5°: Quanta forza può dare un abbraccio!
Bianca's Pov
Mi sveglio e mi rendo conto del fatto che sono sdraiata su di un letto. Mi sembra strano: ricordavo di aver dormito fuori, sotto la pioggia. Oddio: e se fossi diventata sonnambula e fossi arrivata a casa di Lorenzo? Lui mi concerà per le feste non appena si accorgerà del fatto che non ho dormito fuori. Ma... un momento! Perché sono vestita da uomo? E poi... perché le pareti di questa stanza sono completamente spoglie dai quadri che Lorenzo ha preteso di tenere nella stanza e che mi sembrano terribilmente inquietanti? Lo giuro: a volte ho la sensazione che mi fissino.
Guardo meglio e vedo un ragazzo seduto a terra, con la testa appoggiata al petto e gli occhi fissi. Sembra sfinito.
Lo vedo tirarsi su, lentamente, e mi spavento. Magari è Lorenzo e mi vuole picchiare!
"Buongiorno principessa!" mi dice con tono dolce. Lo guardo meglio e capisco: quello è... Christian!
"Chris... cos'è successo? Perché sono qui?" chiedo terrorizzata.
"Va tutto bene, tranquilla! Eri soto la pioggia ed avevi la febbre alta, per questo ti ho portata qui."
"È già la terza volta che mi salvi la faccia! Grazie mille!"
"Di niente..."
Lo vedo muovere la mano verso il mio viso e istintivamente faccio uno scatto verso destra. Non anche tu, Chris, ti prego!
"Piccola, calmati, non voglio farti del male!" mi dice.
Mi copro il viso con entrambe le mani e soffoco un singhiozzo e delle lacrime, ma non un moto di paura, che mi porta a rannicchiarmi in posizione fetale. Chiudo gli occhi, ma sento un corpo caldo e morbido premere sul materasso e capisco che lui mi si è seduto accanto. Sposta le mani dal mio viso e inizia ad accarezzarlo.
È una cosa che mio padre faceva di rado e che Lorenzo non ha mai fatto, neanche quando eravamo piccoli.
"Non tenerti tutto dentro" mi dice. "Piangi, sfogati pure... ora lui non c'è. Non potrà farti del male!"
"L-lui?" balbetto. Possibile che abbia già capito tutto dal fatto che mi sono spostata quando ha cercato di accarezzarmi il viso?
"Ieri notte deliravi a causa della febbre ed hai ripetuto più volte la frase: "Non farmi del male!" Guardavi nel vuoto ed eri terrorizzata, in più cercavi di usare le braccia a mo' di scudo. Hai il corpo pieno di botte e lividi. Adesso sta a te decidere se vuoi aprirti con me oppure no... non ti obbligherò a farlo, perché sei stata costretta a fare troppe cose..."
Apro gli occhi e guardo il suo viso. Solo ora noto qualcosa che mi fa ancora più male. Vedo i suoi occhi: rossi e gonfi, e le sue guance rigate di lacrime. Lui ha pianto, per me!
È sempre stato molto sensibile.
Forse è proprio per questo che è forte. La sua sensibilità lo rende più forte.
"T-tu... hai..." sussurro.
"Sì, sono stato male per questa storia, ma non è il momento di pensare a me." mi dice, sapendo dov'è che voglio arrivare.
Non vuole che io mi senta obbligata a raccontargli la mia storia perché è stato male per me. Non è mai stato il tipo che obbliga le persone a fare quello che non vogliono o che non se la sentono di fare.
Io, però, voglio che lui sappia, perché so di poter riporre in lui la massima fiducia. So che non potrebbe mai farmi del male. Non quanto me ne ha fatto Lorenzo e non quanto me ne ha fatto mio padre quando mi ha letteralmente gettata in pasto al lupo. In più c'è qualcosa, non so cosa, che mi lega a lui. Non ho un nome da dare a questo legame, ma so bene che esiste.
"Ricordi com'era mio padre, vero? Ricordi che, in maniera scherzosa, diceva sempre: "Bianca, tu e Lorenzo sareste davvero una bellissima coppia!" Beh, quel giorno è arrivato. Siamo una coppia, ma non bellissima."
Inizio a respirare affannosamente e sento il viso andare a fuoco, come se stessi raggiungendo picchi di febbre altissimi. Lui mi fa alzare la testa e mi guarda con premura. Non fa molta pressione sul mio viso, perché credo abbia capito che ora come ora non lo sopporterei assolutamente. Quelle maledette lacrime continuano a venir fuori dai miei occhi, indisturbate, ed io lotto contro me stessa per reprimerle, naturalmente senza ottenere alcun risultato.
"Fermati... non continuare se non te la senti, ti prego!" dice con un tono dolce al quale non sono molto abituata. Mio padre, da quando mi sono opposta alla sua scelta di vivere con quella canaglia, non mi ha più parlato. Mi ha soltanto consegnata al mio carnefice e fine della storia. E Lorenzo... da lui sono anni che non sento un tono gentile e premuroso, come quello che sta usando Chris in questo momento.
"No... io mi fido di te..." gli dico. "Però ti prego: dammi la mano!"
"Posso fare di meglio, se vuoi" mi dice lui.
"Cosa?" chiedo.
"Avvicinati" mi dice, ma il suo tono è diverso da quello di Lorenzo. Anche lui mi ha detto questa parola e subito dopo me le ha date di santa ragione. Me l'aveva detto: "Non avrai più il coraggio di uscire da quella porta per quante te ne darò!", e in parte è successo davvero. In una settimana lui ha annullato completamente il mio essere una persona. È stato capace di qualcosa che ai miei non è mai riuscita in diciotto anni. Christian, invece, in un solo giorno è stato capace di gettarsi nel mio baratro e tirarmi su per le braccia. La dimostrazione è il fatto che io stia cercando di raccontargli la mia storia la parte della mia vita che lui non conosce ancora.
Faccio quello che dice e lui mi abbraccia. È dolce e mi sta dando davvero molta forza.
"È una posizione strana per parlare, ma se può aiutarti ben venga!"
"Il primo giorno mio padre non mi disse niente. Fu mia madre, il giorno prima, a dirmi: "Prepara tutte le tue cose!", ma non mi spiegò perché. Appena Lorenzo arrivò a casa nostra mio padre gli fece un cenno e lui mi portò via con sé, senza proferire parola. Appena arrivammo a casa lui mise subito in chiaro le cose: tu sei la schiava ed io il padrone, come accadeva nei tempi antichi... solo che non so se sia peggik viverlo ora o se fosse peggio farlo all'epoca. So che è terribile, non so nient'altro."
Strizzo gli occhi, che ormai mi fanno male per lo sforzo.
"E... come hai fatto a sopportarlo? Non sarà stato per molto tempo, ma è orribile!"
"In questo modo." dico per poi iniziare a cantare sottovoce la canzone: "Abbi cura di te" di Arisa. "La musica e la lettura mi facevano evadere per un po'... ma ora c'è il nostro abbraccio che mi permette di evadere. Non voglio che quest'abbraccio finisca, non voglio!" gli dico stringendolo più forte, come se lui fosse una specie di ancora di salvezza, e in effetti lo è.
"Allora facciamolo durare ancora." mi dice lui e restiamo stretti l'uno all'altra, come se non ci fosse un domani... ma se ci fosse io spero davvero che sia con lui.
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