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Parte 1

Questo primo mese è passato abbastanza tranquillo, nonostante alcuni episodi che mi hanno lasciata sia sorpresa che infastidita. Non tanto incontrare quella ragazza dagli occhi verdi spesso per i corridoi, essendo il suo armadietto poco più in la del mio, quanto ai suoi numerosi flirt con ragazze diverse in giorni o settimane diversi. Non è per il fatto che lo faccia a scuola o con disinvoltura, quanto il notare che a volte mi fissa per brevi periodi mentre pomicia con qualcuna, altre mi sfiora una mano o il sedere se mi passa affianco, senza mai parlarmi però. Il suo amico non mi rivolge parola se mi incrocia con lei, con il loro gruppo o da solo, mi evita quasi come la peste. Stessa cosa la ragazza che era con loro. Togliendo questa questione, l'incontro con le persone delle classi che frequento è andato piuttosto bene. Mi sono abbastanza ambientata con i miei compagni, ma soprattutto con Meredith, la mia vicina di banco in quasi tutti i miei corsi. O dovrei dire solo con lei. La maggior parte di loro già si conoscono e, di conseguenza, sono presenti varie comitive. È una ragazza vivace e solare, molto estroversa. Ha i capelli rossi e ricci che arrivano poco sotto le spalle mentre gli occhi sono color nocciola. È poco più alta di me, snella e le forme accentuate. Ci siamo trovate in sintonia molto presto, contando anche il fatto che abbiamo in comune molte cose, tra cui lo sport, la passione per i libri e le serie tv. Passata la prima settimana si è accorta che ci fosse qualcosa che mi tormentasse quindi, dopo varie richieste, le ho raccontato del mio primo giorno qui e dei vari incontri con ''la ragazza senza nome'', così da me soprannominata. Del ragazzo che ho aiutato ancora nessuna traccia, il che mi dispiace in realtà, speravo di poter trovare un amico o, per lo meno, un conoscente. In tutto questo, trovo buffo il fatto che lei abbia preso a cuore la situazione conoscendomi da poco, ma lo apprezzo. In questo istituto sembrano quasi tutte brave persone e non ho notato nessun atteggiamento preoccupante, discriminatorio o preferenziale da parte di alunni e professori. Purtroppo delle eccezioni ci sono, ma cerco sempre di evitarle per non avere problemi. Non ho idea di che ore siano, ma suppongo manchi poco alla fine dell'ora di spagnolo dato che, qualche minuto prima del cambio classe, inizia a spiegare alcuni degli esercizi su cui dovremmo concentrarci per affrontare il primo compito. Da quanto ho capito, verremo valutati con quattro test per materia all'anno, quindi uno ogni tre mesi. Sono verifiche generali per controllare ovviamente se teniamo il passo e studiamo, oppure abbiamo bisogno di lezioni extra. Non mi dispiace in realtà, contando che ho scelto di frequentare il corso di ballo latino-americano e caraibico per quanto riguarda la danza, successivamente anche musica pratica, musica moderna, oltre le materie base di spagnolo, inglese e letteratura di entrambe queste ultime. Ovviamente, per quanto riguarda le materie soggettive il test sarà solo pratico, poichè bisogna mettere a frutto la teoria.Se penso a come affrontavo la scuola tempo fa, devo ammettere che qui è davvero tutto diverso da come l'avevo immaginato e mi chiedo, se fossi rimasta a Milano, se avessi scelto l'università piuttosto che un istituto o un collage. Vengo risvegliata dal suono della campana, che segna la fine della lezione e il momento del pranzo. Il fatto di possedere anche una mensa è davvero comodo, sia perchè abbiamo un posto interno dove passare la pausa, senza per forza portarci tutto da casa, sia perchè facilita la conoscenza tra di noi. Dovrei leggere gli annunci informativi per intero e non fare sempre tardi alle visite turistiche, dato che ne ho scoperto l'esistenza il primo giorno da Meredith
Mi stiracchio sul banco, prendo le mie cose e mi dirigo all'armadietto per mettere tutto a posto e andare a pranzo.

