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Capitolo 12

            

Stranamente, le ragazze non erano terrorizzate. Stranamente, le ragazze erano eccitate. Red si costrinse a distogliere lo sguardo da ognuno dei loro occhi, troppo impressionato. A ogni volto corrispondeva un ghigno, una smorfia. Vedeva Athena in ogni loro movimento. E subito dopo vedeva Nora. La sua immagine era sempre più sfocata, un lampo, ma gli bastava battere una volta gli occhi e il fantasma scompariva. Questo perché lei non c'entrava nulla con quell'ambiente, lei era pura e diversa e sana. Nemmeno la sua fantasia si azzardava a disegnare scenari simili.

Davanti a lui, Geyer si era appena tolto la maglietta. Fuori dal capanno facevano pochi gradi ma lui era febbricitante. Si agitava, si spostava da un piede all'altro mentre le vene sul collo e sulle braccia si gonfiavano. I denti erano tanto stretti che gli usciva la saliva dalle labbra. Se la asciugava a ripetizione su una spalla e Red dovette inghiottire un sussulto. Odiava quando suo fratello dava tutto questo spettacolo. Attorno al cerchio, tutta la banda stava schiamazzano, li incitava e scommetteva su di loro. Scommesse perse, inutili. Come sempre, avrebbe vinto Geyer. Come sempre, Red lo avrebbe lasciato vincere.

Le ragazze stavano tutte in prima fila, per godersi meglio lo spettacolo. Era la prima lotta alla quale assistevano, un rito di passaggio per essere finalmente ammesse. Pregustava già il dolce sapore della soddisfazione appena avrebbe colpito con un pugno la mandibola di Geyer. Un unico colpo e poi si sarebbe limitato a pararsi. Un unico colpo per ricordarsi chi era il più forte, poi poteva anche lasciare andare. Bastava un pugno per rendere viola metà faccia di Geyer ma nessuna botta del gemello riusciva mai a rompere un osso o a incrinare qualche costola di Red. Il Ladro era più gracile, impulsivo e sprecava fiato gridando come un ossesso. Non si concentrava mai abbastanza e non gli serviva allenarsi, aveva sempre vissuto sapendo di vincere contro il fratello. Il loro era più che altro un gioco, di cui nessuno sapeva le regole e dove c'era sempre un unico vincitore.

La notte era inoltrata e i gufi ululavano sopra i tetti di tutta The Circle, ma di Blaise nemmeno una traccia. Se non si fosse presentato a breve, la lotta non sarebbe potuta cominciare. Più lui tardava, più Red doveva contenere i propri nervi. Più quelle ragazzine facevano tardi a casa. L'ora di andare a letto era passata da qualche tempo e probabilmente i genitori erano già sulle loro tracce.

«Dov'è?» gridò Geyer al soffitto, sperando di catturare l'attenzione del capo.

Il Lupo si fece avanti e si mise accanto a Red per comunicargli una notizia privata.

Il Bugiardo alzò un pugno e la folla si zittì. Le ragazze stavano tremando.

«L'incontro è rimandato» disse ad alta voce cercando di placare con occhiate tutti i sospiri delusi. «Geyer, Dupon, Colby, venite con me.»

«E noi?»

A parlare era stata una ragazza troppo giovane per trovarsi lì, come lo erano tutte d'altronde, ma lei sembrava più delicata delle altre. Aveva i capelli biondi come la luna, arricciati sulle punte tinte di rosa, grandi occhioni blu e una lunga serie di bracciali su per i polsi. Sembrava una tredicenne in attesa del suo leccalecca.

Colby si fece avanti. «Sukie, va a casa.»

Lei mise il broncio. «No che non ci vado. Siamo rimaste qui tutto questo tempo, vogliamo sapere che cosa succede.»

«Ti conviene portare più rispetto, ragazzina» la zittì  Geyer mentre Red gli passava una camicia e una giacca.

