Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo IX

Cazzo.

Rebecca si svegliò di colpo, rigirandosi nel letto, finendo per vomitare sul comodino di fianco

Cazzo.

Il suo corpo fu scosso da tremori incontrollabili, sentiva contemporaneamente caldo e freddo, come se si trovasse in un momento nel Sahara e nell'altro al polo nord con i pinguini. La poca luce che filtrava dalle spesse tende la faceva impazzire, come se non la vedesse da troppo tempo, la vista era appannata e un fastidiosissimo fischio le ronzava nell'orecchio.

Cazzo.

Si girò per evitare la luce ma sentì l'odore di vomito sul comodino accanto e ciò le fece rivoltare di nuovo lo stomaco e, girandosi dall'altra parte, vomitò sull'altro comodino.

Cazzo.

Schifata, provò ad alzarsi dal letto ma il corpo non rispondeva ai suoi comandi.

Mentre cercava di orientarsi in quella stanza sconosciuta, sentì una porta aprirsi e vide entrare una gigantesca figura, ma a causa della vista appannata non riusciva minimamente a riconoscere chi fosse. L'omone, avvolto ancora nell'ombra, avanzò verso di lei, fino a sovrastarla davanti ai piedi del letto

"Ehi"

Rebecca, che aveva osservato la figura avanzare con il cuore in gola, sobbalzò sentendolo parlare, riconoscendo però in un secondo momento la voce. Aveva una gran voglia di mandarlo a cagare e di lanciarli la lampada che aveva di fianco, ricordandosi però che era sporca del suo vomito.

Cazzo.

"stavano dando Game of Thrones giù in sala, e lo sai che sembri proprio Jeoffrey, quando l'hanno avvelenato? Con la bava alla bocca e tutto il resto?" Continuò lui, mangiando un cornetto alla crema, ignorando la faccia spaventata e anche abbastanza incazzata della ragazza.

Fanculo.

Lei roteò gli occhi, sprofondando nel letto, cercando di ignorare gli invitanti odori che impregnavano l'aria della stanza.

Fu scossa improvvisamente da un altro brivido, più forte di prima, e sentì la testa girare vorticosamente, fino a quando tutto divenne buio e l'ultima cosa che vide fu l'uomo-falco, comodamente seduto sulla poltrona di fianco alla finestra, mangiare indifferente il suo cornetto.

....

Horus socchiuse la porta che separava la suite in due stanze, la camera da letto dove c'era Rebecca e il salottino dove in quel momento si trovava lui, puntando alla televisione. Si lasciò cadere pesantemente sul lussuoso divano e afferrò svogliatamente il telecomando, sgranocchiando delle patatine prese dal mini-bar. Iniziò a fare zapping finché non trovò l'unico canale in inglese che trasmetteva un film comico, "quattro matrimoni e un funerale", una vera cagata, eppure non riusciva a distogliere lo sguardo, troppo preso dalla storia.

Rebecca, nell'altra stanza, si risvegliò ancora infastidita dal ronzio della televisione e dalla luce che continuava a filtrare, sia dalla porta chiusa, sia dalle orribili tende rosse, e tirandosi su riuscì a sedersi e a cambiare finalmente posizione

Oddio, spegnete quella dannata televisione! E tutta sta luce non dovrebbe essere legale.

Pensò sbuffando rumorosamente, sentendosi ancora male, al pari di Ron che vomitava lumache.

Il ronzio incessante, che in realtà una persona normale non avrebbe potuto sentire, la faceva impazzire, fino a quando la rabbia non si impadronì di lei

"BASTA!"

Urlò all'improvviso, allargando platealmente le braccia, e sentì una scossa propagarsi attraverso il suo corpo, le vene in fiamme e l'aria attorno a lei si caricò di elettricità. Nello stesso momento un profumo di fiori di ciliegio invase la stanza, accompagnato da piccole scariche di color argento che percorrevano le pareti, per poi espandersi per tutto l'edificio, mandando in corto circuito il sistema elettrico dell'albergo e lasciando personale e ospiti completamente al buio.

"Ma che cavolo hai fatto?!"