Mentre aspetto la rossa che si trova in segreteria, decido di andare in bagno a lavarmi le mani e a darmi una rinfrescata, dato che sto letteralmente per addormentarmi in piedi. Riscontro però un problema una volta varcata la soglia. Non solo non sono sola, ma mi ritrovo davanti una scena abbastanza imbarazzante, che nello stesso tempo però mi infastidisce un po'. Davanti a me trovo la ragazza senza nome che sta, come al solito, pomiciando con una biondina, più grande di me credo o così mi sembra. Da consuetudine, mentre l'altra mi da le spalle, la mora apre gli occhi e inizia a fissarmi. Inizialmente rimango un attimo sorpresa della cosa, non avendo mai incontrato qualcuno che si comportasse così con me, poi però il nervosismo si fa largo dentro di me. Chiudo la porta cercando di fare il minor rumore possibile, fallendo miseramente quando la sento sbattere spaventando per un attimo la biondina. Faccio finta di nulla, come se non avessi visto niente e, passandole di fianco, vado in una delle quattro cabine vuote. Mettersi in una di queste non le piaceva? Manno, perché mai. Sembra sempre si debba mettere in mostra, come se volesse dimostrare qualcosa. Ma a chi? E in questo modo? Pecca di strafottenza a parer mio e me ne convinco sempre di più. Non so nemmeno perché io ci stia pensando. In fondo non siamo niente, nemmeno abbiamo avuto una vera e propria conversazione. Vengo riscossa dai miei pensieri da dei passi che si allontanano e un piccolo tonfo. Tiro lo sciacquone, sospiro frustrata ed esco dalla cabina, ringraziando mentalmente che se ne siano andate. Mi avvicino al lavandino a sguardo basso, mi lavo le mani e le asciugo con della carta. Quando mi volto per raggiungere l'entrata del bagno e uscire, noto gli stessi occhi di prima fissarmi dall'angolo del muro di fronte a dove mi trovo. Sobbalzo per lo spavento, ma non mi muovo da dove sono. Sento le gambe incapaci di reagire quando i miei occhi grigi incontrano i suoi, color bosco, con qualche sfumatura di un colore che da qui non riesco a mettere a fuoco. Mi scruta in silenzio, le braccia incrociate mentre noto che si mordicchia l'interno guancia. Deglutisco, il suo guardarmi mi mette in soggezione, mi taglia i pensieri e mi ritrovo a guardare il suolo con interesse, aspettando che lei dica qualcosa. Anche se a pensarci bene non sembra intenzionata a spiccare parola. Facciamo il gioco del silenzio? Vincerebbe lei molto probabilmente.
- Vuoi continuare a fissarmi ancora per molto? - la frase esce più scocciata di quel che doveva essere.
" Pensavo ti piacesse essere guardata " ha un lieve sorriso divertito sul volto. Dovrebbe?
- Mi metti a disagio - mi scappa.
" Davvero? E perché mai? " si allontana dalla parete su cui è appoggiata e viene verso di me.
- Perché non ne capisco il motivo. Potrebbe quasi essere inquietante - trattengo una risata. A quale persona sana di mente, mi chiedo, piacerebbe essere guardata in un modo quasi predatorio ogni volta che è nella stessa stanza con un qualcuno? Nessuna. È a poco meno di un metro da me, con una mano si regge al lavandino alla sua destra per appoggiarsi, le gambe incrociate con il peso sulla destra.
" Touché, non hai tutti i torti. Ti trovo una bella ragazza per questo ti guardo e mi chiedo, poiché è evidente che sei attratta da me, per quale motivo non fai che evitarmi " è seria e diretta, senza usare giri di parole.
La sua voce roca e bassa mi rilassa, per un istanze, finché il mio telefono non vibra. Faccio un passo indietro e leggo di sfuggita il nome sul blocco schermo. Meredith! Me ne sono completamente scordata!
- Io mi chiedo, al contrario, che bisogno hai di sfoggiare ogni tua conquista momentanea - rimane perplessa dalla mia risposta, ma taglio corto dovendomene andare.
- Scusami, ma devo andare in mensa, mi stanno aspettando - mi viene spontaneo trovare una via di fuga, non riuscendo a capacitarmi della conversazione appena avvenuta. Sto sognando. Pensa che io sia una bella ragazza! O, forse, lo dice a tutte per attaccare bottone. Non posso escludere niente.

