Parte 39
È sceso il silenzio più totale. La guardo preoccupata e non nego di aver iniziato a sudare freddo. Ha le sopracciglia corrugate e si morde nervosamente il labbro inferiore. Sto per domandarle cosa succede, quando il mio stomaco brontola rumorosamente. Credo di avere così tanta ansia da avere fame.
"Magari prima mangiamo, ok?" E ritorna ai fornelli. Annuisco, anche se lei non puo' vedermi perché mi da le spalle. Passano pochi minuti prima che la pasta sia cotta. Sopra aggiunge del sugo e un po' di formaggio, dopodiché porta tutto in tavola. Mangiamo senza parlare, entrambe molto lentamente. Nella testa mi frullano mille pensieri, uno peggiore dell'altro. Che abbia ricominciato a spacciare? No, non credo. Non la vedo fumare da mesi, odore di erba non c'è e qualcuno avrebbe fatto la spia. E se volesse lasciarmi? No, non credo nemmeno sia questo, l'avrebbe già fatto. Forse in questo mese si è trovata qualcun'altra con cui fare certe cose, pensando di sfogarsi in questo modo. Impossibile, è stata con me tutto il tempo. Nei momenti in cui stava via, si lavava, cambiava e tornava da me. A volte non voleva nemmeno andarsene e rimaneva al mio fianco, lavandosi a casa mia o in ospedale. Allora cosa sarà mai questa cosa? Perché sembra così tesa e agitata? Calma. Devo rimanere calma. Finiamo di mangiare verso le 13:00. Devo dire che abbiamo pranzato molto presto. Mettiamo in ordine la cucina e andiamo in salotto. Ci sediamo difronte all'altra sul divano e iniziamo a guardarci.
-Allora.. cosa dovevi dirmi...?- ha gli occhi chiusi. Prende un grande respiro e lentamente butta fuori tutta l'aria.
"I miei genitori sono divorziati. Io non te l'ho mai detto perché non mi piace parlare di loro. Sta di fatto che mia madre è qui da qualche giorno prima del tuo incidente e.." si ferma momentaneamente. Prendo le sue mani tra le mie e inizio ad accarezzare il dorso di queste.
-Va avanti- la incoraggio.
"Giurami che non farai niente" chiede improvvisamente. Come? Okay, mi sto allarmando. La guardo confusa, come se non sapessi davvero cosa dire. Come posso giurare di non fare qualcosa senza sapere su cosa basare questa scelta?
-Io... non lo so.. dipende da cosa devi dirmi- sono incerta. Libera una mano e la passa tra i capelli.
"Ha incontrato un uomo che l'ha colpita subito. Me ne ha parlato elencando tutte le sue caratteristiche di cui non mi importa nulla, fino a quando.. beh, finché non mi ha detto che ha organizzato un appuntamento per me con il figlio di lui" non respira nemmeno mentre parla. Sospira, come se si sentisse meglio. Io invece no. Sento il mondo crollarmi addosso. Lei e uno sconosciuto? Appuntamento?
-Neanche per sogno!- mi alzo di scatto e inizio a camminare avanti e indietro per la sala gesticolando. Come puo' anche solo pensare che proprio ora, in questo momento, che ho ricordato qualcosa di noi, io la lasci andare con uno sconosciuto?
"Non fare così, io non ho ancora risposto"
-Come? Non hai ancora detto di no? Stai scherzando?- sto urlando. Sono arrabbiata. Come ha potuto prendere anche solo in considerazione la proposta?
"Me l'ha detto la settimana scorsa. Non sapevo se ti saresti mai ricordata di me, quindi ho aspettato a rispondere. Se non ti fosse mai ricordata la memoria, avrei preferito stare con un bravo ragazzo che ha i soldi, piuttosto che farmi una diversa ogni notte e drogarmi. Ma sono qui ora no? Quindi calmati un attimo e siediti!" Alza la voce ma non urla con me. Non riesco a decifrare i suoi occhi, il suo corpo è teso. Ho esagerato? Forse no. O forse sì. Mi sono lasciata prendere troppo. Mi sento un'adolescente alle prime fasi. Incazzatura facilitata.
-I-io.. s-scusa... ma non ci sto. Non voglio. E se è davvero così bello e buono come dici? E se ti innamori di lui? E se..- le mie labbra vengono bloccate dalle sue. I palmi delle sue mani sulle mie guance, i pollici le accarezzano. Si stacca poco dopo, ma rimanendo sempre vicino al mio viso.