Sbraitò Horus, spalancando la porta e inciampando nel tappeto, ma Rebecca, esausta, trovo solo la forza di alzare un'altra volta gli occhi al cielo, prima di sprofondare di nuovo nel sonno.

...

"sei minimamente cosciente dei casini in cui potevi metterci? Hai causato un black-out nell'intero quartiere, ho dovuto rompere i cavi della centrale elettrica per far saltare la corrente in tutta la città, e farlo sembrare un problema generale, e sopratutto normale! Tu. Non. Puoi. Farlo. Ti devi controllare, ormai sei in quel letto da 5 giorni, il tuo risveglio è quasi completo, dovresti essere consapevole di cosa significa"

"La fai più grande di quello che è, dopotutto sono riusciti a far ripartire la corrente"

sbuffò lei, infastidita dalla paternale che Horus stava mandando avanti da quelle che sembravano ore

"Si. Dopo cinque ore però."

Ribatté acido, guardandola male. Non capiva come potesse essere così superficiale da non comprendere la gravità della situazione, i suoi poteri erano così forti che anche un idiota avrebbe capito che c'era qualcosa di anormale in tutto ciò. Lui era consapevole che l'energia appena risvegliata in Rebecca voleva uscire fuori, come se avesse un'identità propria, ma doveva imparare a contenersi.

"Devi controllarti, non sei una bambina di due anni, i tuoi antenati non mi hanno mai causato questi problemi subito dopo il Risveglio!" Abbaiò lui, alzando sempre di più la voce, facendo innervosire Rebecca.

Questa, stufa di sentirlo parlare a vanvera su cose che non era in grado di controllare ancora, anche se ci provava in ogni modo, sentendo l'ultima frase del dio, non ci vide più, e pensò a un modo per farlo stare zitto, ma l'unica cosa che le veniva in mente era il ricordo di quando, alle elementari, in gita allo zoo, un suo compagno di classe smise di darle fastidio solo sentendo un leone ruggire. Sorrise per la geniale idea che le era venuta in mente, annuendo ad Horus che continuava con la sua infinita filippica sulla responsabilità, senza però ascoltare per davvero. Incrociò le braccia, non sicura di poterci riuscire davvero, e si concentrò sul ricordo di quel leone, immaginandoselo in carne e ossa nella stanza, sentendo l'energia che scorreva nel suo corpo, impaziente di agire.

Sentì lo stesso ruggito che le era rimasto impresso nella mente, accorgendosi però che questa volta non era solo un ricordo ma era reale, lì nella stanza, accanto a sé con fare protettivo, che guardava famelico un Horus finalmente zitto.

Quello, spalancando gli occhi davanti al predatore dal curioso colore argento appena apparso nella stanza, indietreggiò arrabbiato, ma sotto sotto anche abbastanza fiero di ciò che Rebecca aveva appena fatto. La ragazza, felice e molto soddisfatta di sé, chiuse gli occhi e sprofondò nel letto sfinita per enorme sforzo, intravedendo però dalle fessure delle palpebre il leone balzare verso il dio, quindi si addormentò con un sorriso sulle labbra.

.....

Devo smetterla di svenire.

Sbuffò Rebecca infastidita. Non le era mai successo in tutta la sua vita e ora, dopo l'incontro con il lunatico uomo-falco, soprannominato falchetto, sveniva ogni due per tre, come un'oca. Però si sentiva abbastanza bene, ed era ora visto che era rimasta a letto dolorante per tutta la settimana, cosa che, ovviamente, non le era mai successo, neanche quando è stata operata per appendicite.

Il dio intanto se l'era spassata, mangiando schifezze e riprendendo tutte e 5 le serie di Game of Thrones, fino a quando non arrivava il momento della giornata di illuminare Rebecca con qualcuna delle sue perle di saggezza, noiose e assolutamente inutili. Questo in genere verso le 5 quando in TV non c'era niente. Peccato che la ragazza, invece di ascoltarlo cantilenava nella mente, come appunto stava facendo in questo istante

Bla bla bla bla bla bla bla

Ormai spegneva il cervello davanti alle incessanti lezioni di vita.

