Capitolo 32
DUE GIORNI DOPO.
Mi sto piano riprendendo sia fisicamente che moralmente e sto accettando che Sara è mia sorella. Ci stiamo conoscendo, non diventeremo subito amiche-sorelle strette ma almeno non facciamo più la guerra. Se non si tratta di Federico.
Ma i miei veri genitori ancora non voglio vederli. Per me i veri genitori sono quelli che mi hanno cresciuto, anche se in due città diverse e separati. Quelli sono i miei veri genitori.
‹Ma perché lavori al bar?› domando a Sara
‹Volevo essere dipendente e non volevo dipendere sempre di loro. Poi ci ho anche litigato per questa storia della sorella›
‹Ti serve una cameriera in più?› domando
‹Stavo per mettere un annuncio ma se vuoi il posto è tuo›
‹Finché non mi laureo›
Vedo entrare Benji da solo, ‹Fede sta arrivando?› chiedo
Nego con la testa. ‹Porta lui Serena al corso› dice
‹Avvisarmi no?›
‹Silvia gli rode in questi giorni›
‹Ultimamente gli rode sempre...ho bisogno di parlargli›
‹Domani abbiamo l'evento a Tim, passaci e magari puoi parlarci qualche minuto›
‹Vedo se posso passare› dico
‹Siete carine vestite così› dice facendoci l'occhiolino, però rivolto solo a Sara, poi se ne va
‹Ti ha fatto l'occhiolino?› domando
‹A tutte e due› dice
‹Ma falla finta, con Ben siamo come migliori amici però è carino ed è anche single, potresti provarci›
‹I migliori amici degli ex non si toccano›
‹Che cazzata assurda, quando l'amore arriva arriva› dico
Passo a prendere Serena al corso di canto poi andiamo a casa, ‹domani vuoi andare da papà all'evento del Tim?›
‹Avevo paura di chiedertelo mamma-
Sorrido, ‹allora deciso› dico
Se è l'unico per parlare con Federico visto che praticamente non mi risponde alle chiamate.
Andiamo a casa e cerco il foglio del pagamento da fare ma non lo trovo da nessuna parte. ‹Per caso hai visto un foglio che era sul bancone?›
‹Federico lo ha preso› dico
Bussano alla porta ed è l'amministratore, ‹non pensavo ci riuscissi, complimenti› disse
Ringrazio e chiudo la porta.
Io lo ammazzo, si lo ammazzo.
Ceniamo poi Serena finisce gli ultimi compiti mentre io sistemo la cucina.
Forse dovrei iniziare a intraprendere il discorso di Verona a Serena e a Fede perché non voglio che lo sappia da altre persone.
La mattina dopo facciamo colazione al bar di mia sorella, ‹augurami buona fortuna›
‹Ne hai bisogno?› dice
‹Si› dico
Mi fa strano parlare con lei di Fede se fino a due settimane litigavamo per lui.
Al Tim non mancava la fila esterna, la guardia ci riconosce e ci fa passare davanti a tutte beccandoci i peggio insulti. ‹Raccomandate› dice
‹Che cazzo dite, quella è Silvia e l'altra è la figlia Serena› dice una
‹Allora scusa, stendiamogli il tappeto rosso›
Le ignoro e raggiungo l'entrata ma vedo Federico uscire, anche perché sono diventata mezza sorda. ‹Solo la bambina grazie›
Fa entrare Serena, poi chiude la transenna ma io lo bloccai, ‹mi dispiace non posso farla passare› dice
‹Me ne fotto› dico e raggiungo Fede, ‹possiamo parlare?› mi ignora, ‹oh mi ascolti›
Si mi sta completamente ignorando.
Salgo sul palco e prende il microfono, così per attirare la sua attenzione, salgo sul palco e gli stacco il filo del microfono, ‹cazzo fai?› dice
‹Non mi parli Fede, che cavolo ti ho fatto?› dico
‹Quando pensavi di dirmelo? Il giorno dalla partenza?› domanda
Guardo Benjamin, ‹non è stato lui, stai tranquilla poi non mi importa puoi andare anche in Australia con quello, ma Serena resta con me qua a Milano›
‹Scordatelo, lei viene con me›
‹Non voglio che mia figlia sta con quel tipo, che talaltro neanche le sta simpatico›
‹Quel tipo come lo chiami tu è più responsabile di te, almeno non se ne va in giro per l'Italia a firmare dischi›
Ops ho esagerato, questo non dovevo dirlo
‹Finalmente l'hai ammesso, finalmente e voi siete testimoni›
‹Io non volevo questo›
‹Invece si che lo volevi dire, il tuo problema è che non ti va giù che io sia così famoso, vuoi che sia come Mattia a insegnare in una stupida scuola di canto, sei sempre stata la solita egoista, menefreghista e...› ma non lo faccio finire perché gli tiro uno schiaffo davanti a tutti provocando sussulti delle fan
‹Non mi rivolgere mai più la parola› dico e faccio per scendere, ‹ah per la cronaca non ho bisogno che mi paghi l'affitto, so benissimo cavarmela da sola› e prendo la mano di Serena e mi avvio verso l'uscita ma si imputa,
‹Voglio restare con papà›
‹Non iniziare a fare i capricci›
‹Voglio restare con papà› insiste
‹Fa come ti pare› dico lasciandole la mano e mentre Serena lo raggiunge sul palco io esco dal negozio Tim.
A metà strada chiamo Mattia, ‹partiamo stasera?›
‹Stasera? Non saprei›
‹Per favore...› dico. Sento le lacrime pungermi gli occhi
‹Stai piangendo?›
‹Solo un po' di raffreddore› mento, ‹allora?›
‹D'accordo› dice
‹Ci vediamo alla stazione› dico e chiudo.
Guardo indietro e la fila scorre, mica ha bloccato l'evento per me.
Mi asciugo le lacrime poi scivolo lungo il muro della vetrina.
Io sarei egoista?
Perché fino a Roma che ci è andata?
Il pomeriggio l'ho passato a togliere e mettere i vestiti dalla valigia. Volevo partire da un lato ma dall'altro no. Stamattina ho detto si ma solo perché arrabbiata con Federico e con Serena per aver preferito rimanere con il padre piuttosto che con me. Ci sono rimasta male tutto qua.
Ma alle sette di sera mi trovo al binario del treno diretto a Verona Porta Nuova.
‹Silvia su muoviti› dice Mattia, il quale è già salito sul treno.
Metto un piede sul primo scalino...
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