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10°: Distruzione di corpo e anima

Bianca's Pov
Sono qui da due settimane e ogni giorno che passa mi sento sempre peggio. Ultimamente, oltre agli incubi, mi vengono spesso attacchi di nausea, durante i quali, puntualmente, è Christian ad assistermi ed io sprofondo sempre di più nel mio baratro di vergogna. Non vorrei che lui mi vedesse quasi ogni notte scossa da spasmi di terrore, che mi toccasse la fronte madida di sudore o che mi trovasse spesso in ginocchio, con le mani appoggiate al pavimento del bagno e la testa rivolta verso la tazza, pronta a rigettare anche l'anima e a sentirmi sempre più vuota. Non so se a provocarmi questo malessere siano gli alimenti che mi portano e che a stento mando giù o il mio stato emotivo. Spesso mi sorprendo ad osservare quella roba e mi paragono ad essa. Sono sporca, terribilmente sporca, cavolo! I miei l'hanno capito, per questo forse non vengono mai a vedere come sto.
Forse mia madre vorrebbe venire a farmi visita, ma già immagino come reagirebbe mio padre se lo sapesse. Come minimo le direbbe: "Non devi considerare quella ragazza! Merita tutto quello che le sta capitando perché si è lasciata scappare un'opportunità!"
Certo! L'opportunità di rischiare tutti i santi giorni di essere ammazzata di botte!
Percepisco una presenza accanto a me, ma resto ferma, con gli occhi chiusi, perché so chi è.
"Piccola... lo so che ti sembrerà una domanda stupida, ma mi puoi dire come ti senti?"
Scuoto la testa con le poche forze che ho. So di potermi fidare di lui, ma non gli spiego come mi sento semplicemente perché non sarei in grado di aprirmi anche su questo né, se lo avessi, sarei in grado di farmi capire da qualcuno che, seppur con tutta la buona volontà, non riuscirebbe ad aiutarmi e, conoscendolo, ne soffrihebbe non poco, poverino.
"Va bene." mi dice Chris. "Sai, non so se può farti piacere, ma ho una cosa per te."
Lo guardo sorpresa: perché ha voluto farmi un regalo quando vive in una situazione complicata, che tra l'altro io contribuisco a rendere ancora più complicata di quanto non lo sia di suo?
Mi mette tra le mani un libro. Lo guardo e sorrido: è un libro che amavo tantissimo leggere quando ero piccola. La copertina è consumata, quindi immagino si tratti di un vecchio libro.
"Cenerentola!" sussurro.
"Sì, proprio Cenerentola! Ho chiesto a tua sorella di portarmelo, perché mi andava di dartelo... magari questo ti aiuterà a sentirti meglio" dice con il suo solito tono gentile.
Nonostante mi capiti spesso di sentirmi sporca dentro non mi ci sento fuori, proprio perché tendo a lavarmi e strofinarmi fino anon poterne più per evitare di raddoppiare quella sensazione, specie dopo aver rigettato. Forse è per questo che, senza farmi troppe domande o scrupoli, mi getto tra le sue braccia e lo stringo a me come se non lo vedessi da non so quanto tempo.
"Grazie!" dico.
Sento il battito del cuore del mio amico e non vorrei staccarmi più da lui, che mi stringe a sé e mi lascia un bacio tra i capelli.
"Ho una bebla notizia, lo sai? Le cure per la malattia di mia madre procedono bene e mi ha detto che appena guarita le farebbe piacere vederti."
"Chissà se anche la mia vuole vedermi?"
"Perché non dovrebbe?"
"Perché forse l'ho delusa lasciando Lorenzo, ma non ne potevo più!"
"Non dovresti limitarti a questo, piccola! Dovresti anche evitare che lui possa farti di nuovo del male!"
"E come fac, Christian?"
"Lo so che è difficile... ma l'unico modo è... è denunciarlo..."
"Non posso farlo! Mi vergogno troppo!"
"Ti vergogni? E di che cosa?"
"Di quello che mi ha fatto passare lui, non ho il coraggio di raccontarlo e..."
"Tesoro, ascolta: come l'ha fatto con te potrebbe farlo con un'altra ragazza!"
Quella frase mi fa rabbrividire e d'istinto gli stringo la mano.
"N-no... questo non può essere! Che se la prenda con me, ma... che... che cosa c'entrano le altre ragazze?"
Vedo Christian rabbuiarsi e il suo sguardo, se possibile, si fa più serio di quanto non lo sia già.
"Che significa: "Che cosa c'entrano le altre ragazze"?"
"Ricordi quella che è uscita di casa sua insieme a lui il giorno in cui ci siamo rivisti?" gli chiedo, sentendo il viso in fiamme per la vergogna che sto provando in questo momento.
Lui si limita ad annuire accarezzandomi la mano con il pollice per rassicurarmi e farmi capire che non mi griderà contro. Anche questo m'infastidisce.
"Ecco... lui era... era solito portare ogni giorno una ragazza diversa a casa."
