1°: Dalle stelle alle stalle...
...15 luglio 2005...
Bianca's Pov
Sono in spiaggia e corro verso l'acqua come se mi stessero seguendo. Sono la piccola del trio, in più sono l'unica bambina.
"Fermati, riccioli d'oro!"
Il mio amico Christian, che ha i ricci come li ho io, ma di un colore non distinto, mi chiama sempre riccioli d'oro perché ho i capelli ricci e biondi. Lui è il più grande: ha dieci anni ed è molto protettivo, sia con me che con Lorenzo.
"Prendimi se ci riesci!" gli dico sorridendo.
Inizio a correre verso il Mare, ma non mi accorgo di una corda, vi inciampo sopra e mi ricopro completamente di sabbia. Mi finisce persino negli occhi, che mi bruciano da impazzire.
"Bianca!" Riconosco la voce di Christian, che mi viene incontro, mi prende in braccio e mi porta via. "Non toccarti gli occhi, altrimenti ti daranno più fastidio! Vieni con me... non piangere!"
"Ti prego, fallo smettere!"
Lui si china verso di me e mi bacia la fronte per poi dirmi sottovoce: "Certo, ma ora non piangere!"
Arriviamo ad una fonte, lui mi mette giù e mi sciacqua il viso fino a quando non gli sorrido. Io mi butto sotto il getto d'acqua per togliermi la sabbia anche dal resto del corpo e lui fa altrettanto.
Siamo completamente bagnati quando io lo abbraccio e gli dico: "Ti voglio bene..."
"Anch'io te ne voglio tanto!"
"Mi prometti una cosa, Chri?"
"Quello che vuoi, riccioli d'oro!"
"Mi prometti che non ti dimenticherai di me?"
Lui mi stringe più forte. Sono molto più bassa di lui, e forse questo mi fa sentire ancora più protetta tra le sue braccia.
Si stacca leggermente da me soltanto per portare l'indice della mano destra alla bocca per poi dire: "Promesso!"
"Anch'io te lo prometto!" gli dico facendo la stessa cosa.
"Bianca, stai bene?" mi chiede Lorenzo.
"Va molto meglio, grazie!"
Torniamo a giocare, andiamo tutti e tre in acqua e ci schizziamo fino all'impossibile.
Voglio tanto bene ai miei amici: sono spettacolari.
...12 gennaio 2017...
Quante cose sono cambiate da quando ero bambina! È da una vita che non vedo Christian, ma non ho mai dimenticato i suoi modi da piccolo gentiluomo, il cuore tenero, la simpatia e la risata contagiosa che lo caratterizzano. Spero solo che lui non sia cambiato, perché Lorenzo non è più il dolce bambino di un tempo. Forse dipende dal fatto che suo padre, dopo un terribile incidente che gli ha portato via un figlio o figlia che doveva ancora nascere, ha iniziato a parlare a suon di schiaffi. Lorenzo non diceva niente, ma io i segni li vedevo e li sentivo. Adesso sono uguali: agli occhi della gente la loro è la cosiddetta "famiglia perfetta", ma io e mia sorella Elisa sappiamo che lui non è come sembra, infatti lei ha cercato di evitare in tutti i modi che mio padre, seguendo i suoi principi secondo i quali è il "capofamiglia" a scegliere cosa ne sarà delle sue figlie, mi obbligasse ad andare in pianta stabile da lui appena compiuti i diciotto anni.
Secondo i nostri genitori, che sono in fissa con il denaro, io e Lorenzo avremmo dovuto sposarci al più presto, ma volevano vedere come sarebbe andata a finire partendo da un periodo di convivenza.
Sono in casa di Lorenzo da una settimana. Con lui non parlo, ho paura che qualsiasi cosa io possa dire scateni la sua ira, che mi si riverserebbe addosso in mezzo secondo. Lui è alto, forte, violento, e mi schiaccia non solo fisicamente, ma anche a livello psicologico. Prima forse potevo semplicemente evitarlo, ma ora non posso... viviamo nella stessa casa, c'incontriamo da tutte le parti.
E poi... c'è il fatto che io non sono affatto innamorata di lui. Sarà un bel ragazzo e quant'altro, ma io per lui provo soltanto paura.
A lui è andata bene la scelta dei nostri genitori, anche se non so perché... mi dice addirittura cose del tipo: "Ti amo troppo!", ma io mi guardo bene dal dirgli che mi sta solo dicendo un mucchio di stupidaggini.
Sento la serratura scattare e, come al solito, il mio cuore perde un battito. È lui, è tornato e dalle risate capisco che non è solo.
"Puoi andare, angioletto!" mi dice con quel maledetto tono autoritario. "Ma copriti bene, non vorrei che ci fosse bisogno di ripeterti che nessuno deve azzardarsi a toccarti!"
Ma davvero? Beh, bel modo di dimostrarlo, complimenti!
In genere il suo: "Puoi andare!", sta ad indicare che ha da fare con la ragazza di turno e che devo togliermi di torno per non infastidire né lui né lei.
Mi copro il più possibile, anche se il freddo che ho dentro non potrei farlo diminuire nemmeno con tutti i cappotti, le sciarpe e i guanti esistenti sulla faccia della Terra.
Vado al solito parco, davanti casa. È un posto carino, ci vanno specialmente le famiglie e io mi tengo alla larga da tutto e tutti. Fa male, ma forse è meglio, perché mi vergognerei troppo di parlare con qualcuno dopo che lui mi ha convinta del fatto che valgo meno dello zerbino che abbiamo sulla porta di casa.
Ricordo quando ero piccola, lui era diverso ed io ero felice, specialmente perché c'era il mio amico Christian, che non ho più visto dopo quella bellissima estate. Più ci penso, più la crepa che ho nel petto si allarga e, quasi senza accorgermene, mi ritrovo a piangere con tutta la disperazione che ho dentro. Sento qualcuno avvicinarsi a me di gran carriera e vorrei fermare i singhiozzi, perché se fosse lui me la farebbe pagare a caro prezzo, ma non ci riesco e i brividi mi assalgono.
Qualcuno si siede sulla panchina, accanto a me. Mi volto e vedo un ragazzo meraviglioso, che mi guarda con dolcezza e preoccupazione. Lo vedo frugare in tasca per poi estrarre un fazzoletto e tamponarmi gli occhi dato che io non ho la forza di farlo. Mi tremano le mani, non capisco chi sia questo ragazzo, o forse spero sia qualcuno che cerco da molto, ma mi sento sicura, come quando ero bambina.
Lui resta in silenzio. Si limita ad asciugarmi le lacrime e guardarmi con una tenerezza che ho smesso di percepire una settimana fa e per questo, pur non avendo capito di chi si tratta, riesco a sussurrare un: "Grazie!"
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