Sukie non si fece intimidire, strinse le braccia al petto e fulminò Colby con lo sguardo.

«Veniamo con te» disse, indicando un altro paio di ragazze.

«Non se ne parla» s'intromise Red. «Non sono questioni che vi riguardavo. Se fosse per me, stareste tutte già a letto, stringendo i vostri pupazzi. Solo perché avete il coraggio di restare in questa topaia senza morire di paura non significa che siate importanti per noi, per Blaise o per qualsiasi altro cittadino che abita questo buco dimenticato da Dio. Fate un favore a tutti, non immischiatevi se non è necessario. Continuate a venire se questo vi fa piacere, altrimenti restate nelle vostre case a condurre la vostra vita. A nessuno qui interessa.»

«Pensavo che aveste bisogno di noi, altrimenti perché reclutarci?»

La ragazzina aveva una bella faccia tosta. Red sospirò e s'incamminò verso la fine del capanno, gli scagnozzi al seguito. «Qui niente ha senso, la vita, la morte e tutto ciò che c'è nel mezzo. Se vuoi rimanere, dovrai abituartici bambolina.»

•~•

Osservare la luna sopra le macerie di una città dimenticata gli ricordava inesorabilmente Athena. Tutto, nella sua vita, nella vita stessa, gli ricordava lei. La sua pelle eterea. I suoi occhi profondi. Le cicatrici visibili e quelle nascoste. La sua camminata, la sua corsa selvaggia, il suo arrampicarsi più veloce di qualsiasi altro fottuto membro della Banda.

Voleva tutto di lei. Se pensava al colore del suo regno, gli venivano in mente solo il grigio e il bianco. Se pensava al nome del suo regno, cominciava per forza per A. Se pensava a tutta la disperazione attraverso la quale avrebbe dovuto passare, tutte le miserie, le ingiustizie e la sporcizia del suo regno, pensava al suo sangue rosso, alle sue vene viola e alla vita che faceva battere il suo cuore.

Pensare ad Athena gli faceva venir voglia di vomitare. Lui era un predatore e afferrava sempre la sua vittima dopo una battuta di caccia. Ma la vittima non era solo scomparsa o scappata. No, lei era stata spostata in un altro habitat, chissà dove, troppo lontano da lui perché potesse raggiungerla.

Ormai sarà arrivata a Londra, le parole rimbombavano nelle sue orecchie troppo forti, capaci di farlo sanguinare. Ha sempre voluto visitare Parigi, si troverà bene. Forse la trasferiscono a Milano.

Lontano, troppo lontano. Da quando Athena aveva abbandonato Giglio d'Oro, lo schifo si era impossessato del cuore di Blaise. Prima ne era immune, lei era lo scudo che schermava ogni più profondo sentimento dolce dalla catastrofe che era la sua vita. Senza di lei a proteggerlo da tutto quell'orrore, non aveva più senso combattere.

Per cosa sarebbe sopravvissuta la sua città, il suo regno? Per chi avrebbe combattuto?

Un re senza corona, senza un trono, senza una regina. Lo schifo lo stava inghiottendo e Blaise si lasciò cadere.

•~•

Red trovò il Leader mentre osservava la luna sul tetto di un edificio che era andato in fiamme molti anni prima. Ebbe un sussulto prima di mettere piede nella proprietà ormai abbandonata da anni. Quello era il relitto di tutto Giglio d'Oro, un luogo dove nessuno, nemmeno la Banda, osava avvicinarsi. Ma Blaise dava poca importanza alla paura e al coraggio, s'inoltrava tra le macerie e i resti della prima casa che aveva fatto saltare in aria senza rimorso o tristezza.

Colby e Dupon non vollero avvicinarsi, Geyer invece si buttò senza esitazione tra le ombre. Non sapeva come Blaise fosse riuscito ad arrampicarsi sul tetto senza finire incastrato in qualche buco o essere caduto dalle tavole marce, così si fermò sul giardino principale dove crescevano erbacce e stagnava la terra bruciata, simile a sabbia grigia. Red gli andò dietro stringendo i pugni, pregando perché nessuno lì se ne pentisse.