Un improvviso conato di vomito mi costringe ad alzarmi di scatto dal letto e correre verso il bagno. Mi getto in ginocchio, di fronte alla tazza, mi tiro su i capelli e chiudo gli occhi. Mi faccio ribrezzo da sola e questo non va affatto bene, ma non saprei proprio in che modo evitarlo? Il libro che Chris mi ha portato è caduto a terra mentre mi alzavo, esattamente come la mia autostima. Il rimescolare nello stomaco mi arriva alla bocca, io la apro, inizio a tossire e lascio che un altro po' dello sporco che ho dentro si riversi lì, dentro la tazza.
Sento dei passi correre nella mia direzione, alzo da terra la mano sinistra, che mi sosteneva a stento, e faccio segno a Christian di non avvicinarsi.
Lui non dà peso ai miei inutili tentativi di nascondermi. Mi viene incontro, si mette vicino a me e, mentre con una mano mi tiene i capelli, con l'altra mi sostiene la fronte, che io stessa percepisco nuovamente bollente. Le lacrime e gli accessi di tosse riprendono, inarrestabili, e mi sento in uno stato a dir poco pietoso. Il bello è che non mi viene fuori nulla se non... acqua?
"Come... fai...?" riesco a dire tra un singhiozzo e un colpo di tosse.
"Shh... di questo parleremo quando starai un po' meglio... adesso pensa a liberarti, qualunque cosa ti sia necessaria per farlo!" mi dice.
Gli do ascolto, anche perché mi sembra di non avere scelta, e non perché me lo stia imponendo lui, ma perché il mio fisico mi sta supplicando di liberarmi ed io sono l'unica a poterlo accontentare, anche perché Lorenzo non lo faceva di certo.
Quando mi sembra di essere riuscita più o meno a calmarmi mi alzo da terra, mi sciacquo il viso con acqua gelida e lavo i denti, dopodiché, un po' barcollante, torno a letto. Christian è ancora dietro di me e per tutto il tempo mi ha tenuto le mani sulle spalle per sorreggermi dato il mio equilibrio non poco precario.
"Chris... s-sei sicuro di voler sapere?"
"Sapere che Lorenzo era un don Giovanni senza scrupoli e che ogni volta che portava una compagna occasionale in casa tu dovevi andartene?"
"Co-come...?"
"Sai, adesso sto cominciando a capire quali erano le regole che quell'idiota ti aveva imposto! Io posso fare tutto, tu non puoi fare nulla, non devi parlarne con nessuno e devi dar re, altrimenti ti massacro di bo..."
Christian alza il tono della voce mentre, senza parafrasare, mi dice cos'ha capito di Lorenzo, ed io nascondo il viso tra le mani, vergognandomi ulteriormente.
"Dio mio... scusa, scusa, scusa!" mi dice.
"Perché scusa?"
"Perché sono stato una bestia! Critico tanto Lorenzo, ma mi comporto peggio di lui... non ho mai picchiato una donna e piuttosto non so osa farei, ma ti ho ricordato il tuo dolore e l'ho fatto in modo talmente brutale che..." Si allontana da me e attraverso le fessure che ho creato con le dita lo vedo serrare la mano in un pugno e fare un gesto che sta a indicare che in questo momento vorrebbe prendersi a pugni da solo... il fatto è che a me non starebbe affatto bene se facesse una cosa simile dopo quello che ha fatto per me non solo ultimamente, ma da quando eravamo bambini.
Scatto in avanti e gli prendo la mano stretta in un pugno, facendomi anche un po' male date le mie dita che ormai sono quasi... scheletriche! Mi guardo la mano con la quale ho fermato Christian e a stento la riconosco: è sottilissima!
Prima non ero una modella, ma non ero neanche così gracile! Non è successo tutto in un mese, ma da quando ho discusso con mio padre, che voleva che stessi con Lorenzo solo perché anche lui è ricco.
"Tesoro, facciamo una cosa: non parlarne con me. Sono pur sempre un uomo e capisco che toccare certi argomenti sia difficile, specie se la causa del dolore è proprio un uomo... magari con una donna di tua fiducia potresti essere più a tuo agio."
Come posso ringraziarlo? È sempre tanto premuroso... e mi sento in colpa, perché lui, essendo un uomo, si sente indirettamente responsabile di quello che mi è successo... ma non tutti gli uomini sono uguali, e lui me l'ha dimostrato da subito. Quando ero piccola non esitava a proteggermi e neanche ora. Ripenso ad una frase di mia madre: "Chi ti dice: "Amore" ti mente!", solo che io e Chris siamo amici e quando lui dice: "Tesoro" lo fa solo per tranquillizzarmi... Lorenzo mi mentiva eccome quando mi chiamava amore!
"Non è colpa tua, credimi..."
Riesco a dirgli solo questo, ma so di non averlo convinto.
Il problema è che vorrei che lui mi credesse, perché sono sincera.
"Forse... ma mi sento in colpa comunque e non voglio che tu ti senta costretta a parlare con me di certe cose."
Magari parlare con una psicologa mi farebbe bene. Insomma, io non ho mai creduto alla teoria degli "strizzacervelli" che non sono affidabili. Loro ti tendono la mano per aiutarti, ma se tu non l'afferri non è certo colpa loro!
"Sì... ci posso provare!" dico.

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