche se avrei preferito spendere in maniera più utile i miei soldi... - bofonchia le ultime parole.
- Queste non sono scuse. - gli punta contro un dito, stampandosi in volto un adorabile broncio - E sei stato tu a dire "Qualunque cosa tu voglia". Il che... in primis esige delle sincere scuse. -
Vedo il ragazzo cedere sempre più, sotto lo sguardo della piccola mora.
Il quale, in fine, si perde in un sospiro ancor più profondo del precedente. Per poi guardarla con fare più sincero.
- Hai ragione, scusa. Davvero. -
- Che hai capito? - sussulta - È con lei che ti devi scusare! - punta il dito contro di me, sorprendendo entrambi.
- Con lei? - la sua espressione si fa indecifrabile.
- Eccome. Hai insultato il suo lavoro. - incrocia le braccia, costringendomi a reprimere un sorriso di soddisfazione.
Questa ragazza mi piace.
- Il suo non è un lavoro, semmai una truffa legalizzata. E sai che detesto questo genere di cose. - sbuffa.
- Se la pensi così perché hai accettato di pagarmi questa lettura divinatoria? -
- Perché hai rifiutato tutte le altre proposte che ti ho fatto, al posto di questo "regalo". -
- Ok, ma almeno potevi startene a casa a sto punto... no? - ringhia.
Mentre comincio sempre più a sentirmi tra due fuochi, nel mio stesso habitat.
Forse dovrei intervenire, ma è difficile mettersi in mezzo tra questi due.
- Nemmeno per idea. Voglio proprio sentire le baggianate che ti rifilerà. Sono certo che non saranno altro che una sfilza di frasi fatte. - riparte alla carica lui.
- Se continui a parlare così ti mando fuori a forza dal suo negozio. Che tu lo voglia o meno. Non accetto un comportamento del genere contro qualcuno che non ti ha fatto nulla di male. -
- Apprezzo le tue difese, ma puoi anche star tranquilla. - trovo finalmente uno spiraglio per immettermi nella loro discussione - Sono abituata ad avere a che fare con gli scettici. Per questo le sue parole non mi toccano. Conosco il mio valore come persona e divinatrice, per tale motivo non devi temere che mi ferisca. -
- Questo non toglie che è stato maleducato e tu troppo comprensiva. - lo lincia con lo sguardo.
Facendolo borbottare tra sé.
- Ok, forse ho un po' esagerato. - mugugna.
- Un po'? - ringhia Estelle, facendomi ridacchiare.
- Va bene così. - la invito nuovamente ad addentrarsi nel negozio.
Per accomodarsi al tavolo.
- Vedi Ethan? Questo si chiama essere maturi, rispettosi ed educati. - mi indica, mentre il ragazzo si accomoda al suo fianco.
- Bada a come parli. Siamo stati cresciuti dalla stessa persona. -
- E con ciò? Stai forse insinuando che se tu sei uscito così io non sono tanto differente? Lo sai che il tuo modo di fare non dipende dall'educazione che ci ha impartito mamma. - gli lancia un'ultima occhiata, prima di voltarsi verso di me.
Dandomi la certezza che mi mancava. Davanti a me ci sono due fratelli.
- Possiamo cominciare? - mi domanda - È la prima volta per me, perciò... a parte quello che mi è stato detto da alcune compagne di corso, non so nulla. -
- Tranquilla, prima d'iniziare ti spiegherò un po' come funziona, ma... - il mio sguardo si posa sul moro col broncio - Per la riuscita del tutto avrei bisogno di una cosa. -
- Ma guarda un po'! - schiocca la lingua, tamburellando le dita sull'unica porzione di legno nudo del tavolo - Faccio io l'indovino, questa volta. Prevedo che... sta per domandarmi di uscire dal negozio. Così d'aver modo di prendere ben bene per i fondelli mia sorella. -
- Affatto. Voglio che lei resti. - lo fisso con serietà, notando solo in tale momento che i suoi occhi non sono completamente azzurri, ma pure dorati. Attorno alla pupilla.
Cosa che, però, non è di alcun interesse ora.
- Ciò di cui ho bisogno è assoluto silenzio, da parte sua. Estelle, quanto parte in causa, potrà domandarmi spiegazioni o dettagli, ma gli esterni devono stare in rigoroso silenzio. Pertanto... se sente di non potercela fare, da così vicino, la pregherei di sedersi accanto a Ghrian. - gli indico il mio dolce gattino, scusandomi mentalmente con lui.
- E se prometto di stare muto come un pesce, mi verrà permesso di restare seduto qua? - domanda, più collaborativo.
- Solo se ciò comprende pure mugugnii, sbuffi, sospiri o qualunque verso possa interferire. -
- Mi è almeno concesso respirare? - serra le labbra, irritato.
- Se proprio le è necessario. - annuisco, facendo scoppiare a ridere Estelle. All'espressione sgomenta che sorge sul volto del fratello alla mia battuta.
Che subito muta in una di mezza sfida - Ha mai pensato di darsi alla comicità? Di certo si troverebbe in mezzo ad un settore molto più onesto. -
- Amo troppo aiutare le persone per decidere così, di punto in bianco, di cambiare lavoro. - sorrido, con sincerità.
Non importa ciò che lui pensa.
Quel che faccio è reale, anche se lui non ci crede.
Negli anni ho fatto ricredere molti ed Ethan sarà solo una tacca che faticherò un po' più di altre a segnare.
A causa del suo forte, prepotente scetticismo.
- Aiutare... sì. Come no. - è il suo ultimo commento, prima di beccarsi l'ennesima occhiataccia dalla sorella.
Che lo spinge a mimare il gesto della lampo che si chiude, sulle labbra. Per poi poggiarsi sullo schienale della sedia, in ligio silenzio.
Dandomi finalmente modo di passare ai fatti.
Che, più che dimostrargli le mie capacità, voglio diano ad Estelle ciò per cui è venuta da me.
Perché più importante d'averla vinta con Ethan c'è ben altro.
Gli interessi di sua sorella.
Questo e nient'altro.
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