Per fortuna la ragazza senza nome non mi segue, anche se una parte di me è delusa, perché si aspettava lo facesse. Ora che ci penso, non le ho chiesto come si chiama. Scuoto la testa e mi impongo di non pensarci, mentre mi avvio nel luogo prestabilito da me e la mia amica per poi andare a pranzo. Non arrivo però alla meta, dato che Meredith mi corre in contro e mi trascina in mensa con una forza che non credevo avesse. La seguo stordita e confusa, finché non ci sediamo in un tavolo abbastanza isolato e per fortuna ancora vuoto. La pausa pranzo è divisa in due orari diversi, potendo usufruire di due sale più il cortile per consumare il pasto. L'importare è riportare i vassoi al bancone di riferimento utensili prima di tornare in classe. Per le prime, le seconde e le terze inizia alle dodici e mezza e finisce alle tredici e mezza, mentre per le quarte e le quinte dalle tredici e quarantacinque alle quindici. Riprendo ad ascoltare la mia interlocutrice essendomi già persa un pezzo.
<< Capisci? E quindi ora so chi è! >> è
visibilmente eccitata. Alzo un sopracciglio senza capire.
- Chi? - okay, forse dovevo stare attenta.
<< Cosa chi? >>
- Chi sai chi è? - cerco di essere più esplicita, sperando abbia capito.
<< Ashley, ma che cavolo... ah si, ora ho capito! >> esclama dopo un attimo di esitazione. Certo che questa ragazza è davvero strana. Ridacchio vedendo la sua confusione e nel mentre, prendo un cucchiaio di paella.
<< Ho provato ad informarmi in giro e finalmente ho più o meno un quadro generale >> prende fiato.
<< Allora, la tua ragazza misteriosa si chiama Jade ed è in terza, è nata a Londra, ma si è trasferita qui a Madrid quando era piccola. Alcuni ragazzi mi hanno detto che faceva box ma poi ha smesso, non sanno di preciso quando, ma riguardo la famiglia non si sa nulla >> sembra più una dei servizi segreti, penso abbia sbagliato scuola. È una specie di Veronica Mars in realtà, quindi più adatta a fare l'investigatrice privata. Mi mordo lievemente il labbro inferiore, appoggio i gomiti sul tavolo e il mento sulle mani, dopo averle incrociate. Penso e ripenso a ciò che mi ha appena detto, iniziando a pensare a fondo alle informazioni appena datemi.
- Chi te l'ha detto? -
<< Te l'ho spiegato prima, ma mi ascolti? Uff. Ho chiesto in giro, anche se non tutti sono stati così gentili da rispondermi >> mette su un piccolo broncio.
<< Al ragazzo antipatico e le sue due amiche non mi sono nemmeno avvicinata, non credo proprio avrebbero visto bene la cosa >> e non ha tutti i torti. Penso chiunque sarebbe infastidito e diffidente se, una sconosciuta apparsa all'improvviso, facesse domande su una persona a loro molto vicina.
- Hai saputo altro? - spero di sì. Pensa un po' prima di parlare, come se dovesse scegliere le parole giuste, chiare e non fraintendibili.
<< È una ragazza abbasta popolare tra entrambi i sessi, anche se come avrai notato ha un debole per le donne. Non si sa molto di lei, a parte che ha ottimi voti ma una condotta discutibile. C'è chi dice che è violenta, ma non mi è parso >> conclude lei, il tono dubbioso.
- Capisco. Sì, ho notato, direi che è impossibile non farlo - rido nonostante il fastidio.
- Grazie per aver chiesto, io non sono brava in queste cose - sorrido genuinamente.
<< È il tuo tipo? Oppure ho frainteso i segnali e in realtà ti piacciono i ragazzi? Forse entrambi? >> per un attimo soltanto mi sale il panico. Gli insulti, le cattiverie, il rifiuto passato gli anni precedenti si fanno vivi come un martello contro un vetro. Ho una piccola fitta al petto, sento la pelle d'oca sulle braccia e mi manca il respiro. Apro la bottiglina sul tavolo per bere dei lunghi sorsi d'acqua, mentre con una mano mi massaggio il punto dolorante. Devo calmarmi.
