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Capitolo 3

            

Nora sapeva che non era una buona idea addentrarsi in quei vicoli a quell'ora tarda della notte ma, se avesse consegnato in ritardo i libri, avrebbe pagato una multa e non poteva permetterselo, non più. Camminò svelta, stringendoli al petto, cercando allo stesso tempo di ripararsi dal vento che soffiava freddo nella sua direzione. Finì in molte pozzanghere senza badare agli orli fradici dei jeans e quando vide l'insegna della biblioteca, tirò un sospiro di sollievo. Erano le 23.56. Mancavano ancora quattro minuti alla scadenza. Quando il campanello trillò, l'anziana signora al bancone alzò di scatto la testa da dove l'aveva posata, ovvero sulle sue braccia raccolte. Nora controllò l'ora e le sorrise.

«Sei fortunata, bambina» disse Charlotte con la sua voce roca e annichilita. «Un minuto di più e saresti tornata a casa con una bella multa da pagare. Che cosa è successo questa volta?»

«Flora e Kit hanno voluto che leggessi lo stesso capitolo per tre volte e lei sa che non posso negare nulla a quei bambini.»

Charlotte sorrise e si stiracchiò facendo scricchiolare tutte le ossa della schiena. Nora posò i libri negli scompartimenti appositi e tornò a sedersi accanto a lei, la aiutò a trovare i suoi occhiali tolti prima di assopirsi sul tavolo.

«È molto tardi, non dovresti tornare a casa da sola.»

Nora strinse le mani sotto al tavolo. «Posso cavarmela.»

Gli occhi chiari della vecchia si strinsero. «Non è di te che non mi fido, ma di loro

«Sembra di sentire la mamma.»

Charlotte si alzò ed esortò la ragazza a fare altrettanto. «Ti offrirei di restare ma aimè, non c'entriamo nel mio letto e ho dato recentemente via il divano. Questa biblioteca non si manterrà ancora a lungo con la pensione di mio marito, che gli angeli lo abbiano in gloria!»

Nora si scaldò le mani sfregandole tra di loro e tirò fuori una banconota da cinque. «È tutto ciò che ho con me.»

Charlotte rifiutò l'offerta con un gesto della mano. «Quando andrò a vivere sotto un ponte o prenderò il largo sul motoscafo di mio marito, gli angeli lo abbiano in gloria, allora accetterò la tua carità, Nora Jennings. Per ora permettimi di offrirti il mio d'aiuto.»

Aprì un cassetto del bancone dietro al quale si era rifugiata e tirò fuori un coltellino svizzero. «Non mi piace che cammini per le strade da sola, ben che meno di notte. Tua madre avrà modo di ringraziarmi un giorno.»

Nora era troppo intelligente per rifiutare. Prese il coltellino e se lo infilò in tasca, ringraziando Charlotte con un sorriso sincero. Non aveva paura delle ombre, ma bisognava sempre essere previdenti in una città come la sua. In un quartiere come il suo. Infatti, quando cominciò a camminare per le strade, le parve di sentire la presenza dell'arma fredda contro la coscia più di quanto sentisse le dita dei piedi congelati negli stivali. E quel contatto la confortava più di ogni altra cosa.

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