Capitolo IV
La fioca luce filtrava dalle tende della lussuosa stanza d'albergo dove Rebecca stava dormendo, rigirandosi continuamente nel letto, a causa di un orribile incubo, o ricordo, che si stava impadronendo della sua mente.
Fuoco.
Dolore. Tanto dolore.
Sono cadaveri quelli?
Sono i miei amici quelli?!
Edo, che cosa hai fatto?
Sono morta anche io?
"no, non lo sei" disse improvvisamente una voce maschile, senza lasciar trasparire alcuna emozione
Rebecca si alzò di colpo, coprendosi subito con le lenzuola, tirandole a sé come uno scudo e vide un uomo seduto sulla poltrona vicino al suo letto, che la guardava con insistenza
"chi sei? Che cosa vuoi da me?" chiese di rimando la ragazza, con un tono fermo che sorprese anche lei vista la paura che sicuramente mostravano i suoi occhi spalancati
"chi ti ha salvata" rispose senza esitazione, alzandosi dalla poltrona e scostando le tende della finestra dietro di sé, facendo vedere un incredibile paesaggio innevato, quasi irrealistico
"dove siamo? E comunque non hai risposto alla seconda domanda, ma ti risparmio la spiegazione: non hai fatto un buon affare rapendomi, i miei non ti daranno un soldo" sottolineò lei con tono amaro e cercando di alzarsi dal letto, inutilmente. Le gambe le facevano così male che le sembrava di aver corso con i tacchi per tutta Milano, e il resto del corpo non era da meno
"quindi, se non ti dispiace, ora torno a casa" disse con una smorfia di dolore dipinta sul viso. Non riusciva neanche ad alzarsi dal letto, figuriamoci fuggire da questo gigante sicuramente dopato.
"non ti conviene muoverti, sei sopravvissuta ad un'esplosione, il tuo corpo ha riportato gravi danni" affermò lo sconosciuto dandole le spalle, senza distogliere lo sguardo dal paesaggio fuori dalla finestra
"e non voglio rapirti, ti ho salvato la vita, un grazie sarebbe gradito"
"grazie? Probabilmente ho tutte le ossa del corpo rotte, ho assistito alla morte di un mio compagno di classe, anzi, all'esplosione di un mio compagno di classe, la mia scuola è stata distrutta e mi ritrovo pure lontano da casa mia, in chissà quale montagna sperduta dove nessuno potrà mai trovarmi, e tu vuoi pure essere ringraziato? Ma mi stai pigliando per il culo?" urlò tutto d'un fiato Rebecca, rossa dalla rabbia, guardando l'uomo con aria minacciosa, o, quantomeno, lei pensava di avere un'aria minacciosa
È un incubo. Tutto ciò è un incubo. Ora mi do un pizzicotto e mi rialzo sul banco di scuola con tutti i miei amici vivi e vegeti, ne sono sicura pensò istintivamente lei, con la faccia rossa, mentre i suoi occhi diventavano sempre più lucidi, con calce lacrime che le solcavano la guancia ricordando tutti i suoi compagni, e l'orrore che era appena accaduto
"ovviamente, considerando che quel ragazzo era lì per ucciderti" replicò gelido lui girandosi finalmente verso il letto, osservando la ragazza impallidire di colpo
"uccidere... me? E perché mai Edo avrebbe voluto uccidermi? Neanche ci salutavamo nei corridoi!" replicò con voce tremante, stringendo ancora di più a sé le coperte
"non era in sé, non l'hai notato?"
L'ho notato, ma è, era un ragazzino, un piccolo ragazzino a cui interessavano solo i soldi del papino, non avrei mai pensato che fosse lì per uccidere qualcuno, per uccidere me! Perché mai dovrebbe? Sono solo una studentessa del liceo, dannazione! Rifletté terrorizzata, non riuscendo più a respirare correttamente
Ok. Stiamo calmi. Mettiamo ordine alle cose. Chi diavolo è sto tipo innanzitutto?
