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Capitolo 19

«Forse siamo ubriachi» disse May baciando Thorne sul collo.

«L'uno dell'altra?» rispose lui.

«No, di vino.»

«Ah, sì, anche quello.»

Si baciarono a lungo, assaporando ogni goccia del loro desiderio. E quando ne furono sazi, cominciarono da capo.

•~•

Sukie era sgattaiolata dentro la Casa verso le tre di notte. Appena aveva messo piede nella camera di Raymond, aveva fatto notare che odorava di olive.

«È lo shampoo di Jemi» disse Raymond senza accorgersi del suo errore.

«Che cazzo vuol dire?» domandò Sukie indignata.

«Che ha un odore molto forte, rimane nell'aria per qualche ora.»

«Perché la tua stanza dovrebbe avere l'odore dello shampoo di Jemily?»

Raymond sbarrò gli occhi, arrossendo. «Perché anche lei vive qui.»

Sukie incrociò le braccia al petto. «Nella tua camera?»

«Potresti fare più piano? Non dovresti essere qui.»

«Credevo volessi fare sesso.»

Raymond avvampò ancora e prima che potesse rispondere, qualcuno bussò piano alla sua porta.

«Fammi indovinare» borbottò Sukie con una smorfia. «È lei?»

Non c'era ombra di dubbio nei sospetti di Raymond, anche lui era cosciente che dall'altra parte della porta Jemily aveva bussato perché aveva sentito delle voci. Per questo non andò ad aprire e la ragazza rimase in corridoio, a congelarsi i piedi che non aveva fatto in tempo a coprire, fino a che non cedette alle lacrime e tornò in camera sua.

«L'hai fatta piangere» commentò Sukie con un sorriso maligno. Dopodiché si tolse maglietta e reggiseno in una botta sola e si sdraiò sul letto di Raymond.

«Perché ti comporti così?»

«Pensavo volessi fare sesso, non rompere i coglioni.»

«Perché sei così cattiva?»

«E tu perché sei così disturbato? Vuoi fare sesso sì o no?»

Non c'era una risposta giusta o una sbagliata. C'erano solo i sentimenti di Raymond, stesi a terra tra di loro, schiacciati dalla dignità, la cattiveria e tutto ciò che Sukie si era fumata quella sera. Chissà perché si riduceva sempre in quello stato. Le pupille lo confermavano. E bastò questo per far cedere Raymond. Si disse che forse, amandola un po' più coraggiosamente, avrebbe estirpato il demone che si era impossessato di lei.

•~•

Athena uscì dalla camera alle quattro di notte perché aveva sentito qualcuno piangere nel corridoio. Più o meno per lo stesso motivo, Kingsley aprì la sua porta. Si trovarono faccia a faccia, in pigiama, immersi nel buio. Athena riusciva a vederlo benissimo: a petto nudo, con i pantaloni della tuta e i calzettoni invernali; un abbigliamento piuttosto strampalato, non si capiva se avesse freddo oppure caldo.

Kingsley al contrario non riusciva a vederla con chiarezza ma sapeva dove era situata la sua faccia perché gli occhi brillavano nell'oscurità.

«Hai sentito anche tu?» domandò Athena.

«Ho sentito che ti alzavi.»

«Cosa?»

«Non sei andata a dormire?»

Athena ci mise un po' per rispondere. Poi domandò di nuovo: «Hai sentito qualcuno piangere?»

«Forse stavi sognando.»

, si disse Athena con un senso d'inquietudine nel petto. Forse stavo sognando per davvero.



•••

Questions zone:

1) Vi sta piacendo la storia?

2) Avete ship?

3) Quale ship preferite?

4) Di quale ship vorreste leggere?

Xoxo❤️

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