<< Stai bene? Sei un po' pallida. Hai un po' di influenza per caso? Vuoi che faccio chiamare qualcuno? >>. Scuoto il capo, prendendo dei grossi respiri. Non sembra avere cattive intenzioni nei miei confronti, così come verso Jade. Provo a tastare il terreno per capire se, in qualche modo, la cosa possa andarle bene o darle fastidio.
- Mi è finito il boccone di paella di traverso, tranquilla - sforzo un sorriso, che sento però essere una smorfia. Non ci da peso e mi versa altra acqua.
<< Essendo una reazione alla mia domanda, deduco lei ti piaccia? Ho indovinato? Non voglio risultare invadente, però sono contenta mi parli di queste cose, non sono mai stata molto fortunata con le amicizie>> ha gli occhi sognanti ma anche un po' tristi. Forse mi sono agitata per niente.
- No, tranquilla, non mi aspettavo la domanda. No, non mi piace comunque, è solo curiosità- sono tra l'imbarazzo ed il serio.
<< Invece dico proprio si, si nota da come la guardi >> come la guardo?
- Mi interessa, credo, non ho ancora capito effettivamente cosa provo, avremmo parlato sì e no due volte - penso di essere arrossita.
- Sarebbe un problema? - ammetto di essere spaventata. È la prima volta che riesco a instaurare un'amicizia senza che ci siano intoppi, ci tengo particolarmente a poter essere me stessa.
<< Assolutamente no, perché dovrebbe? >> un sollievo enorme alla base della gola, dove sentivo un nodo cominciare a soffocarmi per un possibile rifiuto.
- Non tutti accettano la cosa, sai com'è - annuisce.
<< La trovo una faccenda molto interessante >> si tocca il mento con due dita.
<< Sei arrossita! >> mi copro il volto con le mani. Inizia a prendermi un po' in giro, anche se poco dopo quasi si strozza con la saliva. All'inizio penso che sia il karma ad aver agito, ma quando noto che sta guardando oltre le mie spalle, mi volto.
'' È per questo che non vieni da me? Sei interessata a qualcun altro? " domanda curiosa la mora alle mie spalle, sporgendosi verso di me. La sua vicinanza mi mette agitazione, tanto che volto subito il mio viso verso il basso, iniziando a guardarmi le gambe. Da dove è sbucata? Meredith, che nota il mio imbarazzo e il brutto effetto che mi fa la mora, prende la parola, cercando di fare meno danni possibili.
<< Scusami, non ci conosciamo, tu sei? >>
" Che maleducata, hai ragione. Io sono Jade, del terzo anno, mentre i vostri nomi sono? "
- Ashely -
<< Meredit >> annuisce.
" Bene, ora che ci siamo presentate, possiamo tornare alla conversazione precedente? " si scosta sulla sinistra, mettendosi seduta sulla sedia accanto alla mia con le gambe rivolte verso di me.
- Non credo ti riguardi, era un argomento privato - trattengo uno sbuffo. Perchè devo sempre trovarmi in conversazioni scomode con lei?
<< Cose personali, sai, che non racconti a chiunque >> rincara la dose la mia amica. Mi viene quasi da ridere per l'assurdità della vicenda.
" Capisco, è un vero peccato. Speravo di conoscerti meglio " certo, come no, nel bagno della scuola a fare chissà che cosa. Mi ci manca solo una sospensione per atti osceni in luogo pubblico.
- Non vedo perché - faccio l'errore di non guardare più il mio piatto o la mia amica, ma i suoi occhi. Quanto sono belli. Da questa vicinanza noto le sfumature azzurre al centro dell'iride, ai lati della pupilla. Rimango incantata.
" Di cosa? " e non riesco a connettere in tempo cervello e bocca.
- Perché vorresti conoscermi? Hai già chi sta ai tuoi piedi... - Nessuna delle due ragazze emette un fiato.
- Io... scusatemi, devo andare - mi alzo di scatto e mi avvio verso l'uscita della mensa, portando con me il vassoio per riporlo lungo il tragitto nel lato di quelli usati.