-Io non vo..- mi interrompe di nuovo. Mi lascio trasportare dal bacio, le mie mani appoggiate sulle sue coscie. Lentamente mi sdraio sotto di lei, che fa lo stesso sopra di me. La attiro verso di me per la schiena, le sue dita accarezzano una parte delle mie braccia. Lecca il labbro superiore ed io lascio entrare la sua lingua nella mia bocca. Succhia la mia e poi la morde. Ci stacchiamo per il mancamento d'aria.
"Vedo che so farti tacere" la voce roca mi manda in estasi.
-Quindi ti da' fastidio quando parlo?- faccio l'offesa. Mi bacia il naso, le labbra, la mandibola. Mi lascia una scia di succhiotti lungo il collo e poi torna a guardarmi.
"No. Mi danno fastidio le tue pare mentali. Non vorrei mai qualcun altro oltre te. Sei l'unica a farmi questo effetto, a farmi essere un'altra persona. Probabilmente me stessa. Non ti cambierei con nessu altro al mondo" sento il naso pizzicare. Ci vuole poco perché io scoppi a piangere. Penso sia la troppa ansia accumulata durante la mattinata, compreso il fatto che dovrebbe venirmi il ciclo. Lo odio. Mi fa sembrare più schizzata del solito. Non che io lo sia. Mi abbraccia forte, il mio viso nell'incavo del suo collo. Mi sposta su di lei, mi accarezza il capo dolcemente.
"Shh, è tutto okay" mi dice piano. Non voglio veda altre persone per conto di sua madre, non voglio se ne vada. Io ne ho bisogno. Ne dipendo. Non è bello da dire, ma è come se fosse una droga. Senza, mi sento come se fossi in astinenza. Mi calmo dopo dieci minuti, credo. In realtà non lo so. So' solo che ho il viso bagnato dalle troppe lacrime, ma non singhiozzo più.
"Va' meglio?" Domanda. Annuisco.
-Non ci vai vero?- chiedo timidamente. Scoppia in una fragorosa risata, che mi porta a guardarla confusa e stordita. Ma allo stesso tempo, rimango affascinata dal suono che ha. Amo sentirla ridere, come il fatto di esserne io la causa. Anche se non era mia intenzione al momento.
"No, non ci vado. Ora chiamo il tipo e gli dico che sono già occupata" sorrido. Prende dalla tasca il telefono e scrive un messaggio. La obbligo a farmelo leggere e soddisfatta lascio che glielo mandi. Entrambe più tranquille, ci addormentiamo.
. . .
Sto finendo di studiare Beethoven, quando all'improvviso sento un telefono squillare nella stanza. È quello di Lauren.
-Il telefono!- urlo per farmi sentire.
"Rispondi!" Dice lei. Faccio come vuole, non leggendo come sempre chi è che chiama.
<Daniel mi ha informata del tuo rifiuto. Spero tu abbia delle valide motivazioni. Non puoi continuare a comportarti da puttana per tutta la vita. Smetti di andare con delle ragazze da quattro soldi e pensa a sistemarti> dice una voce solenne. Si puo' sapere chi è? Allontano il telefono dal mio orecchio e leggo "Clara Jauregui" e tra parentesi "ipotetica madre". Sbianco.
<Lauren! Hai sentito?! Rispondimi!> e ora che faccio?
-Ehm.. mi spiace ma al momento è occupata, richiami più tardi- mi trema la voce, così come le mani e le gambe.
<Lei chi è? E come osa rispondere al telefono altrui? Maleducata! Vergogna! Smetta di dire baggianate e mi passi quella scapestrata di mia figlia! Non mi importa se state scopando, esigo parlarle!> prego? Io vergognarmi? Ma che sta dicendo? Che problemi ha?
"Amore chi-"
-Senta bene, non so che razza di persona sia, ma veda di abbassare i toni oaky? Non è la madonna o Gesù sceso in terra, quindi si calmi. E se dico che Lauren è impegnata è impegnata! Non creda che scopi tutto il giorno, perché ha molte cose importanti a cui pensare. E lo saprebbe se facesse davvero la madre! Ora è qui, gliela passo. Ah, e comunque sono la sua ragazza, non la sua scopata giornaliera!- urlo super irritata. Do' il telefono a Lauren e vado in camera sua, lasciando i libri nel suo studio. L'ho scoperto per caso, ma è molto utile. Mi metto sotto le coperte e abbraccio il cuscino. Sento le grida di Lauren da qui, è molto arrabbiata. Dopo un po' però sento un tonfo e qualcosa simile al vetro rompersi. Sono terrorizzata quanto preoccupata. Vado o non vado?
Se qualcuno di voi dovesse andare in vacanza in Italia. In montagna (dove fa più fresco). In Alto Adige. CHE QUALCUNO VENGA A BRUNICO PER DIO.
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