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4°: Io resto!

Christian's Pov
La pioggia batte indisturbata sui vetri delle finestre. La casa in cui io, Gabriella e mia madre abitiamo adesso non è l'ideale, specialmente per loro, perché Gabry è piccola e mia madre è di salute cagionevole. Ho cercato di ridurre il più possibile gli spifferi gelidi, ma purtroppo non è semplice.
Ho messo a letto Gabriella e ho controllato la temperatura a mia madre. Per fortuna ora non ha febbre e questo mi solleva incredibilmente.
Non so che cosa fare. Sento che mi sta scoppiando la testa. La casa sembra diventata più piccola, è come se l'atmosfera fosse diventata soffocante a causa dei problemi che abbiamo. Prendo un vecchio impermeabile ed esco velocemente di casa per poi chiudere la porta. Forse è un atto da incosciente, ma ne ho bisogno. Lo faccio e mi sento meglio, almeno fino a quando non vedo una figura indistinta. È distesa a terra, fradicia di pioggia e con i capelli appiccicati alla fronte a causa della stessa. Mi avvicino per vedere chi è e non appena le sposto i capelli dal viso faccio uno scatto all'indietro. Perché lei è qui, sotto la pioggia, priva di conoscenza, e soprattutto chi le ha fatto quei lividi sul viso?
La prendo di peso e la porto in casa. Non so dove trovare qualcosa da darle per farle togliere questi vestiti fradici.
Alla fine mi decido a prenderle le prime cose che mi capitano a tiro. Gli abiti che le ho procurato le staranno grandi, certo, ma non posso far altro.
Quando le tolgo i suoi indumenti, completamente fradici, noto che ha dei segni non solo sul viso, ma anche sul resto del corpo. Lividi violacei sullo stomaco e sulla schiena e un graffio sul fianco sinistro.
"Chi è stato, riccioli d'oro?"
So che lei non potrà rispondere essendo priva di sensi, ma non riesco ad evitare di porle quella domanda.
La faccio sdraiare sul mio letto e la copro come posso. Il suo corpo è quasi del tutto ghiacciato, ma il viso, l'unica parte bollente, è un chiaro segno di febbre.
La guardo e quella maledetta domanda continua a tormentarmi: chi può averle fatto quei segni che ha addosso?
L'unica risposta alla quale sono arrivato è peggio di un pugno allo stomaco. Lorenzo, il nostro amico d'infanzia, suo attuale ragazzo, le fa del male.
Forse era questo il motivo per il quale lei piangeva tanto al parco. Forse era questo il motivo per il quale, appena ha visto Lorenzo, mi ha raggiunto e, tendendomi le mani per poi stringermele forte, mi ha implicitamente detto che c'era qualcosa che la spaventava terribilmente.
Lei apre lentamente gli occhi e la prima cosa che dice è una frase che mi spaventa: "Non farmi del male, ti prego!"
"Tesoro, sono io: Christian!"
"Non ho fatto nulla, credimi!"
"Piccola, guardami! Sono io!" le ripeto.
La vedo agitare nervosamente le braccia. Cerca di farsi scudo con quelle, come se temesse che io possa colpirla. Non potrei farlo! Non ho mai alzato un dito su una ragazza, ancor meno per cose che non esistono, perché dovrei cominciare proprio con lei?
"Perché mi dici che mi ami per poi farmi male?"
Lei non guarda me. Fissa il vuoto, come se dal punto in cui sta guardando dovesse spuntare qualcuno pronto a farle del male. Giro intorno al letto, perché se la costringessi a voltarsi dalla mia parte le creerei ancora più problemi e sarebbe più tesa di quanto non sia ora. Mi metto nel punto in cui guarda e aspetto che faccia qualcosa.
"Quando finirà? È passata una settimana, ma io non sono forte, non ce la faccio più! Che cosa ho fatto?"
"Solo tu puoi porre fine a questa storia, tesoro!"
"Come faccio?"
"Di' la verità. Dimmi chi è che ti fa del male... forse posso aiutarti!"
"Nessuno può aiutarmi..."
"Questo non puoi saperlo..."
Lei respira a fatica. La guardo e non so davvero come comportarmi. Speravo di rivederla, ma non in questo stano, non con questo grosso peso sul cuore e questo dolore che porta dentro.
"I miei smetterebbero di volermi bene se mi allontanassi da quella casa, da quell'uomo!"
Mi abbasso verso di lei e la vedo tremare.
"Non aver paura, non voglio farti del male, Bianca!"
Le lascio un bacio sulla fronte. Le s'illuminano gli occhi quando lo faccio e capisco che, anche se solo per pochi giorni, quel gesto le è mancato terribilmente ed ora ne ha davvero bisogno.
"Non abbandonarmi, ti prego!" dice, stavolta guardando nella mia direzione.
"Dove vuoi che vada? Io resto, piccola!"

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