Dopo poco intravedo Meredith al mio fianco, l'affanno per essermi corsa dietro.
<< Come stai? >> mi chiede la rossa preoccupata. Come sto? Me lo chiedo anche io.
- Non lo so, so solo che ho ancora più ansia di vederla dopo questa brutta figura - sono imbarazzata e stanca. Il suono della campanella ci fa sobbalzare. L'accompagno a prendere i libri dell'ora successiva. Lei ha arte pratica, mentre io danza caraibica, ma l'insegnante oggi é assente e quindi vorrei rilassarmi un attimo e poi mettermi avanti con lo studio. Accompagno la mia amica alla sua classe, dopo di che, decido di andare in aula di musica sperando sia vuota. Suonare e cantare mi ha sempre rilassata, o comunque mi ha sempre aiutata a fare ordine nella mia testa. Ho bisogno di lasciare andare le emozioni negative accumulate. Mi reco in aula insegnanti e, avvistata la docente di musica pratica, le chiedo l'autorizzazione per usufruire dell'aula. Fortunatamente me la concede e, a passo rapido, raggiungo la stanza in questione. Mi affaccio per controllare non ci sia nessuno, entro e socchiudo la porta. Cerco un pianoforte o qualcosa di simile, dato che è l'unica cosa che riesco più o meno a suonare. Avevo preso lezione per due anni, poi avevo lasciato per gli studi. Ne scorgo uno in un angolo della stanza e mi ci precipito subito. Tocco alcuni tasti freddi e lo ammiro per un po', dopo di che, strimpello per dei minuti con la tastiera per prendere confidenza con lo strumento. Fatto ciò, prendo a suonare la prima canzone di cui mi ricordo bene o male lo spartito, anche se non mi evoca bei ricordi.

