Capitolo 2
Raymond fissava lo schermo del suo cellulare da sei minuti, incessantemente, tanto che gli occhi avevano cominciato a lacrimare. Thorne, accanto a lui, sbuffava ogni ventidue secondi, da sei lunghissimi minuti.
«Non chiamerà.»
Raymond non staccò gli occhi dallo schermo. «Lo so.»
«Allora perché continui a sperarci?»
«Perché non voglio essere quel tipo di ragazzo.»
Thorne buttò giù le gambe dal letto e camminò spedito fino alla sedia dove Raymond si era accomodato. Posò le mani sulla spalliera e avvicinò il volto all'amico, tanto da fargli sentire l'alito sulle palpebre. «Quella ragazza non ti merita.»
«Ha un nome.»
Thorne alzò gli occhi al cielo. «Sukie non ti merita. Si sta prendendo gioco di te e nemmeno te ne accorgi. Sono il tuo migliore amico, ho il dovere di avvertirti. Stai mandando la tua vita a puttane per una qualunque.»
A quel puto la rabbia di Raymond si trasformò in una potente esplosione, scattò in piedi tramortendo Thorne sul naso e lanciò il telefono contro il muro. Lo schermo andò in frantumi, la batteria schizzò sotto il letto. Dal corridoio si sentirono dei passi affrettati e poi la testa rossa di Jemily fece capolino dalla porta.
«Ho sentito urlare»
«Va via» le gridò contro Raymond prima di girarsi verso Thorne e porgergli la mano. Thorne la ignorò e si alzò da solo. Si girò verso Jemily, che non si era mossa da lì, e le strizzò l'occhio. «Le solite storie. Fa l'imbecille.»
«Non mi prendere per il culo» sbraitò lei.
«Va via, Jemi» borbottò Raymond, andando a recuperare il cellulare. Rimise la batteria al suo posto e provò a riaccenderlo.
«Non me ne vado» sussurrò la ragazza mordendosi le labbra. Fissò intensamente Raymond e sperò che quello sguardo languido, quella sofferenza, non fosse diretta a un'altra ragazza. Sospirò.
Lo schermo del cellulare di Raymond si accese, cosìcome le speranze del ragazzo. Aspettò che tornasse internet e aprì una chat diconversazione. Di Sukie ancora nessun messaggio.
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