Blaise calò lo sguardo sui due, i capelli biondi rilucevano alla luce della luna. I suoi occhi erano come un paio di lucciole immerse nello spazio cosmico ma non c'era spazio dentro quelle iridi di ghiaccio per il calore.

«L'avete trovata?»

Il suo era poco più di un sussurro, a pochi metri di distanza dal terreno, ma Red riuscì a capirlo ugualmente.

«Non è più qui, Blaise. Athena se n'è andata.»

Cercò di contenere l'entusiasmo mentre pronunciava quelle parole, cercò di non dar a vedere quanto fosse contento, felice, esausto. Quando Blaise aveva comunicato la notizia, la Banda era entrata nel caos. Qualcuno aveva pianto. Blaise si era limitato a spaccare tutti i vetri della Tana. Non era poi un grande problema, erano abituati a essere rotti in continuazione, ma la brutalità della sua ira aveva agitato tutti. Red per primo. Era pronto all'evenienza che Athena scomparisse già da qualche tempo ma il Leader era imprevedibile, non si poteva mai anticipare una sua mossa.

Geyer grugnì qualcosa e Red alzò gli occhi. Blaise era in piedi, le gambe divaricate e guardava ancora la luna. C'era un motivo per cui la loro piccola isola aveva quel nome: di giorno il sole toccava ogni angolo della città, facendola splendere di oro e bianco. Uno sprazzo d'ironia, dato quanto fosse misera quella bettola. Mentre di notte, la luna era sempre troppo debole, troppo bianca, troppo sbiadita, e Giglio d'Oro poteva mostrare il suo vero volto: nero, oscuro, sporco; dalla Collina all'ultimo granello che componeva The Circle, tutto era scuro come il carbone e pauroso come la morte.

«Voglio restare da solo.»

«Lo sappiamo» gli rispose Red. «È la Banda che non vuole rimanere da sola. Sparisci troppo spesso negli ultimi giorni e con le ragazze in giro non puoi permetterti simili giochetti.»

Era pericoloso parlargli così, soprattutto in un momento vulnerabile come questo, ma se c'era un coraggioso nel gruppo, quella notte, si trattava di Red. Non aveva mai avuto problemi a dire ciò che pensava o ciò che fosse giusto in faccia al Leader, per questo Blaise lo apprezzava tanto.

Però, adesso, al chiarore della notte, il suo sguardo servì a far accapponare la pelle di Geyer.

«Quello che Red vuole dire è che non puoi lasciare tutti nel caos. Abbiamo bisogno della tua guida, come sempre, le ragazze più di tutti noi.»

«Me ne fotto delle ragazze!» ringhiò contro il cielo tetro, un ammasso di petrolio senza stelle. «Me ne fotto di tutti, tranne che di una. E lei non è qui.»

«È ubriaco» mormorò Dupon con disprezzo e subito dopo sputò a terra. «Dovremmo andare a raccattarlo prima che cada e si rompa la testa.»

«Và tu se vuoi» gli disse Red, con una smorfia. «Io non ci salgo là sopra, e nemmeno Geyer. Che combatta da solo questa inutile guerra. Non siamo i suoi schiavi né tanto meno le sue fottute babysitter. Manderemo le ragazze a casa e diremo loro che il reclutamento è stato una pessima idea. Metteremo fine a queste idiozie e faremo passare del tempo perché si riprenda. Se volete essere d'aiuto, toglietevi dai coglioni.»

Seppure Blaise avesse sentito le parole del suo braccio destro, non lo diede a vedere; i suoi occhi rispecchiavano il colore della luna e vennero incantati dalla sua serenata. I quattro se ne andarono senza dire una parola, sperando che quella sera non fosse l'inizio di una tragedia.

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