3°: Ho paura...
Bianca's Pov
Arrivo davanti alla porta di casa e vedo un cartello con la scritta: "Non disturbare", quindi immagino che Lorenzo sia ancora lì, con quella ragazza! Se entrassi ora me la farebbe pagare cara. Ha stabilito una specie di regolamento, che però solo io devo rispettare.
Prima di tutto non devo contraddirlo per nessun motivo, poi, quando vedo il cartello con la scritta: "Non disturbare!", non devo entrare in casa. Davanti agli altri siamo tutti pace e amore, ma da soli, se non per picchiarmi, lui non mi tocca, e questo in parte è un bene. La sua presenza mi terrorizza e nonostante mi abbia estorto il primo bacio per far vedere agli altri che stavamo bene insieme almeno non mi sento completamente sporca.
Fisso lo schermo del cellulare... controllo costantemente l'orario e sento dentro la testa il ticchettio immaginario di un orologio.
"Perché resti lì ferma?" chiede una voce alle mie spalle.
Mi volto di scatto e lo vedo! Ora lo vedo bene e realizzo di avere di fronte il mio amico d'infanzia, ma non dico niente.
"Stai bene?" mi chiede lui, con quel tono gentile che lo contraddistingue da quando ricordo di averlo incontrato per la prima volta, da piccola.
Annuisco e mi sforzo di sorridergli. È il sorriso più falso che io abbia mai fatto!
Lui non mi guarda, ma dal silenzio che continua ad esserci tra di noi capisco che non ha creduto minimamente a questo sorriso.
"Christian, giusto?" chiedo.
"Giusto. E tu sei Bianca, se non sbaglio." dice lui.
Annuisco nuovamente. Bel modo di salutare un amico che non vedi da una vita, Bianca, davvero!
Mentre ci penso sento la serratura scattare, vado incontro al mio amico d'infanzia e, d'istinto, gli prendo le mani e gliele stringo, anche piuttosto forte.
"Che cos'hai?" mi chiede premuroso.
"Ho paura... ho molta paura..."
Lui non può capire perché ho paura... non lo sa, ovviamente, eppure è qui, di fronte a me, mi tiene le mani e mi rassicura.
"Chi si rivede! Chris!" esclama Lorenzo, poco più in là.
Stringo forte la mano di Christian. Lui non capisce il motivo, forse, ma capisce che ho bisogno di sentirmi protetta e decide di andare avanti lui per salutare il mio "fidanzato". Li vedo scambiarsi colpetti sulle spalle e mi calmo. A quanto pare Lorenzo non ha un rifiuto verso di lui, cosa che ha per mio fratello Roberto.
"Tesoro mio!" dice rivolgendosi a me. "Che cosa fai, non vieni?"
"A-arrivo!" balbetto.
Entriamo tutti e tre in casa ed iniziamo a parlare del più e del meno. Noto che Chris guarda la porta del salotto, come se fosse in pena per qualcuno e volesse andargli incontro il prima possibile.
"Ragazzi, scusatemi, davvero" dice infatti, "ma avevo detto a mia madre che sarei tornato presto... ultimamente sta poco bene e non vorrei lasciarla da sola per troppo tempo..."
"Va bene, amico. Magari potrai fermarti un altro giorno" dice Lorenzo per poi accompagnarlo alla porta.
Passano circa dieci minuti prima che Lorenzo mi si avvicini e chieda: "Cos'avevi da guardare continuamente?"
"N-niente... io..."
Un rumore sordo seguito da un capogiro e poi da un dolore tremendo alla guancia destra. Di nuovo! L'ha fatto di nuovo!
L'ennesimo schiaffo, che mi fa sentire più sporca di quanto non mi ci senta per conto mio.
"Ti sei gettata su di lui come una mosca sul miele quando sono uscito! Ti ho vista mentre gli stringevi le mani! Cosa volevi fare, eh? Volevi rovinarmi, stupida ragazzina?"