Lo guardò cercando un segno familiare, un qualcosa che potesse farle capire chi fosse, ma non le veniva in mente niente che potesse aiutarla a riconoscere l'uomo che le stava di fronte. Ora che lo guardava meglio sembrava straniero, arabo probabilmente, e indossava solo una maglietta grigia e dei jeans sciupati, ma non sembrava avere freddo nonostante il clima polare fuori dalla finestra; Rebecca non riusciva a capire che età avesse, sembrava giovane dall'aspetto fisico ma i suoi occhi lo tradivano, erano come quelli di un soldato tornato dalla guerra, avevano visto troppo, avevano perso del tutto la propria innocenza. Aveva un viso sciupato, come estenuato da una grande fatica, e un'espressione feroce, quasi animalesca dipinta su di esso. Era una figura piuttosto autoritaria e di sicuro molto intimidatoria.
"d'accordo. Dove siamo? Chi sei esattamente? E non dirmi il tuo salvatore o cazzate simili. Cosa è successo ai miei amici?? E soprattutto, cosa diavolo vuoi da me??" gli disse provando a rallentare il proprio respiro e guardandolo negli occhi scuri come la pece
"Mi fa piacere che tu ti sia finalmente calmata"
Ha pure senso dell'umorismo adesso
"Siamo in Islanda..."
"ISLANDA?! Ma quanto tempo ho dormito scusa?! Come ci siamo arrivati?! Fino a prova contraria io vivo in Italia, come caz..."
"vuoi una spiegazione o preferisci sparare domande per tutto il tempo?" disse sovrastando la sua voce terrorizzata che nel frattempo era salita di ottave, raggiungendo frequenze che solo i delfini potevano sentire. Respirò piano e riuscì per il momento a calmarsi, facendo cenno al burbero sconosciuto di continuare la spiegazione
"bene, quindi, come ho detto siamo in Islanda. Io sono Horus, e lasciamelo dire, sono il tuo salvatore..."
"Horus? Come il dio egizio? Danno ancora questi nomi ai bambini? E poi ti ho detto che non ho voglia di sentire la ridicola storia del salvatore di fanciulle indifese e bla bla bla..." riprese lei, zittendosi e portandosi immediatamente una mano alla bocca vedendo lo sguardo furioso dell'uomo
"Si, sono Horus. E non come il dio egizio, io sono il dio egizio. E comunque è un nome bellissimo, tutti i bambini di questo mondo dovrebbero chiamarsi così" replicò incrociando le braccia al petto offeso, aspettando un'interruzione da parte della ragazza, che però non arrivò
"non dici niente ora? Spari domande senza freno da quando ti sei svegliata e ora non tiri fuori mezza parola?" la guardò incuriosito, mentre sul volto di Rebecca si dipingeva una faccia a metà tra la sorpresa e l'incomprensione assoluta
"quindi tu sei il dio guerriero egizio e io sono un magico unicorno blu, giusto?" rispose a lei senza riuscire a contenere le risate
"d'accordo, probabilmente da ubriaca ti avrei anche creduto, ma davvero vuoi farmi credere di essere un dio, un immortale, con tutti i suoi poteri e balle var..." ma le parole le si mozzarono in gola appena vide la figura davanti a sé risplendere improvvisamente e illuminarsi di un azzurro intenso, come il cielo senza nuvole, illuminato dal sole di mezzogiorno. Sul suo corpo apparvero numerosi tatuaggi, tutti simboli appartenenti all'antico Egitto, l'aria divenne impregnata di un profumo di alloro, rassicurante ed energico. La pupilla degli occhi si dilatò tanto da somigliare a quelli di un falco, e fissò Rebecca con rabbia.
La ragazza indietreggiò istintivamente davanti alla bellezza e alla potenza dell'uomo e comprese per davvero che non era umano, non era mortale la persona, se si può chiamare ancora così, che si trovava nella sua stanza. Veloce come era avvenuto, il profumo svanì e la luce intorno a lui scomparve, facendo ritornare alla normalità gli occhi e il corpo dell'uomo.
