18
Mark:
Entrai in casa e chiusi la porta. Finalmente questa giornata era finita e per fortuna non successe niente dopo l'incidente con il latte al cioccolato e fui contento che nessuno sembrasse averlo notato.
Il ragazzo che si era imbattuto in me si era scusato e Jinyoung era stato estremamente scettico quando ero tornato con una giacca pulita che non era mia. Gli avevo detto che era quella di Jackson, cosa che sorprese il mio amico.
Indossavo ancora la giacca nera e dovevo ammettere che era molto confortevole, quindi non gliel'avevo ridata. Il tessuto era morbido e caldo e l'odore del suo profumo era ancora presente.
Ovviamente gli avrei restituito la giacca domani. Sarebbe strano se volessi tenerla, anche se ci avevo davvero pensato. O forse sarebbe meglio lavarla prima di restituirgliela.
Entrai nella mia stanza e posai la borsa accanto al tavolo prima che, finalmente, togliessi i jeans e indossassi dei pantaloni della tuta. Pensai di prendere una felpa pulita dall'armadio, ma decisi di tenere la giacca.
I miei genitori erano a casa e sapevo che stavano aspettando che andassi di sotto e dire loro come era stata la mia giornata. Proprio come tutti i giorni. Ma oggi avrei detto loro che sarebbero diventati nonni.
Mi sentii come se il cuore mi battesse fuori dal petto quando scesi le scale. Non ero ancora sicuro della loro reazione, ma sapevo che sarebbero rimasti delusi perché ero stato così imprudente.
I miei genitori erano nel soggiorno e sentii alcuni show casuali in TV. Camminai lentamente e mi sedetti su una poltrona, cosicché avessi potuto affrontare i miei genitori. Entrambi alzarono lo sguardo quando sentirono che mi stavo sedendo.
"Ehi Mark, com'è andata la tua giornata?" Mia madre chiese con un sorriso caloroso che restitui lievemente. "È stata bella." Dissi piano e guardai in basso. "Mamma, papà, devo dirvi una cosa." Continuai.
Mio padre spense la TV e mi guardò, sembrava sentire che era qualcosa di importante. Aspettai che tutti e due si trovassero di fronte a me e li guardai con timore nei miei occhi.
"Beh, per prima cosa dovete sapere che mi dispiace molto. Non ho mai voluto che ciò accadesse." Iniziai e deglutii quando sentii un groppo in gola. Mia mamma mi guardò, preoccupata per quello che stavo per dire.
"Sono incinto." Non ebbi il coraggio di guardare in alto per vedere la reazione dei miei genitori. Dovevano essere delusi, ma non potevo nemmeno arrabbiarmi con loro. All'inizio anche io ero un po' deluso di me stesso.
Mia madre fu la prima a parlare. "Come è successo?" Chiese dolcemente, non volendo che io avessi paura. Tolsi via alcune lacrime e decisi che avrei detto loro cosa era successo. "Era ad una festa durante le vacanze estive ed ero ubriaco. C'era quel ragazzo della mia scuola e noi..." Mi fermai perché ero sicuro che sapessero cosa successe tra noi.
"Quindi ci stai dicendo che sei incinto, di un diciassettene*, da un'avventura di una notte, perché eri ubriaco?" Mio padre ripeté i fatti che avevo detto. Annuii in risposta, timoroso di guardarlo. (N.T non so se sia giusta la traduzione, sigh.)
Potevo sentire che era arrabbiato e molto deluso. La nostra famiglia aveva una grande reputazione in città e anche mio padre era sempre stato molto orgoglioso della nostra immagine perfetta, che ora ha avuto un grande graffio.
"Mi dispiace, papà, non l'ho davvero pianificato, è successo." Cercai di spiegarmi, anche se questo non rese la situazione migliore, perché in realtà non avevo nemmeno una buona spiegazione.
Alzai lo sguardo e vidi gli occhi delusi di mio padre. "E cosa hai intenzione di fare? Sai che la tua decisione avrà anche conseguenze per la nostra famiglia." Disse, rendendomi insicuro su cosa dire.
Non volevo rovinare la nostra immagine, ma avevo già preso la mia decisione molto tempo fa. "Ho intenzione di tenere il bambino." Dissi con voce ferma, guardandolo dritto negli occhi per mostrargli che ne ero sicuro.
"Quindi questa è la tua decisione finale?" L'uomo più vecchio mi chiese con leggera rabbia nella sua voce e annuii, anche se sapevo che avrebbe potuto buttarmi fuori adesso. "Assolutamente. Voglio avere questo bambino."
Misi una mano sul mio stomaco. I miei genitori si guardarono l'un l'altro prima che mio padre mi affrontasse di nuovo. Sembrava arrabbiato. "Sai che questo non è accettabile." Iniziò ma mia madre lo fermò. "Raymond, per favore." Disse.
Mio padre sospirò. "Ne parleremo più tardi. Vai nella tua stanza per ora." Disse. Lasciai rapidamente il soggiorno e lasciai finalmente le lacrime scorrere sulle mie guance, non volevo fare questo a loro.
Ma non sarei salito di sopra adesso. Volevo uscire di qui per ora. Parlavano e probabilmente litigavano anche, cosa che mi fece sentire molto in colpa. Afferrai il mio telefono e mi misi le scarpe prima di aprire la porta.
Una figura maschile era di fronte a me e dei grandi occhi marroni incontrarono i miei. Era Jackson che ovviamente stava per suonare e mi fissò con sorpresa. Perché doveva venire adesso? La mia giornata era già abbastanza brutta.
"Ciao... la mia chiave è nella giacca e ce l'hai ancora tu, così sono venuto qui per riaverla. Mi dispiace se arrivo in un brutto momen..." Non ebbe il tempo di finire la frase perché mi buttai tra le sue braccia.
Non mi importava chi fosse e che fosse una specie di ragione per cui mi trovavo in questa situazione. Avevo bisogno di conforto adesso, sembrava un po' sopraffatto, ma gettò le braccia intorno al mio corpo mentre affondai il viso nella sua spalla.
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