"- You took my hand
Tu hai preso la mia mano

You showed me how
Tu mi hai mostrato come fare

You promised me you'd be around
Tu hai promesso che mi saresti rimasto vicino

Uh huh

That's right
Proprio così

I took your words
Ho preso le tue parole

And I believed
E ho creduto

In everything you said to me
A tutto ciò che mi hai detto

Yeah huh

That's right
Proprio così

If someone said three years from now
Se qualcuno mi avesse detto tre anni fa

You'd be long gone
Che te ne saresti andato da tempo

I'd stand up and punch them up
Mi sarei alzata e lo avrei colpito

Cause they're all wrong
Perché avevano tutti torto

I know better
Lo so bene

Cause you said forever and ever
Che mi hai detto sempre e per sempre

Who knew
Chi poteva saperlo? -"

Continuo fino alla fine "Who knew" di Pink, sbagliando ogni tanto qualche accordo o nota, ma non é importante, sono troppo presa dalla canzone per badarci davvero e correggermi. Riprendo fiato quando finisco e cerco il telefono per vedere che ore sono. Mi blocco quando sento urtare ció che mi sembra una chitarra, ma non vedo nessuno. Pensare che qualcuno mi stia spiando mi porta ad immobilizzarmi. Quando sento dei passi dietro di me, l'ansia inizia ad invadere il mio corpo, portandomi quindi ad alzarmi e a scappare. Il primo posto che trovo alla mia sinistra è lo stanzino della donna delle pulizie, fortunatamente libero da occhi indiscreti. Recupero battiti e mi ricompongo. Quando penso che non potrebbe andare peggio di così, entra dalla porta l'ultima persona che avrei voluto incontrare. La fisso per qualche secondo in modo perplesso, dopo di che mi impongo di lasciar perdere e di andarmene. Guardo davanti a me, mentre mi appresto a sorpassarla per uscire, purtroppo però lo spazio é quel che è. Mi afferra per l'avambraccio e mi riporta di fronte a lei non volendomi far avanzare.
" Dove credi di andare? " chiede con voce roca e un po' affannata. A guardarla meglio, noto che non ha un respiro regolare, come se avesse corso. Non sapevo di poter andare così veloce camminando. Non me ne sono mai resa conto.
- Fuori da qui, non voglio avere problemi -
" Questo è sicuro, non sei come me, giusto? " chiede retoricamente. È ritornata normale, i suoi occhi sono di un verde quasi spento, e le sue labbra sono inarcate leggermente in un sorriso. Mi soffermo a guardarli più del dovuto e accorgendosi del mio fissarli aggiunge:
" O forse si " ammiccando a bassa voce. Mi riscuoto e alzo un sopracciglio.
- No, non direi - rispondo piano. Non so perchè, ma più reggo il suo sguardo, più tutta la mia rabbia scompare, lasciandomi solo un senso di vuoto e confusione. La mia risposta, per quanto ovvia fosse, le provoca un cambiamento d'umore improvviso, come se sperasse in qualcosa di diverso. Vedo nei suoi occhi un filo di tristezza, ma anche qualcos'altro che non riesco a capire. Sposto il mio interesse al suolo e faccio un passo indietro, andando contro delle scope appoggiate contro il muro.
" Lo so che mi vuoi, quindi perchè mi respingi? " la turba così tanto la cosa? La sua voce è ferma e sicura, come se avesse la certezza che ciò che sta dicendo sia vero. Io la voglio? No, non lo so. Forse. Non ne sono sicura.
- T-ti sbagli -
" Ah si? Allora perché sei agitata in questo momento? O dovrei dire ogni volta in cui sono con
te? " ribatte seria, sempre con quel sorriso fastidioso stampato in faccia.
- E cosa te lo fa pensare? - provo ad essere più convinta, anche se non sono pronta ad affrontarla a testa alta.
" Guardami " dice piano. Non l'ascolto e provo ad allontanarmi, ma non ho più spazio.
" Ashley, per favore, guardami ". È la prima volta che mi chiama per nome, che bella sensazione. Alzo il capo e la guardo un po' esitante. La sua figura mi appare distinta a tratti, colpa della lampadina che sprigiona una fioca luce.
" Fai così perché hai paura di me? " non sorride più. Non ho mai avuto paura di lei, perché dovrei averne ora?
- No, non ho paura di te. Soggezione, forse - sono confusa.
" Posso fare qualcosa per alleviarla? " sono sorpresa. Non me lo aveva mai chiesto nessuno. Tutto ad un tratto è spaventosamente seria, gli occhi mi trasmettono un ansia e una confusione che non so decifrare ed io, dal mio canto, non so cosa rispondere. Vorrei dire qualcosa, la qualsiasi, ma non esce dalla mia bocca. Sorride lievemente, notando il mio non rispondere. Si avvicina a me facendomi appiattire contro la superficie alle mie spalle. Sento brividi di freddo percorrermi la spina dorsale, poi alle braccia e infine alle gambe. Jade appoggia la mano sinistra al lato del mio capo e avvicina il suo viso al mio. Sento il cuore perdere battiti, il respiro farsi inudibile, impercettibile, mentre la sua mano destra si appoggia sul mio fianco sinistro. Sussulto e basta questo a farla sorridere vittoriosa.
- Per favore... - sospira alla mia supplica, mentre le appoggio le mani alle spalle per evitare si avvicini ancora. Ci siamo solo noi, eppure, mi sento come se tutti sapessero cosa stia succedendo. I nostri nasi si sfiorano e il mio corpo ora, vorrebbe solo unire le mie labbra alle sue. Raccolgo quel briciolo di coraggio che mi è rimasto e volto la testa verso destra, allontanandola dalla sua. Lei, interpretando male il mio gesto, si avvicina e inizia a baciarmi il collo. Sobbalzo sorpresa, intuendo il fraintendimento. La allontano un po' bruscamente, rossa in viso per l'imbarazzo.
- Scusa, i-io non posso...- balbetto. Scappo via correndo, senza guardarmi indietro. Odio questa situazione. Se solo io non avessi mai sbagliato corridoio, se non mi fossi messa in mezzo. É tutta colpa mia. Raggiungo di fretta il mio armadietto e nello stesso modo prendo i libri dell'ora successiva. Mi avvio a passo svelto nell'aula di spagnolo e, dopo essere entrata, mi posiziono all'ultimo banco. Riprendo a respirare regolarmente e appoggio la testa sul tavolo. Oggi é la giornata della maratona evidentemente. Non sono nemmeno riuscita a mettermi avanti. Sento qualcuno dietro di me e credendo sia Meredith, dato che abbiamo la lezione in comune, non mi sposto di una virgola.
" Comunque volevo solo dirti che sei davvero brava, hai talento " sento la voce di Jade alle mie spalle. Mi alzo di scatto, ma lei si è già avviata verso l'uscita della classe, senza voltarsi indietro. Mi risiedo di nuovo e mi immergo nei miei pensieri mentre aspetto la mia amica. 

