lettera numero uno
Caro amore mio,
i miei occhi hanno visto oggi l'essere più bello del creato. Sei forse tu, figliuola di Deo? Sei forse tu, portando nel nome il tuo destino, regina dell'olimpo, Hera? Come lo spieghi al mondo e poi ad ella stessa, il frastornante rumore che fa il suo pensiero nella tua mente? Non oso pensare niente. Immaginare niente. Ti darei tutto e non posso, io infinito atomo di niente dinanzi alla grandezza della beltà tua. T'ho guardato gli occhi per prima cosa, e ci ho visto il mare e tutto ciò in cui ho sempre voluto abitare. Cos'è, questo? Ho paura, poiché mai nella vita non ho mai sentito qualcosa di così forte soltanto guardando negli occhi qualcuno. Ti ho guardata sorridermi, con quello sguardo distante ma interessato con cui spesso mi guardano, mentre ti guardavo con uno sguardo nuovo mai destinato dai miei occhi a nessuna creatura. T'ho guardata allontanarti, ho osservato la tua ossatura, le tue spalle, tutta una forza incastonata nei movimenti che è solo una maschera che nasconde il mare di tenerezza che hai negli occhi. Ho chiuso i miei, immaginandoti vicina. Quando sono tornato a guardare di nuovo in faccia la vita già ti avevo persa tra la folla e la mia maledetta paura di non essere abbastanza. Una lacrima m'è scesa silenziosa sul viso ed è scivolata nell'infinita vanità del tutto. Ho girato i tacchi e me ne sono tornato da dove ero venuto, mettendomi di nuovo in fila per arrivare primo tra i perdenti.
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