"siamo permalosi, vedo" si azzardò a dire la ragazza dopo qualche secondo, sorridendogli impressionata mentre il dio, senza più speranza, roteò gli occhi al cielo
"ho bisogno che tu mi ascolti, non è un gioco, io sono qui per un motivo. Tu sei qui per un motivo"
"io? Mi dispiace deluderti ma non sono una dea, non so accendermi come un fiammifero blu ogni volta che voglio, non ho mai imparato neanche a fare un trucco con le carte!" esclamò lei sorpresa
"è vero, non sei come me. Tu sei molto più importante, sei una diretta discendente degli antichi guardiani" disse lui fiero e malinconico allo stesso tempo, guardandola con rispetto per la prima volta
"un chee?"
"ma devi per forza dire ogni singola cosa che ti passa per la mente?!" rispose lui così furiosamente che Rebecca ebbe paura che si illuminasse di nuovo, e scosse perciò la testa energicamente senza aprire bocca
"ottima scelta. Speravo di non dover mai fare questo discorso ma non posso più attendere. Come ti ho detto prima, tu sei una discendente degli antichi guardiani. Prima della scrittura, di tutto ciò che conosciamo sulla nostra civiltà il mondo era diverso, gli dei esistevano e i mortali erano in grado di fare cose che vanno al di là della tua immaginazione solo grazie alla loro forza di volontà e alla loro energia interna. Nel vostro corpo fluivano correnti di energia che eravate in grado di incanalare al di fuori, grazie alla quale controllavate tutto ciò che vi circondava. Avevate sempre usato questa enorme conoscenza a fin di bene, come vi avevamo insegnato. Eravate capaci di grandi cose, avreste potuto vivere in pace per sempre, senza le catastrofi e i disastri che provocate ora con le vostre stesse mani!" affermò Horus con voce triste e rabbiosa, dirigendosi di nuovo verso la finestra e volgendo lo sguardo verso il monte innevato vicino a loro
"ogni persona è diversa, così come ogni energia dentro di essa è diversa e ciò causa la formazione di quella luce che hai visto prima attorno a me e il suo colore caratteristico, ciò viene chiamato oggi aura. Essa sprigiona anche un determinato odore e entrambi rispecchiano la vostra essenza e la personalità, insieme alle emozioni che provate in quel momento. Più forte è il sentimento, più intense saranno la fragranza e la luminosità dell'aura"
"quindi anche io posso accendermi come hai fatto tu poco fa! Ma che figata!" esclamò istintivamente Rebecca, incuriosita e emozionata da ciò che potrebbe fare
"tu e i tuoi avi siete tra i più grandi e potenti mortali che siano mai esistiti, per questo siete sempre stati coloro che garantivano la pace e equilibrio tra gli uomini. La vostra aura passava di generazione in generazione aumentando sempre di più il proprio potere. L'armonia nel mondo era stata affidata a quattro individui, i guardiani, di cui i tuoi avi, uno dopo l'altro, hanno fatto parte, e che rappresentavano i più potenti umani di quel tempo. Ognuno aveva un'aura di un metallo nobile, puro, in particolare tu rappresenti l'Argento"
"ma che figata!" disse la ragazza senza riuscire a contenere la gioia
Potrei essere un super eroe, come Iron Man! Oppure i miei poteri potrebbero essere come quelli Percy Jackson!