"No... ti giuro di no..." cerco di dire, ma non faccio in tempo a proseguire che mi arriva un altro schiaffo.
Mi trattengo dal gridare. So che non serve a niente.
"Io ti amo, lo sai..." mi dice.
"S-se mi ami... perché mi fai questo?" chiedo.
Non mi dà il tempo di realizzare quello che sta per accadere. Me lo ritrovo semplicemente addosso. Sono bloccata da ogni parte e da ogni parte arrivano colpi. Soffoco i gemiti, ma il rumore dei colpi riecheggia tra le pareti di casa e spero che qualche vicino ci senta, che accada qualcosa, qualsiasi cosa.
Mi ritrovo le mani di Lorenzo vicine al collo e, capendo che quello è l'unico modo che ho per calmarlo, gli chiedo perdono, anche se in realtà non ho fatto nulla oltre allo stringere la mano ad un amico di lunga data proprio perché ero terrorizzata dall'uomo che ora mi sta addosso.
"Così mi piaci: remissiva e tranquilla!" mi dice lasciandomi andare.
Mi lascia lì, a terra, e mi intima di pulire per poi aggiungere che stanotte, poiché mi sono, a suo dire, comportata male, me ne starò in mezzo alla strada.
Dopo che mi sono, più o meno, ripresa, mi alzo e pulisco il pavimento per poi lasciare la mia prigione in fretta e furia.
Sì, esatto! Quella per me è una prigione!
A volte sono addirittura contenta che lui mi sbatta fuori di casa, almeno non mi toccherà vedere la sua faccia di bronzo per un po' e potrò tirare un sospiro di sollievo, perché non ci sarà lui a farmi sentire costantemente sbagliata, qualsiasi cosa io possa dire o fare.
Mi ritrovo ad assistere ad una scena dolcissima, perché ora sono davanti ad un cancello costituito da sbarre sovrapposte, che mi permette di vedere cosa succede nel giardino di una piccola casa bianca, come il mio nome e la mia faccia. C'è lui, Chris, che tiene stretta tra le braccia una bambina che gli somiglia terribilmente... forse è la sua sorella minore. È piccolissima, quindi presumo sia nata da molto poco.
"Le vedi quelle luci che sono in Cielo, piccola?" chiede dolcemente. "Quelle sono stelle... e la più bella sei proprio tu!" Le bacia la fronte e la culla tra le sue braccia. È talmente tenero e dolce, proprio come me lo ricordavo! È tutto l'opposto di Lorenzo. Non toccherebbe mai una donna, ne sono certa... non in quel modo, perlomeno.
Vedo la piccola ridere e noto che è davvero stupenda, come una piccola stella caduta dal Cielo per sbaglio. Ride ed io m'incanto.
Ride... e porta a sorridere anche me, perché non farlo è praticamente impossibile.
Mi allontano un po', tiro fuori dalla borsa la crema per le botte e, un po' per scaldarmi, un po' per attenuare il dolore, me la spalmo sul viso.
Il freddo batte con forza sul mio viso, ma le sue botte gelide non sono niente in confronto alle grandi mani di Lorenzo, pronte a scattare per uno schiaffo, ma non per una carezza. Credo che lui abbia dimenticato cosa sono... io non voglio dimenticarlo, quindi mi passo le mani sulle guance, molto delicatamente, anche se questo mi porta a sussultare ogni dannato secondo.
La pioggia inizia a cadere improvvisamente.
Perfetto! Ci mancava soltanto questa, cavolo!
Mi maledico mille volte per non aver portato un ombrello e cerco un riparo che però non c'è. A questo punto lascio che la pioggia mi bagni completamente, fino a quando un calore un po' eccessivo per una notte di gennaio invade tutto il mio corpo... un po' per volta perdo il senso della realtà, e insieme a quello perdo gradualmente tutti gli altri.
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