Perché mi sento così agitata e imbarazzata? Perché rimango male se da' attenzioni ad altre e non a me? Perché mi manda così in confusione?
Le mie domande restano nella mia testa per tutto il trascorrere dell'ora, finché al suono della campana, la rossa non mi trascina immediatamente fuori dalla classe.
<< Okay, ora mi dici cos'hai? >> non le sfugge niente. Sospiro stanca e le racconto tutto.
<< Cosa? Stai scherzando vero? >> sbotta improvvisamente. Scuoto la testa mentre prendo i libri dell'ora dopo. Più penso a prima, più mi sento spaesata.
<< E cosa pensi di fare? >> domanda.
- Non lo so - rispondo sincera. Mentre ci avviamo verso la classe di musica teorica, Meredith assume un'espressione abbastanza schifata, facendomi segno di non girarmi. Da brava ragazza che sono, mi volto, pentendomene subito dopo. Lei è lì, con la schiena contro il muro che sta baciando una ragazza mai vista prima, ovviamente diversa da quella in bagno. La cosa non mi irriterebbe tanto, se non mi fissasse dritta negli occhi. Sostengo il suo sguardo finché la delusione non mi assale completamente, tanto che scuoto la testa e tiro dritto. Siamo davvero troppo diverse. Mi sento stupida e presa in giro. Verso le quindici usciamo finalmente dall'istituto e mi avvio alla mia macchia dopo aver salutato la rossa. Vorrei davvero mettere ordine nella mia testa, capire cosa provo, se sento effettivamente qualcosa o sono condizionata da lei e dal suo modo di fare. Non riesco ad arrivare in tempo dove ho parcheggiato che Jade mi tira in una fila di auto.
" Possiamo parlare? " ma non molla mai?
- Di cosa? Di come mi segui nemmeno fossi un segugio? - l'ironia è davvero il mio forte. Sorride divertita.
" Non proprio, ma ti assicuro che non ti sto seguendo, è tutto un caso " devo crederci?
- Ho imparato che il caso non esiste, ma fingerò che sia così - voglio andare via.
" Riusciremo mai ad avere una conversazione che non finisca con te che scappi? " ne dubito. Non faccio in tempo a rispondere che qualcuno mi volta bruscamente e mi tira uno schiaffo in pieno viso.
<< Come ti permetti di provarci con la mia ragazza? >> ragazza? Vorrei reagire, ma non riesco a fare nulla che mi spinge contro l'auto dietro di me, facendomi sbattere la schiena. Non di nuovo, per favore. Ed ecco che l'ansia si impossessa di me. Mi copro la testa con le braccia aspettandomi qualsiasi cosa, ma non arriva niente. Sento lo schiocco di uno schiaffo e una presenza davanti a me.
" Non azzardarti mai più, mi hai capito? " la voce di Jade è quasi un ringhio.
<< La difendi anche? >> ma chi diamine è questa pazza?
" Ascoltami bene " nel mentre lascio cadere le mie difese e guardo la scena. Lei mi fa da scudo col corpo, mentre sovrasta una ragazza alta forse quanto me, mentre le tiene i polsi.
" Una notte non significa avere l'esclusiva. Ero stata chiara, ma forse il tuo ego ti ha impedito di comprendere bene ". Sono davvero contenta di non essere al suo posto. Parole così mi avrebbero ferita come la lama di un coltello.
<< I-io credevo che- >>
" Pensavi male. Ora sparisci e non azzardarti mai più a toccarla, mi hai capito?! " fa quasi paura. Si volta dopo un po' e si accovaccia. Mi squadra da testa a piedi e, esitando un attimo, prova a toccarmi la guancia. So che le sue intenzioni non sono cattive, ma di riflesso chiudo gli occhi. Ha la mano fredda al contatto con la mia pelle, ma è sopportabile. Tasta il punto dolorante e lascia una carezza col pollice, per poi allontanarsi. Alzo piano le palpebre e la guardo, non sapendo cosa fare. Ho ancora le gambe che mi tremano. Mi porge entrambe le mani per aiutarmi ad alzarmi ed io, per la prima volta, accetto volutamente di farmi aiutare da qualcuno che non sia Sally.
" Ti sei fatta molto male? " è evidentemente preoccupata. Scuoto la testa, incapace di parlare.
" Scusa, davvero, vedrò che non capiti più " annuisco e mi mordo il labbro inferiore.
- Grazie...- è l'unica cosa che riesco a dire, mentre porto il mio sguardo alle nostre mani. Le lascio lentamente, avendo quasi paura che senza di lei mi possa capitare qualcosa.
- I-io devo andare, scusami - e, trattenendo un gemito di dolore per la botta appena presa, ritorno ad andare verso la mia auto. Se non fossi sveglia, penserei solo che sia tutto un brutto sogno. Alla fine sono scappata ancora. Torno a casa di pessimo umore e dopo aver svolto la mia routine, studiato e fatto una doccia, decido di chiamare la mia migliore amica e saltare la cena. Mi aspetterà una bella ramanzina.

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