"vi era stata affidata la pace del nostro mondo ma siete stati accecati dal potere e dalla gloria, avete usato il vostro sapere e la vostra energia egoisticamente, solo per arricchire voi stessi e per essere sicuri di non poter mai essere sottomessi. Avete iniziato a tradire la vostra gente, a impossessarvi di tutto ciò che avevano, uccidendo chi si ribellava. Ogni uomo, donna e bambino doveva inchinarsi davanti alla vostra superbia!" urlò Horus furioso e invaso dai ricordi, afferrando le tende, strappandole subito con forza
"oh... questo non è figo" sussurrò Rebecca tristemente, sentendosi in colpa
"fu così che io e alcuni fidati compagni, dei e mortali, decidemmo di rinchiudere tutta la vostra conoscenza e il vostro potere, insieme a quella di ogni essere sulla terra, sigillandola in diversi poli di energia sparsi per il mondo così che nessuno avrebbe mai potuto accedervi. Ma gli uomini sono stolti e, accecati dal potere, sono riusciti a aprire alcuni poli, presumo con l'aiuto di qualcuno che è riuscito a risvegliare l'energia assopita in loro, e solo i discendenti dei quattro guardiani possono restituire ordine al caos. Solo voi potete mettere fine a tutto questo, non noi dei. Solo gli uomini possono aiutare gli uomini."
"risvegliare? Come è possibile accedere ancora a questa energia se voi l'avete rinchiusa anni fa?" chiese Rebecca incantata e impaurita dalla storia. Una persona normale gli avrebbe di sicuro riso in faccia, e sarebbe scappata a gambe levate, ma lei aveva la sensazione che tutto ciò che le stesse dicendo fosse vero, in qualche modo aveva l'impressione di saper già questa storia, l'aveva solo dimenticata
"un dio o un grande saggio può far riaffiorare questa energia assopita dentro il corpo ma è una pratica rischiosa e soprattutto molto dolorosa. È ciò che hanno provato a fare al tuo amico, ma non era abbastanza forte e volenteroso per riuscire a sopravvivere al risveglio" rispose l'uomo con voce carica di apprensione e di tristezza
Povero edo, non meritava una fine così orrenda, nessuno la maritava pensò lei, con gli occhi di nuovo lucidi, ricordando le urla del suo compagno di classe
"se ora si aprissero tutti i poli l'energia assopita uscirebbe di colpo e gli uomini non riuscirebbero più a controllarsi, molti morirebbero subito a causa dello sforzo fisico e psicologico oppure impazzirebbero fino a ferire sé stessi e coloro che li circondano o addirittura ucciderli. Sarebbe il caos, non sono in grado di accettare la realtà, devi riscattare il nome dei tuoi antenati e diventare il nuovo guardiano dell'Argento richiudendo i poli già aperti prima che l'umanità di accorga di ciò che può davvero fare"
"quindi mi stai dicendo che io dovrei accompagnarti in questa folle missione di salvataggio del mondo? Fare bidibibodibibu, chiudere qualcosa e fermare qualcos'altro che non ho ben capito? Tutto ciò da sola? Grandioso." esclamò spaventata, rendendosi conto di ciò che le stava dicendo il dio
"non sarai sola, come ti ho già detto tu sei uno dei quattro, dobbiamo trovare l'oro, il bronzo e il platino. Non potresti mai farcela da sola"
"ah grazie, molto gentile, ti conosco da 10 minuti e la mia autostima è già scesa sotto i livelli normali" disse ironica Rebecca, guardandolo storto, cercando ancora di alzarsi dal letto, indecisa su cosa fare: restare con l'uomo-falco o gettarsi dalla finestra? Si sentì però mancare improvvisamente e dovette accasciarsi sul materasso, sudava freddo, il suo corpo tremava scosso da spasmi involontari che lei non riusciva in alcun modo a fermare, quando respirava sentiva un intenso dolore propagarsi per tutto il corpo, come se mille aghi stessero infilzando la sua pelle e i suoi organi.
"non parlare, è iniziata l'ultima fase del risveglio e anche la più dolorosa: la tua energia si sta finalmente risvegliando. Non preoccuparti, non dovresti morire, sei l'argento dopotutto" le disse con gentilezza, mettendola sotto le coperte, sempre più pallida e tremante, vedendola lottare per stare sveglia
CHE COSA SIGNIFICA NON DOVRESTI MORIRE?!?
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