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12°: Rivelazioni

Christian's Pov
Sono davanti alla villetta in cui la mia piccola ha vissuto fino a qualche settimana fa. Spero solo che i suoi genitori non le mostrino troppa ostilità.
Ma soprattutto, è da dire, spero che Lorenzo non ne abbia inventata una delle sue. Purtroppo fin da piccolo ha sempre avuto una grande capacità di invenzione di bugie e posso quasi mettere la mano sul fuoco per il fatto che abbia propinato proprio una di queste bugie ai genitori di Bianca. Nel caso in cui Roberto avesse assistito, data la rabbia che prova, sono sicuro che non abbia creduto ad una parola... e proprio mentre ripenso al mio amico mi viene in mente che avrei potuto chiedergli se Lorenzo è stato a casa dei suoi o meno... o forse no, dato il tempo che passa tra le mura di quell'ospedale, nel quale adesso è internata anche quella povera ragazza.
Suono il campanello e viene ad aprirmi Elvira: la domestica.
"Ma... oh, Christian! Prego, entra! Accidenti se sei cresciuto... saranno più di dieci anni che non ci vediamo!"
"Ciao Elvira!"
"Chi è questa bambina?"
"È mia sorella Gabriella. Ha solo qualche mese..."
"Ah, che carina! Vieni, falla sdraiare qui." dice indicandomi un divano dal quale toglie un cuscino, che mette di lato. Vado a far distendere mia sorella, poi mi dirigo verso la donna e, senza crearmi problemi di ceto sociale, l'abbraccio forte. Sento che mi abbraccia anche lei e chiudo gli occhi, lasciandomi cullare per un momento da quelle mani che /i muovono su e giù per la mia schiena e dai battiti di quel cuore tenero.
"Dimmi, sai come sta la signorina?" chiede preoccupata. "La signorina Bianca, intendo. Poverina, è finita proprio nella tana del lupo con quello scapestrato... oh, mio Dio... se i padroni di casa mi sentissero mi caccerebbero a calci... ma io avrei voluto aiutare quella povera ragazza!"
"È proprio per lei che sono qui. Vedi, sono successe delle cose e lei sta poco bene... per cui vorrei chiedere ai suoi genitori di andare a farle visita. Lei ne sarebbe davvero felice!"
"È successo qualcosa di grave con quel... con... con il signorino Lorenzo?"
"Perché, lui è già venuto qui?"
"Sì... due settimane fa. Aveva dei lividi e ha detto che la colpa era della signorina, che lo aveva tradito, era stata scoperta e l'aveva picchiato selvaggiamente."
Elvira si stacca da me e stringe i pugni.
"Io so che non è vero, Christian!" dice nascondendo il viso con le braccia e tenendo i pugni serrati troppo vicini agli occhi e scoppiando a piangere. "Stavo andando a fare la spesa e li ho visti per strada! Non c'era nessuno tranne me in quella stradina. Lui le ha detto qualcosa e lei si è spaventata... poi lui l'ha gettata a terra e l'ha colpita a ripetizione sul viso. Io avrei voluto intervenire, ma sono rimasta inchiodata là e non ho potuto fare niente di n€nte... povera la mia signorina!"
Non mi arrabbio con lei. Mi avvicino e le sposto delicatamente le mani dal volto.
"Elvira, ascoltami: non è stata colpa tua. L'hai detto tu stessa: volevi difenderla, ma sei rimasta impalata... non ci sei riuscita. Però dimmi: ne hai parlato con la famiglia?"
"Ho cercato di parlarne con loro... la madre si è spaventata molto, ma il padre è stato irremovibile, mi ha detto che forse avevo sbagliato persona, che avevo visto qualcun'altro... se solo fosse stato deciso che la signorina doveva stare con te, che sei un ragazzo educato, gentile, perbene anche se non sei ricco!"
"Elvira, se fosse stata lei a scegliermi io sarei corso a prenderla e avrei fatto di tutto pur di diventare ricco, farle vivere la vita alla quale è stata abituata, renderla felice. Ma se fossi stato un'imposizione per lei, come lo è stato lui, mi sarei rifiutato categoricamente di prendere parte a questa stupida recita!"
"Sei un ragazzo d'oro!" mi dice Elvira ed io le sorrido. Me lo dicono spesso, ma è sempre bello sentirsi dire questo.
"Grazie!" le dico. "Scusami... loro... i genitori di Bianca, dico, sono in casa?"
"Sì, ci sono... vieni con me." mi dice.
Entro in quella grande e stupenda casa.
Grande e stupenda, certo, ma stracolma di dolore. Un grandissimo dolore.
"Signori, scusate... c'è una persona che vorrebbe parlare con voi" dice con un tono pacato Elvira.
Entro esitante e vedo la madre e la sorella di Bianca scambiarsi sguardi di complicità.
"Christian!" mi dice il padre, con la sua solita espressione imperturbabile dipinta sul viso. "Che cosa sei venuto a fare qui?"
"Sono qui per parlarle di sua figlia."
"Parli di Elisa?"
"No, di Bianca."
Quando sente pronunciare il nome della sorella, in preda al panico, Elisa scatta in piedi e mi viene incontro. Vedo i suoi occhi gonfi e arrossati. Deve aver pianto parecchio negli ultimi giorni. Mi si getta addosso e mi dice: "Non è stata lei! N-no-n può es-se-re stata l-lei a..."
"Ehi, Elisa!" cerco di calmarla. "Non fare così, ti prego! Vedi, Bianca ha sofferto molto per colpa di Lorenzo..."
"Cosa le ha fatto?" interviene la madre di Bianca.
"Scommetto che la picchiava, mamma!" le risponde Elisa.
"È vero?" chiede la donna, sempre più tesa.
Annuisco, non riuscendo a pronunciare quelle parole per le quali mi sento disgustato persino da me stesso, per il mio essere uomo.
"Lorenzo ci ha detto il contrario!" interviene il padre. "Bianca non l'ha mai voluto, è sempre stata una ribelle!"
Stringo forte i denti per non rispondergli in malo modo, prendo un respiro profondo e gli dico: "E faceva bene ad essere ribelle!"
"Perché? Cosa vuoi dire?" chiede il padre.
"Perché quella bestia la picchiava regolarmente. Lei cercava di capire cosa poteva irritarlo e non lo faceva... ma lui continuava a prenderla a botte!"
"Dio mio, non può essere!" sussurra la madre di Bianca.
"È assurdo! Lui è un bravo ragazzo..."
Gli interventi del padre mi fanno innervosire terribilmente.
"Un bravo ragazzo che ogni sera portava in casa una ragazza diversa, cacciava di casa sua figlia per poter fare i suoi sporchi comodi e la sbatteva fuori di casa anche quando, secondo lui, si comportava male. Una stretta di mano corrispondeva alla condanna di sua figlia ad una scarica di schiaffi e parole cattive!"
Lui assume un'espressione sconvolta e si accascia sulla poltrona alle sue spalle, come se stesse per sentirsi male.
"Ascoltatemi, vi prego... non sono qui per questo! Volevo dirvi che lei è in ospedale da un po'... ma ora... ora sta cercando di reagire e credo che potrebbe esserle utile se le facessimo una sorpresa e voi andaste da lei!"
I tre si guardano per qualche istante.
"Se questo può aiutarla facciamolo!" mi dice Elisa.

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