Ma che due coglioniiiiiii

Ripeté alzandosi finalmente da quel letto, puntando alla agognata doccia; si aspettava le gambe tremare, e in generale un vago senso di debolezza ma quello che trovò fu solo un corpo scattante e energico, come se non avesse affatto passato un'intera settimana agonizzante. Uscendo dal bagno avvolta da una nuvola di vapore, ritrovò sul letto dei vestiti puliti che indossò con grande gioia, e raggiunse il dio nell'altra stanza, che intanto aveva deciso di riprendere l'amata paternale. Infastidita dal suo atteggiamento, prese la borsa di fianco al divano e uscì sbattendo la porta, senza rivolgergli una sola parola.

Uscita dal lussuoso albergo, si ritrovò in un'enorme piazza mentre il sole stava già calando, e nonostante la bellezza caratteristica del posto, Rebecca non si diede il tempo di ammirare la maestosa fontana in mezzo, marciando furiosamente guidata dalla rabbia e dalla malinconia. Le mancava casa, la normalità, la sua famiglia quasi inesistente e persino la scuola, anche se la matematica non era stata compresa nella lista. Era nervosa e arrabbiata con quel dio mestruato, che non la smetteva più di sottolineare quando lei fosse inadeguata alla situazione.

Crede che io non ci stia provando?

Frustrata tirò un calcio a un sasso che finì per sgretolarsi sbattendo contro il muro, facendola sobbalzare per la sorpresa

Da quando sono così forte?

Fissò con occhi sgranati il punto dove si era frantumato il sasso, scuotendo la testa. Continuò a camminare macinando rabbia repressa, colpendo sassi solo per il gusto di vederli ridotti in briciole. Le dava una soddisfazione appagante, forse perché si immaginava che al posto di quei sassolini innocenti ci fosse la testa di Horus.

Andò avanti così per un tempo indefinito lanciando sassi e maledizioni, pensando ad un discorso ad effetto da sbattere in faccia al dio una volta tornata, rimuginando su alcune frasi che il suo cervello aveva captato di sfuggita, basando su quelle il suo ispirato discorso.

E comunque è uno stronzo.

L'aria fredda che le sferzava il volto avrebbe dovuto raffreddare la sua rabbia, e invece riusciva solo ad aumentarla.

Caffè. Ho bisogno di caffè.

Si rese conto che era più di una settimana che non si concedeva un buon caffè e una sigaretta. O due. O tre. Frugò nella borsa afferrando il pacchetto di Marlboro gold e il fedele accendino ritrovato magicamente nella tasca senza fondo del giubbotto. Eroicamente, nonostante il forte vento, riuscì ad accendere la sigaretta e fece un tiro lasciandosi confortare dal familiare sapore di tabacco.

Ci voleva.

Aspirò felice. La rabbia c'era ancora, così come gli istinti omicidi, ma almeno una nota positiva c'era: Le paglie! Finí in poco tempo di fumarla e prese un caffè d'asporto da starbucks, il cui bicchiere di carte alla lunga le scottò le dita. Nel locale prese anche un dolcetto tipico islandese, che aveva un nome davvero impronunciabile, ma dal sapore decente. Comunque, niente a che vedere con il tiramisù.

Girando a zonzo per le sconosciute stradine della capitale, si ritrovò davanti a un incrocio, che dava su un ponte che le bloccava la strada, a causa delle sbarre mobili abbassate. Con i nervi già a fior di pelle, il nervosismo che aveva accumulato si rifece sentire, probabilmente aiutato dalla caffeina. Guardò il ponte, assottigliando gli occhi, troppo testarda per tornare in dietro, desiderando di attraversare il passaggio.

"Che palle!!"

Si lasciò sfuggire accompagnando le parole con un gesto plateale, da vera italiana alzando le braccia al cielo per poi riabbassarle pesantemente. Nello stesso momento in cui gli arti tornavano vicino ai fianchi, il ponte sfavillò come un ologramma e sparì nel nulla.

"MERDA!"

Esclamò sbalordita e incredula davanti all'improvviso scomparsa del gigantesco ponte, con gli occhi sbarrati e la mascella cascante, e si avvicinò per toccare con mano il suo operato, dato che non credeva assolutamente di poter far scomparire un ponte. Si aspettava di non trovare nessuna resistenza, invece urtò contro un pezzo di ferro che le graffiò superficialmente la mano, provocando un gridolino della ragazza, che sobbalzò indietro.

"Ma che cazz!?"

Guardò il pezzo di metallo invisibile che aveva appena colpito sotto shock, aprendo sempre di più gli occhi interdetti, per poi guardarsi intorno con la stessa espressione cercando lo sguardo dei passanti, che però stavano tutti fotografando il punto dove prima c'era il ponte. Sempre con la stessa espressione, indietreggiò lentamente, con le orecchie basse come i cani quando mangiano le pantofole del padrone e temono la sua reazione, e con lo sguardo rivolto verso il nulla che aveva appena creato.

Mentre cercava di capire cosa poteva fare, le macchine che stavano attraversando il ponte avevano inchiodato e i conducenti erano scesi sconvolti, ritrovandosi a mezz'aria, con i piedi appoggiati su una superficie invisibile, mentre sotto di loro scorreva il fiume impetuoso. Terrorizzati iniziarono a correre verso qualcosa di visibile, mentre da lontano si sentivano le sirene della polizia, chiamate dai passanti. Rebecca, in tutto questo caos, indietreggiò sempre di più fino all'inizio della via dal quale era arrivata, per lo meno così pensava, si girò e iniziò a correre sempre più velocemente, portata dal vento che probabilmente aveva creato lei. Arrivo in albergo con i polmoni in fiamme, si sentiva il cuore in gola, non riusciva a respirare normalmente, ma quando giunse davanti alla posta della camera decise di darsi un contegno per apparire estranea a quello che era appena successo in centro, dato che Horus di sicuro l'avrebbe rimproverata ancora.

Aprì la porta cercando di non fare alcun rumore, ma entrando si paralizzò sulla soglia della stanza poiché vide la televisione trasmettere una notizia straordinaria, fermando momentaneamente la trasmissione che l'uomo falco stava guardando. Cercando di non farsi sentire, scivolò dietro la sua poltrona diretta verso la stanza adiacente

"È stata una bella passeggiata? Hai visto il centro? So che c'è un ponte molto caratteristico."

Esclamò con una voce stranamente calma e piena di sarcasmo.

Scoraggiata, si diresse verso il divano accanto alla televisione e si lanciò su di esso, sprofondando la faccia dentro il cuscino.

E iniziò la paternale. Ancora.



ANGOLO AUTRICE

Ora, mi incazzo abbastanza con wattpad perché avevo fatto il capitolo, un angolo autrice bellissimo e quindi l'ho salvato in bozza. Questo cosa fa? Me lo cancella. Ma io ti ammazzo.

Coooomunque, in sintesi era questo, provo a rifarlo:

Siamo arrivati a 1K occhioliniiiiiiiii! Grazie grazie grazie grazie! È un onore, davvero, sono contentissima, siamo contentissime! Come avrete capito cerchiamo di pubblicare ogni settimana ma... bhe... esami di m*rda. Inoltre la cara lostinasunnyday deve dare l'esame di patente, io quello di volontaria quindi si amici. Abbiamo tempo. Un mucchio di tempo. Maaa non disperate perché i capitoli continueranno, a costo di chiamarci la notte al posto di studiare!

Ora, un altro personaggio matto, non matto inquietante come Sam, ma un matto simpatico: Becks! Che ne pensate di lei? Lo so, personaggi normali no? Vorrei, ma dato che ci rispecchiano non posso farli normali, no?

Che amore di gatto *-*

Ora, oltre a ciò vorrei darvi il link di jeoffrey morente, per chi non avesse mai visto game of Thrones, al contrario di noi e dell'amico falchetto. Non sapevo come avreste reagito dato che non è proprio una scena da arcobaleni, unicorni e caramelle di zucchero quindi vi do solo il link e scrivo in stampatello ATTENZIONE così lo sapete. Quindi:

ATTENZIONE

http://data.whicdn.com/images/238282182/large.jpg

Ta daaaaaaaa

Con questo ho finito, buona giornata a tutti e ci vediamo nel prossimo capitolo! (con il fiammeggiante James e la piccola Ev)

Ciao!


Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro